Il profeta |
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Un film di Jacques Audiard.
Con Tahar Rahim, Niels Arestrup, Adel Bencherif, Reda Kateb, Hichem Yacoubi.
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Titolo originale Un prophète.
Drammatico,
durata 150 min.
- Francia, Italia 2009.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 19 marzo 2010.
MYMONETRO
Il profeta
valutazione media:
3,63
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La melodia della violenzadi lordrestFeedback: 5407 | altri commenti e recensioni di lordrest |
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sabato 20 marzo 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ho visto il film questo pomeriggio, e devo ammettere che mi ha sorpreso la sala piena, poiché molti film in questo periodo hanno sempre meno popolarità. Per due motivi: 1- la gente, soprattutto i giovani, va meno al cinema e 2- questi film vengono definiti noiosi e , per la seconda volta, soprattutto dalle nuove generazioni. Motivo in più perché oggi al cinema l'età media degli spettatori era largamente superiore ai sessant’anni. Passando al film, ne ho sentito parlare molto, soprattutto come unico rivale all' Oscar (peraltro mai ricevuto da ambedue) de la pellicola tedesca "Il Nastro Bianco", anche se credo che il paragone sia impossibile, pur trattandosi di due capolavori. Sarebbe come mettere sullo stesso piano "Hollywood Party" di Blake Edwards e "2001, Odissea nello Spazio" di Stanley Kubrick, entrambi sono superlativi, ma trattano temi profondamente diversi, appartengono a generi diversi, in sostanza sono stati concepiti e sviluppati in modi diversi. Vale la stessa regola per "Il Nastro Bianco" e "Il Profeta". La pellicola parla di Malik, diciannovenne arabo, orfano, emigrato in Francia ed analfabeta che finisce in prigione per un aggressione a un poliziotto, di cui nel film si fa solo un piccolo accenno nella parte iniziale. La prigione diviene per Malik una scuola di vita criminale, dove impara a uccidere, ad allearsi con gli avversari e a farsi buoni alleati. Il film, infatti, ha la sua scena clou nei quindici minuti finali, quando Malik assalta la banda rivale. Lo schermo intrappola la storia drammatica, nitida, cruda e così spaventosamente realistica, che tocca tantissimi argomenti importanti: l'immigrazione, l'uso della violenza e la vera utilità delle carceri come mezzi di rieducazione. Malik interpretato dal giovane ed esordiente Tahar Rahim è superlativo, affiancato poi dal suo mentore criminale Niels Arestrup. Jacques Audiard mi è sembrato assolutamente preparato a dare tutti gli spazi possibili agli attori. Il film in sintesi è la storia di un diciannovenne che entra in carcere da reietto e da ultimo e ne esce ricco e con un impero criminale da governare. Il film è magistrale e nei suoi centocinquanta minuti è serratissimo, anche se a circa la metà del film c'è un punto in cui il ritmo tende e diminuire per poi rialzarsi in maniera inaspettata. L'ho trovato un capolavoro. Davvero impressionante. In tutto il suo splendore questo film non va preso come un "Romanzo Criminale" alla francese, è molto di più, una piccola perla di un cinema francese più vivace che mai, che dopo averci regalato "Welcome" continua trattando ancora di problemi comuni con “Il Profeta”.
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