carmine antonello villani
|
martedì 9 marzo 2010
|
il rugby al servizio del cinema civile
|
|
|
|
Cinema civile per Clint Eastwood che in quest’ultimo lavoro porta sullo schermo Nelson Mandela ed i suoi primi anni alla guida del Sudafrica. Siamo nel febbraio del 1991, il leader nero che ha combattuto l’apartheid, prima come attivista e poi come detenuto, si ritrova a ricoprire la più alta carica istituzionale e con il compito di ricucire le ferite di un Paese dilaniato dalla segregazione razziale. Forse non il migliore film per il vecchio pistolero, eppure “Invictus” ha il potere di coinvolgere lo spettatore nel riscatto di un popolo oppresso dai fratelli “afrikaner” attraverso una memorabile vittoria sui campi d’erba. Potere dello sport, la speranza tiene alto il morale di una squadra sconfitta in partenza mentre le parole possono fare miracoli se l’obiettivo non è solo una coppa del mondo ma pure l’unità nazionale.
[+]
Cinema civile per Clint Eastwood che in quest’ultimo lavoro porta sullo schermo Nelson Mandela ed i suoi primi anni alla guida del Sudafrica. Siamo nel febbraio del 1991, il leader nero che ha combattuto l’apartheid, prima come attivista e poi come detenuto, si ritrova a ricoprire la più alta carica istituzionale e con il compito di ricucire le ferite di un Paese dilaniato dalla segregazione razziale. Forse non il migliore film per il vecchio pistolero, eppure “Invictus” ha il potere di coinvolgere lo spettatore nel riscatto di un popolo oppresso dai fratelli “afrikaner” attraverso una memorabile vittoria sui campi d’erba. Potere dello sport, la speranza tiene alto il morale di una squadra sconfitta in partenza mentre le parole possono fare miracoli se l’obiettivo non è solo una coppa del mondo ma pure l’unità nazionale. Ispirato a fatti realmente accaduti –toccante il Presidente vestito con la maglia della squadra dei Springboks- il regista californiano prende a pretesto il rugby per parlare di fratellanza, il motto decoubertiano non trova terreno fertile solo tra i giocatori e supera ostacoli che prima si credevano insuperabili. Retorico in alcune parti Eastwood dà il meglio di sé con l’agonismo di una squadra intenzionata a vincere ad ogni costo negli stadi stracolmi di tifosi. Matt Damon, nel ruolo del capitano Francois Pienaar, e Morgan Freeman, nel panni di Nelson Mandela, sono diretti in maniera impeccabile: Madiba ed il popolo nero ringraziano.
Carmine Antonello Villani
(Salerno)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a carmine antonello villani »
[ - ] lascia un commento a carmine antonello villani »
|
|
d'accordo? |
|
domenico argondizzo
|
martedì 9 marzo 2010
|
invitto - il male non è inevitabile
|
|
|
|
Questo film-documentario stimola alcune considerazioni. Dietro un evento positivo, quale l’evoluzione democratica del Sud Africa, non vi è necessariamente una realtà di più facile pacificazione, rispetto a quella - ad esempio - mediorientale (si pensi solo alla diversa sorte toccata a Nelson Mandela, rispetto alla vita spezzata di Isaac Rabin). Che il supermento dell’apartheid non sia comunque una passeggiata trapela dall’atmosfera, dalle scene del film, anche se il registro tende al celebrativo. L’aereo che vola a bassa quota sullo stadio, mi ha fatto pensare più ai cannoni puntati su La Moneda che non all’11 settembre. Il finale felice del mondiale di rugdy, della rivoluzione sociale e culturale, è frutto, e merito, delle scelte di tante persone, della Fortuna (intesa come casualità, non come virtù né come provvidenza), dell’etica dei singoli (a cominciare da Madiba).
[+]
Questo film-documentario stimola alcune considerazioni. Dietro un evento positivo, quale l’evoluzione democratica del Sud Africa, non vi è necessariamente una realtà di più facile pacificazione, rispetto a quella - ad esempio - mediorientale (si pensi solo alla diversa sorte toccata a Nelson Mandela, rispetto alla vita spezzata di Isaac Rabin). Che il supermento dell’apartheid non sia comunque una passeggiata trapela dall’atmosfera, dalle scene del film, anche se il registro tende al celebrativo. L’aereo che vola a bassa quota sullo stadio, mi ha fatto pensare più ai cannoni puntati su La Moneda che non all’11 settembre. Il finale felice del mondiale di rugdy, della rivoluzione sociale e culturale, è frutto, e merito, delle scelte di tante persone, della Fortuna (intesa come casualità, non come virtù né come provvidenza), dell’etica dei singoli (a cominciare da Madiba). Lo sport come occasione per cominciare a costruire un senso di appartenenza comune; l’arte (in questo caso: la poesia, la musica e le canzoni) come espressione dell’anima ed alimento della tensione etica. L’opera di Clint mi ha dato gioia e speranza nel futuro, e consapevolezza che qualcosa di diverso avrebbe potuto essere in Palestina-Israele e Cile. Il male non è inevitabile.
[-]
[+] ...all'ultimo momento un controordine...
(di il poeta marylory)
[ - ] ...all'ultimo momento un controordine...
|
|
[+] lascia un commento a domenico argondizzo »
[ - ] lascia un commento a domenico argondizzo »
|
|
d'accordo? |
|
alexpark
|
martedì 18 gennaio 2011
|
clint divulga l'esperienza di mandela con bravura
|
|
|
|
Questa volta Clint Eastwood prende spunto dal libro di John Carlin "Ama il tuo nemico" e ci narra senza scrupoli e con molti particolari quello che poco tempo fa è stato il mito di Mandela.Mandela ritorna libero dopo ventisette anni nel 1990 e subito si impegna per dare al suo paese ciò che non è riuscito a dare negli anni precedenti.Provato dall'esperienza a Robben Island vuole conciliare il desiderio di riscatto dei neri e le paure dei bianchi così da formare una nazione unita e stabile.Dopo aver ottenuto la presidenza il suo cammino appare ancora più arduo e molti sono ancora i bianchi che non riescono a credere in lui e i neri che non riescono a perdonare i bianchi da cui fino a pochi giorni prima erano stati maltrattati.
[+]
Questa volta Clint Eastwood prende spunto dal libro di John Carlin "Ama il tuo nemico" e ci narra senza scrupoli e con molti particolari quello che poco tempo fa è stato il mito di Mandela.Mandela ritorna libero dopo ventisette anni nel 1990 e subito si impegna per dare al suo paese ciò che non è riuscito a dare negli anni precedenti.Provato dall'esperienza a Robben Island vuole conciliare il desiderio di riscatto dei neri e le paure dei bianchi così da formare una nazione unita e stabile.Dopo aver ottenuto la presidenza il suo cammino appare ancora più arduo e molti sono ancora i bianchi che non riescono a credere in lui e i neri che non riescono a perdonare i bianchi da cui fino a pochi giorni prima erano stati maltrattati.Mandela allora vuole tentare una soluzione molto rischiosa che potrebbe addirittura far sfumare la riconoscenza dei neri verso il loro presidente:decide di usare il rugby,sport simbolo dell'Apartheid,come mezzo di riconciliazione tra bianchi e neri.Il primo dei bianchi a essere ammaliato dal carisma del presidente è François Pienaar,capitano della nazionale sudafricana di rugby(Springbooks).Pienaar sarà solo il primo fra i tanti che saranno conquistati dalla figura semplice ma speciale del nuovo presidente e sarà proprio una partita di rugby a sancire un duratura unione tra tutti i cittadini del Sudafrica.Ancora una volta Clint non ci delude e riesce ad emozionare il pubblico narrando questa battaglia per l'unità nazionale in modo trasparente e naturale.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alexpark »
[ - ] lascia un commento a alexpark »
|
|
d'accordo? |
|
williamdionisi
|
domenica 15 dicembre 2013
|
un film per ricordare...
|
|
|
|
E' morto Nelson Mandela. E si, è questa la trieste notizia di qualche giorno fa. Abbiamo perduto uno degli uomini che hanno cambiato il mondo moderno, in bene. Ex Presidente del Sudafrica e premio Nobel per la pace ha regalato al mondo insegnamenti di vita molto importanti, che possiamo riascoltare guardando questo film: L'invincibile, tratto dal romanzo "Ama il tuo nemico" (a sua volta tratto da eventi realmente accaduti), che racconta di come Mandela lottò per l'unificazione di un paese pervaso da razzismo e pregiudizi...
L'apartheid è finita, ma il Sudafrica è separata da un confine di spine che divide bianchi e neri che sembra invalicabile.
[+]
E' morto Nelson Mandela. E si, è questa la trieste notizia di qualche giorno fa. Abbiamo perduto uno degli uomini che hanno cambiato il mondo moderno, in bene. Ex Presidente del Sudafrica e premio Nobel per la pace ha regalato al mondo insegnamenti di vita molto importanti, che possiamo riascoltare guardando questo film: L'invincibile, tratto dal romanzo "Ama il tuo nemico" (a sua volta tratto da eventi realmente accaduti), che racconta di come Mandela lottò per l'unificazione di un paese pervaso da razzismo e pregiudizi...
L'apartheid è finita, ma il Sudafrica è separata da un confine di spine che divide bianchi e neri che sembra invalicabile. Nelson Mandela (Morgan Freeman) dopo 26 lunghi anni di prigionia e di nuovo libero, ed il 1994 quando viene eletto Presidente. Come detto, il suo obiettivo principale è la riunificazione cittadina, l'unità fa la forza; e non c'è arma più potente dell'educazione che può cambiare il mondo.
La sua brillante idea è quella di riappacificare la nazione attraverso lo sport, il rugby per l'esattezza, che in questo periodo è sorretto da un piedistallo più che traballente: la nazionale di rugby è sostenuta da tutti, solamente che i colori delle maglie sono i vecchi colori simboleggianti l'hapartheid, e per questo motivo le popolazioni nere vorrebbero rivoluzionare la situazione cancellando l'unico punto d'incontro tra le due etnie...ed è proprio qui che entra in gioco Mandela, pronunciando una delle frasi più ricche di significatto che possano essere formulate: Ama il tuo nemico, se non siamo capaci di perdonare il mondo continuerà ad essere diviso da questa spaccatura, il perdono cambia il mondo.
Ed è così che la nazionale di rugby Sudafricana rimase intatta...questo però non bastava, alla gente non importava di sostenere una squadra che non aveva alcuna speranza ai mondiali, che si sarebbero svolti proprio quell'anno in Sudafrica. Così Mandela convocò Francois Pienaar (Matt Damon), il capitano della nazionale di rugby, per un incontro nel quale gli parlò dell'importanza che rivestiva lui nella carica di capitano e di come tutto sarebbe cambiato se la squadra fosse stata vincente: bianchi e neri uniti da un sogno comune, quello che la propria nazionale vinca il mondiale, avrebbe fatto cadere le barriere razzieli ed i pregiudizi.
Francois, illuminato dal discorso del Presidente trovò le energie e le forze per guidare la squadra fino al titolo, dove, da sfavoritissimi si aggiudicarono la coppa battendo in finale la temutissima Nuova Zelanda, quella degli All Blacks.
Per quanto incredibilmente fantasiosa possa sembrare questa storia è proprio così che andò, il Sudafrica vinse i mondiali e Mandela raggiunse il suo obiettivo.
Dopo avervi descritto la trama di questo fantastico film, a cui non dò 5 stelle solamente per il fatto che la regia in alcuni tratti non mi è piaciuta, ma tutto il resto è eccellente, vorrei fare delle considerazioni personali legate a questo tema.
Per me rividere il film è stato un mezzo per ripensare a quei importanti insegnamenti, che tutti abbiamo più volte risentito, ma credo dovremmo ascoltare ancora più volte: quelle parole sagge, se venissere capite da tutti porterrebbo alla fine delle guerra e di tutta la malvagità che ancora persiste. Penso dunque che Mandela non se ne sia andato per sembre, lui resterà sempre grazie ad i suoi insegnamenti, come il simbolo di un uomo che non si è mai arreso, anche quando gli sarebbe stato conveniente.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a williamdionisi »
[ - ] lascia un commento a williamdionisi »
|
|
d'accordo? |
|
great steven
|
venerdì 9 gennaio 2015
|
eastwood sorprende ancora. ottimi freeman e damon.
|
|
|
|
INVICTUS (USA, 2010) diretto da CLINT EASTWOOD. Interpretato da MORGAN FREEMAN, MATT DAMON, TONY KGOROGE, PATRICK MOFOKENG, MATT STERN, SCOTT EASTWOOD, ADJOA ANDOH, JULIAN LEWIS JONES, LELETI KHUMALO, MARGUERITE WHEATLEY, MCNIEL HENDRIKS
Periodo di sei anni nella vita di Nelson Mandela (1918-2013), figlio di un capotribù, laureato in giurisprudenza e avvocato di professione, eletto presidente della Repubblica Sudafricana nelle prime elezioni libere multietniche del 1994, dall’11 febbraio 1990 quando uscì dal carcere speciale dov’era stato rinchiuso per ventisei anni, fino al 24 giugno 1995, giorno in cui la squadra sudafricana degli Springboks vinse a sorpresa il Campionato Mondiale di Rugby.
[+]
INVICTUS (USA, 2010) diretto da CLINT EASTWOOD. Interpretato da MORGAN FREEMAN, MATT DAMON, TONY KGOROGE, PATRICK MOFOKENG, MATT STERN, SCOTT EASTWOOD, ADJOA ANDOH, JULIAN LEWIS JONES, LELETI KHUMALO, MARGUERITE WHEATLEY, MCNIEL HENDRIKS
Periodo di sei anni nella vita di Nelson Mandela (1918-2013), figlio di un capotribù, laureato in giurisprudenza e avvocato di professione, eletto presidente della Repubblica Sudafricana nelle prime elezioni libere multietniche del 1994, dall’11 febbraio 1990 quando uscì dal carcere speciale dov’era stato rinchiuso per ventisei anni, fino al 24 giugno 1995, giorno in cui la squadra sudafricana degli Springboks vinse a sorpresa il Campionato Mondiale di Rugby. Madiba (come lo chiamavano i suoi più stretti collaboratori) volle personalmente incitare e motivare il capitano di questo team reduce da un lungo periodo di sconfitte, François Pienaar, in quanto una vittoria ad una competizione sportiva così importante avrebbe significato un riavvicinamento fondamentale e definitivo tra la comunità bianca degli afrikaans e la popolazione di pelle scura residenti nel paese. François, galvanizzato dalle parole incalzanti del presidente, riesce a infondere l’ottimismo e il coraggio nella sua squadra e, dopo un allenamento estenuante ma utilissimo, porta i suoi ragazzi a vincere l’attesissima finale contro i temibili All Black neozelandesi. Scritto dal sudafricano Anthony Peckham e basato sul volume del giornalista John Carlin Playing the Enemy ( Ama il tuo nemico, uscito nel 2008). Coprodotto dalla Malpaso e diretto da Eastwood (a poca distanza dagli ottant’anni), interamente girato in Sudafrica con seicento effetti digitali, tra cui quelli che permisero di moltiplicare le 2000 comparse in 62.000 spettatori allo stadio Ellis Park di Johannesburg. Due dei nove figli (da cinque mogli) di Eastwood nel cast: il musicista e compositore Kyle e l’attore Scott nei panni del giocatore Joel Stransky che realizza i calci piazzati. Invictus (indomabile), vocabolo inesistente nell’Oxford Universal Dictionary, è tratto da un componimento poetico dell’inglese William Ernest Henley (1849-1903) che finisce così: “Io sono il padrone del mio destino / io sono il capitano della mia anima”. Le stesse significative parole che concludono questo capolavoro stilistico e artistico. Abbiamo a che fare con un’opera cinematografica su Mandela e, insieme, sul rugby (sport, come il football, inventato dai britannici) di cui il magnanimo e tollerante politico si servì per riunire nella “nazione arcobaleno” le due comunità dei bianchi afrikaners (discendenti dei colonizzatori olandesi) e dei neri che dell’apartheid furono per secoli vittime sfruttate e alienate. L’unica pecca di questo film sta probabilmente nei suoi limiti di bio-pic, e questo lo fa apparire quasi come un film su commissione, benché il rischio dell’agiografia sia quasi completamente evitato con delle mosse da campione. Risulta a tratti didattico e ripetitivo, ma per nulla semplicistico o monocorde, e sicuramente non gliene si può fare una colpa, sarebbe ingeneroso. Le due carte vincenti si riscontrano in M. Freeman e M. Damon: entrambi si impegnano a fondo per regalare ad un pubblico affamato ed esigente una coppia di personaggi realmente vissuti meticolosi fin nei dettagli e appassionanti per la loro ricerca della vittoria e di un successo tutt’altro che egoistico e narcisistico. Il primo impressiona positivamente per il suo Nelson coerente e razionale, mentre il secondo è perfetto nel ruolo del capitano instancabile, pronto alle sfide e dotato di una carica reattiva praticamente inesauribile. Eastwood, da bravo repubblicano nel cuore quale è, dirige la pellicola senza politicizzare eccessivamente il discorso sul razzismo e sull’accettazione delle etnie differenti tra loro, e la sua magistralità appare soprattutto nei passaggi in cui il dialogo sociale veicola significati profondi riguardanti il pathos, il riscatto, la necessità di primeggiare senza voler per forza strafare, l’audacia occorrente per raggiungere ottimi risultati e la capacità di risollevarsi dalle sconfitte. Ormai Clint, coi suoi quarant’anni e passa di esperienza registica, è ben lungi dall’inciampare in progetti filmici scadenti o inappropriati, e infatti, ogni volta che un suo film approda nelle sale, riesce a conquistare un trionfo di critica e pubblico (più spesso di critica, comunque, e purtroppo) che lo rende contento fino all’ultima goccia di sangue e lo spinge a fare ancora meglio nella prova successiva. Gli attori di contorno (fra cui spiccano i collaboratori fidati di Mandela, i suoi poliziotti che gli fanno da body-guard e i giocatori degli Springboks) si danno da fare e dimostrano una bravura non indifferente e non trascurabile. Inserito nel National Board of Review Awards tra i migliori dieci film del 2010. Distribuisce Warner Bros.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a great steven »
[ - ] lascia un commento a great steven »
|
|
d'accordo? |
|
federinik
|
sabato 10 aprile 2010
|
gloria per il popolo
|
|
|
|
Premessa: non è la storia di Nelson Mandela.
Dato di fatto: si tratta di un film sul carattere di Nelson Mandela e il suo condizionamento motivazionale su giocatori della mitica nazionale di rugby del Sudafrica.
Siamo nel 1995 e la Coppa del Mondo di rugby si svolge in Sudafrica. La nazionale di rugby del Sudafrica parte sfavorita, gioca male inizialmente, poi in seguito il cambio del tecnico impone un nuovo spirito, dettato da Mandela attraverso il capitano François Pienaar, e un nuovo sistema di allenamento e di gioco. I lottatori entrano in campo e sono più veloci, la forma ora c’è, per correre dritti verso una finale piuttosto combattuta contro i bisonti della Nuova Zelanda. Il privato di Nelson Mandela è esibito nei minimi termini negli interni delle situazioni e delle relazioni quotidiane di diplomazia con segretarie e coordinatori, oltre alle forze dell’ordine (gustosi siparietti fra bianchi e neri) che controllano gli stadi durante i match.
[+]
Premessa: non è la storia di Nelson Mandela.
Dato di fatto: si tratta di un film sul carattere di Nelson Mandela e il suo condizionamento motivazionale su giocatori della mitica nazionale di rugby del Sudafrica.
Siamo nel 1995 e la Coppa del Mondo di rugby si svolge in Sudafrica. La nazionale di rugby del Sudafrica parte sfavorita, gioca male inizialmente, poi in seguito il cambio del tecnico impone un nuovo spirito, dettato da Mandela attraverso il capitano François Pienaar, e un nuovo sistema di allenamento e di gioco. I lottatori entrano in campo e sono più veloci, la forma ora c’è, per correre dritti verso una finale piuttosto combattuta contro i bisonti della Nuova Zelanda. Il privato di Nelson Mandela è esibito nei minimi termini negli interni delle situazioni e delle relazioni quotidiane di diplomazia con segretarie e coordinatori, oltre alle forze dell’ordine (gustosi siparietti fra bianchi e neri) che controllano gli stadi durante i match. Morgan Freeman trova la giusta misura di fronte al mito di Mandela. Le somiglianze, soprattutto fra gli sportivi, sono impressionanti, e lo possiamo notare dalle immagini sui titoli di coda. Su tutti, Matt Damon è perfetto per il ruolo del biondo capitano Pienaar.
Eastwood ci dona un film verde e oro,in tutti i sensi, come i colori della bandiera della nazione sudafricana. A partire proprio dai colori che si alternano ripetutamente sullo schermo, nella bellezza sfavillante delle immense e ripetute panoramiche a scorcio dello stadio in tumulto, per esaltare uno spettacolo da cinema classico, nella sua tradizione, fuori del tempo. Film coinvolgente e commovente su più piani, soprattutto nella seconda parte, dove la battaglia finale si avvicina e diviene incalzante, grazie al giusto dosaggio di quelli che sono gli elementi cardine del suo cinema; ovvero l’esaltazione del coraggio e della fraternità come simbolo del perdono, stavolta senza il cinismo dei suoi ultimi capolavori, ma piuttosto con quel pizzico di ironia e spensieratezza che contraddistingueva lo spirito di Mandela.
Su tutte, si veda la scena della partita che i giocatori della nazionale organizzano con i bambini poveri, nel campo di terra in mezzo alle baracche. C’è tutta l’epica del grande cinema d’impegno e di buoni e sani sentimenti ragionati e ragionanti. Immagini che quasi beatificano le ideologie di un popolo e del suo più grande mito. Quindi, una regia classica, nel puro stile Eastwood, con momenti di alto intrattenimento che va a braccetto con il misurato impegno, e si accenna alla vita privata e politica di Mandela, ma viene lasciata abilmente in secondo piano. Il film d’altronde non avrebbe potuto richiedere il rigore e la controllata suspense di drammi possenti come Mystic River, The Million Dollar Baby o Gran Torino, il suo ultimo straordinario film, piuttosto Invictus (ovvero invincibile, rivolto a Mandela) è un capolavoro del cinema sportivo, probabilmente più coinvolgente e credibile, persino nella psicologie dei personaggi della storia, del celebre Fuga per la vittoria del veterano John Huston.
Il rugby non sarà uno sport per tutti, non sarà bello a guardarsi (eccetto forse per focose fanciulle gridanti alla fiera dell’esibizionismo muscolare spettacoloso), ma in questo caso per tutto conta il grado di coinvolgimento piuttosto alto, quando dietro alla macchina da presa c’è un maestro che ha raggiunto ormai da una quindicina d’anni circa la sua piena maturità artistica. Senza dubbio il film del mese di febbraio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a federinik »
[ - ] lascia un commento a federinik »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
venerdì 15 febbraio 2019
|
non solo sport, buena suerte
|
|
|
|
Da "Playing the Enemy", romanzo di John Carlin, questo straordinario"Invictus"(2009), bellissima e struggente biografia filmica di Nelson Mandela firmata da quel vero maestro di cinema, più considerato in Francia che negli USA, a livello critico(non parliamo dell'Italia...)che è Clint Eastwood(qui supportato anche dalle belle musiche del figlio Kyle). Biografia rispettosa, che però non santifica Mandela, ma ne fa, giustamente, un personaggio "umano", un eroe, se si vuole(chi scrive direbbe senz'altro così)delle convivenza umana, non un"santo". Al tempo stesso, comunque, vede e fa vedere anche il Mandela realista, nel segno di Machiavelli, non di Richelieu.
[+]
Da "Playing the Enemy", romanzo di John Carlin, questo straordinario"Invictus"(2009), bellissima e struggente biografia filmica di Nelson Mandela firmata da quel vero maestro di cinema, più considerato in Francia che negli USA, a livello critico(non parliamo dell'Italia...)che è Clint Eastwood(qui supportato anche dalle belle musiche del figlio Kyle). Biografia rispettosa, che però non santifica Mandela, ma ne fa, giustamente, un personaggio "umano", un eroe, se si vuole(chi scrive direbbe senz'altro così)delle convivenza umana, non un"santo". Al tempo stesso, comunque, vede e fa vedere anche il Mandela realista, nel segno di Machiavelli, non di Richelieu. la decisione del compianto presidente del"South-Africa"di mantenere in piedi, anzi di valorizzare la squadra sudafricana di rugby fino a farle vincere(nel 1995)il cam,pionato mondiale. Era l'odiata squadra degli Springboks, quasi unicamente composta da bianchi, dunque identificata con il pregime dell'apartheid(Botha, De Clerc etc.), ma Mandela aveva già accettato una scorta composta anch'essa da soli bianchi...Diplomazia al servizio della pace, dell'evitamento della guerra civile... Grande Morgan Freeman come Mandela, benissimo anche Matt Damon nel ruolo del capitano della squadra di rugby. Un film che coinvolge anche chi(come appunto chi scrive)che non capisce nulla di sporte e non lo segue, proprio perché l'aspetto sportivo è ovviamente(direi necessariamente)presente, ma non determinante, comunque non la causa unica e vera di tutto. El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
joker79
|
sabato 27 febbraio 2010
|
anima indomabile
|
|
|
|
Eastwood segna un altro colpo da vero INDOMABILE.A qualche mese da un nuovo mondiale in Sud Africa Clint sceglie questa nazione e la sua storia da raccontare. All'indomani delle elezioni, che hanno celebrato la fine dell'apartheid e la vittoria di Mandela alla presidenza, il Sud Africa si ritrova ancora senza un'identità nazionale ed una coscienza civile. Mandela, accantonando scadenze protocollari,trova una soluzione insolita per aggregare il suo popolo: il rugby.Anche in questo percorso Eastwood celebra alcuni dei temi trattati in altri pezzi del proprio mosaico. E' paradossale pensare che la fratellanza e la tolleranza siano fiamme così alte nel cuore di un vecchio wasp come lui. Eppure il sentimento è genuino mai sbavato a volte velato come i ricordi di un perseguitato politico,che dopo 27 anni di prigionia e lavoro professa il rifiuto gandhiano e la conciliazione come unica via elegibile per evitare il disastro.
[+]
Eastwood segna un altro colpo da vero INDOMABILE.A qualche mese da un nuovo mondiale in Sud Africa Clint sceglie questa nazione e la sua storia da raccontare. All'indomani delle elezioni, che hanno celebrato la fine dell'apartheid e la vittoria di Mandela alla presidenza, il Sud Africa si ritrova ancora senza un'identità nazionale ed una coscienza civile. Mandela, accantonando scadenze protocollari,trova una soluzione insolita per aggregare il suo popolo: il rugby.Anche in questo percorso Eastwood celebra alcuni dei temi trattati in altri pezzi del proprio mosaico. E' paradossale pensare che la fratellanza e la tolleranza siano fiamme così alte nel cuore di un vecchio wasp come lui. Eppure il sentimento è genuino mai sbavato a volte velato come i ricordi di un perseguitato politico,che dopo 27 anni di prigionia e lavoro professa il rifiuto gandhiano e la conciliazione come unica via elegibile per evitare il disastro.La costanza con cui il regista celebra questo accostamento è impagabile. Lo avevamo già visto in altro ambito(pensiamo a Letters from IWO e Gran Torino),ma in questo film è caldo, fermo, risoluto, inesorabile, invincible. Lo sport è visto come fenomeno di aggregazione popolare di unico valore. Su di un campo l'odio non può esistere nè può avere colore, forma o razza. Questo lo sapeva Mandela ma lo sa anche Eastwood.Colpisce come Mandela abbia scelto uno sport come il rugby, di inglesi natali, forte,fisico,violento per insegnare al proprio popolo l'uguaglianza nella diversità, il confronto nel conflitto, la tolleranza nel pregiudizio.La colonna sonora è curata anche in questo film dal figlio Kyle, ormai lanciato nella dimensione paterna. Lo sport non è solo passione,sacrificio,sudore e talvolta cocente dolore della sconfitta, ma è e dovrebbe essere "quel capo che nonostante i colpi d'ascia della sorte non si china". Clint celebra il valore della vera leadership, che non è fatta di meeting ed accordi internazionali, ma di esempi da dare e da celebrare.Riservato a tutte le anime indomabili!
[-]
[+] sport!!
(di spider84)
[ - ] sport!!
|
|
[+] lascia un commento a joker79 »
[ - ] lascia un commento a joker79 »
|
|
d'accordo? |
|
luca scialò
|
giovedì 22 luglio 2010
|
lo sport come cura dei malesseri sociali
|
|
|
|
Nelson Mandela è stato appena eletto Presidente del Sudafrica, dopo aver scontato oltre vent'anni di carcere durante gli anni bui dell'Apartheid con l'accusa di terrorismo. Tra mille difficoltà cerca di ricucire un Paese dove i problemi economici e sociali sono molteplici, accentuati da una divisione razziale difficile da smussare. Allora decide di sfruttare il più popolare sport del Paese, il Rugby, per permettere il riavvicinamento del popolo bianco con quello nero, sfruttando proprio l'occasione dei Mondiali di Rugby programmati per il 1995 nel suo Paese. Del resto, la stessa nazionale di Rugby era simbolo dell'Apartheid, visto che vi militavano tutti giocatori bianchi eccetto uno.
[+]
Nelson Mandela è stato appena eletto Presidente del Sudafrica, dopo aver scontato oltre vent'anni di carcere durante gli anni bui dell'Apartheid con l'accusa di terrorismo. Tra mille difficoltà cerca di ricucire un Paese dove i problemi economici e sociali sono molteplici, accentuati da una divisione razziale difficile da smussare. Allora decide di sfruttare il più popolare sport del Paese, il Rugby, per permettere il riavvicinamento del popolo bianco con quello nero, sfruttando proprio l'occasione dei Mondiali di Rugby programmati per il 1995 nel suo Paese. Del resto, la stessa nazionale di Rugby era simbolo dell'Apartheid, visto che vi militavano tutti giocatori bianchi eccetto uno. La sua strategia, ovviamente, troverà molte difficoltà e scetticismo sul suo cammino, anche da parte di chi, come lui, l'Apartheid l'ha atrocemente subito...
Clint Eastwood ci racconta la vita di Mandela e una vicenda vergognosa qual è stata l'Apartheid, da un'altra angolazione, rivelandosi ancora una volta un regista che ama raccontare le storie da angolature inusuali e non comuni. Il tema scelto per farlo è di fatto il Rugby, scelta ancora più azzeccata considerando che un anno dopo l'uscita del film al cinema, si sono svolti i Mondiali di calcio in Sudafrica.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scialò »
[ - ] lascia un commento a luca scialò »
|
|
d'accordo? |
|
joker 91
|
venerdì 24 dicembre 2010
|
mndela affrontato da eastwood
|
|
|
|
un film superbo per l'argomento che tratta ovvero quello sportivo,Freeman e Damon sono ancora una volta bravissimi nei loro rispettivi ruoli,messaggi importanti di un uomo che ha fatto la storia di una nazione da cui prendere esempio, una colonna sonora stupenda ed ripresa partita con telecamera in modo azzeccatissimo il tutto unito al cinema classico di un genio Chiamato Clint Eastwood. Un grande film per chi ama ancora il cinema,quello vero non alla Blockbuster spider-man o dark knight
|
|
[+] lascia un commento a joker 91 »
[ - ] lascia un commento a joker 91 »
|
|
d'accordo? |
|
|