mamo62
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sabato 26 maggio 2007
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ken loach trasloca in cina.
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Protagonista assoluto del film, con la sua angosciante persistenza, contraddizione onnipresente che trasforma la realtà più vera e più cruda in una surrealtà spiazzante, è il paesaggio del film (si potrà chiamrlo così?), lo sfondo della vicenda: una gola tra le montagne, una diga che tutto allaga , tutto copre, distruzione di massa e di masse, invadente, ossessiva, allucinante e allucinogena (I dischi volanti, le costruzioni futuristiche che decollano a razzo), uno scenario da “day-after” che è invece la reale Cina del –“day-before” all’alba del suo sviluppo (?) e che, guarda caso proprio dietro le banconote da dieci yuan, imprime, crocifiggendolo, il suo patrimonio passato, trasferendolo in contanti nell’irriconoscibile (orribile) futuro-presente delle speculazioni capitalistiche di stretta attualità.
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Protagonista assoluto del film, con la sua angosciante persistenza, contraddizione onnipresente che trasforma la realtà più vera e più cruda in una surrealtà spiazzante, è il paesaggio del film (si potrà chiamrlo così?), lo sfondo della vicenda: una gola tra le montagne, una diga che tutto allaga , tutto copre, distruzione di massa e di masse, invadente, ossessiva, allucinante e allucinogena (I dischi volanti, le costruzioni futuristiche che decollano a razzo), uno scenario da “day-after” che è invece la reale Cina del –“day-before” all’alba del suo sviluppo (?) e che, guarda caso proprio dietro le banconote da dieci yuan, imprime, crocifiggendolo, il suo patrimonio passato, trasferendolo in contanti nell’irriconoscibile (orribile) futuro-presente delle speculazioni capitalistiche di stretta attualità.
Pare di rivedere un film di Ken Loach: se non fosse perché mangiano con le bacchette, questi uomini sono gli stessi operai miserabili cui altro non viene chiesto se non demolire tutto, sfasciare a mazzate (perché, per cosa non importa, incastonato in mezzo come una perla c’è il mega-ponte tutto illuminato che chissà quanti applausi e meriti per Montezemolo di Cina!).
O pare forse il seguito di “Vivere” di Zhang Ymou (ora più che mai tutto preso, distratto dai Kolossal e dagli effetti speciali), lo strascico velenoso di una rivoluzione culturale che ancora oggi, e oggi più che mai confusa, divora ogni cosa senza guardare, senza badare, senza nessun rispetto per le persone, idolatria translata e substanziata dal socialismo reale al capitalismo surreale…
Dal cinema (cosiddetto indipendente) cinese un’altra bella opera, meritatamente premiata a Venezia , e speriamo/tifiamo lo sia anche ai botteghini: non di soli Yuan si vive, ma anche di Euro….
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[+] non di soli yuan si vive, ma anche di euro….
(di katera)
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[+] ken loach??
(di anonimo421602)
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laurence316
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martedì 29 settembre 2015
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il costo umano
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5° film del regista Zhang-ke (in Italia comunque ancora alquanto sconosciuto), Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia, Still Life (in originale Sānxiá hǎorén, ovvero, letteralmente, "La brava gente delle Tre Gole") ruota attorno ad un tema centrale e assolutamente attuale e pressante: il costo della modernizzazione e industrializzazione in atto ormai da molti anni nella Cina Popolare (il costo in termini umani, ma non solo); e lo fa attraverso la rappresentazione di un evento emblematico del tema: la costruzione della Diga delle Tre Gole. Questa immane opera, costata uno sproposito, ha causato il trasferimento forzato di oltre 1,4 milioni di abitanti delle zone interessate, ed è già previsto che almeno altri 4 milioni di persone dovranno essere trasferite nel successivo periodo 2008-2023.
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5° film del regista Zhang-ke (in Italia comunque ancora alquanto sconosciuto), Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia, Still Life (in originale Sānxiá hǎorén, ovvero, letteralmente, "La brava gente delle Tre Gole") ruota attorno ad un tema centrale e assolutamente attuale e pressante: il costo della modernizzazione e industrializzazione in atto ormai da molti anni nella Cina Popolare (il costo in termini umani, ma non solo); e lo fa attraverso la rappresentazione di un evento emblematico del tema: la costruzione della Diga delle Tre Gole. Questa immane opera, costata uno sproposito, ha causato il trasferimento forzato di oltre 1,4 milioni di abitanti delle zone interessate, ed è già previsto che almeno altri 4 milioni di persone dovranno essere trasferite nel successivo periodo 2008-2023. Senza contare poi l'enorme impatto ambientale e la sommersione di ben 116 località e 1300 siti archeologici. Inoltre, diverse specie animali e vegetali rischiano ora l'estinzione, come il lipote, il delfino d'acqua dolce che popolava in massa lo Yangtze (o Fiume Azzurro), considerato estinto nel 2006, ma poi fortunatamente riavvistato nel corso del 2007. Zhang-Ke si concentra però sulle vicende umane, confronta due condizioni, popolare e borghese, e, attraverso diversi e tutti funzionali piano-sequenza, offre una panoramica dell'evento in corso. Il film ha sicuramente un passo lento (caratteristica distintiva del regista) ma sicuro, presenta per la gran parte attori non professionisti (esculsa Zhao Tao, musa di Zhang-Ke) ed è all'insegna di un forte realismo (al limite del documentarismo), ma stranamente si concede anche a qualche straniante scena vicina più al fantasy. Condivide il dolore con i suoi personaggi e mette di fronte lo spettatore ad una realtà sconfortante. Diviso in 4 capitoli, dai titoli "Sigarette, "Liquori", "Tè" e "Caramelle", e con dialoghi ridotti al minimo, è il miglior risultato sinora per il regista cinese, attivo sin dal 1997.
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piernelweb
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venerdì 20 luglio 2007
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forza visiva e carenze narrative
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Se il giovane e semisconosciuto regista Jia Zhang-ke avesse optato per realizzare un vero e proprio documentario, molto probabilmente i consensi per questo "Still Life" sarebbero arrivati unanimi da mezzo globo e non soltanto dalla mostra di Venezia. Fin dal primo lunghissimo pianosequenza, infatti, le potenzialità visive e descrittive della pellicola sono abbaglianti: il ritratto della provincia cinese, in completa ristrutturazione, devastata dalle macerie del vecchio e dall'abnormità impattante del nuovo che avanza è molto eloquente. La rinascita economica travolge i destini della povera gente, a vantaggio di pochi, scempi ambientali e condizioni lavorative e di vita estreme sono la regola vigente.
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Se il giovane e semisconosciuto regista Jia Zhang-ke avesse optato per realizzare un vero e proprio documentario, molto probabilmente i consensi per questo "Still Life" sarebbero arrivati unanimi da mezzo globo e non soltanto dalla mostra di Venezia. Fin dal primo lunghissimo pianosequenza, infatti, le potenzialità visive e descrittive della pellicola sono abbaglianti: il ritratto della provincia cinese, in completa ristrutturazione, devastata dalle macerie del vecchio e dall'abnormità impattante del nuovo che avanza è molto eloquente. La rinascita economica travolge i destini della povera gente, a vantaggio di pochi, scempi ambientali e condizioni lavorative e di vita estreme sono la regola vigente. Fotografia e location assolutamente notevoli premiati da un digitale di grande profondità. Purtroppo, la narrazione delle vicende dei quattro personaggi principali non è assolutamente all'altezza dell'impianto tecnico. Due storie d'amore dall'esito diverso raccontate blandamente con freddezza e distacco: dialoghi scialbi, recitazione aprossimativa e improbabile (vedasi ad esempio l'obrobriosa sequenza dell'addio tra Shen Hong e consorte). E allora la forza visiva di Still Life viene vanificata dalla inconsistente sceneggiatura, dalla ridondanza e dall'inutilità di numerosi segmenti. Il Leone d'oro è dunque immeritato e dimostra l'eccessiva tolleranza verso un cinema che è sì formativo, ma che perde completamente di vista l'importanza della storia, dei personaggi, della dialettica e delle azioni. E' molto più facile sottointendere piuttosto che esplicitare; bisognerebbe non dimenticarlo.
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