
Anno | 2009 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 73 minuti |
Regia di | Francesco Gatti |
MYmonetro | 2,92 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 1 febbraio 2010
CONSIGLIATO SÌ
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Sergio Battarola è un pittore della provincia di Bergamo assurto a repentina notorietà nel momento in cui Giovanni Testori, che già lo conosceva, ne valorizzò alcune opere organizzandogli una mostra e curando il catalogo a cui dedicò un'introduzione carica di rigorosa passione. In questo documentario Battarola parla di sé, della propria visione del mondo e dell'arte e del suo rapporto con il grande autore.
Francesco Gatti era bergamasco come Battarola. Era perché purtroppo un tragico avvenimento lo ha condotto alla morte nel 2008 ma continua ad 'essere' grazie al lavoro di un gruppo di amici che hanno creduto in lui e nel suo lavoro anche oltre la morte completando il lavoro di montaggio e postproduzione del film e sostenendone un'uscita nelle sale con una distribuzione indipendente. Hanno fatto bene perché in questo caso non si tratta solo di un pur importante omaggio a un amico e a un collega ma di un viaggio nelle profondità di una ricerca quasi speculare (lo specchio non manca nelle inquadrature) con più rifrazioni. Si ha come l'impressione che Gatti cercasse di specchiarsi (nel senso di scoprirsi nel profondo) in Battarola il quale, a sua volta, continua a specchiarsi in ciò che di lui seppe cogliere Testori rivelandolo a se stesso. E' un lavoro sulla morte quello di Gatti. Una morte letta nella società da cui Battarola cerca di tenersi alla giusta distanza e percorsa nelle pieghe del volto scavato del Testori ammalato. Per affrontarla c'è bisogno di una figura paterna. Gatti individua in Battarola quel figlio che Testori non poté avere e del quale pativa la mancanza. Non è certo un caso che i disegni che fecero scattare l'interesse dello scrittore nei confronti dell'opera del pittore raffigurassero dei feti così come non è un caso che Battarola fosse restio a mostrarli.
In questo sottile lavoro di ricerca della tessitura dei fili che legano le persone tra di loro e all'arte, passando anche attraverso la quotidianità c'è una sola nota stonata: la citazione da materiale di archivio di un intervento di Testori in cui, al Meeting di Rimini, esplicitava il proprio apprezzamento per Comunione e Liberazione. È una sottolineatura superflua che nulla aggiunge alla partecipe e lucida opera di un regista capace di guardare al di là delle appartenenze per indagare il mistero di quell'Uomo a cui non si possono applicare etichette e a cui Testori guardava e Battarola ancora guarda in piena libertà e con disperata speranza.
L' Italia del cinema d'autore scopre una nuova perla. Viene infatti presentato oggi a Milano il film Il figlio di Amleto , primo e unico lungometraggio di Francesco Gatti, giovane regista milanese morto alcuni mesi or sono, mentre la pellicola era in montaggio (fino al 31 gennaio al Cinema «Palestrina», proiezioni alle17.30, 19, 21.30). Contestualmente alle proiezioni, sarà possibile visitare l'esposizione [...] Vai alla recensione »