claudia pasqualato
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sabato 22 gennaio 2005
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a bocca aperta
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Questo č stato il modo in cui la mia faccia si č trovata nel momento in cui si č spento lo schermo...e di ciō ne sono stata contenta.
Si perchč a mio avviso un film, cosi come un libro o un articolo di giornale, dovrebbe lasciar volare l'immaginazione in modo che esso non si concluda con lo spegnimento delle luci ma prosegua nei pensieri del pubblico. Infatti č proprio quando una cosa non č scontata che nascono mille diverse interpretazioni della realtā e questa č la possibilitā che ha dato Nina Santa nel finale che parte dall'inquadratura della piscina.
E' stata fatta luce ancora una volta sulla contraddittorietā che č presente nella nostra societā, su due delle mille faccie che essa ci offre a seconda della situazione: la formalitā religiosa e il sesso.
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Questo č stato il modo in cui la mia faccia si č trovata nel momento in cui si č spento lo schermo...e di ciō ne sono stata contenta.
Si perchč a mio avviso un film, cosi come un libro o un articolo di giornale, dovrebbe lasciar volare l'immaginazione in modo che esso non si concluda con lo spegnimento delle luci ma prosegua nei pensieri del pubblico. Infatti č proprio quando una cosa non č scontata che nascono mille diverse interpretazioni della realtā e questa č la possibilitā che ha dato Nina Santa nel finale che parte dall'inquadratura della piscina.
E' stata fatta luce ancora una volta sulla contraddittorietā che č presente nella nostra societā, su due delle mille faccie che essa ci offre a seconda della situazione: la formalitā religiosa e il sesso. Lucreciā mostra una grande abilitā nell'evidenziare come esse si intrecciano davanti ai nostri occhi:le assurde formalitā che l'etica del comportamento religioso(di qualsiasi religione ovvio) impone,si basano su una sessualitā che non deve essere toccata, nominata, ma che č sempre presente come tabų nei pensieri,nei desideri e nei fatti nascosti che diventano l'oggetto dello spettegolezzo e dell'agire alle spalle proprio come il dottore nei suoi sfoghi sessuali in pubblico,esageratamente definiti come pedofilia. Forse lo scopo di questo film č farci capire che gli artefici di questa doppia societā non sono gli altri che noi sempre imputiamo ma siamo noi e gli altri insieme in una rete da cui non ci si puō svincolare ma di cui si deve semplicemente" ammettere l'esistenza. Nel film gli sguardi del dottore e della bambina ad un certo punto non sono pių due sguardi l'uno impaurito e l'altro della salvatrice cattolica ma sono due sguardi che si sono attenuati perchč entrambi hanno accettato qualcosa dell'altro. Non sta a me il compito di dirvi cosa...Grazie per dare la possibilitā di scrivere saggi in questo sito..sarei grata di avere un vostro commento sul mio pensiero. Claudia
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michele il critico
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giovedė 12 maggio 2005
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la nina santa
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LA NINA SANTA
regia: Lucrecia Martel
L adolescente Amalia č la protagonista di questo film di ambientazione argentina.
Il film č privo di tensione narrativa: č la fotografia di uno stato d animo determinato da una cultura; lo stato d animo di una giovane argentina e delle sue coetanee in perenne conflitto tra listinto che le porterebbe alla passione e la cultura cattolica che le obbliga al contenimento (o quanto meno al conflitto).
Lucrecia Martel č molto brava a cogliere questa tensione nei volti e nei corpi delle giovani ragazze che sembrano contratti in ogni sguardo ed in ogni gesto, ma che poi, nel lasciarsi andare, si liberano. Ma la paura č sempre presente e determina lesigenza di purificazione.
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LA NINA SANTA
regia: Lucrecia Martel
L adolescente Amalia č la protagonista di questo film di ambientazione argentina.
Il film č privo di tensione narrativa: č la fotografia di uno stato d animo determinato da una cultura; lo stato d animo di una giovane argentina e delle sue coetanee in perenne conflitto tra listinto che le porterebbe alla passione e la cultura cattolica che le obbliga al contenimento (o quanto meno al conflitto).
Lucrecia Martel č molto brava a cogliere questa tensione nei volti e nei corpi delle giovani ragazze che sembrano contratti in ogni sguardo ed in ogni gesto, ma che poi, nel lasciarsi andare, si liberano. Ma la paura č sempre presente e determina lesigenza di purificazione. In tal senso lultima scena nella piscina, nonostante l apparente carattere liberatorio, č pregna di drammaticitā.
VOTO ***
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stefano capasso
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mercoledė 24 novembre 2021
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conflitto tra adolescenti e adulti
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Amalia è un adolescente argentina, che vive da anni in un albergo con la madre, donna ancora giovane ed attraente, separata dal marito. Frequenta un istituto religioso dove gli insegnamenti che riceve cozzano con le pulsioni sessuali tipiche dell’età, che condivide di nascosto con le compagne. Quando si invaghisce di un medico che alloggia nello stesso albergo per un congresso, le contraddizioni esplodono e mentre tenta di avvicinarsi all’uomo, lo stesso manifesta un vago interesse per lei e per la madre stessa.
Lucrecia Martel offre un lavoro mai completamente definito, eppure interessante per le scelte registiche e di fotografia. Il voyeurismo la fa da padrone, quello dei personaggi, stretti tra religione e sessualità, e quello della stessa macchina da presa.
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Amalia è un adolescente argentina, che vive da anni in un albergo con la madre, donna ancora giovane ed attraente, separata dal marito. Frequenta un istituto religioso dove gli insegnamenti che riceve cozzano con le pulsioni sessuali tipiche dell’età, che condivide di nascosto con le compagne. Quando si invaghisce di un medico che alloggia nello stesso albergo per un congresso, le contraddizioni esplodono e mentre tenta di avvicinarsi all’uomo, lo stesso manifesta un vago interesse per lei e per la madre stessa.
Lucrecia Martel offre un lavoro mai completamente definito, eppure interessante per le scelte registiche e di fotografia. Il voyeurismo la fa da padrone, quello dei personaggi, stretti tra religione e sessualità, e quello della stessa macchina da presa. Una storia femminile, dove l’unico uomo protagonista è oggetto di interesse di più persone; la tensione sottile sottostante il racconto non esplode mai, così come non esplodono mai le pulsioni dei protagonisti, imbrigliati nel senso comune. Sono le più giovani a tentare di dare una spallata alle stesse, ricorrendo anche a mezziambigui.
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gianleo67
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mercoledė 24 settembre 2014
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una vergine romanica dalle parti di salta
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Adolescente sessualmente repressa, divisa tra una madre separata e disinvolta ed i rigidi precetti di un indottrinamento confessionale, si invaghisce di un medico sposato che partecipa ad un congresso di clinici riuniti presso l'albergo gestito dalla genitrice e dallo zio. Decisa a salvarlo dalle inconfessabili pulsioni erotiche che lo stesso medico ha mostrato di provare verso di lei, si confida con la volubile e più disinibita amica del cuore. Il segreto non mantenuto però, rischia di far precipitare le già complicate relazioni tra i protagonisti e compromettere la vita privata ed il futuro professionale dello stesso accademico.
Opera seconda della regista e sceneggiatrice Lucrecia Martel che aveva impressionato con il suo esordio sullo spaesamento etico e culturale di una borghesia argentina smarrita nei suoi stanchi rituali estivi e nell'inedia senza speranza a bordo-piscina ('La ciénaga' - 2001), questo 'la Nina Santa' cerca di spingere il discorso sul versante di una dichiarata promiscuità dei rapporti personali ed una indistinta precarietà di quelli familiari attraverso il contesto esemplare di una casa-albergo dove si incrociano i fallimenti delle relazioni private, l'ipocrisia confessionale di una religiosità ridotta a mero rituale e quella non meno abietta di un consesso di accademici votati alla mediocrità professionale ed all'opportunismo sociale.
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Adolescente sessualmente repressa, divisa tra una madre separata e disinvolta ed i rigidi precetti di un indottrinamento confessionale, si invaghisce di un medico sposato che partecipa ad un congresso di clinici riuniti presso l'albergo gestito dalla genitrice e dallo zio. Decisa a salvarlo dalle inconfessabili pulsioni erotiche che lo stesso medico ha mostrato di provare verso di lei, si confida con la volubile e più disinibita amica del cuore. Il segreto non mantenuto però, rischia di far precipitare le già complicate relazioni tra i protagonisti e compromettere la vita privata ed il futuro professionale dello stesso accademico.
Opera seconda della regista e sceneggiatrice Lucrecia Martel che aveva impressionato con il suo esordio sullo spaesamento etico e culturale di una borghesia argentina smarrita nei suoi stanchi rituali estivi e nell'inedia senza speranza a bordo-piscina ('La ciénaga' - 2001), questo 'la Nina Santa' cerca di spingere il discorso sul versante di una dichiarata promiscuità dei rapporti personali ed una indistinta precarietà di quelli familiari attraverso il contesto esemplare di una casa-albergo dove si incrociano i fallimenti delle relazioni private, l'ipocrisia confessionale di una religiosità ridotta a mero rituale e quella non meno abietta di un consesso di accademici votati alla mediocrità professionale ed all'opportunismo sociale. Se da un punto di vista psicologico il linguaggio della Martel appare irrisolto nel suo tentativo di contrapporre con cinica ironia la salvifica abnegazione dei seguaci di Ippocrate alla malintesa missione redentrice di una Santa Vergine disposta volentieri a sacrificare la propria virtù pur di rispondere alla misteriosa chiamata di una vocazione mistica, più credibile appare invece il paesaggio umano che sembra conoscere bene e raffigurare meglio, alternado le voci sibilline di una delazione che cova nell'insoddisfazione sociale e nella repressione morale (le allieve che dileggiano il comportamento sessuale della precettrice, i medici che concupiscono segretamente le collaboratrici, gli adulti che assecondano senza remore le proprie passioni ed i propri vizi ma sono prontissimi a censurare quelli degli altri). Mancando l'appuntamento con una morbosità sempre tenuta sotto il rigido controllo di inquadrature fuori campo e tagli di montaggio, la Martel ricrea il climax sospeso di una tensione trattenuta e sotterranea, precipitando il finale nel simbolismo di una piscina d'acqua tiepida dove sguazzano le irresponsabili figlie di una società inadeguata e disfunzionale e dove gli adulti finiscono per pagare lo scotto delle loro mancanze e contraddizioni, proiettando al di fuori del quadro narrativo l'assordante deflagrazione di uno scandalo sociale che sappiamo per certo si consumerà altrove. Presentato in concorso al 57º Festival di Cannes ha avuto accoglienze discordanti, valutato ora come un passo falso della Martel ora come un capolavoro (British Film Institute Sight & Sound).
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