mauri 67
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giovedì 12 febbraio 2009
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voto 8,5
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Redention,racconta in maniera secca e incisiva,senza tanti fronzoli,due storie parallele con lo sfondo crudo medio-orientale.
Nel cast di buoni attori va sottolineata l ottima prova prova della glaciale M.Streep.
Redention è un ottimo film tra i pochi da salvare del 2008 e inoltre chi critica questo film non capisce veramente un ca... di cinema
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mary
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mercoledì 19 novembre 2008
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una gran cagata di film
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La parte araba è priva di sottotitoli ma comunque resta una enorme c. Pardon il termine!!
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liuk
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domenica 21 settembre 2008
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mancano idee
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Film molto piatto e scontato dalla prima all'ultima scena. Non aiutano le pessime performance del cast dove spicca una Meryl Streep ormai inguardabile. Da evitare.
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paolo ciarpaglini
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domenica 14 settembre 2008
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rendition
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Il film colpisce non tanto per le vicessitudini del malcapitato marito di Isabella (Reese Witherspoon), quanto per l'intensa, profonda ma purtroppo predestinata storia d'amore tra la figlia di un collaboratore antiterrorismo USA, egiziano (padre di lei). Ed un giovane che appartiene alla flangia terrorista della Ghiad islamica. Senza che lo spettatore se ne accorga, l'inizio del film altri non è che l'agghiacciante epilogo. Che vede proprio i due giovani morire; lei, nel tentativo di dissuadere il giovane che ama dal portare a termine la missione (uccidere il padre). Lui che invece, proprio nell'istante decisivo, raggiunto da lei 'che ha capito tutto', non trova più il coraggio per lasciar scattare il congegno esplosivo che ha addosso.
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Il film colpisce non tanto per le vicessitudini del malcapitato marito di Isabella (Reese Witherspoon), quanto per l'intensa, profonda ma purtroppo predestinata storia d'amore tra la figlia di un collaboratore antiterrorismo USA, egiziano (padre di lei). Ed un giovane che appartiene alla flangia terrorista della Ghiad islamica. Senza che lo spettatore se ne accorga, l'inizio del film altri non è che l'agghiacciante epilogo. Che vede proprio i due giovani morire; lei, nel tentativo di dissuadere il giovane che ama dal portare a termine la missione (uccidere il padre). Lui che invece, proprio nell'istante decisivo, raggiunto da lei 'che ha capito tutto', non trova più il coraggio per lasciar scattare il congegno esplosivo che ha addosso. Ma è ormai troppo tardi per entrambi. Se l'attacco suicida e il predestinato, al momento di agire non lo fa, c'è appostata poco distante una jeep con a bordo un cecchino, pronto ad ucciderlo. Il fatto sottolineato nel film, e cioè che ciò ha come scopo che 'comunque' l'esplosione avvenga, è tutto da rivedere. Nel senso che ciò può essere veritiero solo se il Kamikaze ha già tolto la sicura alla spoletta. La Streep, è l'inflessibile capo dei servizi segreti senza pietà. La stessa 'dice', che i terroristi hanno nei confronti degli occidentali. E non la si può biasimare, se non per la crudeltà disumana con cui viene estorta al presunto terrorista, una falsa confessione. La cui unica colpa è quella di essere un'ingegnere egiziano, esperto in esplosivi, residente da 20 anni negli States. Buonissima interpretazione per Jake Gillenhaal, che nel film è Douglas Freeman. Agente americano al servizio della CIA che sotto la supervisione di Corinne Whitman (la Streep), assiste alle torture. Ma si convince infine con prove inconfutabili, della sua innocenza. Nonchè falsa confessione, estorta unicamente con la tortura. Decide infatti di aiutarlo a fuggire, autocondannandosi all'esilio. Grandissima, strepitosa la prova del giovane egiziano che ha scelto la Ghiad dopo aver perso il fratello. Tutto ciò che ruota attorno alla storia dei due giovani, è un film in puro stile americano. Che in un certo senso mette in risalto quanto sottile e spesso invisibile sia, il confine che separa il sospetto dalla certezza. Ammettendo in qualche modo la propria colpevolezza nell'ostinata inflessibilità post-11 settembre. Infine permettetemi un'auspicio che sicuramente cadrà nel vuoto. Ma credo, anzi ne sono certo che una bella nomination all'oscar come milgior attore non protagonista, Il giovane egiziano se la meriterebbe tutta.
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vittorio
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lunedì 8 settembre 2008
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interessante....
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Bel film, con una buona storia e delle ottime interpretazioni. Non aspettatevi però un capolavoro, a volte infatti la storia diventa leggermente banale, con qualche ripetizione e un finale molto "per bene"!!
Complessivamente è un bel film da vedere!!
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pixellone
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venerdì 29 agosto 2008
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la realtà in una sala cinematografica
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bellissimo ed inusuale, non è unilaterale, come può essere una pellicola statunitense su un tema come questo. Invece c'era da farlo, visto che si conbatte una guerra contro un'invisibilità, contro un non esercito: quindi tutti sono suscettibili di sospetto, se vogliamo proteggere la nostra libertà.
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(di __jb__)
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cinemaleo
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mercoledì 23 luglio 2008
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un film da vedere, pur con i suoi difetti
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Un film non riuscito completamente (il ritmo è lento, il cast prestigioso non utilizzato al meglio, il finale eccessivamente consolatorio e improbabile…) ma che ha l'indubbio merito di farci riflettere sugli errori che tutto il mondo continua a commettere quando è in gioco la propria salvaguardia (cosa è cambiato dall'epoca del nazismo?).
Primeggiano le due primedonne, Reese Witherspoon è da lodare per misura ed equilibrio in un ruolo in cui era facile eccedere, Meryl Streep conferma ancora una volta la sua eccezionale bravura (le basta un cenno, uno sguardo per rappresentare il male assoluto).
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iris
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domenica 8 giugno 2008
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un film fa riflettere .......
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Onesto film che tratta aspetti ancora troppo delicati per gli americani e forse anche per noi europei, visto che quanto raccontato nel film, è noto ai midia ma non viene trattato quasi mai.
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dadde
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domenica 8 giugno 2008
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veramente belllo
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Regia favolosa, suspence e caratterizzazione dei personaggi / emozioni "suggerite" allo spettatore ben riuscite. Purtroppo qualche buco in sceneggiatura e recitazione dei due grandi nomi solo mediocre
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antonello villani
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venerdì 18 aprile 2008
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ansie post 11 settembre tra tortura e jiiad
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Parola d’ordine: sicurezza nazionale. Le ansie post 11 Settembre in un film che ha avuto il beneplacito di Amnesty International, storie intrecciate che hanno come matrice comune la violenza ingiustificata. Un ingegnere egiziano viene sequestrato all’aeroporto con l’accusa di terrorismo e trasportato d’urgenza nel Nord Africa per confessare colpe non commesse. Gavin Hood, regista premio Oscar per il miglior film straniero 2005 con “Il mio nome è Tsotsi”, dirige un autentico atto d’accusa contro la tortura e la jiiad prendendo le distanze dalla politica a stelle e strisce responsabile in questi ultimi anni di episodi piuttosto controversi ai danni dei cittadini mediorientali. Opera asciutta che non cede alle tentazioni della retorica, “Rendition” sorprende per la miscela di orrore, violenza, politica ed umanità grazie alle vicissitudini di un padre di famiglia vittima di un errore diplomatico e di un commissario di polizia in lotta con la figlia e la frangia piu’ estremista.
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Parola d’ordine: sicurezza nazionale. Le ansie post 11 Settembre in un film che ha avuto il beneplacito di Amnesty International, storie intrecciate che hanno come matrice comune la violenza ingiustificata. Un ingegnere egiziano viene sequestrato all’aeroporto con l’accusa di terrorismo e trasportato d’urgenza nel Nord Africa per confessare colpe non commesse. Gavin Hood, regista premio Oscar per il miglior film straniero 2005 con “Il mio nome è Tsotsi”, dirige un autentico atto d’accusa contro la tortura e la jiiad prendendo le distanze dalla politica a stelle e strisce responsabile in questi ultimi anni di episodi piuttosto controversi ai danni dei cittadini mediorientali. Opera asciutta che non cede alle tentazioni della retorica, “Rendition” sorprende per la miscela di orrore, violenza, politica ed umanità grazie alle vicissitudini di un padre di famiglia vittima di un errore diplomatico e di un commissario di polizia in lotta con la figlia e la frangia piu’ estremista. Musiche che riescono ad evocare una cultura intrisa di maschilismo e fede cristiana, fanatismo religioso responsabile di troppi delitti, caccia alle streghe portata avanti in maniera indiscriminata dopo il crollo delle torri gemelle. La democrazia americana dimostra le mille falle di un sistema che alla fine non distingue il bene dal male ed i colpevoli dagli innocenti. Un film rigoroso ma, soprattutto, necessario.
Antonello Villani
(Salerno)
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