no_data
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domenica 24 novembre 2013
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ingiustizia in nome della religione
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davvero un bel film sull'india e le ingiustizie che vengono perpetuate sulle donne in nome della religione. vorrei vedere gli altri due della triologia.
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m.romita
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sabato 6 luglio 2013
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un grande film che colpisce nel segno
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Scrivi solo per spiegare al sig. Pierpaolo Simeoni che " Water " ha un livello superiore alla media per le sue specifiche qualità filmiche : direzione degli attori, fotografia, montaggio, sensibilità , ambientazione , assenza di sentimentalismi e patetismi.
E quindi non è il tema " sociologico " che lo rende stimabile : è la condanna di pratiche inaccettabili ( contrarie alla "Convenzione di Istanbul", diremmo oggi ) che acquista valore , profondità e potenza dalle qualità intrinseche del film.
Massimo Romita
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meti451
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sabato 18 dicembre 2010
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un film bellissimo.
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Molto più di un film. Delicato, straziante, liberatorio: come l'acqua ti entra dentro e la senti. Grande Deepa Mehta
Maria Teresa
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mauryt
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lunedì 20 settembre 2010
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un oscar meritato purtroppo mancato
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Ho visto "Water" solo ieri sera e sono contenta di non aver letto alcuna critica/commento su questo forum prima della visione. Non avrebbe cambiato il mio giudizio generale in ogni caso ma è stato bello avere solo una minima traccia di trama e niente più. Terminata la visione ho scoperto nei titoli di coda quante milioni di vedove ancora vivono una condizione analoga a quella descritta nel film, ho letto qui quanto è stato difficile la realizzazione da parte della regista in termine di tempo, locations e drammi.
Ho assistito contagiata da una forma di religiosità che non mi appartiene e che da sempre riconosco nel popolo indiano come in pochi altri, mi sono deliziata per la bellissima fotografia, per le musiche e non ultimo l'interpretazione della bellissima Chuyia.
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Ho visto "Water" solo ieri sera e sono contenta di non aver letto alcuna critica/commento su questo forum prima della visione. Non avrebbe cambiato il mio giudizio generale in ogni caso ma è stato bello avere solo una minima traccia di trama e niente più. Terminata la visione ho scoperto nei titoli di coda quante milioni di vedove ancora vivono una condizione analoga a quella descritta nel film, ho letto qui quanto è stato difficile la realizzazione da parte della regista in termine di tempo, locations e drammi.
Ho assistito contagiata da una forma di religiosità che non mi appartiene e che da sempre riconosco nel popolo indiano come in pochi altri, mi sono deliziata per la bellissima fotografia, per le musiche e non ultimo l'interpretazione della bellissima Chuyia.
Mi sono arrabbiata molto e ho visto nel dramma di Chuyia il dramma di tanti bambini (qualunque ne sia la tipologia ), ho voluto addormentarmi con la speranza lasciata dal finale almeno per lei.
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suomii
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mercoledì 11 agosto 2010
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nel mondo esistono 245 milioni di vedove...
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"Chuyia, ti ricordi di essere sposata?"
La domanda è rivolta dal padre ad una bambina di 8 anni,
la quale ha appena perso suo marito.
Il suo sorriso spontaneo e il tintinnìo dei braccialetti
ai piedi spariscono di colpo quando Chuyia entra,
forzatamente secondo la tradizione indù, nello status di
vedova-bambina (che vuol dire penitenza, preghiera e
devozione al marito, come se fosse ancora vivente).
Il film della regista Deepa Mehta parte dal contesto storico
del 1938 per narrare una pratica tuttora esistente, definita
religiosa, ma economica nella sua essenza: le vedove sono esseri
impuri.
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"Chuyia, ti ricordi di essere sposata?"
La domanda è rivolta dal padre ad una bambina di 8 anni,
la quale ha appena perso suo marito.
Il suo sorriso spontaneo e il tintinnìo dei braccialetti
ai piedi spariscono di colpo quando Chuyia entra,
forzatamente secondo la tradizione indù, nello status di
vedova-bambina (che vuol dire penitenza, preghiera e
devozione al marito, come se fosse ancora vivente).
Il film della regista Deepa Mehta parte dal contesto storico
del 1938 per narrare una pratica tuttora esistente, definita
religiosa, ma economica nella sua essenza: le vedove sono esseri
impuri. Devono quindi vivere in ashram a loro dedicati, nelle
privazioni affettive ed economiche. Possono chiedere l'elemosina
fuori dai templi, non possono mangiare cibo fritto, non devono
essere sfiorate, ma possono ricevere "benedizione" prostituendosi
con bramini già sposati oppure sposando il fratello minore del
marito.
Ogni artista che si possa realmente definire tale, riesce
attraverso un "mezzo" a comunicare una visione del mondo.
Il mezzo per Deepa Mehta è nella storia, ma anche nelle
inquadrature sempre esteticamente perfette e piene, le quali
assieme ad una fotografia partecipe, scolpiscono i personaggi
di una vicenda politica nell'essenza.
La politica è infatti presente nel film, dentro e fuori.
Ad esempio, Deepa fa spiegare al protagonista maschile,
Narayan, il perchè dell'isolamento delle vedove: una
bocca da sfamare e un letto in meno per la famiglia,
più spazio in casa.
Ragioni economiche travestite da rispetto per i testi sacri.
E le cifre del fenomeno sembrano confermare questa tesi:
le vedove nel mondo sono 245 milioni di cui 43 milioni solo
in Cina e 42.4 milioni in India.
115 milioni di esse vivono in totale povertà.
Il dato politico è emerso anche dalle dure contestazioni
degli integralisti indù, arrivate fino al punto di bruciare il
set o alle minacce di morte rivolte alla
regista e agli attori del fim, che hanno costretto la produzione
canadese a girare in segreto in Sri Lanka.
"Water", che fa parte della trilogia che comprende anche "Earth" e
"Fire", mutua il suo messaggio anche dalle proprietò dell'acqua del fiume
Gange nel quale si scende ogni mattina per lavarsi.
La modifica della condizione delle donne deve essere un processo fluido,
costante che non deve riguardare solo le donne.
Il processo è culturale per l'intera comunità ed è molto significativo
che Deepa Mehta scelga un uomo giovane (e colto seguace di Gandhi) per
spiegare alle vedove i veri motivi della loro condizione.
Concludo dicendo che il film ha una sua aurea potente che lo innalza
al valore più antico di storia/Storia e che ci si offre come un piccolo
gioiello d'arte cinematografica.
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fulvia
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sabato 31 ottobre 2009
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water...l'acqua purificatrice del gange
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Mi ha lasciata sconcertata questo film, infatti a distanza di tre giorni ancora ci sto pensando.
Una realtà, quella indiana, che dovrebbe avere come unico scopo il suicidio. E invece no.Siamo intorno al 1940 e assistiamo all'annientamento fisico e psicologico di quelle povere vedove, che rassegnate, proseguono la loro misera esistenza, trascinandosi dietro il peso dell'ingiustizia e della sofferenza. . Una vita votata al dolore, perchè per gli Indiani, vivere senza un marito, per una donna è quasi come morire. Unica alternativa: lasciarsi ardere accanto al corpo del marito sulla pira. Devastante...sì, devastante questo film...in tanti, troppi aspetti. E' inaccettabile pensare che la vedova protagonista non abbia nemmeno 9 anni! Impensabile accettare l'idea, che anche nel 2009 alcuni aspetti della mentalità indiana non siano stati travolti del tutto.
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Mi ha lasciata sconcertata questo film, infatti a distanza di tre giorni ancora ci sto pensando.
Una realtà, quella indiana, che dovrebbe avere come unico scopo il suicidio. E invece no.Siamo intorno al 1940 e assistiamo all'annientamento fisico e psicologico di quelle povere vedove, che rassegnate, proseguono la loro misera esistenza, trascinandosi dietro il peso dell'ingiustizia e della sofferenza. . Una vita votata al dolore, perchè per gli Indiani, vivere senza un marito, per una donna è quasi come morire. Unica alternativa: lasciarsi ardere accanto al corpo del marito sulla pira. Devastante...sì, devastante questo film...in tanti, troppi aspetti. E' inaccettabile pensare che la vedova protagonista non abbia nemmeno 9 anni! Impensabile accettare l'idea, che anche nel 2009 alcuni aspetti della mentalità indiana non siano stati travolti del tutto....Eppure dal 1940 ad ora sono passati quasi 70 anni!!! Brava Deepa Mehta, che conoscevo già per il film Fire.
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filippaccio
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lunedì 28 luglio 2008
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poesia
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Il film tratta un tema sociale e religioso, un problema di discriminazione femminile che i dogmi di una tradizione religiosa assurda fanno sentire l'umanita' arretrata e contorta, molto lontana dal suo riscatto. La storia viene raccontata attraverso il volto di una bambina-vedova di nove anni, che e' l'immagine della semplicita', dell'ingenuità, della sfrontatezza e di una dolce insolenza che e' propria solo dei bambini. Il suo viso poi e' l'ottava meraviglia del mondo. Grande la fotografia per un film che e' una poesia profonda e toccante.
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pelomane
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venerdì 13 giugno 2008
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una sola parola:
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allegra
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martedì 10 giugno 2008
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senza parole...
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Uno dei film più belli mai visti.
Istruttivo,concreto. Mostra la condizione sociale in India, che ancora oggi nn si è risolta. Cos'altro aggiungere...FANTASTICO.
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ottavorediroma
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mercoledì 4 giugno 2008
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donne
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chuya appena otto anni rimane vedova di un marito mai conosciuto,e senza rendersi conto di essere stata sposata gioca mentre trasportano il marito verso la cremazione per la legge Manu deve essere allontanata dalla sua gente dalla sua casa spogliata dei suoi abiti e rapata a zero perchè da ora in poi la sua vita sarà solo espiazione per la colpa di essere vedova.Lasciata dalla mamma in una casa di donne vedove porterà tutta la freschezza dei suoi pochi anni e conoscerà la bruttezza dell'essere vedova ai bordi di una società chiusa tra miserie morali e tradizioni millenarie che altro non nascondono che fame e miseria.Chuya conoscerà Kalyani vedova bellissima innamorata di Narayan ragazzo libero e seguace del MAHATMA GANDHI.
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chuya appena otto anni rimane vedova di un marito mai conosciuto,e senza rendersi conto di essere stata sposata gioca mentre trasportano il marito verso la cremazione per la legge Manu deve essere allontanata dalla sua gente dalla sua casa spogliata dei suoi abiti e rapata a zero perchè da ora in poi la sua vita sarà solo espiazione per la colpa di essere vedova.Lasciata dalla mamma in una casa di donne vedove porterà tutta la freschezza dei suoi pochi anni e conoscerà la bruttezza dell'essere vedova ai bordi di una società chiusa tra miserie morali e tradizioni millenarie che altro non nascondono che fame e miseria.Chuya conoscerà Kalyani vedova bellissima innamorata di Narayan ragazzo libero e seguace del MAHATMA GANDHI.Il film porta a riflettere sulla condizione femminile che in millenni non si è mai evoluta schiava di dogmi al limite della follia il film si conclude che ancora dopo 50 anni dall'ambientazione del film questa situazione persiste fortemente e come le evoluzioni socioculturali di Ghanhi non abbia in alcun modo contagiato un tessuto cosi arretratoMi fa arrabbiare come per un film cosi bello la redazione abbia dato solo 2 stelline chissà forse perchè il film diretto dalla regista indiana e prodotto da Bollywood sia lontano dalle grandi logiche del mercato cinematografico chiedo anticipatamente scusa se la mia recensiane è lontanissima dal vostro stile è la mia prima volta
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