sonci
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lunedì 16 febbraio 2009
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esercizi di memoria tragica
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Questa sera, mentre ero inchiodata nella poltrona del cinema a vedere Un valzer con Bashir,sono stata trascinata nolente nella memoria oscura della mia famiglia, a diverse generazioni-luce da me. Potenza dello schermo che buca le resistenze dello spettatore o il coltello che Folman usa per riaprire e sanare le piaghe coperte dalle mosche è quello giusto? La memoria è proprio questo rovistare, prima scomposto, poi caparbio, doloroso quasi sempre, nei sotterranei della mente. Ciascuno per conto proprio. Lo spiraglio verso una vita di senso è riuscire a ricordare con gli altri, quelli che c'erano quando...si è compiuta la strage di Sabra e Sathila nel 1982. Immersi nel regno di fantasia creato dal disegnatore, di colpo sbattiamo contro le ultime scene - reali - dove donne palestinesi urlano sulle macerie, sfilano cadaveri mutilati e gli uomini camminano sullo sfondo come automi.
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Questa sera, mentre ero inchiodata nella poltrona del cinema a vedere Un valzer con Bashir,sono stata trascinata nolente nella memoria oscura della mia famiglia, a diverse generazioni-luce da me. Potenza dello schermo che buca le resistenze dello spettatore o il coltello che Folman usa per riaprire e sanare le piaghe coperte dalle mosche è quello giusto? La memoria è proprio questo rovistare, prima scomposto, poi caparbio, doloroso quasi sempre, nei sotterranei della mente. Ciascuno per conto proprio. Lo spiraglio verso una vita di senso è riuscire a ricordare con gli altri, quelli che c'erano quando...si è compiuta la strage di Sabra e Sathila nel 1982. Immersi nel regno di fantasia creato dal disegnatore, di colpo sbattiamo contro le ultime scene - reali - dove donne palestinesi urlano sulle macerie, sfilano cadaveri mutilati e gli uomini camminano sullo sfondo come automi. Con brusca virata il regista ci ricorda che la memoria ha bisogno più che mai di prove fisiche - qui fornite dal cineoperatore di guerra - per mantenersi nitida e nello stesso tempo depurarsi dall'orrore. Un'altalena tra passato collettivo e presente individuale per costruire l'Israele del futuro. Ma per questo ci sarebbe bisogno di un vero miracolo collettivo, che solo Walt Disney potrebbe evocare. Non chiedete di più, per ora, a noi che abbiamo patito a dismisura, anche se da lontano, seguendo i bollettini della guerra di Gaza finita lo scorso gennaio.
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jacopo b98
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giovedì 3 luglio 2014
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uno pugno nello stomaco visivamente eccezionale!
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In un bar il regista Ari Folman ascolta un ex-commilitone della guerra del Libano raccontargli un sogno ricorrente ricollegabile ai drammi vissuti nel conflitto. Ari si rende conto di non ricordare più nulla della sua esperienza durante la guerra e incomincia un viaggio presso vecchi amici reduci e psicologhi che lo porterà a ricordare gli orrori visti e compiuti. Scritto, prodotto e diretto dall’israeliano Ari Folman autore di sconosciuti documentari e cortometraggi, è stato presentato in concorso al Festival di Cannes, dove non ha scandalosamente vinto nessun premio! Tuttavia Folman si è rifatto con altre decine di premi internazionali (tra cui il Golden Globe per il miglior film straniero) e con la meritata nomination all’Oscar (quell’anno il premio fu vinto dal meraviglioso Departures).
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In un bar il regista Ari Folman ascolta un ex-commilitone della guerra del Libano raccontargli un sogno ricorrente ricollegabile ai drammi vissuti nel conflitto. Ari si rende conto di non ricordare più nulla della sua esperienza durante la guerra e incomincia un viaggio presso vecchi amici reduci e psicologhi che lo porterà a ricordare gli orrori visti e compiuti. Scritto, prodotto e diretto dall’israeliano Ari Folman autore di sconosciuti documentari e cortometraggi, è stato presentato in concorso al Festival di Cannes, dove non ha scandalosamente vinto nessun premio! Tuttavia Folman si è rifatto con altre decine di premi internazionali (tra cui il Golden Globe per il miglior film straniero) e con la meritata nomination all’Oscar (quell’anno il premio fu vinto dal meraviglioso Departures). Ad ogni modo è un insolito film d’animazione terapeutico: il regista Folman racconta la sua straordinaria storia (vera chiaramente) come terapia per convivere con essa e con i fantasmi di un passato troppo tremendo. È un’opera adulta, complessa e violenta, certamente inadatta a un pubblico infantile. Con ciò resta anche un grandioso monumento visivo, ricco di sequenze sbalorditive, grazie anche al sapiente uso delle ottime musiche di Max Richter. Straordinaria ad esempio la scena del valzer che dà titolo al film: un soldato con un mitra in mano che spara dovunque danzando, in mezzo ai cartelloni ritraenti Bashir. Un’opera di straordinaria potenza, che scuote lo spettatore, lo risveglia dal suo torpore. Perché se sempre più spesso al cinema la noia e la banalità fanno da padrone, non è il caso di Valzer con Bashir. Memorabile la scelta finale di passare, nell’ultima scena, dall’animazione a immagini vere riprese durante la guerra. Un pugno nello stomaco!
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paapla
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martedì 17 febbraio 2009
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la banalità del male
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Ari Folman porta sullo schermo il Grido, la Shoah del Popolo Palestinese. E’ la riedizione de: La banalità del male di Hannah Arendt. Ari Folman è diretto, immediato, documentato, punta il dito e accusa Ariel Sharon quale complice della deportazione e massacro dei profughi Palestinesi. Il film termina con filmati di repertorio, e non capisci se sono quelle di Sabra e Shatila o di Gaza. La banalità del male non ha fine.
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venerdì 24 aprile 2009
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quando il rimo(r/s)so bussa alla porta
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La storia è ciclica, la memoria corta, e il cinema anche involontariamente spesso ce lo ricorda.
E' il caso di Valzer con Bashir, ultimo lavoro del regista Israeliano Ari Folman, presentato con grande successo all'ultima mostra di Cannes e candidato all'oscar come miglior film straniero. Un viaggio nella memoria, personale e collettiva, alla ricerca della verità celata dietro gli orrori della strage avvenuta a Beirut, nel 1982, per mano delle milizie libanesi cristiano-maronite in cerca di vendetta per l'assassinio del loro presidente Bashir. A raccontarcelo è lo stesso regista, allora impegnato in Libano come recluta dell'esercito Israeliano. Dopo un lungo processo di rimozione, alla soglia dei cinquant'anni si accorge di non aver ricordi di quei terribili giorni se non un'immagine ricorrente nei propri sogni.
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La storia è ciclica, la memoria corta, e il cinema anche involontariamente spesso ce lo ricorda.
E' il caso di Valzer con Bashir, ultimo lavoro del regista Israeliano Ari Folman, presentato con grande successo all'ultima mostra di Cannes e candidato all'oscar come miglior film straniero. Un viaggio nella memoria, personale e collettiva, alla ricerca della verità celata dietro gli orrori della strage avvenuta a Beirut, nel 1982, per mano delle milizie libanesi cristiano-maronite in cerca di vendetta per l'assassinio del loro presidente Bashir. A raccontarcelo è lo stesso regista, allora impegnato in Libano come recluta dell'esercito Israeliano. Dopo un lungo processo di rimozione, alla soglia dei cinquant'anni si accorge di non aver ricordi di quei terribili giorni se non un'immagine ricorrente nei propri sogni. Parte da qui la ricerca dei vecchi commilitoni ai quali chiedere la ricostruzione di una memoria ormai sopita, fatta di ricordi dai confini incerti, in bilico tra razionale e onirico. Perfetta in questo senso la scelta espressiva della “graphic novel”, capace di restituire la soggettività del trauma che ogni reduce vive e di sganciare il film dal classico reportage di guerra fatto di immagini usurate da continue riproposizioni. Una fuga dal realismo delle immagini per intraprendere un viaggio nella coscienza di ciascuno. Un viaggio la cui meta è la consapevolezza delle colpe, dirette o indirette, che accompagnano ogni strage perpetrata, oggi come ieri, e il cui finale costringe lo spettatore a scontrarsi con la realtà, stavolta fatta d’immagini e non più immaginata.
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gianleo67
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lunedì 3 dicembre 2012
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rock beirut
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Un cineasta israeliano, grazie all'aiuto di compagni e testimoni, cerca di ricostruire il suo personale ricordo della strage di 'di Sabra e Shatila ' a Beirut durante la guerra in Libano, dove era stato un giovane riservista vent'anni prima. Tra squarci onirici e il faticoso e lento affiorare del rimosso si compone il quadro doloroso di una memoria personale e collettiva di orrore e devastazione materiale e morale.
Singolare ed efficace operazione di auto-analisi filmica, il film di Ari Folman è più che un semplice biopic animato, tra documentario e autobiografia, ma riluce della fulgida onestà dei giusti che non possono e non vogliono dimenticare ('la memoria non si spinge mai oltre il confine di un ricordo necessario') l'abominio di un passato di lutti e devastazioni, di una responsabilità individuale e collettiva sul tragico destino di vite innocenti: il trauma indicibile di una guerra assurda come tutte le guerre, spietata e inumana come solo la guerra sa essere.
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Un cineasta israeliano, grazie all'aiuto di compagni e testimoni, cerca di ricostruire il suo personale ricordo della strage di 'di Sabra e Shatila ' a Beirut durante la guerra in Libano, dove era stato un giovane riservista vent'anni prima. Tra squarci onirici e il faticoso e lento affiorare del rimosso si compone il quadro doloroso di una memoria personale e collettiva di orrore e devastazione materiale e morale.
Singolare ed efficace operazione di auto-analisi filmica, il film di Ari Folman è più che un semplice biopic animato, tra documentario e autobiografia, ma riluce della fulgida onestà dei giusti che non possono e non vogliono dimenticare ('la memoria non si spinge mai oltre il confine di un ricordo necessario') l'abominio di un passato di lutti e devastazioni, di una responsabilità individuale e collettiva sul tragico destino di vite innocenti: il trauma indicibile di una guerra assurda come tutte le guerre, spietata e inumana come solo la guerra sa essere. Questa ricomposizione di frammenti sepolti della coscienza viene affidato ad un brillante e perfetto meccanismo di scrittura in cui la struttura del documentario, tra le testimonianze di protagonisti e specialisti, assume la funzione di un efficace processo maieutico, una nuova e sorprendente presa di coscienza su fatti e accadimenti mai compresi del tutto ma necessari per raggiungere l'equilibrio interiore di una umanità piena e rappacificata. Il flusso inarrestabile delle rievocazioni e dei racconti segue una ritmica scansione temporale dettata da una colonna sonora che armonizza (tra le hit rock del tempo e le tragiche e moderne ballate folk israeliane) il tempo della memoria con le vive suggestioni emotive che essa evoca, cristallizzando i ricordi in una caleidoscopica girandola di suoni e visioni: lo spettacolo avvincente di una riscoperta interiore. Operazione innovativa nel panorama cinematografico internazionale (coproduzione Tedesca, Francese e Israeliana) , ne riesce un'opera sincera dove l'ironico si unisce al tragico dove l'eleganza del tratto e l'efficacia del montaggio ci restituiscono una audace incursione nella coscienza dissepolta e nella tragedia di un popolo (quello israeliano) al contempo vittima e carnefice, una onesta e lucida presa d'atto di un abominio e di una colpa che nessuna ragione potrà mai giustificare. L'epilogo, che quasi in un necessario e natuale riflesso condizionato, ripropone immagini (reali) di repertorio su quel giorno infausto, smuoverebbe alle lacrime perfino le pietre. Golden Globe 2009 per il miglior film straniero al 61º Festival di Cannes. Commovente.
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gianleo67
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giovedì 6 dicembre 2012
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rock beirut
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Un cineasta israeliano, grazie all'aiuto di compagni e testimoni, cerca di ricostruire il suo personale ricordo della strage di 'di Sabra e Shatila ' a Beirut durante la guerra in Libano, dove era stato un giovane riservista vent'anni prima. Tra squarci onirici e il faticoso e lento affiorare del rimosso si compone il quadro doloroso di una memoria personale e collettiva di orrore e devastazione materiale e morale.
Singolare ed efficace operazione di auto-analisi filmica, il film di Ari Folman è più che un semplice biopic animato, tra documentario e autobiografia, ma riluce della fulgida onestà dei giusti che non possono e non vogliono dimenticare ('la memoria non si spinge mai oltre il confine di un ricordo necessario') l'abominio di un passato di lutti e devastazioni, di una responsabilità individuale e collettiva sul tragico destino di vite innocenti: il trauma indicibile di una guerra assurda come tutte le guerre, spietata e inumana come solo la guerra sa essere.
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Un cineasta israeliano, grazie all'aiuto di compagni e testimoni, cerca di ricostruire il suo personale ricordo della strage di 'di Sabra e Shatila ' a Beirut durante la guerra in Libano, dove era stato un giovane riservista vent'anni prima. Tra squarci onirici e il faticoso e lento affiorare del rimosso si compone il quadro doloroso di una memoria personale e collettiva di orrore e devastazione materiale e morale.
Singolare ed efficace operazione di auto-analisi filmica, il film di Ari Folman è più che un semplice biopic animato, tra documentario e autobiografia, ma riluce della fulgida onestà dei giusti che non possono e non vogliono dimenticare ('la memoria non si spinge mai oltre il confine di un ricordo necessario') l'abominio di un passato di lutti e devastazioni, di una responsabilità individuale e collettiva sul tragico destino di vite innocenti: il trauma indicibile di una guerra assurda come tutte le guerre, spietata e inumana come solo la guerra sa essere. Questa ricomposizione di frammenti sepolti della coscienza viene affidato ad un brillante e perfetto meccanismo di scrittura in cui la struttura del documentario, tra le testimonianze di protagonisti e specialisti, assume la funzione di un efficace processo maieutico, una nuova e sorprendente presa di coscienza su fatti e accadimenti mai compresi del tutto ma necessari per raggiungere l'equilibrio interiore di una umanità piena e rappacificata. Il flusso inarrestabile delle rievocazioni e dei racconti segue una ritmica scansione temporale dettata da una colonna sonora che armonizza (tra le hit rock del tempo e le tragiche e moderne ballate folk israeliane) il tempo della memoria con le vive suggestioni emotive che essa evoca, cristallizzando i ricordi in una caleidoscopica girandola di suoni e visioni: lo spettacolo avvincente di una riscoperta interiore. Operazione innovativa nel panorama cinematografico internazionale (coproduzione Tedesca, Francese e Israeliana) , ne riesce un'opera sincera dove l'ironico si unisce al tragico dove l'eleganza del tratto e l'efficacia del montaggio ci restituiscono una audace incursione nella coscienza dissepolta e nella tragedia di un popolo (quello israeliano) al contempo vittima e carnefice, una onesta e lucida presa d'atto di un abominio e di una colpa che nessuna ragione potrà mai giustificare. L'epilogo, che quasi in un necessario e natuale riflesso condizionato, ripropone immagini (reali) di repertorio su quel giorno infausto, smuoverebbe alle lacrime perfino le pietre. Golden Globe 2009 per il miglior film straniero al 61º Festival di Cannes. Commovente.
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bert
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mercoledì 18 febbraio 2009
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una pellicola che colpisce l'animo
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Molto spesso i fatti del passato ci sfuggono dalla mente come granelli di sabbia tra le dita, con il risultato di commettere nel futuro gli stessi errori. I documentari di guerra servono a farci rinsavire, magari giusto il tempo per poter esprimere il proprio disprezzo ma solo per poche ore. In realtà dovrebbero fare riflettere ma Questa volta è stato nettamente diverso. Ho provato qualcosa di più che semplice commozione O rabbiA. Saranno la combinazione psicologica unita alle melodie di Max Richter ma questo modo di raccontare un fatto di guerra, così in prima persona, porta ad una indescrivibile situazione emotiva personale. Quasi come la necessità di fare qualcosa...ma cosa? .. L'animazione di Ari Folman è indiscutibilmente un ottimo modo di passare messaggi al pubblico e sono sicuro che ciò è dovuto al modo di pensare e provare emozioni del popolo israeliano, il quale, non avendo mai conosciuto pace è obbligato a vivere insieme ai popoli vicini con una mano sulla bibbia e l'altra sul fucile, dando sfogo ad una sensibilità unica nel suo genre.
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Molto spesso i fatti del passato ci sfuggono dalla mente come granelli di sabbia tra le dita, con il risultato di commettere nel futuro gli stessi errori. I documentari di guerra servono a farci rinsavire, magari giusto il tempo per poter esprimere il proprio disprezzo ma solo per poche ore. In realtà dovrebbero fare riflettere ma Questa volta è stato nettamente diverso. Ho provato qualcosa di più che semplice commozione O rabbiA. Saranno la combinazione psicologica unita alle melodie di Max Richter ma questo modo di raccontare un fatto di guerra, così in prima persona, porta ad una indescrivibile situazione emotiva personale. Quasi come la necessità di fare qualcosa...ma cosa? .. L'animazione di Ari Folman è indiscutibilmente un ottimo modo di passare messaggi al pubblico e sono sicuro che ciò è dovuto al modo di pensare e provare emozioni del popolo israeliano, il quale, non avendo mai conosciuto pace è obbligato a vivere insieme ai popoli vicini con una mano sulla bibbia e l'altra sul fucile, dando sfogo ad una sensibilità unica nel suo genre. Questa mescolanza di dolore e passione ha secondo me prodotto un modo di comunicare vincente, mirato a colpire nel sensibile del pubblico. Spero venga preso come esempio.
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