Invictus - L'Invincibile |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Morgan Freeman, Matt Damon, Tony Kgoroge, Patrick Mofokeng.
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Titolo originale Invictus.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 134 min.
- USA 2009.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 26 febbraio 2010.
MYMONETRO
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GLORIA PER IL POPOLO
di FederinikFeedback: 1308 | altri commenti e recensioni di Federinik |
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sabato 10 aprile 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Premessa: non è la storia di Nelson Mandela. Dato di fatto: si tratta di un film sul carattere di Nelson Mandela e il suo condizionamento motivazionale su giocatori della mitica nazionale di rugby del Sudafrica. Siamo nel 1995 e la Coppa del Mondo di rugby si svolge in Sudafrica. La nazionale di rugby del Sudafrica parte sfavorita, gioca male inizialmente, poi in seguito il cambio del tecnico impone un nuovo spirito, dettato da Mandela attraverso il capitano François Pienaar, e un nuovo sistema di allenamento e di gioco. I lottatori entrano in campo e sono più veloci, la forma ora c’è, per correre dritti verso una finale piuttosto combattuta contro i bisonti della Nuova Zelanda. Il privato di Nelson Mandela è esibito nei minimi termini negli interni delle situazioni e delle relazioni quotidiane di diplomazia con segretarie e coordinatori, oltre alle forze dell’ordine (gustosi siparietti fra bianchi e neri) che controllano gli stadi durante i match. Morgan Freeman trova la giusta misura di fronte al mito di Mandela. Le somiglianze, soprattutto fra gli sportivi, sono impressionanti, e lo possiamo notare dalle immagini sui titoli di coda. Su tutti, Matt Damon è perfetto per il ruolo del biondo capitano Pienaar. Eastwood ci dona un film verde e oro,in tutti i sensi, come i colori della bandiera della nazione sudafricana. A partire proprio dai colori che si alternano ripetutamente sullo schermo, nella bellezza sfavillante delle immense e ripetute panoramiche a scorcio dello stadio in tumulto, per esaltare uno spettacolo da cinema classico, nella sua tradizione, fuori del tempo. Film coinvolgente e commovente su più piani, soprattutto nella seconda parte, dove la battaglia finale si avvicina e diviene incalzante, grazie al giusto dosaggio di quelli che sono gli elementi cardine del suo cinema; ovvero l’esaltazione del coraggio e della fraternità come simbolo del perdono, stavolta senza il cinismo dei suoi ultimi capolavori, ma piuttosto con quel pizzico di ironia e spensieratezza che contraddistingueva lo spirito di Mandela. Su tutte, si veda la scena della partita che i giocatori della nazionale organizzano con i bambini poveri, nel campo di terra in mezzo alle baracche. C’è tutta l’epica del grande cinema d’impegno e di buoni e sani sentimenti ragionati e ragionanti. Immagini che quasi beatificano le ideologie di un popolo e del suo più grande mito. Quindi, una regia classica, nel puro stile Eastwood, con momenti di alto intrattenimento che va a braccetto con il misurato impegno, e si accenna alla vita privata e politica di Mandela, ma viene lasciata abilmente in secondo piano. Il film d’altronde non avrebbe potuto richiedere il rigore e la controllata suspense di drammi possenti come Mystic River, The Million Dollar Baby o Gran Torino, il suo ultimo straordinario film, piuttosto Invictus (ovvero invincibile, rivolto a Mandela) è un capolavoro del cinema sportivo, probabilmente più coinvolgente e credibile, persino nella psicologie dei personaggi della storia, del celebre Fuga per la vittoria del veterano John Huston. Il rugby non sarà uno sport per tutti, non sarà bello a guardarsi (eccetto forse per focose fanciulle gridanti alla fiera dell’esibizionismo muscolare spettacoloso), ma in questo caso per tutto conta il grado di coinvolgimento piuttosto alto, quando dietro alla macchina da presa c’è un maestro che ha raggiunto ormai da una quindicina d’anni circa la sua piena maturità artistica. Senza dubbio il film del mese di febbraio.
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