everlong
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mercoledì 2 febbraio 2011
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"simbolismo etologico e psicanalitico"
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Dramma familiare e giallo psicanalitico, la fisica dell'acqua si sviluppa attraverso una sceneggiatura altamente simbolica. L'acqua rappresenta il ponte che collega le inquietudini e i timori di un bambino con la sua memoria più atavica, con i primi ricordi da infante di pochi mesi. L'acqua è l'insuperabile ostacolo che impedisce di nuotare, è l'acquazzone che annuncia il ritorno dello zio Claudio e che rovina la festa di compleanno, è la silenziosa compagna nelle scene di tensione e presenza fissa in allucinazioni inquietanti. Ma è anche fonte di vita per ogni creatura (scena del barattolo di girini), risorsa primaria ed indispensabile che ci accomuna ad ogni forma di vita, animale o vegetale che sia.
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Dramma familiare e giallo psicanalitico, la fisica dell'acqua si sviluppa attraverso una sceneggiatura altamente simbolica. L'acqua rappresenta il ponte che collega le inquietudini e i timori di un bambino con la sua memoria più atavica, con i primi ricordi da infante di pochi mesi. L'acqua è l'insuperabile ostacolo che impedisce di nuotare, è l'acquazzone che annuncia il ritorno dello zio Claudio e che rovina la festa di compleanno, è la silenziosa compagna nelle scene di tensione e presenza fissa in allucinazioni inquietanti. Ma è anche fonte di vita per ogni creatura (scena del barattolo di girini), risorsa primaria ed indispensabile che ci accomuna ad ogni forma di vita, animale o vegetale che sia. E' attraverso questo percorso liquido che si dipana la personalità del piccolo protagonista, costantemente in confronto con le basi più istintuali e animali della natura umana, perché in fondo la sua purezza trova giustificazione proprio in questo, anche quando in grado di avvicinarsi al male. Come viene sottolineato dal film, la differenza tra uomini e animali sta proprio nell'incoscienza della distinzione tra bene e male e, sebbene l'acqua incomba come una presenza malingna nella mente del protagonista, egli agisce per quel piccolo cucciolo che ancora è, in lotta per la sopravvivenza contro un male celato in una memoria lontana e troppo difficile da far emergere (ma che comunque produce i suoi effetti). Per questo, il male visto, il male conosciuto diventano una forma istintuale d'azione che giustificano un complesso di edipo non innato bensì generato, come forma di difesa, dall'incontro troppo precoce con la sofferenza. Riallacciare un legame con la memoria da cucciolo animale significa trasformarsi nell'essere culturale che è l'uomo, prendendo atto, in modo consapevole, del dolore e delle ragioni della paura; significa vedere l'acqua sotto una luce diversa, nuotarci dentro senza timore, seguendo un percorso di metamorfosi. In questo arduo cammino, il piccolo Alessandro troverà l'aiuto di un commissario deus ex machina, l'unico in grado di innescare il meccanismo e di assumere le sembianze del padre dimenticato e mai riemerso dal liquido abisso.
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stenox
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domenica 2 gennaio 2011
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che spreco di tempo
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QUANTE VOLTE sempre la stessa trama sempre le stesse inquadrature sempre quella voglia di far emergere una strana e banale psicologica situazione.
Insomma la brutta copia di tante altre pellicole!
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paride86
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mercoledì 8 dicembre 2010
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insulso
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Thriller psicologico esile nella trama, nelle scenografie e nella recitazione. Fortunatamente è di breve durata.
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astromelia
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martedì 30 novembre 2010
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(in)ccredibile
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piuttosto inverosimile che un bimbo di un anno ricordi (?) anni dopo cosa ha visto e che tutti gli credano,il film sarebbe potuto risultare anche godibile se la trama fosse stata studiata in modo più realistico....
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ultimo caballero
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lunedì 29 novembre 2010
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la fisica del lago maggiore
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Il film si lascia vedere , non è un opera memorabile, ma almeno non è noioso, a differenza di parecchi films pseudo intellettuali che ci vengono propinati .
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algernon
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venerdì 19 novembre 2010
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ho recuperato il film
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ho finalmente recuperato il film, che avevo perso quando era passato nella prima distribuzione. grazie ad un cinema d'essai, il mitico filmstudio di Roma, ho potuto vederlo con alcuni mesi di ritardo. e tuttavia il film è stato molto inferiore alle mie attese, basate sulle critiche positive che avevo letto. la recitazione del bambino protagonista, Alessandro, e dell'altro bambino suo amico, mi sono sembrate impacciate e artificiali, forse anche per il ruolo innaturale da adulto imposto dalla sceneggiatura. anche gli altri attori non sono al meglio delle loro possibilità. e le macchinazioni di Alessandro per far fuori lo zio in un omicidio premeditato sono francamente un po' ai confini della realtà.
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ho finalmente recuperato il film, che avevo perso quando era passato nella prima distribuzione. grazie ad un cinema d'essai, il mitico filmstudio di Roma, ho potuto vederlo con alcuni mesi di ritardo. e tuttavia il film è stato molto inferiore alle mie attese, basate sulle critiche positive che avevo letto. la recitazione del bambino protagonista, Alessandro, e dell'altro bambino suo amico, mi sono sembrate impacciate e artificiali, forse anche per il ruolo innaturale da adulto imposto dalla sceneggiatura. anche gli altri attori non sono al meglio delle loro possibilità. e le macchinazioni di Alessandro per far fuori lo zio in un omicidio premeditato sono francamente un po' ai confini della realtà. peccato, anche il titolo mi era piaciuto e mi aveva fatto sperare di più. sono comunque contento di averlo infine visto, anche perché in sala ero solo io e avevo io.
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bigfish
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sabato 8 maggio 2010
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forza fallo vedere agli amici!
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semplicemente un gran bel film.... di quelli che potrebbero essere visti e capiti dal pubblico di tutto il mondo, invece che da una ristretta parte di quello elitario italiano. Andato "a naso" solo per la partecipazione della Cortellesi, mi sono ritrovato in una bella storia, girata ottimamente, con gran bravi interpreti, senso del ritmo, suspence e da un impeccabile punto di vista "infantile". Può essere da esempio per i registi italiani che mettono in scena storie provinciali e di piccolo respiro.
Per la cronaca: sabato sera ore 21:30 in sala eravamo 7 (SETTE!) spettatori. Segno dei tempi?
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m.d.c
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domenica 2 maggio 2010
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un noir sulle ferite dell'infanzia
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Diabolico ragazzino il piccolo Alessandro (l'esordiente L. Vavassori)le tenta tutte per liberarsi dell'ingombrante presenza dello zio paterno Claudio Amendola,tornato dal passato con l'intenzione di turbare l'equilibrio familiare costruito dal bambino, dopo la morte prematura del padre,con la iperprotettiva madre Paola Cortellesi. Così gli inspiegabili attentati (si va da un intero guardaroba bruciato al sole estivo, alla manomissione dei freni della motocicletta del collerico zio che si inabissa nel lago)appaiono come le azioni distruttive di una personalità malvagia che alberga nell'angelico Alessandro, quasi ad avvalorare quella teoria del "perverso polimorfo" che sarebbe latente in ogni ragazzino.
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Diabolico ragazzino il piccolo Alessandro (l'esordiente L. Vavassori)le tenta tutte per liberarsi dell'ingombrante presenza dello zio paterno Claudio Amendola,tornato dal passato con l'intenzione di turbare l'equilibrio familiare costruito dal bambino, dopo la morte prematura del padre,con la iperprotettiva madre Paola Cortellesi. Così gli inspiegabili attentati (si va da un intero guardaroba bruciato al sole estivo, alla manomissione dei freni della motocicletta del collerico zio che si inabissa nel lago)appaiono come le azioni distruttive di una personalità malvagia che alberga nell'angelico Alessandro, quasi ad avvalorare quella teoria del "perverso polimorfo" che sarebbe latente in ogni ragazzino. Ma in realtà una spiegazione ad un comportameno così cruento c'è, ed è legata alla paura dell'acqua che l'inquieto giovinetto ha fin dalla nascita; sarà la figura dell'enigmatico commissario-guida Stefano Dionisi a spingere il bambino verso una verità nascosta. Costruito con sapienza su una sceneggiatura attenta alle svolte della vicenda, tutte psicologicamente attendibili, La fisica dell'acqua(bel titolo che allude alla complessità di un elemento che assume connotazioni inquietanti)svela, come ogni noir dovrebbe fare, le sue carte poco alla volta, alternando colpi di scena ad immagini fascinose (costruite con grande ricercatezza, forse troppa). E se un paio di espedienti narrativi suonano un pò artificiosi (la confessione da parte del piccolo protagonista dei suoi delitti registrata da una telecamera, la vera identità del commissario)il film procede serrato verso la sua rivelazione finale, ribaltando i ruoli di vittime e carnefici. A Felice Farina e ai suoi sceneggiatori va il merito di avere orchestrato abilmente questa vicenda di turbamenti infantili e ferite rimosse indagando,con una disinvoltura che ha pochi precedenti nel nostro cinema, nelle zone d'ombra di una innocenza violata. Non è arduo ipotizzare che deve essere stata questa visione poco conciliante e socialmente sgradevole dell'infanzia e della famiglia a paralizzare l'uscita del film, che è stato tenuto in naftalina per più di cinque anni prima di venire mostrato al pubblico. Matteo De Chiara
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chancy
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mercoledì 28 aprile 2010
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tuffo in acque profonde
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Quando ci si avventura in acque profonde, si rischia. E questo film si prende dei grossi rischi. Affidare tutto il peso della storia a un bambino di otto anni è rorse il rischio più grande. Non tanto per l'aspetto recitativo (pienamente superato dal bravo Lorenzo Vavassori), ma per la difficoltà di raccontare solo attraverso lo sguardo di un protagonista così piccolo. Alcuni sono riusciti nell'impresa. Mi vengono in mente i Quattrocento colpi, Stand by me, E.T... dove forse però i bambini era già più grandi. (Escludo dal paragone i film in cui l'adulto ha una parte sostanziale, come Il ladro di bambini, il Sesto Senso, la vita è bella.
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Quando ci si avventura in acque profonde, si rischia. E questo film si prende dei grossi rischi. Affidare tutto il peso della storia a un bambino di otto anni è rorse il rischio più grande. Non tanto per l'aspetto recitativo (pienamente superato dal bravo Lorenzo Vavassori), ma per la difficoltà di raccontare solo attraverso lo sguardo di un protagonista così piccolo. Alcuni sono riusciti nell'impresa. Mi vengono in mente i Quattrocento colpi, Stand by me, E.T... dove forse però i bambini era già più grandi. (Escludo dal paragone i film in cui l'adulto ha una parte sostanziale, come Il ladro di bambini, il Sesto Senso, la vita è bella.) Nella Fisica dell'Acqua invece Alessandro è proprio piccolo, come testimoniano i suoi occhioni spalancati sul mondo, ma per sua fortuna ha una forza interiore e una volontà di ribellarsi alle menzogne degli adulti che lo fanno sembrare grande. Più saggio e consapevole di sua madre. Più scaltro e furbo di suo zio, il nemico giurato. Alla fine però torna ad essere un bambino di otto anni, come un moderno pinocchio che ha bisogno dell'abbraccio della mamma, del suo sguardo rassicurante prima di fare quel tuffo nelle acque profonde.
Il film merita tre stellette. Ma ne aggiungo una in più per il rischio che ha avuto il coraggio di prendersi.
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