L'arrivo in tarda età dietro la macchina da presa di Di Gregorio è senz'altro apprezzabile. La sua simpatia ed educata presenza genera una piacevole emozione, soprattutto per la presenza di queste vecchiette sulla scena. Il film sembra fodersi con la realtà di Di Gregorio, in un cortocircuito che mixa documentario e fiction. Di Gregorio utilizza il metodo "Matteo Garrone" con cui ha lavorato e che produce il film. Il metodo si basa sull'avere una traccia dei dialoghi, senza però doverli seguire alla lettera. In questo film ciò non sarebbe stato possibile per la presenza delle attrici non professioniste, incapaci di ricordare un copione.
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L'arrivo in tarda età dietro la macchina da presa di Di Gregorio è senz'altro apprezzabile. La sua simpatia ed educata presenza genera una piacevole emozione, soprattutto per la presenza di queste vecchiette sulla scena. Il film sembra fodersi con la realtà di Di Gregorio, in un cortocircuito che mixa documentario e fiction. Di Gregorio utilizza il metodo "Matteo Garrone" con cui ha lavorato e che produce il film. Il metodo si basa sull'avere una traccia dei dialoghi, senza però doverli seguire alla lettera. In questo film ciò non sarebbe stato possibile per la presenza delle attrici non professioniste, incapaci di ricordare un copione. La macchina da presa per questo è sempre lì, in lunghe inquadrature in piani sequenza interminabili e noiosi. Dall'altra parte sciocche chiacchiere da bar, o meglio da Interno casa, che non scorrono, che sono frenate da uno sviluppo stantio della trama. Non succede niente, si chiacchiera, all'interno delle buie e fotograficamente spente stanze dove si svolge tutta la vicenda. Il film da molti definito un "cult" delude fortemente. Leggendo la sinossi, si ha l'impressione di avere a che fare con un film geniale, ma in realtà, vedendo il film ci si accorge subito della inconsistenza dell'opera. Manca evidentemente la regia, pià che la storia. Non ci si improvvisa regista a 60 anni. Il cinema è spazio, è movimento è ritmo. In questo anonimo film, stranamente osannato dalla critica (non dal pubblico) figure senza anima vagano indistintamente tra i meandri di questa casa-prigione. Di Gregorio non è un regista e non mette brio all'opera, sempre statica e noiosa. La pellicola diventa perciò un inno all'incompiuto, una buona idea, messa mediocramente in scena.
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