pietralata
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domenica 5 marzo 2006
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superbo
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Viviamo in un mondo spesso sciatto e ancor più spesso pensoso solo e soltanto di una ordinaria quotidianità, colma di vuote occupazioni, labili pensieri e superficiali socialità. Proof, al contrario, vuole risvegliare emozioni che non riescono più a farsi largo in noi: genio e follia, forse non sempre presenti in tutti noi, allora, altro non sono che il pretesto per iniziare a riavvolgere il filo sottile delle inconfessate aspirazioni, delle cocenti delusioni, delle più tormentate paure. E così, lo stupore di fronte ad una sensazionale scoperta di un argomento matematico, sveste gli abiti febbrili e forse ridicoli di Russell Crowe per assumere quelli enigmatici e -solo per l'occasione- blaseè di Gwyneth Paltrow, in un ideale passaggio di testimone artistico.
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Viviamo in un mondo spesso sciatto e ancor più spesso pensoso solo e soltanto di una ordinaria quotidianità, colma di vuote occupazioni, labili pensieri e superficiali socialità. Proof, al contrario, vuole risvegliare emozioni che non riescono più a farsi largo in noi: genio e follia, forse non sempre presenti in tutti noi, allora, altro non sono che il pretesto per iniziare a riavvolgere il filo sottile delle inconfessate aspirazioni, delle cocenti delusioni, delle più tormentate paure. E così, lo stupore di fronte ad una sensazionale scoperta di un argomento matematico, sveste gli abiti febbrili e forse ridicoli di Russell Crowe per assumere quelli enigmatici e -solo per l'occasione- blaseè di Gwyneth Paltrow, in un ideale passaggio di testimone artistico. Potremmo soffermarci su talune scelte del regista John Madden, di cui conosciamo l'indubbio talento, che fanno rassomigliare riprese ambienti a più fascinose quinte di palcoscenico, ovvero spenderci per la brillantezza dell'interpretazione di Antony Hopkins, seppur a tratti misurata, ma la vera "prova" che ci offre questo film è senza dubbio il raggiungimento della sospirata maturità artistica di Gwyneth Paltrow, che ormai non smette di sorprenderci. Abbiamo seguito con attenzione le alterne vicende delle sue performance fra testi non sempre all'altezza delle sue istintive capacità di misurare i personaggi con la sua meditata fisicità, ed oggi ci sorprende ancora con una superba prova di equilibrio e di eleganza. Ci siamo commossi dinanzi a Catherine ed alle sue tante scoperte: la follia del padre ed il proprio genio (quando le premesse erano inverse) il tentennante incontro con l'amore ed il suo fatale tradimento, la paura di sondare gli angoli bui della sua mente per non ritrovarsi toppo simile al padre ed, infine, la voglia di provarsi, di accettare la sfida con se stessa, con l'amore, la matematica, quasi come la sua algida bellezza che si scioglie e diviene sexy nella trasandatezza domestica.
Un film certamente non facile, per la durezza dei topoi, per la scelta di linguaggi scenici forse non accessibili a tutti, ma la cui visione desidero consigliare a molti:a coloro che credono che le circostanze della vita hanno più spesso sottratto che offerto, a coloro che credono che la follia sia solo quella che si ricorda nei manicomi, a coloro che ancora sanno commuoversi di fronte al sacrificio dell'uomo per i suoi cari e anche a coloro (che non credo pochi) che in fondo si sentono un po' geni incompresi
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francesca
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mercoledì 26 luglio 2006
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grande sir anthony
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Davvero un ottimo film, visto quasi per caso in DVD mi ha avvinto dal primo momento per lo stile dinamico e l'ambientazione "strana". Ottima Gwyneth Paltrow che ho rivalutato dopo film precedenti e sempre strabiliante Sir Anthony che anche da "morto" rianima con il suo talento!
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luigi chierico
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mercoledì 19 febbraio 2014
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due geni ai limiti della follia
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Un piccolo gioiello del cinema Americano moderno, è merito del regista e dell’argomento trattato, ma soprattutto per due grandi protagonisti: Gwyneth Paltrow ed Anthony Hopkins.La loro partecipazione è già da tempo una garanzia, non ci sarebbe stato bisogno di altre prove, ma hanno voluto forse superare se stessi.
Il film scivola apparentemente su due binari: genio e follia, ma per la verità è il non comune immenso amore filiale che trionfa, tra padre e figlia e figlia e genitore. Vi sono incontri-scontri di una potenza emotiva a cui lo spettatore non può sottrarsi. Un rapporto fortissimo, consolidato da una reciproca stima e rispetto. La matematica costituisce il legame profondo tra due menti vissute in una angosciosa follia data dalla ricerca di altre scoperte.
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Un piccolo gioiello del cinema Americano moderno, è merito del regista e dell’argomento trattato, ma soprattutto per due grandi protagonisti: Gwyneth Paltrow ed Anthony Hopkins.La loro partecipazione è già da tempo una garanzia, non ci sarebbe stato bisogno di altre prove, ma hanno voluto forse superare se stessi.
Il film scivola apparentemente su due binari: genio e follia, ma per la verità è il non comune immenso amore filiale che trionfa, tra padre e figlia e figlia e genitore. Vi sono incontri-scontri di una potenza emotiva a cui lo spettatore non può sottrarsi. Un rapporto fortissimo, consolidato da una reciproca stima e rispetto. La matematica costituisce il legame profondo tra due menti vissute in una angosciosa follia data dalla ricerca di altre scoperte. I numeri sono la magia del mondo, essi regolano il tempo, le stagioni, lo spazio. Non vi è nulla che non sia numero, dal monosillabo alla nota musicale, è armonia, certo può portare alla follia ma essa rimane lucida follia che non è pazzia. E’ la strada che ha portato l’uomo sulla luna e su Marte.
Se osserviamo l’universo dai semi all’uomo e alle stelle ci accorgiamo che l’intero universo è stato concepito secondo leggi matematiche, Albert Einstein dirà:“ Dio non gioca a dadi”.
Si apre così una disputa che diventa una sfida per la ricerca di una legge che spieghi il mistero dei numeri primi, quelli suggeriranno a Paolo Giordano di intitolare il suo libro “La solitudine dei numeri primi”, che però, nulla avendo a che fare seriamente e scientificamente con gli stessi, è una delusione.
Il vecchio professore mette alla prova la giovane figlia che lo accudisce e lo asseconda con tanta pazienza e dedizione. Allorché Catherine porta a far vedere al padre la felice conclusione della sua ricerca, Robert l’anticipa, entusiasta di essere pervenuto al risultato delle loro ricerche. Pretende che la figlia gli legga i passaggi scritti sul suo quaderno scarabocchiato. Lei per l’amore incommensurabile verso il proprio padre fa finta di leggere e alla fine
lascia il suo quaderno con la formula nel cassetto del padre,rinunciando alla fama.
Una folle rinuncia? Una pazzia? Non direi proprio, è il modo di ridare al grande suo maestro e genio la certezza e la prova del suo assunto. Gesto nobilissimo che esce dal binario o binomio genio e follia.
Michael, giovane affetto da autismo,si accorge immediatamente che 309 è un numero primo e che 387 si può scomporre in 9 x 43 e così molti altri autisti. Possiamo ancora parlare di follia o non meglio del genio dei numeri che è in noi? Vedi “Il pallino della matematica” di Stanislas Dehaene.
Gwyneth Paltrow, Anthony Hopkins sono superlativi, si mettono a confronto non solo due personaggi la cui personalità è forte, ma due attori che recitano entrando nei personaggi e non si sa più se vediamo Catherine e Robert, oppure
Gwyneth ed Anthony. L’amore di Catherine mi ricorda quello di Cordelia nei confronti del padre Re Lear(vedi il film “King Lear” proprio con A. Hopkins !).
Buona la fotografia e la sceneggiatura, Hope Davis è la sorella Claire,sorella di Catherine, Jake Gyllenhaa è Hal, il giovane studente che riporta alla vita la dolcissima figlia del gran maestro,all’altezza della parte loro affidata. chigi
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