laulilla
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mercoledì 30 aprile 2008
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tre picari in cerca di sé
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Il viaggio dei tre fratelli è un vero percorso di formazione che avviene attraverso la loro definitiva separazione dai genitori. La morte del padre lascia dietro di sé un peso insopportabile, metaforicamente espresso dal carico di bagagli che seguirà i tre per tutto il viaggio e che solo alla fine essi decideranno di abbandonare (finalmente!).Il distacco dalla madre, voluto da lei, è ineluttabile e costituisce per tutti e tre una lezione di vita, grazie alla quale essi dovranno misurarsi per la prima volta, forse, con quello che Freud definisce il principio di realtà. Solo quando la madre, infatti, li inviterà a guardare davanti a sé e dentro di sé, senza parlare (e perciò senza mentire) si paleseranno ai loro occhi davvero le immagini dei loro desideri profondi, delle loro vere aspirazioni e solo allora essi troveranno la forza di abbandonare il peso del passato e di vivere nel presente.
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Il viaggio dei tre fratelli è un vero percorso di formazione che avviene attraverso la loro definitiva separazione dai genitori. La morte del padre lascia dietro di sé un peso insopportabile, metaforicamente espresso dal carico di bagagli che seguirà i tre per tutto il viaggio e che solo alla fine essi decideranno di abbandonare (finalmente!).Il distacco dalla madre, voluto da lei, è ineluttabile e costituisce per tutti e tre una lezione di vita, grazie alla quale essi dovranno misurarsi per la prima volta, forse, con quello che Freud definisce il principio di realtà. Solo quando la madre, infatti, li inviterà a guardare davanti a sé e dentro di sé, senza parlare (e perciò senza mentire) si paleseranno ai loro occhi davvero le immagini dei loro desideri profondi, delle loro vere aspirazioni e solo allora essi troveranno la forza di abbandonare il peso del passato e di vivere nel presente. Questa complessità psicologica è raccontata con sorprendente leggerezza, così che il film si snoda in un narrare veloce e nervoso, accompagnato da un fotografia che più bella non potrebbe essere, ma anche molto raffinata e malinconica, degno sfondo allo stato d'animo triste e malinconico dei tre picari in viaggio.
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lino
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venerdì 2 maggio 2008
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un treno per un bel film
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Un piccolo gioiellino di commedia solo apparentemente non-sense..
Un road-movie assurdo con 3 fratelli sgangherati ed un programma: ritrovare l'unione e ritrovare la mamma.. la coloratissima India sullo sfondo, una colonna sonora azzeccatissima ed un cast di attori ben collaudati con il regista, Wes Anderson, famoso per i film "I Tenenbaum" e "Le avventure acquatiche di Steve Zissou".
Una menzione speciale per il cammeo di Anjelica Huston, attrice di incommensurabili doti e di capacità di cambio di registro uniche.. Grandi i "3 fratelli" Owen Wilson, Adrien Brody, Jason Schwartzman.. Fortissima la Natalie Portman nel cortometraggio iniziale del film che funge da prologo ed un Bill Murray che.
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Un piccolo gioiellino di commedia solo apparentemente non-sense..
Un road-movie assurdo con 3 fratelli sgangherati ed un programma: ritrovare l'unione e ritrovare la mamma.. la coloratissima India sullo sfondo, una colonna sonora azzeccatissima ed un cast di attori ben collaudati con il regista, Wes Anderson, famoso per i film "I Tenenbaum" e "Le avventure acquatiche di Steve Zissou".
Una menzione speciale per il cammeo di Anjelica Huston, attrice di incommensurabili doti e di capacità di cambio di registro uniche.. Grandi i "3 fratelli" Owen Wilson, Adrien Brody, Jason Schwartzman.. Fortissima la Natalie Portman nel cortometraggio iniziale del film che funge da prologo ed un Bill Murray che.. simpaticamente.. ancora devo capire che ce stava a fare!!!!
Insomma.. per gli amanti della commedia "con cervello" ed in fuga da boiate come 3ciento..
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bob
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mercoledì 7 maggio 2008
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un alternativo road movie ferroviario
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Si potrebbe salutare l’uscita in sala del nuovo film di Wes Anderson "Il treno per il Darjeeling" con la classica frase “meglio tardi che mai” , dato che dalla sua controversa (come consuetudine i film del giovane regista americano dividono sia la critica che il pubblico) presentazione all’ultimo Festival di Venezia son passati circa 8 mesi. Niente di nuovo, perche’ mai come quest’anno i film “festivalieri” sono stati distribuiti in modo a dir poco imbarazzante e alcuni sappiamo bene che mai verranno messi sul mercato (Redacted di De Palma). Chi avesse intenzione di vedere "Il treno per il Darjeeling" dovra’ comunque affrettarsi: perche’ farlo uscire il ponte del 1 Maggio, contemporaneamente a un Blockbuster come “Iron Man” equivale ad un (ennesimo, vedi “L’Assassinio di Jesse James) suicidio commerciale.
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Si potrebbe salutare l’uscita in sala del nuovo film di Wes Anderson "Il treno per il Darjeeling" con la classica frase “meglio tardi che mai” , dato che dalla sua controversa (come consuetudine i film del giovane regista americano dividono sia la critica che il pubblico) presentazione all’ultimo Festival di Venezia son passati circa 8 mesi. Niente di nuovo, perche’ mai come quest’anno i film “festivalieri” sono stati distribuiti in modo a dir poco imbarazzante e alcuni sappiamo bene che mai verranno messi sul mercato (Redacted di De Palma). Chi avesse intenzione di vedere "Il treno per il Darjeeling" dovra’ comunque affrettarsi: perche’ farlo uscire il ponte del 1 Maggio, contemporaneamente a un Blockbuster come “Iron Man” equivale ad un (ennesimo, vedi “L’Assassinio di Jesse James) suicidio commerciale. Complimenti. A dire il vero, il film gia’ in partenza, per come e’ “costruito”, e’ destinato serenamente all’insucesso economico. Orgogliosamente. "Il treno per il Darjeeling" e’ infatti il “tipico” film di Anderson, regista del tutto originale e assai poco convenzionale, lontanissimo dai canoni medi della produzione Hollywoodiana e del suo abituale pubblico. Abitato da molti suoi attori feticcio, ad incominciare da Owen Wilson, senza dimenticare la felice comparsata di Bill Murray e la partecipazione di Angelica Huston, "Il treno per il Darjeeling" ha al centro dell' attenzione l’ennesima famiglia “strampalata”, qui composta da tre improbabili fratelli (si frequentrebbero come amici?) , che dopo un lungo periodo si ritrovano per un viaggio in treno in India alla ricerca della madre sparita dopo la morte del padre: contestualmente, come nella tradizione di ogni road movie che si rispetti, la loro (dis)avventura diventera’ ovviamente un viaggio alla ricerca di sé e l’occasione per cercare di ritrovare, attraverso lo scontro/incontro delle loro singole nevrosi, i loro legami perduti. Detta cosi’, sembrerebbe dunque una storia vista e rivista: ma non e’ cosi’. Perché Wes Anderson è Maestro dell’antinarrazione, della non linearita’. Il suo e’ essenzialmente un Cinema fatto di magnifiche scenografie che tutte insieme vanno a formare un luccicante mosaico piu’ che una storia. Di curiose macchiette piu’ che di personaggi. A lui soprattutto piace perdersi in “coloratissime” divagazioni, in gag fumettistiche e surreali, in situazioni umoristiche divertenti ma spesso venate dalla malinconia. Un insieme di scene che i suoi ammiratori troveranno poetiche, mentre i suoi detrattori, o comunque coloro che faticano ad entrare nell'Universo del regista, troveranno vuote e tediose, quando non irritanti. Mi ero personalmente ritrovato tra quest’ultimi all’epoca del precedente «Le avventure acquatiche di Steve Zissou». Allora mi ero sentito semplicemente un estraneo e mi ero fatto due palle cosi'. Non e’ stato cosi’ questa volta. Tutt'altro. Chi amera’ molto il film, non dovrebbe perdere l’occasione di vedere anche il suo naturale ”prologo” : almeno cosi’ era stato concepito originariamente dal regista. Ovvero il corto “Hotel Chevalier”, dove ritroviamo uno dei fratelli (Schwartzman) incontrare la bellissima moglie dalla quale è fuggito (Natalie Portman) in un lussuoso albergo di Parigi. In rete e’ facilmente reperibile.E’ delizioso: e questo non, come penseranno i maligni, perche’ Natalie Portman e’ “nuda” o lo è troppo poco. Ma per merito dell’atmosfera che si respira, della messa in scena e della struggente canzone di sottofondo. Voto:8
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lukezissou
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martedì 14 gennaio 2014
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il treno della vita che non lascia a piedi nessuno
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A volte, anche se difficoltoso, bisogna cercare di soffermarsi su quello che vediamo e non rimanere freddi ed asettici come un neurologo alla vista di un cervello. Perchè se per un primario in neurologia un cervello è solo l'organo principale del sistema nervoso centrale e quello rimane, per il tizio che ti ha dato il pane stamattina o il tuo vicino di pianerottolo può essere visto come qualcosa di diverso, magari come la porta ad un mondo onirico dove tutto ciò che è può essere ma anche non essere. Ecco, per giudicare un film di Wes Anderson bisogna togliersi il camice da neurochirurgo ed usare la lente d'ingrandimento del sognatore.
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A volte, anche se difficoltoso, bisogna cercare di soffermarsi su quello che vediamo e non rimanere freddi ed asettici come un neurologo alla vista di un cervello. Perchè se per un primario in neurologia un cervello è solo l'organo principale del sistema nervoso centrale e quello rimane, per il tizio che ti ha dato il pane stamattina o il tuo vicino di pianerottolo può essere visto come qualcosa di diverso, magari come la porta ad un mondo onirico dove tutto ciò che è può essere ma anche non essere. Ecco, per giudicare un film di Wes Anderson bisogna togliersi il camice da neurochirurgo ed usare la lente d'ingrandimento del sognatore. Così d'un tratto, quel treno per il Darjeeling si trasforma, e da un banale viaggio in carrozza fra tre fratelli strampalati e così diversi tra di loro si tramuta ne “Il Treno" che tutti, prima o poi nella vita dobbiamo affrontare e salirci in corsa. Vista così la storia del regista texano non appare più così apatica e scarna ma anzi scruta imperturbabile nel carattere dei tre giovani uomini e scova quei problemi e quelle paure che non risultano poi così lontane dalla realtà.
Il desiderio di rivedere la propria madre di cui si sono perse le tracce. La mancanza di una donna tanto amata e che ora non c'è più. La paura di uomo di affrontare la paternità. Queste sono solo alcune sfumature che si intrecciano tra battutte brevi e incisive, tra i colori sgargianti indiani ed una musica passata che confonde sulla reale epoca in cui la storia si svolge.
E allora di corsa, con le nostre valigie pesanti e piene di ricordi e speranze saltiamo sul treno della vita verso la prossima fermata, misteriosa come le notti dell'India.
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sergio
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mercoledì 23 aprile 2008
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tre fratelli!!!
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Un film pieno dei colore dell’India... della sua spiritualità... del suo candore umano.... la storia è storia di riflessione e semplice quanto complicata, quella di tre fratelli che affrontano un viaggio in treno attraverso l’India, tra situazioni divertenti e riflessioni filosofiche... un viaggio per ritrovare una madre e fuggire dall’oggi... un viaggio in cui tutto accadrà, in cui nulla e tutto cambierà...efficace l’apparizione di B. Murray che non si sa se è un semplice uomo d’affari o incarna il padre reale, forse ancora in vita... apparizione all’inizio e alla fine del film.
Un film che diverte per situazioni e fa riflettere sulle emozioni... sul vero e sul destino.... su ciò che ci accade e le conseguenze.
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Un film pieno dei colore dell’India... della sua spiritualità... del suo candore umano.... la storia è storia di riflessione e semplice quanto complicata, quella di tre fratelli che affrontano un viaggio in treno attraverso l’India, tra situazioni divertenti e riflessioni filosofiche... un viaggio per ritrovare una madre e fuggire dall’oggi... un viaggio in cui tutto accadrà, in cui nulla e tutto cambierà...efficace l’apparizione di B. Murray che non si sa se è un semplice uomo d’affari o incarna il padre reale, forse ancora in vita... apparizione all’inizio e alla fine del film.
Un film che diverte per situazioni e fa riflettere sulle emozioni... sul vero e sul destino.... su ciò che ci accade e le conseguenze... sui ricordi e il dolore... tre fratelli diversi tra loro... uno scrittore di storie inventate basate su ciò che gli capita... un’altro bendato dalla per quasi tutto il film reduce da un incidente motociclistico... l’ultimo, spaventato dal figlio che avrà dalla moglie che forse non ama più... affrontano questo viaggio tra riflessione e spiritualità, in un treno affollato di gente e da cui riescono farsi sbattere fuori... ma nonostante tutto nulla riuscirà a terminare la ricerca della verità e di conseguenza di andare a trovare la madre.
Tra riti e ricerca della famiglia che era dispersa da più tempo, l’illuminazione finale non poteva mancare!!!.
Un delizioso film!!!
Voto 3 stelle e mezzo!!!
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qoelet
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lunedì 1 agosto 2011
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originale
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Road movie, o meglio "train movie" visto che la storia si svolge in gran parte all'interno di un vagone ferroviario, di stile un po' retrò ma per questo ancora più affascinante, che attraversa l'India. Tre fratelli provano a ritrovare se stessi e il loro rapporto dopo la perdita del padre mettendosi in viaggio alla ricerca della madre che ha intrapreso un percorso spirituale ed è diventata suora in una regione sperduta. Ognuno di essi porta con se i propri tormenti, un amore difficile, un figlio in arrivo, i postumi di un incidente, cercando con ironia di esorcizzare le proprie angosce con un mix di strani farmaci e di rituali mistici. Il peso della perdita è ben rappresentato dalle voluminose valigie, appartenute al padre, chei tre si portano dietro nel viaggio, e che abbandoneranno proprio quando, incontrando nuovamente la morte sul loro cammino, riusciranno finalmente ad elaborare il proprio lutto.
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Road movie, o meglio "train movie" visto che la storia si svolge in gran parte all'interno di un vagone ferroviario, di stile un po' retrò ma per questo ancora più affascinante, che attraversa l'India. Tre fratelli provano a ritrovare se stessi e il loro rapporto dopo la perdita del padre mettendosi in viaggio alla ricerca della madre che ha intrapreso un percorso spirituale ed è diventata suora in una regione sperduta. Ognuno di essi porta con se i propri tormenti, un amore difficile, un figlio in arrivo, i postumi di un incidente, cercando con ironia di esorcizzare le proprie angosce con un mix di strani farmaci e di rituali mistici. Il peso della perdita è ben rappresentato dalle voluminose valigie, appartenute al padre, chei tre si portano dietro nel viaggio, e che abbandoneranno proprio quando, incontrando nuovamente la morte sul loro cammino, riusciranno finalmente ad elaborare il proprio lutto.
A tratti il film pare perdere di ritmo, ma credo sia una scelta voluta del regista, poiché il viaggio in realtà non ha una meta. Per quanto mi riguarda ho trovato questa pellicola originale e gradevole anche grazie ad un cast di indubbio spessore a cui si aggiungono numerosi camei.
Consigliato ai sognatori
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aristoteles
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venerdì 22 aprile 2016
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limonata dolce
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Molto più bello e divertente dei "Tenenbaum",non so perché mi ricorda vagamente"Fratello dove Sei".
Tre fratelli prendono un treno che attraversa L'India alla ricerca degli affetti più cari (la madre).
Cercheranno allo stesso tempo di ritrovare rapporti perduti.
Non c'è un attimo di sosta,gli eventi si susseguono veloci,l'ambientazione è molto gradevole e gli attori offrono interpretazioni di ottimo livello.
La sceneggiatura è originale e stravagante e qualcuno potrebbe anche storcere il naso.
Tuttavia la superficialità di fondo è ben congeniata e studiata in modo tale da non diventare fastidiosa.
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Molto più bello e divertente dei "Tenenbaum",non so perché mi ricorda vagamente"Fratello dove Sei".
Tre fratelli prendono un treno che attraversa L'India alla ricerca degli affetti più cari (la madre).
Cercheranno allo stesso tempo di ritrovare rapporti perduti.
Non c'è un attimo di sosta,gli eventi si susseguono veloci,l'ambientazione è molto gradevole e gli attori offrono interpretazioni di ottimo livello.
La sceneggiatura è originale e stravagante e qualcuno potrebbe anche storcere il naso.
Tuttavia la superficialità di fondo è ben congeniata e studiata in modo tale da non diventare fastidiosa.
Il finale forse è fin troppo romanzato.
Un'avventura frizzante che non vi deluderà.
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jackiechan90
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domenica 19 ottobre 2014
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anderson e i suoi mondi immaginari
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Wes Anderson si conferma con questo film creatore di mondi immaginarie claustrofobici (il treno Darjeeling Limited, la nave di Steve Zissou...) che sono delle vere e proprie realtà parallele dove vengono racchiuse varie umanità. Qui abbiamo tre fratelli (Owen Wilson, Adrien Brody e Jason Schwartzman) uno più disfunzionale dell'altro che si ritrovano su un treno diretti verso un non ben definito convento dove la loro madre (Anjelica Huston) si è rifugiata per fuggire dal mondo (e dalle proprie responsabilità) dopo la morte del marito. Il viaggio sarà una scusa per ritrovarsi e appianare le divergenze che corono fra i tre. Anche qui, come in altri suoi film, Anderson approfitta della storia per parlare di altro e il genere (road movie) per inserire simpatici siparietti comici che alleggeriscono il film.
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Wes Anderson si conferma con questo film creatore di mondi immaginarie claustrofobici (il treno Darjeeling Limited, la nave di Steve Zissou...) che sono delle vere e proprie realtà parallele dove vengono racchiuse varie umanità. Qui abbiamo tre fratelli (Owen Wilson, Adrien Brody e Jason Schwartzman) uno più disfunzionale dell'altro che si ritrovano su un treno diretti verso un non ben definito convento dove la loro madre (Anjelica Huston) si è rifugiata per fuggire dal mondo (e dalle proprie responsabilità) dopo la morte del marito. Il viaggio sarà una scusa per ritrovarsi e appianare le divergenze che corono fra i tre. Anche qui, come in altri suoi film, Anderson approfitta della storia per parlare di altro e il genere (road movie) per inserire simpatici siparietti comici che alleggeriscono il film. Il tutto in un atmosfera dichiaratamente postmoderna, dove convivono elementi del cinema classico con canzoni anni 70 ed estetica pop. Un film leggero e godibile che però racchiude dentro di sè una morale profonda e un leggero retrogusto cinico e sadico. I personaggi appaiono come spaesati e fuori dal mondo reale, ma perfettamente a loro agio nel mondo di Anderson, il treno-carrozza dove ci si può rilassare con limonata dolce, avvenenti hostess, serpenti letali che scappano dalle loro gabbie e burbere turiste tedesche. C'è spazio anche per un cameo di Bill Murray nei panni di un uomo d'affari che perde il treno, su cui si cela un interrogativo: è forse il fantasma del padre defunto che segue i tre nel loro viaggio? il bello dei film di Anderson è che lascia libera interpretazione allo spettatore. Un consiglio: prima di vedere il film vedetevi anche il cortometraggio iniziale "Hotel Chevalier" con Jason Schwartzman e una stupenda Natalie Portman! Bello quasi quanto tutto il film.
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francesco2
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sabato 18 luglio 2015
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critica ed autocritica
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Il contributo di chi scrive, da intendersi come una critica, è al contempo una -Almeno parziale- AUTOcritica attinente il film in questione.
Perché; dopo aver visto -In televisione- i decisamente sopravvalutati "Tember baum" ed un film, invece, molto eccentrico ed intelligente come "Steve Zissou", avevo visto in
questo film una conferma dell'eccentricità pittoresca di Wes Anderson, che si accompagna ad un'umanità nel descrivere i suoi personaggi, lontana allo stesso tempo da
santificazioni e dai cosiddetti buonismi: ma niente di più. E tale impressione era stata ancor più raforzata dal gustoso, ma esageratamente osannato, "Moonrise Kingdom".
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Il contributo di chi scrive, da intendersi come una critica, è al contempo una -Almeno parziale- AUTOcritica attinente il film in questione.
Perché; dopo aver visto -In televisione- i decisamente sopravvalutati "Tember baum" ed un film, invece, molto eccentrico ed intelligente come "Steve Zissou", avevo visto in
questo film una conferma dell'eccentricità pittoresca di Wes Anderson, che si accompagna ad un'umanità nel descrivere i suoi personaggi, lontana allo stesso tempo da
santificazioni e dai cosiddetti buonismi: ma niente di più. E tale impressione era stata ancor più raforzata dal gustoso, ma esageratamente osannato, "Moonrise Kingdom".
In realtà, questa nuova visione del "Treno" mi ha aperto gli occhi su un nuovo sguardo che, almeno parzialmente, l'omonimo del regista di "Magnolia" sa lanciare verso la
realtà. Come dimostrano, infatti, le parentesi sui tentativi di aiutare i ragazzini ed il personaggio della madre, figura tratteggiata magari non benissimo ma più complessa di
come mi fosse apparsa la prima volta, quest'opera non disdegna affatto il momento della tragedia; che non viene annacquata, come si rimprovera -A torto?- a certo cinema
nostrano,né assume i toni dell'espiazione cattolicheggiante o cristianeggiante. "Semplicemente", manifesta l'impotenza dei nostri (non)eroi, né vincitori né vinti probabilmente.
Per i quali, forse, la dimensione stravagante (appena) vissuta è un modo di recuperare la "normalità".
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[+] chiedo scusa..............
(di francesco2)
[ - ] chiedo scusa..............
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alexander 1986
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venerdì 18 marzo 2016
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mangia, prega e ridi
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India, regione del Darjeeling. Tre fratelli che non si parlano dalla morte del loro padre provano a ricucire il loro rapporto con il tipico viaggio spirituale. Complice la loro profonda immaturità, sebbene declinata in modi diversi, si cacciano in una serie di pasticci. Uno di loro ha però in serbo per gli altri due una sorpresa: il vero scopo del loro passaggio in India.
Quinta e meno celebrata fra le pellicole di Wes Anderson, regista di culto negli anni Duemila. Esemplare del suo stile: umorismo in equilibrio tra il sofisticato e il demenziale, citazionismo, scenografia sopra le righe e parata di star disposte anche a cameo. Per non parlare di una colonna sonora da urlo. Una storia semplice che sembra parodiare la mania new age per i viaggi indiani, per poi auto-ritrattarsi e diventare davvero un romanzo di formazione.
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India, regione del Darjeeling. Tre fratelli che non si parlano dalla morte del loro padre provano a ricucire il loro rapporto con il tipico viaggio spirituale. Complice la loro profonda immaturità, sebbene declinata in modi diversi, si cacciano in una serie di pasticci. Uno di loro ha però in serbo per gli altri due una sorpresa: il vero scopo del loro passaggio in India.
Quinta e meno celebrata fra le pellicole di Wes Anderson, regista di culto negli anni Duemila. Esemplare del suo stile: umorismo in equilibrio tra il sofisticato e il demenziale, citazionismo, scenografia sopra le righe e parata di star disposte anche a cameo. Per non parlare di una colonna sonora da urlo. Una storia semplice che sembra parodiare la mania new age per i viaggi indiani, per poi auto-ritrattarsi e diventare davvero un romanzo di formazione. Da vedere.
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