Io & Marilyn

Un film di Leonardo Pieraccioni. Con Leonardo Pieraccioni, Suzie Kennedy, Biagio Izzo, Barbara Tabita, Rocco Papaleo, Marta Gastini.
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Commedia, durata 96 min. - Italia 2009. - Medusa uscita venerdì 18 dicembre 2009. MYMONETRO Io & Marilyn * * - - - valutazione media: 2,45 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

La Monroe in casa di Pieraccioni: convivenza a due Valutazione 3 stelle su cinque

di Great Steven


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sabato 13 dicembre 2014

IO & MARILYN (IT, 2009) diretto da LEONARDO PIERACCIONI. Interpretato da LEONARDO PIERACCIONI – SUZIE KENNEDY – BIAGIO IZZO – BARBARA TABITA – ROCCO PAPALEO – FRANCESCO PANNOFINO – MASSIMO CECCHERINI – LUCA LAURENTI – MARTA GASTINI – FRANCESCO GUCCINI – LUIS MOLTENI – GIANNA GIACHETTI § Gualtiero Marchesi (come il cuoco, ma non è il cuoco!) è un idraulico riparatore di piscine quarantacinquenne separato dalla moglie Ramona, che ha preferito a lui il magnetico napoletano Pasquale, impavido lanciatore di coltelli e domatore di una tigre mansueta. I due hanno anche una figlia ventenne, Martina, affidata al patrigno, e che può vedere il padre solo dietro esplicita richiesta alla nuova coppia di fatto. Durante una seduta spiritica con i due amici pasticceri gay e la signora più anziana del condominio, Gualtiero evoca lo spirito di quella che, secondo lui, è stata la donna più bella del mondo: Marilyn Monroe. E, guarda caso, se la troverà catapultata in casa sottoforma di fantasma, per lui solo visibile e udibile, con la sua smania di snocciolare perle di filosofica saggezza e consigli amorosi. Ispirato dal suo fascino e dalla sua malia, Gualtiero si impegnerà per riconquistare il cuore dell’ex moglie, riscoprendo anche l’amore per il lavoro e per la figlia che non ha mai smesso di essergli fedele, nonostante qualche preambolo contrario. Il punto debole del film è proprio M. M.: Pieraccioni ha reclutato questa sua sosia perfetta, S. Kennedy (che da sette anni campa come clone vivente della nota star hollywoodiana scomparsa nel 1962), e l’ha eletta co-protagonista di un’opera comica in pieno stile pieraccioniano, dove tuttavia questa erotica e sensuale figura femminile appare molto a disagio e come spaesata, nonostante l’ottimo doppiaggio italiano di Monica Ward. Molto apprezzabili e divertenti, invece, i comprimari di contorno, neanche troppo secondari: convince molto Izzo come artista circense senza paura e con un’audacia da far invidia al più virile degli uomini narcisisti, e anche l’inossidabile Papaleo è perfetto nel ruolo del paziente schizofrenico che in casa sua, similmente a quanto capitato al protagonista, aveva in casa nientemeno che Hitler, confermando ancora una volta le sue corde spassose e la sua mimica spassosa ed esasperata. Bravo anche Pannofino nella piccola ma memorabile parte del carabiniere assonnato che si deve sorbire quelle che lui crede fanfaronate di seconda categoria prima da uno stralunato Pieraccioni e poi da un mitomane del calibro di Papaleo (che nella scena della fotografia all’autovelox dà il meglio del suo vasto repertorio stravolto e indimenticabile). C’è da ammettere che Pieraccioni e Giovanni Veronesi (che ha scritto con lui la sceneggiatura) non sanno utilizzare le donne come fonte di comicità, eppure risulta azzeccata tanto la Tabita come consorte indifferente e compagna di pericolosi numeri di Izzo al circo quanto la Gastini come figlia sostenitrice e appassionata. Infine, non manca neppure una coppia ricorrente, al pari di un tormentone-cataclisma che riappare fugacemente ma lasciando un segno indelebile, della stazza di Ceccherini e Laurenti, in cui il secondo fa da spalla al toscano, pasticceri pasticcioni e uniti da un fermo rapporto omosessuale che li fa pure partecipare a feste appositamente preparate, mentre durante il lavoro discutono aspramente e maltrattano i clienti senza un motivo apparente. Lodevole anche l’articolata gag del parrucchino di Molteni, diviso fra la piscina riempita e il cane che assomiglia a un ferro da stiro. Funziona anche l’inedita contaminazione fra fiorentino e napoletano, alla quale assistiamo in un sottofinale moderatamente epico e soffuso di luci rossastre come in un tramonto occidentale. Uno dei film di Pieraccioni meglio costruiti e più ricchi di gustosi e sfiziosi particolari, ben lungi dall’assurgere a rango di capolavoro ma senza dubbio pensato, scritto e girato con sapiente mestiere, che non eccede in nessun ambito e centra il bersaglio almeno sette volte su dieci. Non è malaccio.

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