giordano stefani
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lunedì 9 febbraio 2015
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il pulp è vivo e gode di ottima salute
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Paul Mc Guigan ha mandato a memoria le migliori lezioni di Tarantino, e forse ancor di più di Guy Ritchie (sarà per la vena british?), con il loro campionario di gangster assurdi, situazioni paradossali, dialoghi e battute efficaci, divertenti ed atte ad alleggerire i tragici avvenimenti che si susseguono sullo schermo, e ne ha tratto un capolavoro pulp che niente ha da invidiare ai due ingombranti mentori.
Il film ha il maggior punto di forza nella storia stessa, e in come si dipana: un meccanismo perfetto che disorienta e avvince lo spettatore con continui capovolgimenti di situazioni e ruoli, in un turbinio che quando finisce lascia esaltati e ti fa chiedere quando ti capiterà di imbatterti nuovamente in una trama così ingegnosamente costruita (sensazione che non mi è capitata molte volte nella vita).
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Paul Mc Guigan ha mandato a memoria le migliori lezioni di Tarantino, e forse ancor di più di Guy Ritchie (sarà per la vena british?), con il loro campionario di gangster assurdi, situazioni paradossali, dialoghi e battute efficaci, divertenti ed atte ad alleggerire i tragici avvenimenti che si susseguono sullo schermo, e ne ha tratto un capolavoro pulp che niente ha da invidiare ai due ingombranti mentori.
Il film ha il maggior punto di forza nella storia stessa, e in come si dipana: un meccanismo perfetto che disorienta e avvince lo spettatore con continui capovolgimenti di situazioni e ruoli, in un turbinio che quando finisce lascia esaltati e ti fa chiedere quando ti capiterà di imbatterti nuovamente in una trama così ingegnosamente costruita (sensazione che non mi è capitata molte volte nella vita).
Se ci mettiamo anche la grande prova corale degli attori, con lo sprovveduto (?) Josh Hartnett, il killer senza scrupoli Bruce Willis ed i due boss “sui generis” Ben Kinglsey e Morgan Freeman (non so se il merito vada maggiormente a loro o a chi gli ha cucito i personaggi addosso, ma di certo il risultato è ottimo), il gustoso piatto è servito.
Unica nota stonata il personaggio interpretato da Lucy Liu, poco funzionale ai fini del racconto e fin troppo stralunato, ma è un solo un piccolo sassolino in un ingranaggio altrimenti perfetto.
Da vedere assolutamente.
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viktor von doom
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venerdì 27 settembre 2013
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un gangster movie ricco di stile.
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una trama intricata,dialoghi tremendamente brillanti e un cast superlativo,che vede a proprio agio ogni suoi componente,sono le principali qualità che fanno di slevin:patto criminale un capolavoro.il film è stracolmo di personaggi stilosi ed interessanti.dai due gangster morgan freeman e ben kingsley che invece che a colpi di pistola si sfidano a colpi di recitazione,a un enigmatico quanto infallibile sicario con il volto roccioso di bruce willis,passando per una lucy liu,vicina di casa frizzante e stravagante e concludendo con un josh hartnett che nel ruolo del protagonista,vittima involontaria degli eventi,trova la sua migliore interpretazione.il tutto condito con una sceneggiatura solida e ricca di citazioni e un leggero quanto vellutato tocco tarantiniano che non guasta mai.
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una trama intricata,dialoghi tremendamente brillanti e un cast superlativo,che vede a proprio agio ogni suoi componente,sono le principali qualità che fanno di slevin:patto criminale un capolavoro.il film è stracolmo di personaggi stilosi ed interessanti.dai due gangster morgan freeman e ben kingsley che invece che a colpi di pistola si sfidano a colpi di recitazione,a un enigmatico quanto infallibile sicario con il volto roccioso di bruce willis,passando per una lucy liu,vicina di casa frizzante e stravagante e concludendo con un josh hartnett che nel ruolo del protagonista,vittima involontaria degli eventi,trova la sua migliore interpretazione.il tutto condito con una sceneggiatura solida e ricca di citazioni e un leggero quanto vellutato tocco tarantiniano che non guasta mai.insomma,un meccanismo complesso e ben oleato che prosegue fino alla fine con esaltante vivacità e che culmina nel superlativo colpo di scena,ciliegina di una golosissima torta e sorprendente finale di un opera davvero ben orchestrata..
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totybottalla
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lunedì 27 marzo 2017
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buon thriller giocato tra ironia e sangue!
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Slevin sembra un ragazzo impacciato e sprovveduto ma tesse una tela di vendetta per un passato doloroso...Un cast notevole per un buon thriller, l'nizio è volutamente spiazzante dove le varie scene sembrano i pezzi di un mosaico ancora da capire, il ruolo ambiguo di Mr. Goodkat ( Willis) tiene in ansia il racconto filmico che via via si fa più interessante e curioso, il finale risulta sorprendente per via di un precedente flahback ingannevole dove si vede la morte del bambino che in realtà è Slevin risparmiato proprio da Goodkat ora suo complice, un buon lavoro che forse si sporca di sangue con superficialità, mia valutazione: 3,5 stelle. Saluti.
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Slevin sembra un ragazzo impacciato e sprovveduto ma tesse una tela di vendetta per un passato doloroso...Un cast notevole per un buon thriller, l'nizio è volutamente spiazzante dove le varie scene sembrano i pezzi di un mosaico ancora da capire, il ruolo ambiguo di Mr. Goodkat ( Willis) tiene in ansia il racconto filmico che via via si fa più interessante e curioso, il finale risulta sorprendente per via di un precedente flahback ingannevole dove si vede la morte del bambino che in realtà è Slevin risparmiato proprio da Goodkat ora suo complice, un buon lavoro che forse si sporca di sangue con superficialità, mia valutazione: 3,5 stelle. Saluti.
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themaster
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lunedì 25 aprile 2016
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noir d'intrattenimento niente male
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Paul McGuigan è un metsierante nemmeno troppo talentuoso,sia chiaro se la cava bene sia registicamente che come scelta dei suoi lavori.
Con Lucky Number Slevin il regista firma una delle sue opere migliori,degna di essere vista almeno una volta e,almeno per il sottoscritto,meritevole anche di un'acquisto in blu ray e della presenza nella collezione.
Josh Hartnett fa il suo mestiere e,a parte qualche faccia improponibile riesce a risultare quantomeno simpatico e di spessore per ciò che doveva fare,tuttavia le grandi sorprese sono stati Morgan Freeman e Sir Ben Kinglsley,i quali hanno recitato in maniera sì sopra le righe ma comunque funzionale e anche nel loro caso donano spessore al personaggio e Bruce Willis che ormai è come i tentacoli di Cthulu,è ovunque e,nel ruolo del cattivo funziona benissimo,inoltre Lucy Liu interpreta anche lei un personaggio interessante anche se un pò stereotipato.
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Paul McGuigan è un metsierante nemmeno troppo talentuoso,sia chiaro se la cava bene sia registicamente che come scelta dei suoi lavori.
Con Lucky Number Slevin il regista firma una delle sue opere migliori,degna di essere vista almeno una volta e,almeno per il sottoscritto,meritevole anche di un'acquisto in blu ray e della presenza nella collezione.
Josh Hartnett fa il suo mestiere e,a parte qualche faccia improponibile riesce a risultare quantomeno simpatico e di spessore per ciò che doveva fare,tuttavia le grandi sorprese sono stati Morgan Freeman e Sir Ben Kinglsley,i quali hanno recitato in maniera sì sopra le righe ma comunque funzionale e anche nel loro caso donano spessore al personaggio e Bruce Willis che ormai è come i tentacoli di Cthulu,è ovunque e,nel ruolo del cattivo funziona benissimo,inoltre Lucy Liu interpreta anche lei un personaggio interessante anche se un pò stereotipato.
La regia del film è di mestiere,McGuigan mette in gioco primi piani,inquadrature suggestive,carrellate e scelte stilistiche veramente azzeccate,soprattutto nell'ottica de genere,inoltre il colpo di scena finale funziona benissimo e stupisce lo spettatore meno navigato,tuttavia potrebbe risultare un pò scontato per i veterani del noir.
Solitamente i registi post tarantiniani fanno abbastanza schifo ma non è il caso di McGuigan che gestisce il tutto stringendo l'occhio sia al post modernismo Tarantiniano che al grottesco e alla sfera dell'assurdo,infatti numerosi personaggi sono quantomeno strani ed enigmatici,come Elvis e Lento,i due sgherri di Morgan Freeman,due gangster spietati ma simpatici e quantomeno peculiari,oppure Corey Stohl e il suo partner,due personaggi enigmatici e indecifrabili.
Il film gode inoltre di una bella fotografia e di un montaggio niente male,oltre che una sceneggiatura con dei dialoghi interessanti e divertenti proprio grazie alla loro assurdità.
In sintesi un film di genere ben riuscito e di mestiere,che McGuigan gestisce egregiamente e,pur non entrando nella storia del cinema riesce a restare nella mente di chi riesce ad apprezzarlo se pur i suoi difetti enormi,tutti compromessi che bisogna accettare con il cinema di McGuigan,tutto sommato però un gradevole esperimento di genere. Voto 6,5/10
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ultimoboyscout
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venerdì 12 ottobre 2012
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la mossa kansas city.
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Film più che serprendente, si apre con una famiglia massacrata e si chiude con la vendetta del figlio che si era salvato dalla strage che mette a morte i due malavitosi che ne avevano ordinato la morte. Slevin Kelevra, scambiato per un certo Nick che ha debiti da pagare, viene selvaggiamente pestato per almeno 30 minuti: tutte le volte si rialza sorride e usa uno strano termine, atarassia, che al cinema non s'era mai sentito prima! Smilovic, lo sceneggiatore, ha studiato molto bene Tarantino e i suoi film. E' facile capirll dai dialoghi, dalle situazioni paradossali, dalle esagerazioni e dalla distribuzione calcolata e intelligente dei colpi di scena, dei cambi di passo, dei ribaltoni e del non far apparire ciò che si vede per quello che realmente è.
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Film più che serprendente, si apre con una famiglia massacrata e si chiude con la vendetta del figlio che si era salvato dalla strage che mette a morte i due malavitosi che ne avevano ordinato la morte. Slevin Kelevra, scambiato per un certo Nick che ha debiti da pagare, viene selvaggiamente pestato per almeno 30 minuti: tutte le volte si rialza sorride e usa uno strano termine, atarassia, che al cinema non s'era mai sentito prima! Smilovic, lo sceneggiatore, ha studiato molto bene Tarantino e i suoi film. E' facile capirll dai dialoghi, dalle situazioni paradossali, dalle esagerazioni e dalla distribuzione calcolata e intelligente dei colpi di scena, dei cambi di passo, dei ribaltoni e del non far apparire ciò che si vede per quello che realmente è. McGuigan, il regista, invece ci mette del suo dirigendo in maniera snella, tecnica e facendo sistematicamente ricorso ai flash-back che sballottano avanti e indietro lo spettatore così come viene sballottato Slevin, con tanto di asciugamano legato alla vita...fantastico! Neo-noir moderno e cinefilo, post-tarantiniano, decisamente sopra le righe nella prima parte, truce e violento in cui la violenza viene regolarmente coreografata che finisce in calando, quando purtroppo decide di prendersi sul serio. Ha il merito di modernizzare ed estremizzare i canoni del noir, condisce il tutto con situazioni politicamente molto scorrette e i personaggi sono da urlo, interpretati da attori particolarmente ispirati che sembrano davvero sentire la parte e divertirsi da morire. Oltre ai dialoghi piace la scenografia a metà tra il moderno e gli anni '70 e il fatto che nonostante si tratti di un film "rivelatorio" e che si scoprano le cose di tanto in tanto, l'attenzione e l'interesse rimangono regolarmente altissimi fino alla fine. Costruito a incastri, si rivela una vera e propria matrioska sempre più nera e disperata, in cui nulla e nessuno è ciò che sembra, aprendosi su un mondo di sangue che poi è l'attuale società in cui viviamo.
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paolo pizzato
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martedì 29 agosto 2006
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patto criminale ma poco originale
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Metti un cast di grandi nomi, una programmatica volontà di far girare la testa allo spettatore cambiando in continuazione le carte in tavola, una strizzatina d'occhio a Sergio Leone (la struttura del film è ben più di un semplice richiamo a "Per un pugno di dolari"), mescola il tutto con un bel po' di morti ammazzati e qualche faccia massacrata dai pugni e, tocco finale, non dimenticare l'ironia, che, Tarantino insegna, è quel che ci vuole per stemperare la violenza. Slevin, a conti fatti, è tutto qui; una furbetta operazione di riciclo. Che ci fosse poco altro oltre questo devono averlo capito soprattutto le due principali star della pellicola, i cattivoni Morgan Freeman (il boss) e Ben Kinglsey (il rabbino), che, a parte la faccia e quel tanto di mestiere acquisito in decenni di onesta carriera, non è che ci mettano altro per far decollare il film.
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Metti un cast di grandi nomi, una programmatica volontà di far girare la testa allo spettatore cambiando in continuazione le carte in tavola, una strizzatina d'occhio a Sergio Leone (la struttura del film è ben più di un semplice richiamo a "Per un pugno di dolari"), mescola il tutto con un bel po' di morti ammazzati e qualche faccia massacrata dai pugni e, tocco finale, non dimenticare l'ironia, che, Tarantino insegna, è quel che ci vuole per stemperare la violenza. Slevin, a conti fatti, è tutto qui; una furbetta operazione di riciclo. Che ci fosse poco altro oltre questo devono averlo capito soprattutto le due principali star della pellicola, i cattivoni Morgan Freeman (il boss) e Ben Kinglsey (il rabbino), che, a parte la faccia e quel tanto di mestiere acquisito in decenni di onesta carriera, non è che ci mettano altro per far decollare il film. E così, a portare avanti la baracca restano il buon Bruce Willis, senza dubbio bravo nella parte del killer, anche se neppure lui si sforza più di tanto (a salvarlo probabilmente è il fatto che lo si vede poco e che parla ancora meno, eccezion fatta per la scena iniziale, ma lì si risolve tutto con la voce fuoricampo) e il belloccio Josh Hartnett, che si dà un tono con una pettinatura alla Brad Pitt, una faccia da schiaffi davvero irritante e un perenne sorrisetto che poco s'intona all'ingarbugliata situazione nella quale il giovinastro si trova. Naturalmente c'è una spiegazione per questo suo modo di fare, e a dire il vero non è neppure così spiazzante come la costruzione dell'intreccio potrebbe far sospettare, ma questo non toglie che tutto il suo approccio, nel progressivo svolgersi della vicenda, suona falso, un po' come una nota stonata in una partitura. "Soffro di atarassia, incapacità di provare preoccupazione" dice Hartnett all'affascinante anatomo-patologo Lucy Liu, che, pratica di cadaveri, non appena capisce in quale ginepraio è finito il suo nuovo amico, qualche dubbio sulla sua incolumità se lo pone (i due, per la cronaca, finiscono a letto insieme, complimenti per l'originalità...), ma le spiegazioni si concludono qui, il resto è paziente attesa della fine del film, che diligentemente rimette a posto tutti i tasselli. Naturalmente, dovunque ci siano due criminali in guerra tra loro, un "signor nessuno" (o presunto tale) incastrato tra i due e una specie di eminenza grigia che regge le fila di un gioco grande e non privo di rischi, c'è anche la polizia, che, come da copione, non è poi troppo diversa dai fuorilegge che combatte, con la sola differenza che i banditi si ammazzano tra loro in piena libertà, mentre i tutori della legge, sempre impegnati a spiare ed ascoltare, si perdono sempre il meglio. Fortuna che lo sbirro Stanley Tucci non sfigura, anche se, manco a dirlo, neppure la sua performance lascia a bocca aperta. Peccato.
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giuliano
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martedì 15 agosto 2006
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molti attori per nulla (o poco più)
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E' un film con troppi difetti di sceneggiatura per prendere più della sufficienza. Il tema, che non rivelo per coloro che vedranno il film, non era tanto nuovo e per ravvivarlo gli autori hanno pensato di disorientare lo spettatore con improvvisi cambi di registro. I dialoghi passano dalla farsa al noir in modo brusco, di scena in scena e di personaggio in personaggio (pensate agli scagnozzi del boss e del rabbino), senza che però lo giustifichino le situazioni. Nei primi tre quarti del film, sembrerebbe che gli autori abbiano tentato di ispirarsi a Intrigo internazionale di Hitchcock - evocato apertamente da uno dei personaggi - ma, se si fa un paragone, nella pelicola di McGuigan manca proprio la capacità di coniugare la tensione con l'umorismo che era il pregio del classico del 1959.
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E' un film con troppi difetti di sceneggiatura per prendere più della sufficienza. Il tema, che non rivelo per coloro che vedranno il film, non era tanto nuovo e per ravvivarlo gli autori hanno pensato di disorientare lo spettatore con improvvisi cambi di registro. I dialoghi passano dalla farsa al noir in modo brusco, di scena in scena e di personaggio in personaggio (pensate agli scagnozzi del boss e del rabbino), senza che però lo giustifichino le situazioni. Nei primi tre quarti del film, sembrerebbe che gli autori abbiano tentato di ispirarsi a Intrigo internazionale di Hitchcock - evocato apertamente da uno dei personaggi - ma, se si fa un paragone, nella pelicola di McGuigan manca proprio la capacità di coniugare la tensione con l'umorismo che era il pregio del classico del 1959. La regia non fa nulla per rimediare, almeno sul piano estetico. I movimenti di macchina sono quelli da videoclip, a cui buona parte del cinema contemporaneo non sa rinunciare. Lo stesso per la fotografia, con i soliti giochi d'ombre di chi non ha il coraggio di farci vedere tutto quello che sta accadendo. Potevano pensarci i numerosi attori di grido a salvare il film? Personalmente ho rinunciato a questa speranza sin dai primi dialoghi, perché una sceneggiatura così avrebbe messo in difficoltà chiunque. Freeman e Kinglsey sono in evidente disagio, il primo più statico che impassibile il secondo troppo esplicito nel manifestare le sue nevrosi represse. E Hartnett? Va bene che viene fatto girare in asciugamani per un bel po', forse per compiacere l'occhio di una parte del pubblico. Ma per il resto conserva un'aria assente che lascia rimpiangere molto le espressioni di stupore compassato di Cary Grant e che, soprattutto, non è coerente né con quello che lo spettatore sa nei primi tre quarti del film nè con quello che saprà alla fine. Forse gli sceneggiatori se ne sono accorti, e hanno tentato di rimediare con un espediente che sembra tale anche vedendolo come una bugia per accompagnare lo spettatore alla sorpresa finale: far confessare al personaggio una malattia che gli impedisce di scaldarsi troppo. C'è anche Luci Liu, la cui presenza è utile principalmente per svelare l'altezza fisica dell'attrice (assai contenuta). Per il livello artistico, il ruolo poteva essere di chiunque altra.
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(di luca64)
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(di mr. kubrick)
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(di diegoandea78)
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(di chinasky)
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(di asciugalì)
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(di miky 90)
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(di sorgaz)
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