orazio leotta
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sabato 18 luglio 2009
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ronit elkabetz, la "anna magnani" di israele
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Esordio alla regia per Fanny Ardant. Il film già presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2009, viene riproposto nella sezione Master Class qui a Taormina, riscuotendo sinceri consensi da parte di pubblico e stampa. La location è la Romania, ma la Ardant, parlando di universalità del territorio fa intendere come la storia si sarebbe potuta ambientare in un qualsiasi posto del Mediterraneo, in Sicilia ad esempio, nei paesi arabi o in Israele (largo infatti l’utilizzo di nomi di persona di origine ebraica). Curioso il fatto che la sceneggiatura del film non riguarda un’esperienza di vita della Ardant, né l’ambientazione è francese se non nella parte iniziale del film. E’ come se la regista, nel cercare il soggetto del suo film, più che guardare al presente sia andata indietro a ritroso, come a voler costruire la sceneggiatura pescando in un serbatoio di vita ed esperienze più ampio, rappresentandoci una storia fatta di faide, di famiglie contro, di donne forti e determinate, dell’importanza del rituale dove il rancore e la vendetta primeggiano sempre.
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Esordio alla regia per Fanny Ardant. Il film già presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2009, viene riproposto nella sezione Master Class qui a Taormina, riscuotendo sinceri consensi da parte di pubblico e stampa. La location è la Romania, ma la Ardant, parlando di universalità del territorio fa intendere come la storia si sarebbe potuta ambientare in un qualsiasi posto del Mediterraneo, in Sicilia ad esempio, nei paesi arabi o in Israele (largo infatti l’utilizzo di nomi di persona di origine ebraica). Curioso il fatto che la sceneggiatura del film non riguarda un’esperienza di vita della Ardant, né l’ambientazione è francese se non nella parte iniziale del film. E’ come se la regista, nel cercare il soggetto del suo film, più che guardare al presente sia andata indietro a ritroso, come a voler costruire la sceneggiatura pescando in un serbatoio di vita ed esperienze più ampio, rappresentandoci una storia fatta di faide, di famiglie contro, di donne forti e determinate, dell’importanza del rituale dove il rancore e la vendetta primeggiano sempre. Una storia che sa di tragedia greca, che ci riporta a un mondo arcaico, agreste, al mondo di Omero. La protagonista è Judith, interpretata da un’ottima Ronit Elkabetz, che ha abbandonato la Romania dopo l’uccisione del marito, stabilendosi coi suoi tre figli in Francia. Ormai non ci sono più rapporti colla famiglia d’origine, ma il matrimonio di una cugina costituisce l’occasione per un ritorno nel paese natio. Qui si assiste al malessere delle famiglie rivali del luogo, legate fra loro perché Judith della famiglia dei Drin sposò Val, ormai defunto, della famiglia dei Sikia. Ripicche, vecchi rancori, desiderio di vendetta, difficoltà a liberarsi dalla cultura della morte. Emblematica la corsa dei lupi che agita il sonno di Judith, che rappresentano l’ineluttabilità della vendetta e della morte; corsa che si placa dopo il sacrificio della figlia di Judith. Solo allora i lupi giacciono tranquilli e circondano, come fossero docili cani domestici, la povera donna.
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