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rikitikitawi
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mercoledì 4 gennaio 2023
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noioso
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Film noioso , mal recitato e diretto da un regista maldestro che porta lo spettatore alla noia ; pellicola inutile
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paolp78
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domenica 8 agosto 2021
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l''importanza di non perdere il senso della misura
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Poliziesco che parte bene e pare ben indirizzato, ma si rovina a causa di numerosi eccessi che ne minano la credibilità e la godibilità.
La trama sembra molto solida e convincente per oltre tre quarti del film, ma nel finale si ingarbuglia pesantemente rischiando di rovinare quanto di buono costruito in precedenza. Il difetto di questa pellicola è comune ad una certa cinematografia moderna di genere (film polizieschi, thriller e gialli), che vuole ostinatamente scioccare lo spettatore con imprevedibili e ripetuti colpi di scena: in qualche caso l’ambiziosa operazione riesce, ma altrettante volte non si ottiene altro che appesantire la trama rendendola poco credibile o, ma non è questo il caso, persino ridicola.
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Poliziesco che parte bene e pare ben indirizzato, ma si rovina a causa di numerosi eccessi che ne minano la credibilità e la godibilità.
La trama sembra molto solida e convincente per oltre tre quarti del film, ma nel finale si ingarbuglia pesantemente rischiando di rovinare quanto di buono costruito in precedenza. Il difetto di questa pellicola è comune ad una certa cinematografia moderna di genere (film polizieschi, thriller e gialli), che vuole ostinatamente scioccare lo spettatore con imprevedibili e ripetuti colpi di scena: in qualche caso l’ambiziosa operazione riesce, ma altrettante volte non si ottiene altro che appesantire la trama rendendola poco credibile o, ma non è questo il caso, persino ridicola.
Inoltre bisogna stare attenti a far sì che effettivamente i colpi di scena siano tali, cioè siano realmente in grado di sorprendere. Questa pellicola non centra neppure questo bersaglio, infatti l’ultimo colpo di scena, quello che appare di troppo, è in realtà abbastanza prevedibile a causa dell’impiego di un attore di prima grandezza in una parte che, senza questo sviluppo finale, sarebbe stata troppo insignificante, cosicché lo spettatore più scaltro ed attento riesce a prevedere tutto o quasi.
L’opera perde il senso della misura anche nella messa in scena degli ambienti della provincia americana, che viene descritta con atmosfere eccessivamente torbide, tanto grottescamente enfatizzate da risultare disturbanti. Lo stesso risultato voluto, che era evidentemente quello di realizzare un’ambientazione iperrealistica, non viene raggiunto, anzi all’opposto si ha la sensazione di assistere a qualcosa di artefatto.
La regia di Ben Affleck è mediocre e poco incisiva.
Il film è salvato dalle ottime interpretazioni, su tutte quelle di Casey Affleck, molto intensa e convincente, e quella di un sempre bravo Ed Harris; più in ombra Morgan Freeman, anche per colpa di una parte che non offre grossi spunti interpretativi al grande attore americano.
Buone alcune scene d’azione condite con la giusta suspense.
Come poliziesco la pellicola funziona comunque abbastanza bene, soprattutto nella parte centrale.
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luca scialo
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sabato 5 dicembre 2020
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esordio poco convincente per ben affleck
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Ben Affleck, attore di svariate commedie e film d'azione, tra visino innocente e fisico statuario. Ci prova dietro la macchina da presa con la trasposizione di un omonimo romanzo di Dennis Lehane. Una storia toccante, ricca di colpi di scena, che sembra andare verso la solita direzione per poi cambiarla almeno 2 volte. Fino al fermo immagine finale ricco di significato. Tanti particolari che detti così parlano di un film riuscito. In realtà, però, l'esordiente regista fa fatica a raccontarla in modo corretto. Il che ci può anche stare, essendo all'esordio. Ma forse, proprio perché tale, sarebbe stato meglio "toccarla piano". La presenza iniziale di Morgan Freeman rievoca Seven, ma a lui purtroppo spetta solo qualche presenza sporadica.
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Ben Affleck, attore di svariate commedie e film d'azione, tra visino innocente e fisico statuario. Ci prova dietro la macchina da presa con la trasposizione di un omonimo romanzo di Dennis Lehane. Una storia toccante, ricca di colpi di scena, che sembra andare verso la solita direzione per poi cambiarla almeno 2 volte. Fino al fermo immagine finale ricco di significato. Tanti particolari che detti così parlano di un film riuscito. In realtà, però, l'esordiente regista fa fatica a raccontarla in modo corretto. Il che ci può anche stare, essendo all'esordio. Ma forse, proprio perché tale, sarebbe stato meglio "toccarla piano". La presenza iniziale di Morgan Freeman rievoca Seven, ma a lui purtroppo spetta solo qualche presenza sporadica. Il protagonista è invece lo stesso fratello di Affleck, Casey. Viso angelico ma grande determinazione nello scoprire la verità. La pellicola mostra la sua debolezza, almeno agli occhi di chi mastica cinema, già solo dopo 20 minuti.
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elgatoloco
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sabato 6 giugno 2020
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notevole esordio di ben affleck, in un film notevo
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"GOne Baby Gone"(Ben Affleck, 2007, che ha anche scritto la sceneggiatura, con AaronStockard, dal romanzo omonimo di Dennis Lehane)è, come il libro, che comunque rimane superiore per la capaccità di introdurre, con la parola, anche certo"non detto"che le immagini, in questo caso, tendono a bypassare, a non saper esrpimere pienamente(penso all'alternanza discorso diretto-indiretto nel testo letterario, ma anche alla paratassi versus l'ipotassi , ai puntini di sospensione)che l'uso della metafora, delle dissolvenze etc.nel film non rendono o meglio non sanno rendere pienamente, un affresco di un genere thriller-poliziesco che va molto al di là di ciò.
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"GOne Baby Gone"(Ben Affleck, 2007, che ha anche scritto la sceneggiatura, con AaronStockard, dal romanzo omonimo di Dennis Lehane)è, come il libro, che comunque rimane superiore per la capaccità di introdurre, con la parola, anche certo"non detto"che le immagini, in questo caso, tendono a bypassare, a non saper esrpimere pienamente(penso all'alternanza discorso diretto-indiretto nel testo letterario, ma anche alla paratassi versus l'ipotassi , ai puntini di sospensione)che l'uso della metafora, delle dissolvenze etc.nel film non rendono o meglio non sanno rendere pienamente, un affresco di un genere thriller-poliziesco che va molto al di là di ciò. Rappresentazione di un'umanità dolente ma anche delinquente, dove la vicenda della bambina rapita che dà l'abbrivio al film(e al libro)con i due giovani investigatori(coppia anche nella vita, non gay come nei romanzi e racconti di Lonsdale)"spalanca il sipario"su dei genitori e parenti in preda alla droga, sia come consumatori sia come spacciatori, a un vero e proprio i"nferno"(il lemma non è per nulla casuale)dove la criminalità si unisce alla disperazione, dove il dramma esistenziale non finisce mai e dove anche l'apparente"soluzione del caso"per i due detectives rimane un"end"insoddisfacente, in realtà per nulla tale, anzi in qualche modo l'iniizio di nuove e mai concluse tribolazioni, nei quartieri più degradati di Boston, che però non sono se non lo"specchio nero"(dark mirror)di una realtà in toto malata, per mancanza di charis(amore)e di giustizia sociale. E qui non a caso biosngerà notare, neppure solo per accidens, che il fim è stato realizzato alla vigilia dell'elezione di Barack Obama, dopo il periodo"bellicistico"e di sperequazione sciale estrema di George Bush junior.speranze, in parte deluse, ma comunque speranze, all'epoca. Il background-sottesto religioso morale che deriva da Lehane , autore che potremmo definire un nuovo Dostoevskij per come affronta i temi.cahive dei suoi libri più ancora che per i temi stessi che sceglie e che evidenzia, è in gran parte (con i limiti indicati sopra brevemente)recepito da Aflleck, che forse ha fatto l'errore di affidare il ruolo principale del giovane detective al fratello Casey, inferiore a quanto esso richiedeva,mentre appaiono decisamente più convincenti Michelle Monaghan, la sua partner, Amy Ryan, la madre della bimba rapita, Ed Harris, Robert Wahlberg e l'"immancabile"(sia detto positivamente)Morgan Freeman. El Gato
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elgatoloco
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sabato 29 giugno 2019
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gone baby gone notevolissimo
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"Gone Baby Gone", (Ben Affleck, 2007), all'eposa esordio registico dell'attore, da un romanzo di Dennis Lehane, per chi scrive un"nuovo Dostoiveskj", in quanto, senza sensazionalismi e azioni sconsiderate, pone problemi etici e questioni fondamentali dell'esistenza(si ricordi"Mystic River"che, all'inizio del Secondo Millennio, diede spunto a Clint Eastwood per un altro capolavoro), oltre le apparenze e le ipocrisie, le"menzogne della civiltà"(Max Nordau). Ottima l'interpretazione di Casey Affleck, di Michelle Monaghan(bellissima nella sua bellezza semplice, quasi da"nuova Antigone", vera, però), di Morgan Freeman, in uno dei ruoli più efficacemente"ambigui"(ancora il"doppio", DOstoevskij e non solo.
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"Gone Baby Gone", (Ben Affleck, 2007), all'eposa esordio registico dell'attore, da un romanzo di Dennis Lehane, per chi scrive un"nuovo Dostoiveskj", in quanto, senza sensazionalismi e azioni sconsiderate, pone problemi etici e questioni fondamentali dell'esistenza(si ricordi"Mystic River"che, all'inizio del Secondo Millennio, diede spunto a Clint Eastwood per un altro capolavoro), oltre le apparenze e le ipocrisie, le"menzogne della civiltà"(Max Nordau). Ottima l'interpretazione di Casey Affleck, di Michelle Monaghan(bellissima nella sua bellezza semplice, quasi da"nuova Antigone", vera, però), di Morgan Freeman, in uno dei ruoli più efficacemente"ambigui"(ancora il"doppio", DOstoevskij e non solo....)della sua carriera. Un film denso, dove la condizione specifica(quartiere problematico di Boston...)assurge perà a dimensione universale, facendo dimenticare-mettendo tra parentesi quanto è meramente specifico, antropologicamnete condizionato. Da considerare come opera che sa valorizzare il testo letterario di partenza, senza abbassarlo, anzi(pur se l'opera di Eastwood, per vari motivi, rimane superiore)potenziandolo, comunque rendendolo"carne e sangue", ma soprattutto immagine, con una particolare attenzione anche ai dettagli(i luoghi, che, in qualche modo, sono"luoghi infernali"ma al tempo sesso asoslutamente umani, terreni. Uno di quei film che, anche per chi si occuoa di"tutela dei minori"e simili, può avere un rilievo indubbio, da tenere presente anche nel complicato intreccio tra morale e diritto da cui, hegelinamente, scaturirebbe l'eticità... El Gato
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filippo catani
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giovedì 1 ottobre 2015
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qual'è la scelta giusta?
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Boston. In un quartiere difficile della città scompare improvvisamente una bambina figlia di una ragazza tossica e dedita alla delinquenza. La polizia indaga sul caso insieme a due giovani investigatori privati ingaggiati dalla famiglia.
Folgorante esordio alla regia per Ben Affleck capace di imbastire un thriller dai risvolti umani, filosofici e psicologici da fare tremare i polsi. Il film si regge sulle spalle di un magnifico Ed Harris e un dolente e provato Morgan Freeman. Senza tanti giri di parole Affleck ci porta a scoprire l'altra Boston quella fatta di quartieri malfamati, boss della droga e personaggi più o meno disperati che ci gravitano intorno a formare un universo ad alto tasso di esplosività.
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Boston. In un quartiere difficile della città scompare improvvisamente una bambina figlia di una ragazza tossica e dedita alla delinquenza. La polizia indaga sul caso insieme a due giovani investigatori privati ingaggiati dalla famiglia.
Folgorante esordio alla regia per Ben Affleck capace di imbastire un thriller dai risvolti umani, filosofici e psicologici da fare tremare i polsi. Il film si regge sulle spalle di un magnifico Ed Harris e un dolente e provato Morgan Freeman. Senza tanti giri di parole Affleck ci porta a scoprire l'altra Boston quella fatta di quartieri malfamati, boss della droga e personaggi più o meno disperati che ci gravitano intorno a formare un universo ad alto tasso di esplosività. Inoltre il film ci pone davanti a dilemmi morali di non facile soluzione anche se l'amaro finale della pellicola lascia presagire da che parte stia il regista e anche lo spettatore. Purtroppo come la vita non smette mai di mostrarci non sempre è bene quel che finisce bene ma soprattutto specialmente in storie come questa il lieto fine è semplicemente impossibile.
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matteo fedele
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lunedì 29 settembre 2014
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dilemmi morali dei fratelli affleck
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Lui e l’amico Matt Damon raggiungono il firmamento hollywoodiano ideando, sceneggiando e interpretando Will Hunting-Genio ribelle, che frutta loro l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale e quello per il miglior attore non protagonista all’indimenticabile Robin Williams.
Fra gl’altri impegni, frequenta l’indipendente Kevin Smith (è uno dei personaggi ricorrenti del suo View Askewniverse) e il kolossale Michael Bay (Armageddon e Pearl Harbour, 1998 e 2001).
Nel 2007 Ben Affleck torna nella Boston in cui è cresciuto per tingerla di noir e farne allegoria della società odierna, in cui gli agnelli devono travestirsi da lupi per sopravvivere.
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Lui e l’amico Matt Damon raggiungono il firmamento hollywoodiano ideando, sceneggiando e interpretando Will Hunting-Genio ribelle, che frutta loro l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale e quello per il miglior attore non protagonista all’indimenticabile Robin Williams.
Fra gl’altri impegni, frequenta l’indipendente Kevin Smith (è uno dei personaggi ricorrenti del suo View Askewniverse) e il kolossale Michael Bay (Armageddon e Pearl Harbour, 1998 e 2001).
Nel 2007 Ben Affleck torna nella Boston in cui è cresciuto per tingerla di noir e farne allegoria della società odierna, in cui gli agnelli devono travestirsi da lupi per sopravvivere.
Sforna Gone Baby Gone, primo passo d’un percorso di rinascita artistica proseguito nel 2010 con The Town (anche lui bostoniano, come Will Hunting) e culminato nel 2012 in Argo (vincitore di 3 Oscar).
Per non correr rischi s’affida al romanzo omonimo di Dennis Lehane, padre di bestsellers quali Mystic River (da cui Clint Eastwood trasse uno dei suoi film più celebri e celebrati) e Shutter Island (che divenne uno dei maggiori successi di Martin Scorsese).
Si fa così erede d’una veneranda tradizione di registi che hanno nutrito di noir i loro primi passi.
Tradizione che annovera, tra gl’altri, Stanley Kubrick (Il bacio dell’assassino, 1955), Ridley Scott (Blade Runner, 1982), Christopher Nolan (Memento, 2000), George Clooney (Confessioni di una mente pericolosa, 2002), Shane Black (Kiss Kiss Bang Bang, 2005).
10 anni dopo Will Hunting di Gus Van Sant e In cerca di Amy di Kevin Smith ritrova il fratello minore Casey (che si rivela protagonista convincente anche se non abbastanza incisivo) e gli affianca la meno convinta Michelle Monaghan.
Completano il quadro una Amy Ryan di sorprendente abilità drammatica, la solida forza espressiva di Ed Harris e l’inappuntabile Morgan Freeman (col quale il regista aveva già lavorato nel 2002 in Al vertice della tensione di Phil Alden Robinson).
Una scrittura retorica solo di rado governa un’opera prima cruda, disincantata, ma che non rinuncia alla speranza né dimentica l’eleganza.
La semplice ed essenziale regia di Affleck regge un neonoir carente d’azione e carico di tensione, la cui matassa si dipana solo alla fine, rivelando un colpevole insospettabile.
S’ode un’eco della poetica di Frank Miller nella critica alla controproducente invasività dei media e nella denuncia del modus operandi di certa polizia, colpevole di corruzione e abuso di potere.
Ne emerge un tagliente ritratto d’un’America insana, deviata, estranea agli ideali di patria della libertà e terra delle opportunità con cui da quando è nata è stata e si è etichettata.
Mentre insinua il dubbio che nemmeno la Legge sia giusta, la prima fatica registica affleckiana instilla la convinzione che nessuno abbia il diritto di porsi al di sopra di essa e che ognuno abbia il dovere di seguirla anche a proprio discapito.
È la filosofia dello stoico investigatore privato protagonista, l’unico che ha la forza di mantenere la retta via e per questo si ritrova solo, vittima della propria rettitudine, beato perché perseguitato a causa della giustizia.
È un grugno risoluto che maschera insicurezza, un antieroe inadeguato, di continuo di fronte a tormentate scelte morali, immerso (non per scelta, ma per dovere) in una situazione più grande di lui, dalla quale non può uscire indenne.
Se vogliamo andare in Paradiso dobbiamo essere come lui, agnello prudente come un serpente, e come la piccola rapita, l’unica pura come una colomba.
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maggie69
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sabato 6 settembre 2014
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fa pensare....
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Il film è un bel film.
bello perchè, al di là del tema, che riguarda pedofilia e droga, fa pensare, a cosa è giusto e cosa no.
a chi decide cosa è giusto e cosa no.
i punti di vista sono tanti: da chi ha vissuto di più, a chi è giovane e forse meno esperto/corrotto dalla vita; da chi crede in Dio e chi non crede.
si decide cos'è bene per un bambino.
C'è una scena bellissima del film dove un buono/cattivo dice: "i bambini perdonano tutto, porgono l'altra guancia, i bambini non ti giudicano, pensano solo che tu li vuoi amare".
Chi violenta un bambini dice che lo ama.
Il film parla di questo.
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Il film è un bel film.
bello perchè, al di là del tema, che riguarda pedofilia e droga, fa pensare, a cosa è giusto e cosa no.
a chi decide cosa è giusto e cosa no.
i punti di vista sono tanti: da chi ha vissuto di più, a chi è giovane e forse meno esperto/corrotto dalla vita; da chi crede in Dio e chi non crede.
si decide cos'è bene per un bambino.
C'è una scena bellissima del film dove un buono/cattivo dice: "i bambini perdonano tutto, porgono l'altra guancia, i bambini non ti giudicano, pensano solo che tu li vuoi amare".
Chi violenta un bambini dice che lo ama.
Il film parla di questo.
L'incipit è "diventiamo per le scelte che non facciamo"...
A te la visione...
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stefano bruzzone
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mercoledì 20 novembre 2013
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a due facce
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considerando che è un'opera prima alla regia di Ben Affleck, considerando che il protagonista è suo fratello Casey che non brilla per bravura , considerando che il film è pregno, troppo, del solito frasario zeppo di fuck e altre parolacce e considerando che dopo mezz'ora la storia sembra finita e lo spettatore si chiede "e mò?", nella seconda parte viene fuori la vera storia originale e ben sceneggiata che va oltre tutto quello visto nella prima parte ove parrebbe il solito films di droga,spacciatori e poliziotti bulli. la prova di Casey non è da oscar ma il cast è arricchito da Freeman ed Harris che fanno la loro parte. non un capolavoro ma un buon film.
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considerando che è un'opera prima alla regia di Ben Affleck, considerando che il protagonista è suo fratello Casey che non brilla per bravura , considerando che il film è pregno, troppo, del solito frasario zeppo di fuck e altre parolacce e considerando che dopo mezz'ora la storia sembra finita e lo spettatore si chiede "e mò?", nella seconda parte viene fuori la vera storia originale e ben sceneggiata che va oltre tutto quello visto nella prima parte ove parrebbe il solito films di droga,spacciatori e poliziotti bulli. la prova di Casey non è da oscar ma il cast è arricchito da Freeman ed Harris che fanno la loro parte. non un capolavoro ma un buon film. coraggioso.
Voto: 6,5
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iankenobi
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venerdì 25 ottobre 2013
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dilemmi morali in un esordio potente
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Esordio alla regia che non poteva ricordare in qualche modo clint eastwood e soprattutto mystic river,non che le trame siano simili,ma quello di cui ci parla affleck sono i sobborghi sporchi e violenti di una citta' americana.
Ben usa suo fratello casey per raccontarci la storia del rapimento di una bambina,nonostante l'intervento della polizia e gli appelli disperati di una madre che sembra in angoscia,vien ingaggiato un detective privato e sua moglie per cercare di indagare in quella parte di quartiere non amante dell'autorita' pubblica.
Guardando il film in inglese mi chiedevo quanto possa essere duro, per i doppiatori italiani,restiturire quello slang,quelle conversazioni di una periferia brutale,subdola fatta di gangster ma anche di madri talmente scellerate da domandarsi se quella madre meriti quella bambina.
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Esordio alla regia che non poteva ricordare in qualche modo clint eastwood e soprattutto mystic river,non che le trame siano simili,ma quello di cui ci parla affleck sono i sobborghi sporchi e violenti di una citta' americana.
Ben usa suo fratello casey per raccontarci la storia del rapimento di una bambina,nonostante l'intervento della polizia e gli appelli disperati di una madre che sembra in angoscia,vien ingaggiato un detective privato e sua moglie per cercare di indagare in quella parte di quartiere non amante dell'autorita' pubblica.
Guardando il film in inglese mi chiedevo quanto possa essere duro, per i doppiatori italiani,restiturire quello slang,quelle conversazioni di una periferia brutale,subdola fatta di gangster ma anche di madri talmente scellerate da domandarsi se quella madre meriti quella bambina.
Le indagini procedono ed assistiamo impotenti al ritratto di una societa' corrotta nella sua morale,piano piano apprendiamo che nessuno e' veramente quello che sembra fino a portarci ad una dolorosa questione morale,fare quello che e'' giusto o far finta di non vedere?il protagonista sceglie la prima ipotesi prendendosi pero' con essa la responsabilita' di quella scelta
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