des_demona
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martedì 23 febbraio 2010
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l'odissea della vendetta
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E' l'odissea di Geum-Ja, giovane donna ingiustamente condannata a tredici anni di detenzione per un crimine commesso da un altro. Una volta uscita di prigione compirà la sua vendetta, ai limiti del sadismo e della crudeltà. Tuttavia, ciò che non otterrà sarà proprio il vero riscatto a tutte le sue pene: l’espiazione.
“La vendetta è un piatto che si consuma freddo”: su questo principio si basa Chan-wook Park per concludere - degnamente, è da dirsi - la sua trilogia sulla revenche. Una danza macabra di torture, spappolamenti, amputazioni, fiumi di sangue rosso: lo stesso colore dello strano ombretto di Geum-Ja, che pulsa sullo schermo fino all’ultimo istante, al drammatico girotondo finale.
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E' l'odissea di Geum-Ja, giovane donna ingiustamente condannata a tredici anni di detenzione per un crimine commesso da un altro. Una volta uscita di prigione compirà la sua vendetta, ai limiti del sadismo e della crudeltà. Tuttavia, ciò che non otterrà sarà proprio il vero riscatto a tutte le sue pene: l’espiazione.
“La vendetta è un piatto che si consuma freddo”: su questo principio si basa Chan-wook Park per concludere - degnamente, è da dirsi - la sua trilogia sulla revenche. Una danza macabra di torture, spappolamenti, amputazioni, fiumi di sangue rosso: lo stesso colore dello strano ombretto di Geum-Ja, che pulsa sullo schermo fino all’ultimo istante, al drammatico girotondo finale. Quando al rosso subentra il bianco, la neve pura che lava via ogni traccia di violenza ed efferatezza, simbolo di candore che la protagonista non ha mai neanche sfiorato e nella quale decide di annullarsi, in un disperato tentativo di salvezza. E’ così che Chan-wook Park scandaglia i più reconditi angoli dell’immoralità, mettendo lo spettatore a tu per tu con sé stesso, turbandolo a tal punto da spingerlo a simpatizzare con l’inquietante eroina: una simpatia - come fedelmente recita il titolo o riginale del film - che, in linea diretta con l’etimo del termine, diventa sinonimo di ‘compassione’. E di una tacita e sconvolgente comprensione, accompagnata dal suono, unico ed imponente, della musica di Verdi.
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des_demona
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venerdì 19 febbraio 2010
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l'odissea della vendetta
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L’odissea di Geum-Ja, giovane donna ingiustamente condannata a tredici anni di detenzione per un crimine commesso da un altro. Una volta uscita di prigione compirà la sua vendetta, ai limiti del sadismo e della crudeltà. Tuttavia, ciò che non otterrà sarà proprio il vero riscatto a tutte le sue pene: l’espiazione.
“La vendetta è un piatto che si consuma freddo”: su questo principio si basa Chan-wook Park per concludere - degnamente, è da dirsi - la sua trilogia sulla revenche. Una danza macabra di torture, spappolamenti, amputazioni, fiumi di sangue rosso: lo stesso colore dello strano ombretto di Geum-Ja, che pulsa sullo schermo fino all’ultimo istante, al drammatico girotondo finale.
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L’odissea di Geum-Ja, giovane donna ingiustamente condannata a tredici anni di detenzione per un crimine commesso da un altro. Una volta uscita di prigione compirà la sua vendetta, ai limiti del sadismo e della crudeltà. Tuttavia, ciò che non otterrà sarà proprio il vero riscatto a tutte le sue pene: l’espiazione.
“La vendetta è un piatto che si consuma freddo”: su questo principio si basa Chan-wook Park per concludere - degnamente, è da dirsi - la sua trilogia sulla revenche. Una danza macabra di torture, spappolamenti, amputazioni, fiumi di sangue rosso: lo stesso colore dello strano ombretto di Geum-Ja, che pulsa sullo schermo fino all’ultimo istante, al drammatico girotondo finale. Quando al rosso subentra il bianco, la neve pura che lava via ogni traccia di violenza ed efferatezza, simbolo di candore che la protagonista non ha mai neanche sfiorato e nella quale decide di annullarsi, in un disperato tentativo di salvezza. E’ così che Chan-wook Park scandaglia i più reconditi angoli dell’immoralità, mettendo lo spettatore a tu per tu con sé stesso, turbandolo a tal punto da spingerlo a simpatizzare con l’inquietante eroina: una simpatia - come fedelmente recita il titolo originale del film - che, in linea diretta con l’etimo del termine, diventa sinonimo di ‘compassione’. E di una tacita e sconvolgente comprensione, accompagnata dal suono, unico ed imponente, della musica di Verdi.
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filippology
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venerdì 20 novembre 2009
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paride86
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lunedì 15 giugno 2009
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il migliore dei tre
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Sicuramente il migliore della trilogia di Chan-Wook Park.
"Lady Vendetta" è curatissimo nelle scenografie e nelle musiche, è pieno di pathos e presenta la vendetta come un dovere morale a cui però corrisponde anche un prezzo da pagare (il finale è esplicito in questo senso).
Non fosse che la seconda parte perda parecchio ritmo e si dilunghi un po' troppo questo film sarebbe davvero magnifico.
Rimane comunque un'ottima sceneggiatura, più comprensibile di quelle dei precedenti capitoli, e un'attrice bellissima.
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dony 64
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sabato 3 gennaio 2009
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film che colpisce
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Film drammatico e intenso adatto ad un pubblico adulto per alcune scene spinte e di violenza.Brava l'interprete principale Yeongae Nel complesso 6+/7.
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blackwolf
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sabato 29 novembre 2008
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ultimo film della "trilogia della vendetta".
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Rispetto a "Old Boy" questo film non riesce ad appassionare inoltre è noioso e mi ha fatto pena per il
metodo usato dai genitori dei bambini uccisi per ammazzare il maestro pedofilo e per la scena in cui sparano con una pistola al suo cadavere seppellito in una fossa per poi buttarci dentro la stessa arma.
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mario conti
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giovedì 15 maggio 2008
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la piccola vendetta bombarda
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Ci sono film morali e film moralisti. I film moralisti combattono la violenza nella convinzione manichea che in essa nulla sia da salvare. I film morali esprimono violenza, la rappresentano e la raffigurano, non di rado in quadri di bellezza sfolgorante, come se volessero intravedere al di là del male, cercare un raggio di sole in un rivolo di sangue, un imperativo categorico o un lampo di umano riscatto in un colpo di pistola.
Per queste ragioni "Lady Vendetta" è un film bellissimo e importante. In un mondo che ha perso molto di umano, in una commistione acre tra vittime e carnefici, nel continuo rovesciamento di ruoli e nei processi osmotici tra ciò che va e ciò che non va fatto, la violenza è l'unico valore che possa dare un senso alle cose, alla necessità che l'uomo ha di fare i conti con se stesso, il proprio passato e la voglia di un futuro che sia, quanto più possibile, emendato dalla nostalgia degli errori.
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Ci sono film morali e film moralisti. I film moralisti combattono la violenza nella convinzione manichea che in essa nulla sia da salvare. I film morali esprimono violenza, la rappresentano e la raffigurano, non di rado in quadri di bellezza sfolgorante, come se volessero intravedere al di là del male, cercare un raggio di sole in un rivolo di sangue, un imperativo categorico o un lampo di umano riscatto in un colpo di pistola.
Per queste ragioni "Lady Vendetta" è un film bellissimo e importante. In un mondo che ha perso molto di umano, in una commistione acre tra vittime e carnefici, nel continuo rovesciamento di ruoli e nei processi osmotici tra ciò che va e ciò che non va fatto, la violenza è l'unico valore che possa dare un senso alle cose, alla necessità che l'uomo ha di fare i conti con se stesso, il proprio passato e la voglia di un futuro che sia, quanto più possibile, emendato dalla nostalgia degli errori.
Il tutto inserito in un discorso filmico e profilmico molto alto: intensità di dialoghi e di immagini, senso dell'umorismo straniante e denso di rimandi alla tragica ironia fatale delle esistenze. Acceca la bellezza della protagonista, completamente antitetica alle sue azioni. Il suo divenire organizzatrice di eventi drammatici e catalizzatrice di energia negativa seppur vitale (quella che colora la vendetta, conferendole dignità, perchè una vendetta senza vero odio è la pura masturbazione di un cattivo per caso) mostra a noi spettatori a quale livello di abiezione tutti si possa giungere, se spinti da un caso che non ha rispetto per le nostre borghesissimne regole di andamento lindo e tranquillo.
Si può sperare la salvezza in un abbraccio di bimbo, nella ricerca di radici che si è già ampiamente provveduto a calpestare. Ma se, di fronte alla morte, ciò che conta è il denaro, nonchè la capacità di aggiungere dolore al dolore, tormento al tormento, allora la vendetta è destinata ad esaurirsi nei suoi piccoli confini, fallire il suo compito e la sua missione palingenetica. Resta, soltanto, una sofferenza maggiore, una sensazione di spaurita solitudine.
Tarantino fa film violenti e giocosi, fumetti buoni per evadere e godere di invenzioni visivamente apprezzabili. Chan-wook azzarda un discorso filosofico alto e profondo, coglie nel segno, ravviva la galleria di indimenticabili personaggi del cinema coreano.
Rispetto alle anime candide venute su a blockbuster, rispetto alle verginelle che aborriscono ogni malefatta cinematografica, anche questa è vendetta.
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luco
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mercoledì 14 maggio 2008
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originalità? direi di no
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non è un granchè, penso proprio che old boy è decisamnete meglio
non so perchè ma questi film "orientali" secondo me mancano di originalità, ne ho visti parecchi e devo dire che ora hanno proprio incominciato a stancarmi
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shadowman
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mercoledì 10 ottobre 2007
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rara perla cinematografica
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lady vendetta è il capolavoro di chan wook park.il più bello della trilogia.il significato della vendetta assume tinte intimistiche. E' redenzione. Purificazione. Meno di impatto rispetto ad old boy, ma molto più raffinato. ottima la scelta dell'attrice Lee young ae, una donna bellissima(sicuramente la più bella che io abbia mai visto),e delicata. una donna che ha profondamente in se il senso della purezza e che lo trasferisce anche nel personaggio del film, dando un valore puro e assoluto alla vendetta stessa.
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