mar 1973
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domenica 16 settembre 2007
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un viaggio nei mondi di dylan
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Premessa: chi scrive è un appassionato della musica di Dylan, del quale possiede l'intera opera discografica.
Non so quindi se questo abbia influito sull'esaltazione provata al termine della visione del film, che avrei voluto ripetere immediatamente.
Come ormai risaputo il regista Todd Haynes, che già aveva illuminato il mondo del glam-rock con "Velvet Goldmine", si serve di 6 attori che interpretano 6 personaggi diversi per tracciare le sei "anime" di Dylan.
Ad ogni personaggio(nessuno dei quali si chiama Bob Dylan, attenzione)può infatti corrispondere una fase della vita di Dylan. I collegamenti più evidenti sono in quello interpretato da Cate Blanchett (in una interpretazione davvero titanica) nella fase della svolta elettrica, quando Dylan venne contestato nel corso di un tour inglese e da Christian Bale prima nella fase della affermazione come cantante "folk" che, negli anni '80, si converte al cristianesimo sfornando album di solo materiale religioso (pur non divenendo mai Dylan un vero e proprio pastore).
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Premessa: chi scrive è un appassionato della musica di Dylan, del quale possiede l'intera opera discografica.
Non so quindi se questo abbia influito sull'esaltazione provata al termine della visione del film, che avrei voluto ripetere immediatamente.
Come ormai risaputo il regista Todd Haynes, che già aveva illuminato il mondo del glam-rock con "Velvet Goldmine", si serve di 6 attori che interpretano 6 personaggi diversi per tracciare le sei "anime" di Dylan.
Ad ogni personaggio(nessuno dei quali si chiama Bob Dylan, attenzione)può infatti corrispondere una fase della vita di Dylan. I collegamenti più evidenti sono in quello interpretato da Cate Blanchett (in una interpretazione davvero titanica) nella fase della svolta elettrica, quando Dylan venne contestato nel corso di un tour inglese e da Christian Bale prima nella fase della affermazione come cantante "folk" che, negli anni '80, si converte al cristianesimo sfornando album di solo materiale religioso (pur non divenendo mai Dylan un vero e proprio pastore).
L'unico dubbio interpretativo rimane forse sul personaggio interpretato da Richard Gere, che dovrebbe essere il Billy the Kid del film di cui Dylan scrisse l'epica colonna sonora... ...ma che potrebbe essere anche il Dylan attuale, sempre in movimento con il suo "Never ending Tour".
Ogni parte, ogni personaggio dei 6 va a comporre un puzzle dal quale alla fine traspare quella che è stata l'importanza di Dylan nella cultura del secolo appena trascorso.
Un film assolutamente affascinante e straordinario, visivamente meraviglioso, che deluderà certamente chi si avvicina con l'intento di vedere La Biografia di Dylan posta secondo un ordine cronologico, con magari dei dettagli su quella che è stata la sua vita sentimentale (anche se anche qui vi è il riferimento soprattuto nel personaggio intepretato da Charlotte Gainsbourg, che "impersona" al contempo sia Suze, prima fidanzata di Dylan, che Sara, la moglie che gli ha dato due figli).
Ultima annotazione sulla scelta delle canzoni. Non sono state scelte le più famose, non si sentono ad esempio "Blowin' in the wind" o "Mr. Tambourine Man", ma la scelta fatta si incastona splendidamente con le immagini che scorrono sullo schermo, essendo la maggior parte dei brani funzionali al momento rappresentato sullo schermo, ben rappresentandolo, come nel caso in cui parte "Simple twist of fate". Da inoltre modo allo spettatore di scoprire autentici gioielli (come la prima versione di "Idiot wind", poi non inserita nell'album "Blood on the tracks", o "Stuck inside of Mobile with the Memphis Blues again", primo brano che si ascolta nel film).
Film da vedere, da "ascoltare", da sentire.
E da rivedere per custodirlo gelosamente come le emozioni che suscita.
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bob
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martedì 11 settembre 2007
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innovativo ma permeato di poco calore
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Per raccontarci non solo i diversi volti dell'uomo e dell'artista Dylan, ma anche il trascorrere del tempo, l'infrangersi dei sogni di un'intera generazione, il regista Todd Haynes, sempre piu' interessante, si serve di diversi attori (ottima la scelta del bambino di colore e geniale quella di Cate Blanchett, che lo ripaga di una prova "elettrica" e formidabile per mimetismo) e compone un mosaico insolito e visionario. Non tutte le parti di cui e' composto convincono pero' francamente alla stessa maniera. Ad esempio quella con Richard Gere aggiunge ben poco. Ma non per colpa dell'attore (che ha la faccia giusta e si cala anch'egli bene come tutti gli altri nel personaggio) ma per colpa della scrittura di Haynes (anche autore del soggetto) qui meno felice.
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Per raccontarci non solo i diversi volti dell'uomo e dell'artista Dylan, ma anche il trascorrere del tempo, l'infrangersi dei sogni di un'intera generazione, il regista Todd Haynes, sempre piu' interessante, si serve di diversi attori (ottima la scelta del bambino di colore e geniale quella di Cate Blanchett, che lo ripaga di una prova "elettrica" e formidabile per mimetismo) e compone un mosaico insolito e visionario. Non tutte le parti di cui e' composto convincono pero' francamente alla stessa maniera. Ad esempio quella con Richard Gere aggiunge ben poco. Ma non per colpa dell'attore (che ha la faccia giusta e si cala anch'egli bene come tutti gli altri nel personaggio) ma per colpa della scrittura di Haynes (anche autore del soggetto) qui meno felice. La frammentarieta' della narrazione e suoi diversi registri colpiscono per la maestria sia del montaggio che della fotografia. E ottima e' la direzione dgli attori. Ma il film pur se tecnicamente ineccepibile e chiaramente sentito, finisce per dilungarsi eccessivamente e per essere permeato da troppo poco calore. Molto belle le immagini e le parole della scena finale. A cui seguono, sullo scorrere dei titoli di coda, le note della celeberrima e bellissima "Like a Rolling Stone". Non c'era scelta migliore per chiudere in modo classico e tradizionale un film affascinante e innovativo. Voto 7/8
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giuditta
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giovedì 24 luglio 2008
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delusione
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Obbiettivamente il film "io non sono qui" è un film significativo e particolare, molto originale... insomma un film che merita di essere visto. Ma io non posso accettarlo. Non mi è per niente piaciuto. Qualcuno potrà definirmi stupida perchè forse è un capolavoro, ma io non sto guardando l'aspetto tecnico ma l'aspetto della trama...
Insomma i collegamenti con la vita di Bobby Dylan ci sono ma a volte troppo forzati, e poi se uno non leggesse la trama prima di vederlo onestamente non capirebbe proprio niente, detto poi da una che è molto interessata alla vita di bob dylan e che quindi ha visto e ha letto molte cose riguardo a lui.. Insomma ci vorrebbe un genio per capirlo.. E poi ho notato che non hanno presentato il nostro bob dylan, o almeno non in tutte le sua sfaccettature, debolezze.
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Obbiettivamente il film "io non sono qui" è un film significativo e particolare, molto originale... insomma un film che merita di essere visto. Ma io non posso accettarlo. Non mi è per niente piaciuto. Qualcuno potrà definirmi stupida perchè forse è un capolavoro, ma io non sto guardando l'aspetto tecnico ma l'aspetto della trama...
Insomma i collegamenti con la vita di Bobby Dylan ci sono ma a volte troppo forzati, e poi se uno non leggesse la trama prima di vederlo onestamente non capirebbe proprio niente, detto poi da una che è molto interessata alla vita di bob dylan e che quindi ha visto e ha letto molte cose riguardo a lui.. Insomma ci vorrebbe un genio per capirlo.. E poi ho notato che non hanno presentato il nostro bob dylan, o almeno non in tutte le sua sfaccettature, debolezze... non è lui... non che io lo conosca di persona, ovvio, ma essendo pazza di lui, ho guardato, studiato, molte delle sue interviste, le sue espressioni, i suoi sguardi, che non corrispondono al bob dylan presentato dai 6 personaggi del film... Certamente il regista non intendeva fare un ritratto nei minimi particolari, non voleva far risaltare il carattere e la vita privata di Bob dylan, però se lo avesse fatto il film sarebbe risultato più interessante.. Questa è una stupida critica, perchè so che sarebbe stato molto più difficile rappresentare la personalità, la psicologia, l'infanzia di Bob dylan, però come sua ammiratrice avrei gradito di più un film di questo genere...
una cosa però, che riesce molto bene al regista è il rappresentare il clima, l'atmosfera degli anni ?60-?70, questo si, è stato veramente bravo... la tensione, l'insicurezza, la gente, l'incostanza, la novità... totalmente consiglio di vedere questo film, perchè comunque merita.. l'unica cosa, è che secondo me molti dei suoi fan (di bob dylan) forse ne rimarranno un pò delusi... come me...
ps: VIVA BOBBY DYLAN!!!
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ullifa
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venerdì 16 novembre 2007
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ma che ci faccio qui.
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Come gni settimana sono andato al cineforum. Entrato mi sono accorto che la sala era semivuota a differenza della moltitudine di altre serate. Brutto segno. Poi ho pensato "stasera vado a vdere un film da veri intellettuali che i comuni mortali ( vedi vacanze di natale) non possono apprezzare". A metà film, alla domanda " ma che ci faccio qui" sono uscito dalla sala come i comuni mortali.....
Premetto che sono conscio del fatto che non conoscendo al vita di dylan il film possa risultare particolarmente indigesto, ergo se questo dovesse essere applicato a tutti i film di cui non si conosce la storia del plot gli attori, i registi i produttori etc. ruberebbero il posto ai semafori ai lavavetri.
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Come gni settimana sono andato al cineforum. Entrato mi sono accorto che la sala era semivuota a differenza della moltitudine di altre serate. Brutto segno. Poi ho pensato "stasera vado a vdere un film da veri intellettuali che i comuni mortali ( vedi vacanze di natale) non possono apprezzare". A metà film, alla domanda " ma che ci faccio qui" sono uscito dalla sala come i comuni mortali.....
Premetto che sono conscio del fatto che non conoscendo al vita di dylan il film possa risultare particolarmente indigesto, ergo se questo dovesse essere applicato a tutti i film di cui non si conosce la storia del plot gli attori, i registi i produttori etc. ruberebbero il posto ai semafori ai lavavetri. In sostanza un film deve avere anche un valore divulgativo ed avvicinare il grande pubblico ad una storia, un personaggio, una tematica od essere semplicemnte bello per la fotografia, i dialoghi etc. Questo film ha il merito di non centrare buona parte di questi obiettivi ( la fotografia a parte che è molto bella) degli obiettivi prima enunciati. Complimenti al regista per la sua coerenza.
Qundi se avete voglia di veder un film, passare le due settimane succesive a lambiccarvi il cervelo a trovargli un significato, un valore o un non so che andate al cinema.
Sicuramnet questo film per quello che mi riguarda non cadra nell'oblio visto che, nel mio giudizio personale, detiene il palmare per il film più brutto dell'anno.
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