Il seme della discordia |
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Un film di Pappi Corsicato.
Con Alessandro Gassmann, Caterina Murino, Martina Stella, Valeria Fabrizi, Michele Venitucci.
continua»
Commedia,
durata 85 min.
- Italia 2008.
- Medusa
uscita venerdì 5 settembre 2008.
MYMONETRO
Il seme della discordia ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Il seme... che manca!
di LucaFeedback: 0 |
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venerdì 12 settembre 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E’ proprio vero che l’amore rende orbi. E talmente ottenebra che non si distingue più nulla; nel bene e nel male. Il seme della discordia è un film orribile. In tutto e per tutto. I titoli di testa sono molto simpatici, stilizzate animazioni floro-amorose da pubblicità d’igiene intima, ma durano solo qualche minuto poi il film inizia. Donne con la gonna, tutte, e con i tacchi; Martina Stella che fa la modella in vetrina; una boutique. Insomma il film inizia. Veronica, o Veronik, o la Poderosa come la chiamano nel quartiere, è un’avvenente donna di cira trent’anni, gestisce insieme alla madre una piccola boutique e progetta di aprire un “concept-store”, suo marito è un rappresentante di concimi industriali sempre fuori per lavoro e uno sterile amatore. Dopo cinque anni di matrimonio sarebbe ora di avere un bambino, che non sembra volere arrivare, ma all’improvviso Poderosa inizia ad avere mancamenti, nausee e quindi il gioco è fatto: ecco piantato il seme della discordia. La trame sarebbe anche interessante: ma i dialoghi chi li ha scritti? Il film non riesce in nessun intento. Voleva forse essere kitch? Voleva essere una favoletta? Voleva essere un ritratto della Napoli di oggi, o di ieri immersa in un moderno dall’aura passata? Non ho capito quali fossero le intenzioni di Corsicato. Il film si nutre di piccoli frammenti di vera poesia che si perdono però nell’intestino di vetri rotti. I personaggi sono poveri, abbozzati leggeri come le vite che conducono, la recitazione è pessima, un montaggio banale e mai accattivante troppo lento, resta sempre indietro, non aiuta il film, lo soffoca. Fotografia da “Vacanze di Natale”. E ritorno ancora alla sceneggiatura: ma che banalità! Racconto il film fuori dal cinema e mi dicono: “ma che interessante!”, “Si, interessante poteva essere se l’avesse girato qualcun altro”.
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