molenga
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lunedì 25 febbraio 2013
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linch e herzog fanno un film comico
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un giovane uomo con due fenicotteri e con una personalità schizoide, figlio di una donna seriamente danneggiata dall'abuso di lsd(mia deduzione), esce completamente di testa dopo essersi recato a non fare canoa in Perù: il tizio ha una ragazza, evidentemente volta al martirio, e uno zio bifolco che alleva struzzi e che , furbo come una lince, gli consegna una spada. la ragazza e il regista di teatro( già, il nostro malato di mente ha anche la geniale idea di recitare) della produzione in cui era inserito il protagonista narrano ai poliziotti e, ahimé, a noi spettatori, le ultime ganzate del soggetto schizoide in crisi depressiva fino al"fattaccio" intorno a cui si sviluppa il film.
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un giovane uomo con due fenicotteri e con una personalità schizoide, figlio di una donna seriamente danneggiata dall'abuso di lsd(mia deduzione), esce completamente di testa dopo essersi recato a non fare canoa in Perù: il tizio ha una ragazza, evidentemente volta al martirio, e uno zio bifolco che alleva struzzi e che , furbo come una lince, gli consegna una spada. la ragazza e il regista di teatro( già, il nostro malato di mente ha anche la geniale idea di recitare) della produzione in cui era inserito il protagonista narrano ai poliziotti e, ahimé, a noi spettatori, le ultime ganzate del soggetto schizoide in crisi depressiva fino al"fattaccio" intorno a cui si sviluppa il film.
herzog prodotto da lynch. c'è bisogno di aggiungere altro? questa pellicola è riuscita, va riconosciuto, a farmi ridere. se fosse un film comico su un matto sarebbe riuscito
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fedeleto
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lunedì 12 dicembre 2011
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my herzog ,my herzog,what ye done?
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Prodotto da David Lynch,il film e' diretto da Werner Herzog (fitzcarraldo,Grizzly man)che dopo il successod el cattivo tenente ,si cimenta in una storia oscura e viscerale.Un ragazzo di nome Brad,recita in un testo di tragedia greca ,ci si immedesima talmente da uccidere la madre come accade nel testo teatrale.Ma in realta' quale e' la causa? perche' un viaggio nel sud america lo ha cambiato?Herzog stavolta non arriva in cima nonostante il film funzioni su alcune scene (gli attori che fissano lo schermo e fissano lo spettatore),ma il finale estremamente scontato e troppi flashback rischiano di annoiare lo spettatore .Nonostante il tema della pazzia fosse presente in piu' film del regista tedesco (segni di vita,aguirre,woyzek) in questo contesto non viene analizzato come ci si aspetterebbe e cio' stupisce lo spettatore amante di Herzog che si aspettava qualcosa di piu'.
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amarolucano
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lunedì 31 ottobre 2011
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deprimente
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Per nulla coinvolgente, l'ho trovato triste, vuoto e fastidioso.
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romeo79
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martedì 2 agosto 2011
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il ragazzo è intelligente ma non s'impegna...
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Sbandierare David Lynch in apertura non basta. E leggere di critici che richiamano Nietsche mi fa solo sogghignare. Bisogna guardarlo senza sudditanze e senza pensare ai cult actors come Defoe etc per capire che questo film non turba, non scava, non sconvolge nè rivela. Uno scherzo più che altro, una presa in giro e un esperimento girato con solide basi da "maestro" ma che lascia piuttosto delusi e senza far scattare quella scintilla, quell'inconscio turbamento che non ti fa dormire e che solo il "vero" Lynch è capace di accendere. Sollucchero per critici autocompiacenti e per bloggers ipertrofici dai quali a volte è meglio prendere le distanze.
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dandy
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lunedì 28 marzo 2011
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non memorabile ma non del tutto da buttare via.
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Ispirato ad un fatto realmente accaduto nel '79 a tale Mark Yavorsky.Herzog illustra un viaggio nella provincia americana profonda,che sembra fare il verso a "L'enigma di Kaspar Kauser",di cui Brad sembra una sorta di fratello.Gli echi lontani della cultura classica si perdono tra villette e fenicotteri rosa,e nel mondo odierno la diversità non salva nemmeno più da se stessi.Un'idea vincente,che bilancia alcune bizzarrie gratuite che portano il marchio del produttore David Lynch.Indubbiamente,tra due geni di questo calibro poteva nascere qualcosa di molto più suggestivo,ma il film è un ritratto inquietante degli USA ben più riuscito del precedente "Il cattivo tenente-Ultima chiamata New Orleans".
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Ispirato ad un fatto realmente accaduto nel '79 a tale Mark Yavorsky.Herzog illustra un viaggio nella provincia americana profonda,che sembra fare il verso a "L'enigma di Kaspar Kauser",di cui Brad sembra una sorta di fratello.Gli echi lontani della cultura classica si perdono tra villette e fenicotteri rosa,e nel mondo odierno la diversità non salva nemmeno più da se stessi.Un'idea vincente,che bilancia alcune bizzarrie gratuite che portano il marchio del produttore David Lynch.Indubbiamente,tra due geni di questo calibro poteva nascere qualcosa di molto più suggestivo,ma il film è un ritratto inquietante degli USA ben più riuscito del precedente "Il cattivo tenente-Ultima chiamata New Orleans".Ed è stato sottovalutato e incompreso immeritatatmente.Impressionante Shannon,almeno nella versione originale.
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irontato
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sabato 12 febbraio 2011
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pazzi tutti?
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Chi è più pazzo?Il protagonista o chi ha scritto e diretto il film?Non mancano spunti interessanti ma il risultato finale lascia un pò a desiderare.
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darkangel ita
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domenica 30 gennaio 2011
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a me ha fatto pena!
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Mi spiace per quelli che l'hanno esaltato a capolavoro, ma io sono tra quelli che in questo film non ci vede un bel nulla. Io non vedo altro che un tipo andato fuori di testa. Una morosa che continuava a stare con lui anche dopo evidenti cenni di squilibrio mentale! Trama nulla, sentimenti nulli, emozioni nulli.
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variabiley
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lunedì 6 dicembre 2010
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ricerca, eterna ricerca
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La debolezza interiore di Brad, ragazzo confuso alla ricerca di sè stesso e certezze alle quali appigliare la propria esistenza, condita dal contesto non equilibrato guidato dalla madre ossessiva, portano il giovane a compiere l'omicidio della stessa. Il detective Havenhurst si trova, quindi, sulla scena del delitto ad analizzare freddamente la situazione, con l'unico obiettivo di salvare i due ostaggi di Brad, barricatosi in casa alla ricerca di ascolto con richieste e affermazioni apparentemente assurde.
Al detective viene chiesto qualcosa che va oltre il suo ruolo e che quindi non gli compete, al contrario dello spettatore che si trova a interrogarsi sulla personalità di Brad e quali siano le ragioni che l'abbiano spinto al gesto.
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La debolezza interiore di Brad, ragazzo confuso alla ricerca di sè stesso e certezze alle quali appigliare la propria esistenza, condita dal contesto non equilibrato guidato dalla madre ossessiva, portano il giovane a compiere l'omicidio della stessa. Il detective Havenhurst si trova, quindi, sulla scena del delitto ad analizzare freddamente la situazione, con l'unico obiettivo di salvare i due ostaggi di Brad, barricatosi in casa alla ricerca di ascolto con richieste e affermazioni apparentemente assurde.
Al detective viene chiesto qualcosa che va oltre il suo ruolo e che quindi non gli compete, al contrario dello spettatore che si trova a interrogarsi sulla personalità di Brad e quali siano le ragioni che l'abbiano spinto al gesto. Come sempre, il clamore dato da un accadimento tragico, provoca agitazione collettiva e, di conseguenza, la perdita del punto focale. Le autorità che si trovano coinvolte indirettamente nell'accaduto potrebbero rappresentare l'aspetto razionale contrapposto alla follia insita tra le mura domestiche che ospitano Brad, con la soglia della porta a rappresentare il limite fra le due parti. Ma la razioalità esterna è una razionalità insensibile, fredda, malata, che non lascia possibilità di comprensione dell'altro, non esiste ricerca di una spiegazione dovuta.
Quella che, a una prima occhiata superficiale, potrebbe sembrare un'eccessiva influenza di Lynch su Herzog con messaggi difficilmente comprensibili e astrazione, si rivela il completo opposto a una lettura (anche seconda, terza o quarta) più profonda, dove la comprensione del percorso del protagonista viene accompagna passo passo da una serie di flash-back che non lasciano grandissime possibilità di fraintendimento. La comprensione a posteriori, quando il film è ormai (purtroppo) finito e in testa cominciano a muoversi i pezzi del puzzle verso la giusta posizione, non lascia la possibilità di smettere di pensare a quello che si è visto, neanche a titoli di coda terminati.
La storia si adatta perfettamente allo stile di Herzog che da la possibilità di vivere la condizione di Brad attraverso le inquadrature studiate, i tempi rallentati ma mai morti, i paesaggi (non avrebbe potuto farne a meno neanche in quest'occasione), l'uso degli attori, la fotografia, il perfetto parallelismo con Eschilo... Tutto si incontra in un grande film che ha un'unica pecca: non può essere capito da tutti. Potrebbe essere considerato un punto a sfavore come a favore, ma è un peccato che la maggior parte delle persone non possa goderne a pieno (non per incapacità, sia chiaro, ma per mancanza di esperienze di vita). Dovrebbe essere perfezione -1 = 4 stelline...dovrebbe...
Quando ci si racconta lasciandosi coinvolgere, il risultato non può essere deludente.
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reservoir dogs
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martedì 2 novembre 2010
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un connubio trascendentale
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Un film che non credevamo sarebbe mai stato creato: David Lynch qui produttore e Werner Herzog, registi opposti per stile, il primo impressiona sulla pellicola l'nterpretazione dei sogni, il secondo descrive invece il rapporto tra l'uomo e la natura riescono a creare un connubio meraviglioso e trascendentale.
Un poliziotto si reca in un luogo del delitto, il colpevole ,Brad, si nasconde tra la folla e stà bevendo un caffè"abbagliante"davanti alla casa dove è stata uccisa una donna, la madre, con una katana.
Vicino al luogo, l'uomo si è barricato con i suoi falchi travestiti (i fenicotteri).
Sono proprio i fenicotteri gli animali che rappresentano di più l'uomo: sono sibillini e dietro l'aspetto sornione si nasconde una certa aggressività.
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Un film che non credevamo sarebbe mai stato creato: David Lynch qui produttore e Werner Herzog, registi opposti per stile, il primo impressiona sulla pellicola l'nterpretazione dei sogni, il secondo descrive invece il rapporto tra l'uomo e la natura riescono a creare un connubio meraviglioso e trascendentale.
Un poliziotto si reca in un luogo del delitto, il colpevole ,Brad, si nasconde tra la folla e stà bevendo un caffè"abbagliante"davanti alla casa dove è stata uccisa una donna, la madre, con una katana.
Vicino al luogo, l'uomo si è barricato con i suoi falchi travestiti (i fenicotteri).
Sono proprio i fenicotteri gli animali che rappresentano di più l'uomo: sono sibillini e dietro l'aspetto sornione si nasconde una certa aggressività.
Insieme alla ragazza dell'uomo e il regista di un opera teatrale a cui Brad aveva inizialmente fatto parte cercheranno di comprendere le motivazioni di quel suo gesto.
La motivazione dell'assassinio arriva dal passato....il binomio madre possessiva e figlio sognatore e instabile crea il fatto.
Attraverso il teatro Brad riesce ad trovare la soluzione al suo dilemma, lo stato apparentemente lucido ma confusionale parte proprio dall'intrepretazione teatrale che gli fa perdere la concezione della realtà (Lynch).
Ma il teatro sarà solo l'enzima che catalizzerà l'idea che successivamente esploderà dopo il suo viaggio in Perù (Herzog).
Interessante il rapporto tra Brad e lo zio e i loro rispettivo "animale rappresentativo": fenocottero e struzzo.
Il film inizia con un panorama semi-desertico e finisce con un sogno irrealizzato ma che forse si realizzerà per qualcun'altro.
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[+] bella recensione.....
(di francesco2)
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slowfilm.splinder.com
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domenica 24 ottobre 2010
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cinema che non si nasconde
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Se Herzog vuole dei momenti di sospensione nel suo film, semplicemente dice agli attori di stare fermi; se il protagonista ha bisogno di una macchina del tempo, se ha voglia di rallentare e bloccarne il corso, compie dei passi lenti scendendo i gradini di una scala mobile che va in direzione opposta, rimanendo quindi immobile. My Son, My Son, What Have Ye Done rappresenta ed esprime tutto nel modo più diretto e semplice, è un film sincero e sulla sincerità. La storia è un canovaccio che centinaia di registi avrebbero potuto trasformare in un onesto thriller poliziesco, mentre Herzog, con l’imponderabile aiuto del produttore David Lynch, ne fa un’opera del tutto personale, una delle sue migliori, che del genere non ha nulla, dove non c’è niente da scoprire e le immagini non sono mai realmente dipendenti dal delitto compiuto dal protagonista.
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Se Herzog vuole dei momenti di sospensione nel suo film, semplicemente dice agli attori di stare fermi; se il protagonista ha bisogno di una macchina del tempo, se ha voglia di rallentare e bloccarne il corso, compie dei passi lenti scendendo i gradini di una scala mobile che va in direzione opposta, rimanendo quindi immobile. My Son, My Son, What Have Ye Done rappresenta ed esprime tutto nel modo più diretto e semplice, è un film sincero e sulla sincerità. La storia è un canovaccio che centinaia di registi avrebbero potuto trasformare in un onesto thriller poliziesco, mentre Herzog, con l’imponderabile aiuto del produttore David Lynch, ne fa un’opera del tutto personale, una delle sue migliori, che del genere non ha nulla, dove non c’è niente da scoprire e le immagini non sono mai realmente dipendenti dal delitto compiuto dal protagonista.
C’è solo un viaggio nella vita di Brad (Micheal Shannon), negli eventi esterni che hanno creato la sua interiorità, nel suo rapporto con la madre ossessiva (Grace Zabriskie, stessi occhi), con la spiritualità, col dolore che intuisce di dover patire per il padre morto quando aveva due anni. La locandina del film è in qualche modo sbagliata, concentrata sullo sguardo fisso e minaccioso di Brad; il protagonista non ha nulla di ambiguo e nulla di certo, fonde stati d’animo e modi di parlare in un processo del tutto personale, declinato al presente (non c’è nessun confronto col passato e con un Brad presumibilmente “sano”), che lo mette al centro della scena, ed è la scena stessa la vera protagonista del film. Non c’è niente da scoprire, bisogna solo trovare il tempo per raccontare; la dimensione teatrale, che si impone fin dal principio e trova un’origine nella rappresentazione di una tragedia di Eschilo, invade e forma il film con scenografie reali e astratte, dipinte di rosa, circoscritte dalle auto della polizia o dall’acqua di un fiume. La scena è la trappola di Herzog, la gabbia che racchiude i suoi personaggi, che ricostruiscono a turno frammenti dell’esperienza di Brad, attraverso una recitazione perfetta e innaturale.
My Son è un’opera sinfonica, musicata in primo luogo dal violoncello di Ernst Reijseger, la sua orchestra e la voce di Mola Sylla, ritrovando i suoni de L’Ignoto Spazio Profondo e Il Diamante Bianco. A questi si aggiungono Caetano Veloso, l’icona messicana Chalela Vargas e un inno del reverendo George Washington Philips. Attraverso l'accompagnamento sonoro costante, pronto a passare in primo piano nei numerosi momenti in cui il film mostra se stesso, Herzog affronta il dolore, la spiritualità, la follia ponendoli sullo stesso livello del contesto e creando una messa in scena tanto carica e diretta quanto desaturata nell'azione, realmente onirica (e anagrammaticamente ironica) eppure sottilmente banale e impotente, quindi realistica. slowfilm.splinder.com
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