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venerdì 6 ottobre 2006
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domani, un altro giorno
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The Black Dalia di De Palma, il film d’apertura della 63.ma mostra di Venezia, è non tanto un thriller quanto piuttosto un inanellarsi di ossessioni sullo sfondo di una Los Angeles degli anni ‘40 ricostruita con creatività certosina da Ferzetti: per questo lo svolgimento dei fatti e i moventi dei personaggi non sono sempre chiari allo spettatore ignaro delle pagine di Ellroy, che hanno ispirato la pellicola; la voce fuori campo a cui è affidato il ruolo di protagonista/narratore insegue non la verità ma i propri fantasmi. Il cadavere di una starlet trovato in un campo orribilmente mutilato è in realtà uno specchio attraverso cui un universo sofferente e malato vede angosciosamente se stesso serbando il rimpianto per un’innocenza irrealizzabile: nei romanzi di Ellroy non esistono investigatori lucidi, numi tutelari del bene, solo uomini fragili ed impuri, naturalmente attratti dal male, che nei vicoli ciechi della città scoprono quanto rimane in loro di un’anima deturpata da colpe e rimorsi.
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The Black Dalia di De Palma, il film d’apertura della 63.ma mostra di Venezia, è non tanto un thriller quanto piuttosto un inanellarsi di ossessioni sullo sfondo di una Los Angeles degli anni ‘40 ricostruita con creatività certosina da Ferzetti: per questo lo svolgimento dei fatti e i moventi dei personaggi non sono sempre chiari allo spettatore ignaro delle pagine di Ellroy, che hanno ispirato la pellicola; la voce fuori campo a cui è affidato il ruolo di protagonista/narratore insegue non la verità ma i propri fantasmi. Il cadavere di una starlet trovato in un campo orribilmente mutilato è in realtà uno specchio attraverso cui un universo sofferente e malato vede angosciosamente se stesso serbando il rimpianto per un’innocenza irrealizzabile: nei romanzi di Ellroy non esistono investigatori lucidi, numi tutelari del bene, solo uomini fragili ed impuri, naturalmente attratti dal male, che nei vicoli ciechi della città scoprono quanto rimane in loro di un’anima deturpata da colpe e rimorsi. L’assoluta fedeltà al mondo poetico dello scrittore è di fatto la chiave per penetrare lo spirito di un lungometraggio ostico, per il quale la critica ha espresso legittimamente pareri discordi. Se si tiene conto però della biografia di Ellroy The black Dalia diventa perfettamente intelligibile: l’assassinio di Elisabeth Shorts, detta la Dalia nera, avvenuto nel 1947 affascinò tormentosamente la mente del romanziere giacché gli ricordava quello della madre, altrettanto violento, altrettanto lacerante. L’immagine di una figura dolce e materna, pateticamente oltraggiata e abusata, costretta a subire umiliazioni e rifiuti, dà il ritmo, visione morbosamente straziante nella mente dei vivi, alla vicenda: l’educazione sentimentale del giovane “ghiaccio”(Harnett, calato puntigliosamente nella parte di poliziotto d’epoca) è una ricerca senza sbocchi di un volto e di un corpo perduti definitivamente da evocare in tante donne somiglianti a una madre sognata ed assente. Le ossessioni di Ellroy trovano poi un punto d’incontro con quelle di De Palma nei fotogrammi in bianco e nero ove la vittima viene fatta rivivere: non è casuale la citazione di Via con il vento, esplicito richiamo a un’idea di cinema dalle passioni schiette e dalle ambizioni genuine cancellata dall’industria Hollywoodiana moderna, riflesso di una società imputridita. E il brutale omicidio della stellina rappresenta un punto di svolta nel degrado: il marciume ha decomposto cuore e cervello, bellezza e ricchezza sono maschere cadenti dietro cui si annidano follia, alcolismo, necrofilia, perversioni sessuali e pornografia nauseante; il mattatoio ha deformato in ghigno raccapricciante il sorriso delle angeli cadutivi per caso e domani è stato davvero un altro giorno
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ultimoboyscout
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sabato 15 gennaio 2011
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molto depalma, poco ellroy.
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Trasposizione cinematografica di un romanzo del maestro Ellroy da parte del maestro DePalma: il regista ci mette del suo, il film è piuttosto "liberamente" tratto ed è anche appassionante, ma forse si discosta veramente troppo, ci riempe la testa di immagini, dialoghi ed avvenimenti, fino a rimanere confuso e confusionario. Personaggi bellissimi, quelli si che sono vicini allo scrittore, con un Eckhart particolarmente ispirato e anche la location appare adatta. Ho dato due stelle per rispetto ma il film non convince mai appieno e finisce in maniera affrettata, sbagliata, monca.
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roberto
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mercoledì 22 agosto 2007
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post moderno
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De Palma è uno dei Maestri del Cinema Post Moderno, come Tarantino, suo discepolo. Solo che Tarantino è sfacciatamente post moderno, mentre De Palma lo è in modo molto più sottile, e per questo i suoi film spesso non sono capiti da critica e pubblico, perchè li valutano con il metro del cinema classico o moderno.
Il cinema post moderno è diverso, e confrontare The Black Dahlia con LA Confidential, come ha fatto qualcuno, solo perchè sono tratti entrambi da romanzi di Ellroy, non ha alcun senso: sarebbe come mettere a confronto un quadro di Picasso e uno di Velasquez e dire che quello di Velasquez è migliore perchè è dipinto meglio.
The Black Dahlia è un opera d'arte, come e più di Pulp Fiction e Kill Bill, perchè molto più maturo, consapevole e complesso.
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De Palma è uno dei Maestri del Cinema Post Moderno, come Tarantino, suo discepolo. Solo che Tarantino è sfacciatamente post moderno, mentre De Palma lo è in modo molto più sottile, e per questo i suoi film spesso non sono capiti da critica e pubblico, perchè li valutano con il metro del cinema classico o moderno.
Il cinema post moderno è diverso, e confrontare The Black Dahlia con LA Confidential, come ha fatto qualcuno, solo perchè sono tratti entrambi da romanzi di Ellroy, non ha alcun senso: sarebbe come mettere a confronto un quadro di Picasso e uno di Velasquez e dire che quello di Velasquez è migliore perchè è dipinto meglio.
The Black Dahlia è un opera d'arte, come e più di Pulp Fiction e Kill Bill, perchè molto più maturo, consapevole e complesso. I film di De Palma non si possono liquidare con una sola visione, soprattutto questo, estremamente stratificato e raffinato, ha bisogno di ripetute visioni. Ovviamente ammesso che lo spettatore non voglia semplicemente passare un paio d'ore di svago, spegnendo il cervello... Allora guardatevi pure qualcosa d'altro e lasciate perdere De Palma.
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vincent
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sabato 7 ottobre 2006
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ma che scherziamo!
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Questo film è un capolavoro semplicemente.Mi sembra indoveroso che la critica lo sottvaluti in questo modo,soprattutto nei confronti di un regista che supera di gran lunga il suo maestro (Hitchcock).Possiamo invece dire che in casi precedenti sia stato un pò sopravvalutato,e invece quando ci offre la torta in un piatto d'argento senza neanche una sbavatura noi la guardiamo con aria insoddisfatta che è sicuramente molto peggio di romperla con un pugno.E' vero che è un film dove Brian si autocita,e allora?Io direi che lo fa superbamente.Le inquadrature si può solo dire che sono perfette,come anche la ricostruzione storica,e la scenografia non riprodotte in modo identico all'originale ma con il tocco di verosimiglianza che ci vuole in un film(mica è realtà o un documentario!).
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Questo film è un capolavoro semplicemente.Mi sembra indoveroso che la critica lo sottvaluti in questo modo,soprattutto nei confronti di un regista che supera di gran lunga il suo maestro (Hitchcock).Possiamo invece dire che in casi precedenti sia stato un pò sopravvalutato,e invece quando ci offre la torta in un piatto d'argento senza neanche una sbavatura noi la guardiamo con aria insoddisfatta che è sicuramente molto peggio di romperla con un pugno.E' vero che è un film dove Brian si autocita,e allora?Io direi che lo fa superbamente.Le inquadrature si può solo dire che sono perfette,come anche la ricostruzione storica,e la scenografia non riprodotte in modo identico all'originale ma con il tocco di verosimiglianza che ci vuole in un film(mica è realtà o un documentario!).A concludere la parte tecnica una splendida fotografia,e una sceneggiatura senza sfilacciamenti(anche grazie al libro di Ellroy).Molti hanno detto che più che a "L.A. Confidencial" somigli a "Chinatown".Innanzitutto non assomiglia a nessuno dei due così visibilmente;e poi anche se fosse?Dobbiamo ricordare che "Chinatown" è una delle migliori sceneggiature Hollywodiane di tutti i tempi,oltre ad essere uno dei migliori film di Polanski(un altro maestro non riconosciuto).Infine un altro punto in cui la critica sbaglia è la recitazione che proprio qui bisogna considerare perfetta:quattro giovani attori che con la loro verisimiglianza mi pare ci trasmettino l'animo dei loro personaggi.Scarlett ormai DEVE essere premiata,a soli 21 anni ha già lavorato con ottimi registi,e poi certamente deve maturare ma basta notare il suo sguardo e la sua faccia in ogni film,e lei si trasforma,è un'altra eppeure è sempre lei.I due uomini sono perfetti e Hartnett dopo vari film mediocri finalmente può fiorire.La Swank splendida Dark Lady,e Mia Kirshner si comporta da professionista,e riesce a trasmettere la tristezza dell'insuccesso,e della debolezza le più grandi paure americane,che ora vengono ormai ostrate senza pudore;il "Sogno" non esiste o esiste per pochi.Alla fine tutto ciò che cercano i critici,tutti i simbolismi le allegorie,non ci sono o sono pochi i registi che lo fanno e ancor meno quelli che lo compiono cadendo nella mediocrità.Perchè deve esserci un messaggio sempre,se De palma non ce l'ha il messaggi da trasmettere?L'arte è fine a se stessa.
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[+] hai ragione!!!
(di bluesea)
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[+] ma che faccia e faccia!!!
(di jack ryan)
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[+] studia recitazione,jack ryan!
(di vincent)
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[+] un paio di punti da contestare...
(di fabio piozzi)
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[+] i punti da contestare non valgono per nulla.
(di vincent)
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[+] allora scusami se mi oppongo alla tua volontà.
(di fabio piozzi)
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[+] ti rispetto...anche se non sono daccordo
(di vincent)
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(di fabio piozzi)
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(di elia diodati)
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[+] de palma in stato di disgrazia comatosa
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(di martina badi)
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(di aasign)
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blueguardian
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martedì 3 ottobre 2006
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produmo di oscar
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Indubbiamente De Palma è andato poco a poco con gli anni a farsi benedire, ma un ritorno totalmente inaspettato ed anche più che soddisfacente è la regia di questo THE BLACK DAHLIA, violento noir dall'incredibile sbocco morale. Aldilà delle interpretazioni, prima su tutti la Johansson che si miracola santa protettrice delle dive di un tempo, a seguire l'spressiva e vera sorpresa Mia Kirshner, EeKhart un pò sopra le righe ma intenso che è un piacere, una Swank un pò minore specie dopo essere stata vista in Million Dollar Baby (film che le ha regalato il secondo Oscar)ma sempre brava, ed infine Hartnett, vera pecora nera del gregge, povero d'un interpretazione totalmente fatiscente anche se superiore ai suoi precedenti terrificanti ruoli recitativi.
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Indubbiamente De Palma è andato poco a poco con gli anni a farsi benedire, ma un ritorno totalmente inaspettato ed anche più che soddisfacente è la regia di questo THE BLACK DAHLIA, violento noir dall'incredibile sbocco morale. Aldilà delle interpretazioni, prima su tutti la Johansson che si miracola santa protettrice delle dive di un tempo, a seguire l'spressiva e vera sorpresa Mia Kirshner, EeKhart un pò sopra le righe ma intenso che è un piacere, una Swank un pò minore specie dopo essere stata vista in Million Dollar Baby (film che le ha regalato il secondo Oscar)ma sempre brava, ed infine Hartnett, vera pecora nera del gregge, povero d'un interpretazione totalmente fatiscente anche se superiore ai suoi precedenti terrificanti ruoli recitativi. Visivamente sbalorditivo ed incredibilmente romantico e verista aldilà del fatto che è legato ad una sceneggiatura in parte d'invenzione e cruentamente perversa. The Black Dahlia finirà fra i cult di sempre, come uno dei migliori noir della storia, un vivido palcoscenico che intreccia il meglio e il peggio della vita. I suoi veri pregi da un punto di vista tecnico sono pressochè tutto ciò che ne compone la pellicola: scenografia, colonna sonora, fotografia, costumi, montaggio (e si sente già profumo di Oscar). Da un punto di vista, invece, più avvezzo all'anima di un film, sono senza dubbio le interpretazioni madre (eccetto quella di hartnett solo modesta) e la struggente ma allo stesso tempo efficente regia di De Palma che mette un pò del suo Gli Intoccabili e accerchia il tutto con l'aura luminosa della vecchia Hollywoodland, un pò annebbiata dal fumo di mille sigarette, grondande il sangue di una giovane e aspirante attrice quale Elisabeth Short, famelico omicidio tuttora inciso nella storia della California. The Black Dahlia è tutto questo: un trionfo di tecnica, interpretazioni, regia maestra e citazioni alla vecchia Hollywood e a tutti i suoi scheletri nell'armadio, tuttora rimasti celati.
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(di sbaudo)
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chris darril
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lunedì 18 settembre 2006
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il nuovo grande capolavoro del grande depalma
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Atmosfere cupe ed intense, ricostruzioni scenografiche da premio oscar (Dante Ferretti), fotografia e regia sopraffini. Quanto aspetto ed anima poi si equivalgono, spesso nasce un capolavoro, uno di quei rari spettacoli che rimaranno indelebili nella storia del cinema. De Palma dirige un noir anni 40 e si rifà all'indubbia inventiva di James Ellroy che fa dei suoi "carta e penna" uno sbocco di fantasia criminale/malavitosa quasi per dar sfogo al suo passato sofferto (madre assassinata). Hollywood la si vede fluire di vita e luminosità, quei stupore e sorpresa riccorrenti nei primi anni d'oro del cinema americano, divi e dive, grandi successi, ingenti capitali e guadagni stellari. Eppure quel che a vedersi è uno dei maggior impieghi tecnici visivi degli ultimi anni è anche una splendida pellicola che ermeticamente racchiude un'anima sofferta e malinconica.
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Atmosfere cupe ed intense, ricostruzioni scenografiche da premio oscar (Dante Ferretti), fotografia e regia sopraffini. Quanto aspetto ed anima poi si equivalgono, spesso nasce un capolavoro, uno di quei rari spettacoli che rimaranno indelebili nella storia del cinema. De Palma dirige un noir anni 40 e si rifà all'indubbia inventiva di James Ellroy che fa dei suoi "carta e penna" uno sbocco di fantasia criminale/malavitosa quasi per dar sfogo al suo passato sofferto (madre assassinata). Hollywood la si vede fluire di vita e luminosità, quei stupore e sorpresa riccorrenti nei primi anni d'oro del cinema americano, divi e dive, grandi successi, ingenti capitali e guadagni stellari. Eppure quel che a vedersi è uno dei maggior impieghi tecnici visivi degli ultimi anni è anche una splendida pellicola che ermeticamente racchiude un'anima sofferta e malinconica. L'omicidio della bella Elisabeth Short (Mia Kirshner) è solo la punta dell'iceberg, come giustificazione di molteplici viaggi psicologici. Peccato solo ed esclusivamente per Josh Hartnett, mediocre "attoruncolo" da commedie adolescenziali che si ritrova un pò fuori ruolo, da giovane detective quale interpreta, la sua interpretazione è un pò fredda e inespressiva, più appropriata per un banale teen-trhiller. Sorprendente invece Aaron Eckhart, nella sua miglior interpretazione da un paio d'anni a questa parte, dalla faccia corucciata, delineata dalle rughe d'espressione e dallo sguardo intenso incorniciato dalla tipica e postulata faccia da schiaffi, un pò come i veri divi dell'epoca. Sempre brava la Swank, anche se lievemente minore, specie dopo aver visto l'ultimo capolavoro di Eastwood, anche se particolarmente sensuale e bella (fatale alla DePalma). Stupefacente Scarlett Johansson, dalla bellezza raggiante, imbocca sigarette in maniera felina e cattivella, con l'intensità espressiva di cui è dotata riesce a catturare chiunque si fermi ad osservarla, risultando poi successivamente una visione sopraffine e di classe ma allo stesso tempo così camaleontica ed eccitante. Indimenticabili alcune scene, azzeccati la maggior parte degli attori che ne compongono il cast, questo THE BLACK DAHLIA è dunque un variopinto ritratto di suggestione sfumato particolarmente da tonalità noir alla base di un'ermetica psicologia (crudeltà umana).
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[+] non e'del tutto esatto.
(di alex)
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[+] assolutamente si invece
(di chris darril)
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(di elisa monabiccini)
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[+] diciamo la verità
(di mr. primo)
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