albsorge
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mercoledì 22 luglio 2009
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la vecchiaia a ferragosto
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Il momento chiave del film giunge quasi alla fine quando ormai le vecchiette ,sfiduciate dall'idea di tornare alla loro vita normale e solitaria, tentano di comcretizzare il loro desiderio di rimanere ancora un pò assieme pagando i servizi di Gianni.
Trecento euro.
Tre banconote verdi sono fatte sventolare davanti agli occhi di Gianni, uomo di mezza età generoso ma all'apparenza incapace di rendere stabile la sua volontà di raggiungere obiettivi prefissi.
E Gianni cosa fa?
Se avesse rifiutato quell'offerta sarebbe crollato l'edificio dell'intero film che fino a quel momento era stato piacevole, intenso e 'diverso'; Gianni è bravo, è caro, è generoso...ed è probabilmente solo.
Ma ha anche notevoli problemi economici.
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Il momento chiave del film giunge quasi alla fine quando ormai le vecchiette ,sfiduciate dall'idea di tornare alla loro vita normale e solitaria, tentano di comcretizzare il loro desiderio di rimanere ancora un pò assieme pagando i servizi di Gianni.
Trecento euro.
Tre banconote verdi sono fatte sventolare davanti agli occhi di Gianni, uomo di mezza età generoso ma all'apparenza incapace di rendere stabile la sua volontà di raggiungere obiettivi prefissi.
E Gianni cosa fa?
Se avesse rifiutato quell'offerta sarebbe crollato l'edificio dell'intero film che fino a quel momento era stato piacevole, intenso e 'diverso'; Gianni è bravo, è caro, è generoso...ed è probabilmente solo.
Ma ha anche notevoli problemi economici.
Quindi accetta; è giusto così.
Con quel semplice gesto il regista (che è anche l'attore...straordinario tra l'altro) rende ancora più vera, più carica di realismo una storia dolce ma mai disincantata; paradossalmente facendosi comprare Gianni dimostra le debolezze e le contraddizioni non solo di un uomo, ma della vita stessa.
Al di là di questa scena (bellissima proprio perchè trafigge lo spettro ingombrante della retorica) il racconto si svolge in una Roma deserta (è Ferragosto...e come non pensare a "IL SORPASSO" di Dino Risi), tra volti segnati dalla stanchezza e camice zuppe di sudore, tra splendide banalità(come la pasta al forno di zia Maria) e frammenti di verità che toccano il cuore senza mai scendere in facili ricatti morali rivolti allo spettatore.
Era difficile portare sullo schermo una storia che dice poco (ma in realtà dice tanto)interpretata da fantastiche vecchiette che sembrano divertirsi un mondo nel recitare.
Ed invece Gianni Di Gregorio (ripeto..notevolissima la sua prova da attore) è riuscito ad emozionare pur girando al largo dagli stereotipi che facilmente potevano intralciare le sue idee.
E'anche così che si possono fare grandi film.
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dario adamo
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domenica 21 settembre 2008
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la terza età trattata con dolcezza.
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La mamma è sempre la mamma, c’è poco da fare. E quando l’età avanza e i segni sul viso ne sono un epidermica e inconfutabile prova, tocca ai figli restituire tutto quell’affetto, quell’amore di cui la mamma è stata capace per molti anni, senza mai lamentarsi. Gianni, in questo compito è esemplare: figlio encomiabile, vigile e attento a tutti i bisogni dell’anziana madre in compagnia della quale trascorre tutti i suoi giorni, festivi inclusi. Certo, se poi da figlio deve trasformarsi in poliedrico badante di interi gruppi di signore sole, le cose potrebbero compliacrsi non poco. Ed è proprio quello che succede al povero Gianni (Gianni Di Gregorio), che pieno di debiti nei confronti dell’amministratore del suo condominio, è costretto a scendere a compromessi: la cancellazione di gran parte delle somme dovute in cambio di un semplice favore e cioè badare per due giorni (a cavallo di ferragosto) alla madre del suo creditore, il quale è impegnato con degli irrinunciabili bagni termali.
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La mamma è sempre la mamma, c’è poco da fare. E quando l’età avanza e i segni sul viso ne sono un epidermica e inconfutabile prova, tocca ai figli restituire tutto quell’affetto, quell’amore di cui la mamma è stata capace per molti anni, senza mai lamentarsi. Gianni, in questo compito è esemplare: figlio encomiabile, vigile e attento a tutti i bisogni dell’anziana madre in compagnia della quale trascorre tutti i suoi giorni, festivi inclusi. Certo, se poi da figlio deve trasformarsi in poliedrico badante di interi gruppi di signore sole, le cose potrebbero compliacrsi non poco. Ed è proprio quello che succede al povero Gianni (Gianni Di Gregorio), che pieno di debiti nei confronti dell’amministratore del suo condominio, è costretto a scendere a compromessi: la cancellazione di gran parte delle somme dovute in cambio di un semplice favore e cioè badare per due giorni (a cavallo di ferragosto) alla madre del suo creditore, il quale è impegnato con degli irrinunciabili bagni termali. Gianni accetta mestamente il patto ed è così che il giorno seguente l’amministratore torna con sua madre ed un’altra novità: la zia Maria (Maria Calì). Indispettito non poco, Gianni si prodiga per sistemare anche lei.Come se già non fosse abbastanza, un suo amico dottore tanto gentile da venire a visitralo in casa per un malore che lo tormenta ,gli chiede un favore da amico: prendersi cura dell’anziana madre, poichè lui sarà costretto a fare il turno di notte e non potrà badare a lei. Ed ecco che il quadro è completo: un non più giovane scapolo e quattro anziane signore di cui occuparsi, ognuna con le proprie fisime, i propri orari, i propri bisogni… e un pranzo di ferragosto da rimediare nel giorno più in ferie dell’anno.Una carriera da aiuto-regista e sceneggiatore (ha collaborato alla scrittura di Gomorra) e ora novello regista e attore protagonista di questa sua opera prima che gli ha valso l’omonimo premio alla Mostra Internazionale d’arte cinematogrfica di Venezia di quest’anno, Gianni Di Gregorio ha confezionato una dolce storiella che parla di solitudine e terza età senza rendersi pesante e tuttavia suggerendo non pochi spunti di riflessione su tematiche spesso evitate dal cinema di oggi. La scelta di “assumere” attrici non protagoniste è stata rischiosa, ma fruttifera: le quattro signore faticano a non buttare l’occhio alla telecamera, incuriosite dalla loro stessa storia, fatta di piccoli vizi repressi, di abitudini incrollabili, di proibizioni gastronomiche, ma fanno tutto come lo farebbero nella vita reale, con quella senile calma nel parlare che nasconde un velo di saggezza e un tantino di preoccupazione. Un’esperienza in parte realmente vissuta (di Gregorio ha veramente vissuto con la madre per dieci anni ed ha avuto realmente a che fare con il suo amministratore e le sue bizarre richieste, anche se alla fine non ha accettato), l’ipotesi del “come sarebbe andata se…”con un budget ristrettissimo (500.000 euro) ed un’originale ambientazione (la vera casa del regista), ma che ha dato vita ad un gioiellino del nostro cinema. Buono per tutti, giovani e meno giovani, mamme attente e figli premurosi.
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maria cristina nascosi sandri
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domenica 24 ottobre 2010
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quando la classe non e' acqua
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Un piccolo grande film, PRANZO DI FERRAGOSTO, del quasi "esordiente" Gianni Di Gregorio, qui nelle vesti di regista e personaggio principale, passato recentemente su Rai 3.
Il cinema l'ha nel sangue da una vita, Di Gregorio, ma solo da poco, ovverossia dall'anno scorso, ha deciso di passare 'dietro alla m.d.p. - oltreché davanti, si capisce – con questa eccezionale opera prima che sfiora la perfezione per contenuto, mise-en-scéne e corollari vari.
Presentato lo scorso anno alla 66a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, nell’ambito della 24a Settimana della Critica e meritorio del Premio Opera Prima, il film si occupa di una tematica triste quanto mai up to date.
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Un piccolo grande film, PRANZO DI FERRAGOSTO, del quasi "esordiente" Gianni Di Gregorio, qui nelle vesti di regista e personaggio principale, passato recentemente su Rai 3.
Il cinema l'ha nel sangue da una vita, Di Gregorio, ma solo da poco, ovverossia dall'anno scorso, ha deciso di passare 'dietro alla m.d.p. - oltreché davanti, si capisce – con questa eccezionale opera prima che sfiora la perfezione per contenuto, mise-en-scéne e corollari vari.
Presentato lo scorso anno alla 66a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, nell’ambito della 24a Settimana della Critica e meritorio del Premio Opera Prima, il film si occupa di una tematica triste quanto mai up to date.
Il ruolo degli anziani nella moderna società visto da un figlio non più giovanissimo molto ‘amante’ del vino, quasi alcoolista, che tra pietas virgiliana, affetto e vitali ed essenziali bisogni primari e munerei, riesce a compiere un piccolo miracolo di accettazione di una diversità, quella della vecchiaia, che sempre più distrugge, avanza e colpevolizza persone di ogni ceto, ormai.
Dotato di levitas e nella recitazione ed ancor più nella stupenda direzione che compie un piccolo miracolo di sinergia operandi tra le quattro diverse ‘diaboliche’ eccezionali, ciascuna a modo proprio, vecchiette, il regista si fa prendere la mano – consapevolmente – dal nuovo che avanza sul vecchio: omnia vincit amor, ma qui è l’empatia ad avere il sopravvento: si scopre tra le quattro donne una complicità mai provata finora, dunque unica ed originale, per certi aspetti, ed un’altra, al contrario, totalmente prevedibile.
L’uomo è animale sociale per eccellenza e come tale, specie nelle situazioni di maggior stress, la sua intelligenza emerge ed il suo senso dell’adattamento han la meglio sul linguaggio verbale.
Un film davvero da gustare – pranzo compreso, se si passa lo scherzoso calembour – centellinare, rivedere, perché narra di cose ben presenti in cui, prima o poi potremmo ben ritrovarci: finché morte non ci separi, è ovvio…
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gabry
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martedì 23 dicembre 2008
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andamento lento
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in una Roma deserta,nell'afa di ferragosto, Gianni, che vive con l'anziana madre, ospita suo malgrado a casa sua alcune vecchitte, parcheggiate lì dai figli che pasano il ferragosto fuoricasa. La diffidenza e freddezza iniziale tra le donne viene via via stemperata grazie alla confidenza e alla condivisione di una realtà che le accomuna, tanto da trasformarsi alla fine in complicità.
Film tranquillo, che segue il passo e il ritmo dell'anziano e che cala lo spettatore nella triste e solitaria condizione della terza età, ma che gli fa anche assaporare la ricchezza che essa contiene; un mondo solo in apparenza piatto e senza via di fuga, capace di trasformarsi e di prendere vigore qualora ci sia un interesse, come il semplice gesto di apparecchiare la tavola.
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in una Roma deserta,nell'afa di ferragosto, Gianni, che vive con l'anziana madre, ospita suo malgrado a casa sua alcune vecchitte, parcheggiate lì dai figli che pasano il ferragosto fuoricasa. La diffidenza e freddezza iniziale tra le donne viene via via stemperata grazie alla confidenza e alla condivisione di una realtà che le accomuna, tanto da trasformarsi alla fine in complicità.
Film tranquillo, che segue il passo e il ritmo dell'anziano e che cala lo spettatore nella triste e solitaria condizione della terza età, ma che gli fa anche assaporare la ricchezza che essa contiene; un mondo solo in apparenza piatto e senza via di fuga, capace di trasformarsi e di prendere vigore qualora ci sia un interesse, come il semplice gesto di apparecchiare la tavola.
Ciononostante non si può non guardare con una certa amarezza Gianni, uomo di mezzetà , senza una vita affettiva, una famiglia sua, completamente dedito alla madre e nessuna prospettiva futura.
E forse per lui la vecchiaia sarà ancora più solitaria e triste
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minamovies
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giovedì 18 febbraio 2010
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piccolo film grande impatto
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Film piccolo, ambientato nel giorno assolato di Ferragosto in una Roma vuota, assolata, boccheggiante. Un maturo figlio unico di madre vedova, che accudisce amorevolmente, si ritrova per il giorno di ferragosto altre tre anziane signore. Lui non può dire di no: non solo ai capricci della madre (personaggio incantevole) ma anche a chi gli ha lasciato le altre tre vecchiette in custodia temporanea.. Sprovvisto di danari, indebitato, il nostro Gianni riceve dal medico visite gratuite, e dall'amministratore di condominio "condoni" per i suoi pagamenti insoluti.Così, accetta le loro anziane parenti. Si consola con del vinello bianco, cucina, pulisce, sistema, ascolta.
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Film piccolo, ambientato nel giorno assolato di Ferragosto in una Roma vuota, assolata, boccheggiante. Un maturo figlio unico di madre vedova, che accudisce amorevolmente, si ritrova per il giorno di ferragosto altre tre anziane signore. Lui non può dire di no: non solo ai capricci della madre (personaggio incantevole) ma anche a chi gli ha lasciato le altre tre vecchiette in custodia temporanea.. Sprovvisto di danari, indebitato, il nostro Gianni riceve dal medico visite gratuite, e dall'amministratore di condominio "condoni" per i suoi pagamenti insoluti.Così, accetta le loro anziane parenti. Si consola con del vinello bianco, cucina, pulisce, sistema, ascolta. va persino a cercare del pesce per il pranzo di ferragosto, che per le quattro si trasforma in una giornata festosa.
Che dire? c'è più roma, più italia, più verita in questo microscopico, umilissimo film che in tante strombazzate produzioni.. Spontaneità, semplicità, sincerità le caratteristiche della recitazione, della sceneggiatura, dell'ispirazione di fondo (il regista e interprete gianni di gregorio pare abbia avuto realmente a che fare con madre molto anziana).
Altro pregio: questo film affronta temi complessi e duri (la mancanza di assistenza agli anziani, la solitudine di chi se ne occupa, la dignità nell'affrontare la penosa indigenza cui si è ridotto chi ha vissuto dignitosamente), senza parlarne esplicitamente, ma anzi "fingendo" di parlare d'altro, in una dimensione lieve (quattro arzille nonne che si divertono e combinano guai come bambine discole).
quel che di dice un piccolo gioiello. Prodotto da garrone, regista di quel "gomorra" di cui di gregorio è stato co-sceneggiatore.
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travirgolette
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lunedì 9 febbraio 2009
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un sereno affresco sulla terza età
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Gianni si prepara a trascorrere il ferragosto in compagnia di quattro anziane signore di indole e temperamento assai vario. Tanto una è discreta e riservata, quanto un’altra è socievole e burlona, tanto la terza è dolce e accomodante, quanto l’ultima fa i dispetti. Quattro persone con la voglia di giocare, conoscersi, rilassarsi al di fuori dei ruoli a loro assegnati. Quattro donne dall’istinto forte, la vivacità trascinante, la dolcezza negli occhi. E in mezzo a loro un cinquantenne solerte che a fatica riesce a ‘gestirle’.
Il film girato da Gianni De Gregorio è il sereno affresco di una generazione difficile da raccontare. Quella dei vecchi. Che l’estate diventano quasi un peso. Che si incaponiscono per quello che vogliono.
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Gianni si prepara a trascorrere il ferragosto in compagnia di quattro anziane signore di indole e temperamento assai vario. Tanto una è discreta e riservata, quanto un’altra è socievole e burlona, tanto la terza è dolce e accomodante, quanto l’ultima fa i dispetti. Quattro persone con la voglia di giocare, conoscersi, rilassarsi al di fuori dei ruoli a loro assegnati. Quattro donne dall’istinto forte, la vivacità trascinante, la dolcezza negli occhi. E in mezzo a loro un cinquantenne solerte che a fatica riesce a ‘gestirle’.
Il film girato da Gianni De Gregorio è il sereno affresco di una generazione difficile da raccontare. Quella dei vecchi. Che l’estate diventano quasi un peso. Che si incaponiscono per quello che vogliono. Che non si rassegnano al silenzio e alla disperazione. Che si aggrappano ai ricordi e ne fanno il loro tesoro. Che preferiscono sgarrare le regole, di quando in quando. Che non temono di apparire ridicoli. Che rinunciano alla salute o ai soldi, piuttosto che al divertimento e all’ebbrezza della novità.
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rita branca
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domenica 7 luglio 2013
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quando il cinema fa buon sangue
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Pranzo di ferragosto, film di Gianni Di Gregorio (2008), con Valeria de Franciscis.
Divertente, poetico film in cui Gianni, il maturo figlio di una vecchia signora nobile decaduta, Donna Valeria, un po’ snob e molto despota, con lui convivente, senza una lira, è costretto dalle circostanze a sobbarcarsi per ferragosto di altre tre vecchiette, che inizialmente non si guardano di buon occhio, rendendogli la gestione difficile e faticosissima, ma in fine si adattano talmente bene le une alle altre che sono desolate all’idea di lasciarsi.
Gianni è un non frequente esempio di figlio maturo, che si prende amorevolmente cura di una madre inconsapevole della miseria in cui ormai vivono e la quale dispone, in un registro linguistico affettato, da grande dame, che si prepari un elegante pranzo in occasione del ferragosto, quando molti anziani costituiscono un problema per tanti figli desiderosi di festeggiare in libertà.
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Pranzo di ferragosto, film di Gianni Di Gregorio (2008), con Valeria de Franciscis.
Divertente, poetico film in cui Gianni, il maturo figlio di una vecchia signora nobile decaduta, Donna Valeria, un po’ snob e molto despota, con lui convivente, senza una lira, è costretto dalle circostanze a sobbarcarsi per ferragosto di altre tre vecchiette, che inizialmente non si guardano di buon occhio, rendendogli la gestione difficile e faticosissima, ma in fine si adattano talmente bene le une alle altre che sono desolate all’idea di lasciarsi.
Gianni è un non frequente esempio di figlio maturo, che si prende amorevolmente cura di una madre inconsapevole della miseria in cui ormai vivono e la quale dispone, in un registro linguistico affettato, da grande dame, che si prepari un elegante pranzo in occasione del ferragosto, quando molti anziani costituiscono un problema per tanti figli desiderosi di festeggiare in libertà.
Delizioso, delicato, tenero, giustamente premiato a Venezia. Un film che non solo fa riflettere sui rapporti disumanizzati della nostra società contemporanea, ma muove al sorriso e fa frequentemente scatenare il riso.
Dialoghi indimenticabili, particolarmente quelli in cui interviene la madre…. da vedere e rivedere.
Rita Branca
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sarettajan
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giovedì 17 febbraio 2011
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ferragosto all'insegna di una ritrovata vitalità
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Film molto interessante dal punto di vista sociale in quanto racconta con ironia la complicata situazione di un uomo di mezz'età, solo e disoccupato, che ancora convive con l'anziana madre assecondandone con ammirevole dedizione esigenze e capricci. Messo con le spalle al muro da una situazione economica precaria, si trova costretto ad accogliere in casa madre e zia del furbo amministratore. Alla simpatica comitiva si aggiungerà la madre del medico di lui, scaltro nell'approfittare dell'occasione di una visita a domicilio.
Le quattro signore si ritrovano pertanto a confrontarsi intrecciando il loro bagaglio di esperienze di vita, il tutto in un'atmosfera rarefatta e un pò surreale di un'accaldata Roma ferragostiana.
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Film molto interessante dal punto di vista sociale in quanto racconta con ironia la complicata situazione di un uomo di mezz'età, solo e disoccupato, che ancora convive con l'anziana madre assecondandone con ammirevole dedizione esigenze e capricci. Messo con le spalle al muro da una situazione economica precaria, si trova costretto ad accogliere in casa madre e zia del furbo amministratore. Alla simpatica comitiva si aggiungerà la madre del medico di lui, scaltro nell'approfittare dell'occasione di una visita a domicilio.
Le quattro signore si ritrovano pertanto a confrontarsi intrecciando il loro bagaglio di esperienze di vita, il tutto in un'atmosfera rarefatta e un pò surreale di un'accaldata Roma ferragostiana. Le simpatiche vecchiette, ognuna con i propri problemi e le proprie abitudini singolari, inizialmente mostrano difficoltà nell'adattarsi al nuovo forzoso contesto, ma grazie al prodigarsi del paziente Gianni, riusciranno ad integrarsi e a condividere amichevolmente momenti di svago e spensieratezza.
Si evidenzia già dalle prime battute la vita solitaria delle anziane protagoniste che trascorrono le loro ripetitive giornate in compagnia chi dell'alienante tv e chi di estranee badanti, portandole a reprimere la loro personalità verso una progressiva chiusura in loro stesse. Sarà proprio questa unione casuale a permettere loro di ritrovare la forza e lo stimolo giusto per far emergere tutta la loro energia vitale.
Veritiero lui nel suo ruolo di amorevole assistente, che allo stesso tempo sa anche approfittare della situazione per trarne un tutto sommato non troppo amorale tornaconto, accettando del denaro dalle sue ospiti che sembrano voler prolungare il più possibile questo momento di ritrovata libertà.
Il film scorre piacevole tra fotografie di vita romana con il simpatico Enrichetto, scanzonato compagno di chiacchiere e momenti di sincera tenerezza in cui possiamo ritrovare profumi e sapori appartenenti al nostro vissuto personale.
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[+] ottima recensione!
(di il sindaco)
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greatsteven
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sabato 1 luglio 2017
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la terza età vista con occhio scanzonato e verace.
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IL PRANZO DI FERRAGOSTO (IT, 2008) diretto da GIANNI DI GREGORIO. Interpretato da GIANNI DI GREGORIO, VALERIA DE FRANCISCIS, ALFONSO SANTAGATA, LUIGI MARCHETTI, MARINA CACCIOTTI, MARIA CALì, MARCELLO OTTOLENGHI, GRAZIA CESARINI SFORZA
Gianni è un uomo sessantenne che vive solo con la madre, Valeria, nobildonna decaduta che lo tiranneggia in vari modi, ad esempio imponendogli di leggerle D’Artagnan la sera prima di dormire. Il 14 agosto viene dapprima l’amministratore del condominio Marcello che, come riconoscimento da parte di Gianni per depennargli alcune rate arretrate non pagate, gli affida la madre Marina e la zia Maria, e in seguito arriva anche Grazia, madre del medico Marcello che prova la pressione a Gianni.
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IL PRANZO DI FERRAGOSTO (IT, 2008) diretto da GIANNI DI GREGORIO. Interpretato da GIANNI DI GREGORIO, VALERIA DE FRANCISCIS, ALFONSO SANTAGATA, LUIGI MARCHETTI, MARINA CACCIOTTI, MARIA CALì, MARCELLO OTTOLENGHI, GRAZIA CESARINI SFORZA
Gianni è un uomo sessantenne che vive solo con la madre, Valeria, nobildonna decaduta che lo tiranneggia in vari modi, ad esempio imponendogli di leggerle D’Artagnan la sera prima di dormire. Il 14 agosto viene dapprima l’amministratore del condominio Marcello che, come riconoscimento da parte di Gianni per depennargli alcune rate arretrate non pagate, gli affida la madre Marina e la zia Maria, e in seguito arriva anche Grazia, madre del medico Marcello che prova la pressione a Gianni. Quest’ultimo è dunque costretto a badare a quattro donne allo stesso tempo che, per l’occasione di imprevista collettività, ritornano d’improvviso bambine e si divertono un mondo a spese del povero Gianni, che deve: inseguire Marina fuori dall’appartamento mentre lei fuma e beve alcolici; tenere Grazia lontana dalla pasta al forno per un di lei disturbo alimentare e guardarla mentre legge le mani alle altre donne; osservare Valeria che fa indossare completi e copricapi sgargianti a Maria. La notte del 14 è pertanto ricca di imprevisti e piccoli, divertenti incidenti, dopodiché, allo scoccare del giorno successivo, il quartetto reclama a gran voce un pranzo coi fiocchi, e Gianni si deve far aiutare dal caro amico Vichingo per racimolare il pesce e il vino per soddisfare le voglie gastronomiche delle coinquiline. Terminata la faticosissima giornata, Gianni sa che dovrà restituire le tre ospiti ai rispettivi figli, ma esse lo corrompono con trecento euro allo scopo di proseguire la giornata insieme mangiando e baloccandosi, visto che insieme hanno trovato numerosi motivi per spassarsela. Esordio dietro alla macchina da presa del 60enne Di Gregorio, sceneggiatore di lungo corso (fra le altre sue opere, l’adattamento di Gomorra diretto da Matteo Garrone che, per riconoscenza, gli ha generosamente prodotto questo film), che qui si cimenta nella triplice veste di attore, autore del copione e regista, conquistando un ottimo obiettivo partendo da un presupposto non facilissimo da assolvere: la scarsità di mezzi a disposizione. Pranzo di Ferragosto è un efficace esempio di cinema povero: sobria scenografia, montaggio che risparmia riprendendo gli attori a distanza ravvicinata, musica ridotta ad arpeggi di fisarmonica inseriti per movimentare le sequenze, e suono in presa diretta che valorizza i dialoghi sovrapponendo le parole degli interpreti che parlano come se agissero in una situazione perfettamente reale. Il risultato è una commedia molto più che dignitosa: dissacrante, umoristica, scoppiettante ed esilarante, giocata sul fatto che, esclusi Di Gregorio e Santagata (l’irresistibile Vichingo, un amico di vecchia data vestito scamiciato di blu, con capigliatura randagia bianca e bottiglia sempre attaccata alla bocca), tutto il resto del cast è formato da attori non professionisti, il che contribuisce alla verosimiglianza sputata della vicenda. Una vicenda allegra oltre ogni dire, molto realistica, che si diverte a prendere in giro gli stereotipi, li ribalta e infonde anche un dialogo non moralistico, ma educativo, sul rapporto fra i due sessi e sulla relazione madre-figlio, vista in triplice versione. La durata contenuta (settantadue minuti) è un altro punto a favore della pellicola, che nasconde, dietro una storia banale e scontata solo in superficie, un’analisi profonda dei meccanismi sociali ed evita di celare la simpatia per il suo insolito ed esuberante protagonista. Gianni regista ama fortemente il Gianni personaggio, lo fa recitare con costanza sotto le righe e, benché non gli conceda nemmeno un istante di riposo a causa delle faccende domestiche che lo fanno andare avanti e indietro per l’appartamento e all’osteria sotto casa, dimostra di stimarlo grandemente, perché lo inquadra come un paladino proletario dei giorni nostri, che sa sacrificarsi per gli altri e accetta volentieri i compromessi, specie se a scopo ludico e ricreativo per i vecchi. Il film propone anche una visuale carina e coerente sul tema della vecchiaia: il quartetto di donne anziane vivono di ricordi e trovano nella reciproca compagnia un mezzo per superare gli acciacchi e condividere emozioni positive. Presentato al Festival di Berlino 2008 e candidato a vari David di Donatello.
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jean marc georgel
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venerdì 4 novembre 2016
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semplicemente un capolavoro
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...e come tanti capolavori, passerà inosservato per un bel po' di tempo. Un film autentico (per spettatori autentici), perfetto in ogni sua parte, divertente, commovente, vero e - qualità rara - originale. Un'interessantissima esplorazione dell'animo umano, un film fatto da un uomo ad uso degli esseri umani, senza ricerca di "effetti" né preoccupazioni di ordine commerciale. Per autenticità, comicità e (non apparente) profonda umanità, è da paragonare a Miseria e Nobiltà, niente meno. Un'idea geniale portata avanti con grazia e intelligenza. Ce ne fossero tante! D'altronde, il cinema italiano era grande quando credeva di essere piccolo, e ora, in mezzo alla cialtroneria enfatica, ecco un piccolo gioiello senza pretese che possiede tutte le qualità per diventare un classico.
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...e come tanti capolavori, passerà inosservato per un bel po' di tempo. Un film autentico (per spettatori autentici), perfetto in ogni sua parte, divertente, commovente, vero e - qualità rara - originale. Un'interessantissima esplorazione dell'animo umano, un film fatto da un uomo ad uso degli esseri umani, senza ricerca di "effetti" né preoccupazioni di ordine commerciale. Per autenticità, comicità e (non apparente) profonda umanità, è da paragonare a Miseria e Nobiltà, niente meno. Un'idea geniale portata avanti con grazia e intelligenza. Ce ne fossero tante! D'altronde, il cinema italiano era grande quando credeva di essere piccolo, e ora, in mezzo alla cialtroneria enfatica, ecco un piccolo gioiello senza pretese che possiede tutte le qualità per diventare un classico...ma ci vorrà tempo, in quanto viviamo un periodo di "effetti speciali" e filmofilosofie da bazar.
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