maria
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lunedì 17 settembre 2007
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critiche incomprensibili
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Mi sembra di aver visto un altro film . A me è piaciuto molto e credo sia quanto di più distante dallo stile televisivo. Forse l'argomento dà fastidio, il film è duro, ma non credo che in un paese in cui ogni giorno ci sono storie di corruzione dobbiamo chiudere gli occhi e entrare nel coro.
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nico
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martedì 11 settembre 2007
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filmazzo
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La critica è troppo cattiva, il film è da vedere!
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marina v.
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martedì 11 settembre 2007
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l'italia del malaffare (e del cattivo cinema)
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Effettivamente le fiction televisive stanno producendo uno strano fenomeno di contaminazione su certo cinema italiano, livellandolo verso il basso ed appiattendo i contenuti. Se il regista Vincenzo Marra aveva dato finora buone prove, manca totalmente il bersaglio in quest'ultima opera, e ci si meraviglia che il film sia stato selezionato per Venezia. La storia: Filippo è un giovane di umili origini, dai molti appetiti e dalla divorante ambizione, che lavora per la GdF. Non tarderà a scoprire che la via più breve per un arricchimento facile è data dalla corruzione e così, complici i buoni uffici di un'avvenente signora dell'alta borghesia romana, decide di lasciare l'arma ed intraprendere la carriera di imprenditore, scendendo sempre più in basso nei compromessi e nei comportamenti illeciti.
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Effettivamente le fiction televisive stanno producendo uno strano fenomeno di contaminazione su certo cinema italiano, livellandolo verso il basso ed appiattendo i contenuti. Se il regista Vincenzo Marra aveva dato finora buone prove, manca totalmente il bersaglio in quest'ultima opera, e ci si meraviglia che il film sia stato selezionato per Venezia. La storia: Filippo è un giovane di umili origini, dai molti appetiti e dalla divorante ambizione, che lavora per la GdF. Non tarderà a scoprire che la via più breve per un arricchimento facile è data dalla corruzione e così, complici i buoni uffici di un'avvenente signora dell'alta borghesia romana, decide di lasciare l'arma ed intraprendere la carriera di imprenditore, scendendo sempre più in basso nei compromessi e nei comportamenti illeciti. Poteva essere un buon film d'attualità, ma Marra sciupa tutto fin dal casting, che prevede nel ruolo di Filippo un insignificante Michele Lastella, totalmente inespressivo ed incolore, ed a nulla vale la radiosa presenza della carismatica Fanny Ardant nel ruolo della signora bene, per risollevare le sorti del film. Altri comprimari sono notoriamente pescati dal mondo della televisione, ma è nella banalizzazione dei dialoghi e della prevedibilità della storia che la pellicola perde molti colpi. Il regista gioca sulla sottrazione dei dialoghi, peccato che dissolvenze e silenzi non siano significativamente complementari alla storia, ma fonte di disorientamento per lo spettatore. Ed il non-finale, poi, completa il pastrocchio; forse vorrebbe accendere una discussione, riesce solo nell'intento di deludere definitivamente il pubblico. Non si sentiva il bisogno dell'ennesima, sciatta fiction italiana in versione grande schermo.
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muriel
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lunedì 10 settembre 2007
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film garbato e privo di facili moralismi.
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Il film è scarno, essenziale, chiaro, con poche concessioni alla retorica,quotidiano ai limiti della nudità. Lastella ha una faccia di gomma,su cui compare un'unica espressione, quella della tensione controllata e del pensiero ambizioso che fagocita ogni altro sentimento possibile. I compromessi per la scalata al potere appaiono come inevitabile routine per il raggiungimento dell'obiettivo, quindi nulla di più che doverose noie con cui fare i conti. Non c'è grande partecipazione emotiva agli scandalosi ed immorali delitti che si snocciolano via via. I personaggi maschili imboccano una via senza ritorno,l'unica che conoscano, con consapevolezza e convinzione, mostrando che è ben possibile vivere senza moralità (v.
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Il film è scarno, essenziale, chiaro, con poche concessioni alla retorica,quotidiano ai limiti della nudità. Lastella ha una faccia di gomma,su cui compare un'unica espressione, quella della tensione controllata e del pensiero ambizioso che fagocita ogni altro sentimento possibile. I compromessi per la scalata al potere appaiono come inevitabile routine per il raggiungimento dell'obiettivo, quindi nulla di più che doverose noie con cui fare i conti. Non c'è grande partecipazione emotiva agli scandalosi ed immorali delitti che si snocciolano via via. I personaggi maschili imboccano una via senza ritorno,l'unica che conoscano, con consapevolezza e convinzione, mostrando che è ben possibile vivere senza moralità (v. il comandante, l'imprenditore Donati,il presidente della banca, il deputato). Alle donne tocca il ruolo classico dei "vinti", che amano in maniera incondizionata contro ogni ragione reale,facendosi del male in virtù di un sentimento che non esiste se non nel loro immaginario.Nessuno è vincente in questo mondo dove il dolore non ha neanche lo spazio per un commento. Il finale è da "c'este la vie". Film garbato e privo di facili moralismi.
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(di amanda)
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[+] muriel ci ha preso, è amanda che non capisce nulla
(di negromantica)
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vito
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giovedì 6 settembre 2007
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viva la verità
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E un film denuncia che può dare ...fastidio a coloro che si sentono intoccabili e al di sopra di ogni sospetto.
[+] film garbato, essenziale e senza facili moralismi
(di muriel)
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