maryka
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mercoledì 28 aprile 2010
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...ma il thriller dov'e'
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Da un film con un titolo così "altisonante", mi sarei aspettata molto di più. Infatti il film è lento, a volte noioso, poco avvincente e poco coinvolgente. La sceneggiatura è piuttosto inverosimile, l'analisi dei personaggi manca. La recitazione, tranne quella della Cortellesi, è pessima. Salverei solo la fotografia e darei la sufficienza alla regia. Peccato, perche' sviluppato meglio e eliminate alcune situazioni improbabili, il film poteva essere anche un thriller.
[+] e' un thriller psicologico, non un thriller comune
(di jayan)
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paolo-42
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mercoledì 28 aprile 2010
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non é assolutamente un bel film
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Mi dispiace ma non mi é proprio piaciuto. Inverosimile, persino irritante a volte.
Non convince, non convince affatto, soprattutto il finale.
Il pratica il bambino dopo aver cercato di uccidere lo zio due volte (una volta per sbaglio pure la madre), se ne esce dicendo che si é ricordato di aver visto, all'età di un anno, lo stesso zio uccidere il padre... e la mamma gli crede... molto molto realistico non trovate?
Dimenticavo... il bambino mentre assisteva all'omicidio rideva, quindi non capiva cosa stesse succedendo... quindi manco a dire che lo shock gli aveva provocato un blocco... che ne so era diventato autistico dopo il fattaccio o qualcosa del genere... no no... solo una vaga paura dell'acqua che si riduceva a sogni ricorrenti ed all'incapacità di nuotare.
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Mi dispiace ma non mi é proprio piaciuto. Inverosimile, persino irritante a volte.
Non convince, non convince affatto, soprattutto il finale.
Il pratica il bambino dopo aver cercato di uccidere lo zio due volte (una volta per sbaglio pure la madre), se ne esce dicendo che si é ricordato di aver visto, all'età di un anno, lo stesso zio uccidere il padre... e la mamma gli crede... molto molto realistico non trovate?
Dimenticavo... il bambino mentre assisteva all'omicidio rideva, quindi non capiva cosa stesse succedendo... quindi manco a dire che lo shock gli aveva provocato un blocco... che ne so era diventato autistico dopo il fattaccio o qualcosa del genere... no no... solo una vaga paura dell'acqua che si riduceva a sogni ricorrenti ed all'incapacità di nuotare.
Solo che dopo aver tentato di uccidere più volte lo zio, gli é tornata in mente stà cosa... Ridicolo.
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slowfilm.splinder.com
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mercoledì 28 aprile 2010
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esteticamente ricercato, ma artificiale.
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La Fisica dell’Acqua è un thriller (per quanto descrittivo e rallentato) con due misteri da svelare subito: si tratta di un film del 2004, distribuito solo adesso, e non è l’opera di un ambizioso esordiente, bensì di un Felice Farina cinquantacinquenne che in teatro, cinema e tv ha fatto più o meno tutto, dall’attore al regista, al produttore; uomo di certo dotato d’energia e d’ingegno, nel tempo libero è anche scultore. L’amore per le varie espressioni dell’arte e le diverse possibilità del racconto che ognuna possiede, portano il film a una costruzione disarmonica, dove ogni elemento, indipendentemente dagli altri, rincorre un’idea di aulica bellezza ripiegata in se stessa.
La Fisica dell’Acqua si distingue immediatamente per la ricerca nella fotografia, nell’inquadratura e i colori: superfici trasparenti e riflettenti, ambienti che invadono il campo fino a far sparire gli attori, toni freddi all’interno di scene geometriche.
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La Fisica dell’Acqua è un thriller (per quanto descrittivo e rallentato) con due misteri da svelare subito: si tratta di un film del 2004, distribuito solo adesso, e non è l’opera di un ambizioso esordiente, bensì di un Felice Farina cinquantacinquenne che in teatro, cinema e tv ha fatto più o meno tutto, dall’attore al regista, al produttore; uomo di certo dotato d’energia e d’ingegno, nel tempo libero è anche scultore. L’amore per le varie espressioni dell’arte e le diverse possibilità del racconto che ognuna possiede, portano il film a una costruzione disarmonica, dove ogni elemento, indipendentemente dagli altri, rincorre un’idea di aulica bellezza ripiegata in se stessa.
La Fisica dell’Acqua si distingue immediatamente per la ricerca nella fotografia, nell’inquadratura e i colori: superfici trasparenti e riflettenti, ambienti che invadono il campo fino a far sparire gli attori, toni freddi all’interno di scene geometriche. Inseguendo, forse, un modo di descrivere il mondo che proprio nel 2004, con 2046 di Wong Kar Wai (e di Christopher Doyle), trovava il suo apice e cominciava il suo declino.
Alla ricerca estetica si accompagnano le tensioni letterarie. Il vero punto debole del film è nell’artificiosità della scrittura, implausibile e macchinosa sia nei dialoghi e nella resa della voce interiore del protagonista, sia nella costruzione della storia nel suo complesso e nella ricerca di ripetute simbologie (l’armadio vuoto, la stessa paura dell’acqua) molto marcate e non particolarmente originali. La storia, che si ispira in parte all’Amleto, trova il suo personaggio principale in un bambino che si prodiga in improbabili considerazioni sul mondo, l’uomo e l’esistenza, affiancato dalla madre Paola Cortellesi e lo zio Claudio Amendola, non particolarmente brillanti e totalmente sacrificati all’idea che muove lo script.
La Fisica dell’Acqua appare, dunque, come una vetrina dove mettere in mostra da una parte le abilità tecniche, dall’altra un tentativo di scrittura che ricorda le suggestioni che solitamente muovono i cortometraggi, col risultato di un film artificiale e inverosimile, spesso poco sincero. slowfilm.splinder.com
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[+] mi era sorto il sospetto
(di francesco2)
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francesco2
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martedì 27 aprile 2010
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i misteri(ma davvero?) dell'acqua
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Anche un'altro film di questo scorcio di stagione,"Revanche", viene introdotto dall'acqua.Lì, però(E cominciano i guai)un sasso cade, lasciando percepire il disagio ed i travagli di cui saranno vittima i protagonisti;qui, invece, una musica torbida vorrebbe avvolgerci in un mistero che ricorda le fictions della prima serata.Farina, propinandoci un pur bravo Vavassori che ricorda Haley Jean Osmont nel "Sesto senso"(e forse non solo)costringe a interrogarci su un problema, tipico del cinema(Ma non quello nostrano?) Cosa differenzia la FUSIONE di generi e la loro CON-FUSIONE?.
Questo film, infatti, ha la pretesa di mescolare il thriller(?) psicologico con frasi pretenziose, di cui solo una merita interesse:"Quanti assassini ci sono come noi"?; da valutare(Forse)liberamente.
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Anche un'altro film di questo scorcio di stagione,"Revanche", viene introdotto dall'acqua.Lì, però(E cominciano i guai)un sasso cade, lasciando percepire il disagio ed i travagli di cui saranno vittima i protagonisti;qui, invece, una musica torbida vorrebbe avvolgerci in un mistero che ricorda le fictions della prima serata.Farina, propinandoci un pur bravo Vavassori che ricorda Haley Jean Osmont nel "Sesto senso"(e forse non solo)costringe a interrogarci su un problema, tipico del cinema(Ma non quello nostrano?) Cosa differenzia la FUSIONE di generi e la loro CON-FUSIONE?.
Questo film, infatti, ha la pretesa di mescolare il thriller(?) psicologico con frasi pretenziose, di cui solo una merita interesse:"Quanti assassini ci sono come noi"?; da valutare(Forse)liberamente.Il resto sono una serie di esempi sentenziosi riguardanti la madre, la guerra ed una serie di pretenziose inconsistenze,lontane dalla leggerezza di un Truffaut nel dipingere l'infanzia,vicine più a boiate a stelle e strisce come "Il tocco del male" ed "Arlington Road".Come "Aggravante"(Cinematografica, intendo...) per Farina c'è una sceneggiatura che poco ci dice dell'inconscio infantile e dell'inspiegabile ambiguità di un elemento come l'acqua:pessima, tra l'altro, la scena in cui il volenteroso e determinato Amendola spegne la sigaretta sotto il rubinetto nella speranza di lanciarci suggestioni(?!).Già,Amendola, personaggio tipo(Ambiguo, anche nel rapporto con il ragazzino,sin dall'inizio), e dall'altra parte la Cortellesi, che ce la mette tutta convioincendo in varie situazioni ma a cui viene cucita addosso la figura di madre"Mediterranea" che non vuole ceffoni, il cui massimo della rabbia si esprime in un'improbabile scena in cui rimane chiusa insieme al figlio in un grande magazzino e poi si arrabbia con la guardia di turno.
Tutto questo vuole esplicitamente(Anche troppo)rimandare a una contemporaneità di stati d 'animo e situazioni tra i ricordi del malcapitato bambino e la situazione che vive con Dionisi, ma allora il sopravvalutatissimo"Apri gli occhi" ha tanto da insegnare a Farina, quanto a imprevedibilità ed inspiegabilità dell'inconscio e forse persino nel rapporto tra maestro, che "Scopre" nel senso più letterale del termine cosa si celi dietro i ricordi, ed allievo.Ma come se queste cose non bastassero, Farina, che ci regala pure un didascalicissimo finale dove l'acqua tramite un tuffo liberatorio riacquista valenza positiva, non si rende conto che, per costruire un giallo come si deve, non può propinarci un finale dove il cattivo di turno è l'infido zio, che stranizzava sin dalle prime sequenze.
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laulilla
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martedì 27 aprile 2010
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un bambino difficile
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Il piccolo Alessandro vive da solo, con la mamma Giulia, in una casa sul lago, dalla morte del padre, avvenuta per annegamento qualche anno prima, cioè quando era piccolissimo e quindi incapace di ricordare. Come sappiamo dalla psicanalisi, tuttavia, se i ricordi in tenerissima età sono rarissimi e difficili, i fatti che coinvolgono i nostri primi anni si imprimono ugualmente nella nostra mente e determinano in seguito i nostri comportamenti. Nel caso di Alessandro, la morte del padre sembra aver determinato una vera angoscia per l'acqua, percepita come oscuro e minaccioso pericolo. A sconvolgere il mondo del piccino è anche l'inaspettato giungere dello zio Claudio, intenzionato a vendere la sua parte di proprietà della casa in cui abitano madre e figlio.
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Il piccolo Alessandro vive da solo, con la mamma Giulia, in una casa sul lago, dalla morte del padre, avvenuta per annegamento qualche anno prima, cioè quando era piccolissimo e quindi incapace di ricordare. Come sappiamo dalla psicanalisi, tuttavia, se i ricordi in tenerissima età sono rarissimi e difficili, i fatti che coinvolgono i nostri primi anni si imprimono ugualmente nella nostra mente e determinano in seguito i nostri comportamenti. Nel caso di Alessandro, la morte del padre sembra aver determinato una vera angoscia per l'acqua, percepita come oscuro e minaccioso pericolo. A sconvolgere il mondo del piccino è anche l'inaspettato giungere dello zio Claudio, intenzionato a vendere la sua parte di proprietà della casa in cui abitano madre e figlio. L'accoglienza affettuosa di Giulia pare aver creato nel bambino una profonda gelosia, aggravata dal comportamento dello zio, che in casa si muove da padrone e che, forse per gioco, lo sfida alla boxe, spingendolo nel lago, e provocando in lui la sensazione che, in realtà, questi desideri la sua morte. Matura nella mente di Alessandro, perciò, un profondo odio, unito al desiderio di vendicarsi. Utilizzerà, a questo fine, le sue conoscenze da meccanico per sabotare i freni dell'auto di Claudio, ma le cose si complicheranno ed egli si troverà in commissariato a ricostruire, attraverso i propri ricordi, anche le ragioni del suo comportamento. Il commissario di polizia, spinto dalla pietà per il piccolo, lo aiuterà con pazienza e, direi, con affetto paterno a far a poco a poco emergere dal buio i ricordi penosi e angosciosi, tanto che nella mente di Alessandro l'immagine ora ricordata del padre e quella del commissario, finiscono per confondersi. La riemersione ci riporta ancora una volta alla metafora dell'acqua, pericolo minaccioso, ma anche elemento di vita, di rigenerazione, liquido amniotico per la rinascita, per affacciarsi, forse, al mondo della consapevolezza e della responsabilità. Il film ci conduce abilmente nel groviglio dei ricordi confusi e delle sensazioni del bambino, perché è raccontato dal suo punto di vista lo svolgersi degli eventi. Alessandro, però, a differenza di molti bambini del cinema, spesso rappresentati secondo i complementari luoghi comuni del Pierino-la- peste o dell'innocente e lezioso rompiscatole, è invece un bambino difficile, con comportamenti infantili, ma con pensieri, inquietudini, rimozioni più grandi di lui, e tutto ciò è benissimo narrato perché il regista mostra grande sensibilità ed empatia nei confronti del mondo infantile, senza creare nello spettatore ottimistiche illusioni, essendo consapevole anche che i bambini possono essere capaci di comportamenti volutamente crudeli. Alessandro è un bravissimo Lorenzo Vavassori, interprete perfetto ed espressivo, in buona compagnia degli altri attori e in particolare di una grande Paola Cortellesi. Un piccolo film, molto interessante e da vedere.
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g_andrini
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martedì 27 aprile 2010
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buon film
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Bravissima la Cortellesi, come anche gli altri attori. La realizzazione è ottima, con una buona fotografia. Azzeccato il titolo, con l'acqua al centro del film. La psiche è certamente un argomento interessante, svolto qui in modo irreprensibile. Complimenti a tutti.
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raffanta48
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lunedì 26 aprile 2010
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nulla di trascendentale
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il solito cinema italiano che racconta i lati negativi dei ricordi in modo non propositivo
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kronos
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lunedì 26 aprile 2010
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lodevole l'impegno
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Considerando l'odissea produttiva cui è stato sottoposto, dispiace non poter promuovere con lode "La fisica dell'acqua" di Felice Farina.
La sceneggiatura d'ispirazione Shakesperiana, pur con evidenti forzature, è orchestrata con discreta disinvoltura ma gli interpreti, soprattutti i bimbi, convincono poco e finiscono per condizionare il risultato.
Farina a differenza di suoi illustri predecessori (vedasi il Comencini di "Incompreso" o il Salvatores di "Io non ho paura") non è riuscito ad allineare il suo sguardo 'ad altezza di bambino': i giovani protagonisti appaiono spesso impacciati e malamente doppiati. Finendo tra l'altro per rendere pretenziosi i monologhi del piccolo protagonista.
E' comunque da apprezzare la ricerca estetica: locations, scenografie, inquadrature ed effetti visivi puntano a creare un'atmosfera suggestiva e subliminale.
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Considerando l'odissea produttiva cui è stato sottoposto, dispiace non poter promuovere con lode "La fisica dell'acqua" di Felice Farina.
La sceneggiatura d'ispirazione Shakesperiana, pur con evidenti forzature, è orchestrata con discreta disinvoltura ma gli interpreti, soprattutti i bimbi, convincono poco e finiscono per condizionare il risultato.
Farina a differenza di suoi illustri predecessori (vedasi il Comencini di "Incompreso" o il Salvatores di "Io non ho paura") non è riuscito ad allineare il suo sguardo 'ad altezza di bambino': i giovani protagonisti appaiono spesso impacciati e malamente doppiati. Finendo tra l'altro per rendere pretenziosi i monologhi del piccolo protagonista.
E' comunque da apprezzare la ricerca estetica: locations, scenografie, inquadrature ed effetti visivi puntano a creare un'atmosfera suggestiva e subliminale. Riuscendovi, almeno in parte.
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jayan
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lunedì 26 aprile 2010
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capolavoro del thriller psicologico
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Un film capolavoro del thriller psicologico, di rara bellezza in questi ultimi tempi per immagini, interpretazione, regia e sceneggiatura. Straordinario il piccolo ma grande Lorenzo Vavassori. Grandi Claudio Amendola e Paola Cortellesi. Il regista Felica Farina si dimostra già uno dei migliori registi italiani di oggi.
Raccontato dal bambino, in un alternarsi di ricordi e flash back, tra realtà e fantasia (allucinazioni del ragazzo che indicano le sue paure e preoccupazioni) il film si sviluppa proprio come l'acqua, in modo fluido ed evanescente, come le notti di luna piena offuscate dalla nebbia o i periodi di oscurità. Anche se già dall'inizio si conosce chi commette attentati, non si sa però della ragione di queste sue azioni, o almeno non si conosce la vera causa, che verrà fuori soltanto alla fine.
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Un film capolavoro del thriller psicologico, di rara bellezza in questi ultimi tempi per immagini, interpretazione, regia e sceneggiatura. Straordinario il piccolo ma grande Lorenzo Vavassori. Grandi Claudio Amendola e Paola Cortellesi. Il regista Felica Farina si dimostra già uno dei migliori registi italiani di oggi.
Raccontato dal bambino, in un alternarsi di ricordi e flash back, tra realtà e fantasia (allucinazioni del ragazzo che indicano le sue paure e preoccupazioni) il film si sviluppa proprio come l'acqua, in modo fluido ed evanescente, come le notti di luna piena offuscate dalla nebbia o i periodi di oscurità. Anche se già dall'inizio si conosce chi commette attentati, non si sa però della ragione di queste sue azioni, o almeno non si conosce la vera causa, che verrà fuori soltanto alla fine... senza rivelare null'altro: il finale è a sorpresa. L'unica pecca, secondo me è la musica, sempre uguale, ad effetto. A me non piace, preferisco le melodie, intense, e non sempilcimente dei suoni, ma è una questione di gusti. Rispetto in pieno la scelta del regista. Ho visto questo film in anteprima su internet grazie a Mymovies. E' un film da non perdere!
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arteteka
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lunedì 26 aprile 2010
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viaggio nell'inconscio di un bambino
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Un viaggio nell'inconscio di un bambino. La fisica dell'acqua è essenzialmente questo, una psicanalisi collettiva il cui "paziente" è Alessandro, un bambino ossessionato dall'acqua. E proprio l'acqua riporterà a galla pian piano una verità dura e tremenda. La morte del padre, il rapporto conflittuale con lo zio, immagini che si ripetono e si sovrappongono con il racconto, allucinazioni che emergono dall'acqua, grida senza voce...tutto fa presagire che la realtà sia diversa da quella che viene rappresentata, quasi che non sia realtà. Buon cast, ottima prova della Cortellesi, e del piccolo attore (piccolo all'epoca in cui il film è stato girato) Lorenzo Vavassori.
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Un viaggio nell'inconscio di un bambino. La fisica dell'acqua è essenzialmente questo, una psicanalisi collettiva il cui "paziente" è Alessandro, un bambino ossessionato dall'acqua. E proprio l'acqua riporterà a galla pian piano una verità dura e tremenda. La morte del padre, il rapporto conflittuale con lo zio, immagini che si ripetono e si sovrappongono con il racconto, allucinazioni che emergono dall'acqua, grida senza voce...tutto fa presagire che la realtà sia diversa da quella che viene rappresentata, quasi che non sia realtà. Buon cast, ottima prova della Cortellesi, e del piccolo attore (piccolo all'epoca in cui il film è stato girato) Lorenzo Vavassori. Buon film italiano, insolito per il cinema nostrano...ma finalmente qualcuno che osa uscire dagli schemi.
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