Invictus - L'Invincibile |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Morgan Freeman, Matt Damon, Tony Kgoroge, Patrick Mofokeng.
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Titolo originale Invictus.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 134 min.
- USA 2009.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 26 febbraio 2010.
MYMONETRO
Invictus - L'Invincibile
valutazione media:
3,89
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Eastwood sorprende ancora. Ottimi Freeman e Damon.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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venerdì 9 gennaio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
INVICTUS (USA, 2010) diretto da CLINT EASTWOOD. Interpretato da MORGAN FREEMAN, MATT DAMON, TONY KGOROGE, PATRICK MOFOKENG, MATT STERN, SCOTT EASTWOOD, ADJOA ANDOH, JULIAN LEWIS JONES, LELETI KHUMALO, MARGUERITE WHEATLEY, MCNIEL HENDRIKS
Periodo di sei anni nella vita di Nelson Mandela (1918-2013), figlio di un capotribù, laureato in giurisprudenza e avvocato di professione, eletto presidente della Repubblica Sudafricana nelle prime elezioni libere multietniche del 1994, dall’11 febbraio 1990 quando uscì dal carcere speciale dov’era stato rinchiuso per ventisei anni, fino al 24 giugno 1995, giorno in cui la squadra sudafricana degli Springboks vinse a sorpresa il Campionato Mondiale di Rugby. Madiba (come lo chiamavano i suoi più stretti collaboratori) volle personalmente incitare e motivare il capitano di questo team reduce da un lungo periodo di sconfitte, François Pienaar, in quanto una vittoria ad una competizione sportiva così importante avrebbe significato un riavvicinamento fondamentale e definitivo tra la comunità bianca degli afrikaans e la popolazione di pelle scura residenti nel paese. François, galvanizzato dalle parole incalzanti del presidente, riesce a infondere l’ottimismo e il coraggio nella sua squadra e, dopo un allenamento estenuante ma utilissimo, porta i suoi ragazzi a vincere l’attesissima finale contro i temibili All Black neozelandesi. Scritto dal sudafricano Anthony Peckham e basato sul volume del giornalista John Carlin Playing the Enemy (Ama il tuo nemico, uscito nel 2008). Coprodotto dalla Malpaso e diretto da Eastwood (a poca distanza dagli ottant’anni), interamente girato in Sudafrica con seicento effetti digitali, tra cui quelli che permisero di moltiplicare le 2000 comparse in 62.000 spettatori allo stadio Ellis Park di Johannesburg. Due dei nove figli (da cinque mogli) di Eastwood nel cast: il musicista e compositore Kyle e l’attore Scott nei panni del giocatore Joel Stransky che realizza i calci piazzati. Invictus (indomabile), vocabolo inesistente nell’Oxford Universal Dictionary, è tratto da un componimento poetico dell’inglese William Ernest Henley (1849-1903) che finisce così: “Io sono il padrone del mio destino / io sono il capitano della mia anima”. Le stesse significative parole che concludono questo capolavoro stilistico e artistico. Abbiamo a che fare con un’opera cinematografica su Mandela e, insieme, sul rugby (sport, come il football, inventato dai britannici) di cui il magnanimo e tollerante politico si servì per riunire nella “nazione arcobaleno” le due comunità dei bianchi afrikaners (discendenti dei colonizzatori olandesi) e dei neri che dell’apartheid furono per secoli vittime sfruttate e alienate. L’unica pecca di questo film sta probabilmente nei suoi limiti di bio-pic, e questo lo fa apparire quasi come un film su commissione, benché il rischio dell’agiografia sia quasi completamente evitato con delle mosse da campione. Risulta a tratti didattico e ripetitivo, ma per nulla semplicistico o monocorde, e sicuramente non gliene si può fare una colpa, sarebbe ingeneroso. Le due carte vincenti si riscontrano in M. Freeman e M. Damon: entrambi si impegnano a fondo per regalare ad un pubblico affamato ed esigente una coppia di personaggi realmente vissuti meticolosi fin nei dettagli e appassionanti per la loro ricerca della vittoria e di un successo tutt’altro che egoistico e narcisistico. Il primo impressiona positivamente per il suo Nelson coerente e razionale, mentre il secondo è perfetto nel ruolo del capitano instancabile, pronto alle sfide e dotato di una carica reattiva praticamente inesauribile. Eastwood, da bravo repubblicano nel cuore quale è, dirige la pellicola senza politicizzare eccessivamente il discorso sul razzismo e sull’accettazione delle etnie differenti tra loro, e la sua magistralità appare soprattutto nei passaggi in cui il dialogo sociale veicola significati profondi riguardanti il pathos, il riscatto, la necessità di primeggiare senza voler per forza strafare, l’audacia occorrente per raggiungere ottimi risultati e la capacità di risollevarsi dalle sconfitte. Ormai Clint, coi suoi quarant’anni e passa di esperienza registica, è ben lungi dall’inciampare in progetti filmici scadenti o inappropriati, e infatti, ogni volta che un suo film approda nelle sale, riesce a conquistare un trionfo di critica e pubblico (più spesso di critica, comunque, e purtroppo) che lo rende contento fino all’ultima goccia di sangue e lo spinge a fare ancora meglio nella prova successiva. Gli attori di contorno (fra cui spiccano i collaboratori fidati di Mandela, i suoi poliziotti che gli fanno da body-guard e i giocatori degli Springboks) si danno da fare e dimostrano una bravura non indifferente e non trascurabile. Inserito nel National Board of Review Awards tra i migliori dieci film del 2010. Distribuisce Warner Bros.
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