ultimoboyscout
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giovedì 11 febbraio 2010
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troppo romanzato.
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Un discreto film che cerca di far luce sul rapimento del Presidente Aldo Moro, con un'indagine non autorizzata ben 25 anni dopo i fatti ma senza aggiungere o scoprire nulla di nuovo. Non brutto, buon ritmo, le carte si scoprono poco alla volta, con un grosso colpo di scena finale.
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nettuno
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domenica 1 marzo 2009
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piazza delle cinque lune - eccellente
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Uno dei pochi film di denuncia diretto splendidamente dal regista Martinelli che fa luce su uno dei passati più tristi della nostra Repubblica.
Non ha avuto molto successo e non mi meraviglia.
Ancora tanti primi attori di quel periodo sono vivi e vegeti (ed in splendida forma).
Tra vent'anni, forse...
Straordinarie le prestazioni di attori come Sutherland e del nostro Giancarlo Giannini (ormai "un mostro sacro" del Cinema Italiano).
Fa tristezza leggere certe recensioni non molto positive.
Vabbè che viviamo in una deomacrazia (apprente e molto sofisticate...), però...
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quelo
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venerdì 25 luglio 2008
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splendido e finalmente sincero
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finalmente uno spiraglio di verità tra migliaia di balle
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vale '93
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sabato 5 luglio 2008
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un film molto interessante!
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Davvero un film molto interessante,recitato benissimo da tutti gli attori!L'unico difetto è che forse è un pò lungo, ma tratta un argomento molto delicato(cosa che lo rende assai più interessante)...Non è un film che rivedo spesso,ma certamente è un film di un certo spessore,che bisogna guardare con molta attenzione...Devo dire che l'ultima scena mi ha sorpreso davvero:chi se lo aspettava che il capo dell'organizzazione fosse il fedele amico e ex-autista del protagonista?Ci sono rimasta davvero di sasso,molto toccante quella scena!Tutto sommato un film guardabile,ben recitato e molto profondo per il tema trattato...Vedetelo!Saluti!
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uggè
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sabato 14 giugno 2008
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ma che dici?
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Chi ha scritto la prima recensione,mi sa che che non capisce nulla di propositi e delle congetture di chi fa films di denunce,dice tutto Martinelli!! Mi sa che sein un ..andreottiano!
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gio.capor
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venerdì 23 maggio 2008
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il codice moro e il mistero dei templari rossi
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Che c’azzecca il Palio di Siena e la Torre del Mangia con la strage di via Fani? Una mazza, ovviamente! Ma se si vuol ripercorrere i tragici eventi che hanno portato all’assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse con la stessa enfasi narrativa con cui si potrebbe raccontare la storia dei Templari, una cittadella medievale, turrita il giusto e circondata da una campagna fiabesca, costituisce pur sempre uno scenario irrinunciabile.. Film davvero imbarazzante ed inutile, per di più narrato col piglio pretenzioso di chi ti vuol far sapere come sono andate realmente le cose, con un ritmo narrativo concitato, costantemente sottolineato da effettacci sonori, improvvisi cambi d’inquadratura, prospettive aeree inutilmente vertiginose, che alla fine riescono a procurarti ugualmente senso d’immobilità e noia assoluta.
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Che c’azzecca il Palio di Siena e la Torre del Mangia con la strage di via Fani? Una mazza, ovviamente! Ma se si vuol ripercorrere i tragici eventi che hanno portato all’assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse con la stessa enfasi narrativa con cui si potrebbe raccontare la storia dei Templari, una cittadella medievale, turrita il giusto e circondata da una campagna fiabesca, costituisce pur sempre uno scenario irrinunciabile.. Film davvero imbarazzante ed inutile, per di più narrato col piglio pretenzioso di chi ti vuol far sapere come sono andate realmente le cose, con un ritmo narrativo concitato, costantemente sottolineato da effettacci sonori, improvvisi cambi d’inquadratura, prospettive aeree inutilmente vertiginose, che alla fine riescono a procurarti ugualmente senso d’immobilità e noia assoluta. Spreco di presenze cinematografiche illustri: Donald Sutherland, nel ruolo del magistrato indagante, è condannato ad una “spiega” continua dei fatti e degli antefatti storici, supportato da un Giancarlo Giannini iperconcentrato (o forse solo catatonico) e da una Stefania Rocca quasi perfetta nella parte della giovane collega preparata, perspicace e un tantino rompiballe (quella, per intendersi, che nelle migliori serie poliziesche americane s’inserisce nel discorso al momento giusto e con la giusta osservazione). Non so davvero cosa salvare di questo film. Neppure i titoli di coda, attesi con ansia quasi spasmodica, riescono a dare un po’ di sollievo, perché non puoi avere la consolazione di pensare: speriamo che almeno i familiari di Moro non conoscano l’esistenza di questo film! Appena iniziano a scorrere i nomi, infatti, scopriamo che la canzone che li accompagna è suonata e cantata dal nipote di Aldo Moro. Una ballata ed una voce strazianti, purtroppo solo in senso acustico. Voto: 2
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gio.capor
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martedì 20 maggio 2008
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il codice moro e il mistero dei templari rossi
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Che c’azzecca il Palio e la Torre del Mangia di Siena, con il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro? Una mazza, ovviamente! Ma se si vuol ripercorrere i tragici eventi che hanno portato all’assassinio dello statista da parte delle Brigate Rosse con la stessa enfasi e senso del mistero (presente ed incombente anche nel più insignificante dei dettagli) con cui si potrebbe raccontare la scomparsa dell’ultimo dei Templari una cittadella medievale, turrita il giusto e circondata da una campagna fiabesca, costituisce pur sempre uno scenario irrinunciabile..! Film davvero imbarazzante ed inutile, per di più narrato col piglio pretenzioso di chi ti vuol far sapere come sono andate realmente le cose, con un ritmo narrativo così concitato e costantemente sottolineato da effettacci sonori, improvvisi cambi d’inquadratura, prospettive aeree inutilmente vertiginose, da procurarti comunque la sensazione dell’immobilità e della noia assoluta.
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Che c’azzecca il Palio e la Torre del Mangia di Siena, con il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro? Una mazza, ovviamente! Ma se si vuol ripercorrere i tragici eventi che hanno portato all’assassinio dello statista da parte delle Brigate Rosse con la stessa enfasi e senso del mistero (presente ed incombente anche nel più insignificante dei dettagli) con cui si potrebbe raccontare la scomparsa dell’ultimo dei Templari una cittadella medievale, turrita il giusto e circondata da una campagna fiabesca, costituisce pur sempre uno scenario irrinunciabile..! Film davvero imbarazzante ed inutile, per di più narrato col piglio pretenzioso di chi ti vuol far sapere come sono andate realmente le cose, con un ritmo narrativo così concitato e costantemente sottolineato da effettacci sonori, improvvisi cambi d’inquadratura, prospettive aeree inutilmente vertiginose, da procurarti comunque la sensazione dell’immobilità e della noia assoluta. Spreco di presenze cinematografiche illustri: Donald Sutherland, nel ruolo del magistrato, indagante suo malgrado, è condannato ad una “spiega” continua dei fatti e degli antefatti storici, supportato da un Giancarlo Giannini iperconcentrato (o forse solo catatonico) e da una Stefania Rocca quasi perfetta nella parte della giovane collega preparata e perspicace, quella, per intendersi, che interrompe sempre il disorso al momento giusto e con la giusta osservazione (come nelle migliori serie poliziesche americane). Non so davvero cosa salvare di questo film. Neppure i titoli di coda, attesi con ansia quasi spasmodica, riescono a trasmetterti un senso di sollievo e riconciliazione con la vita, perché non puoi neppure avere la consolazione di pensare: speriamo che almeno i familiari di Moro non conoscano l’esistenza di questo film! Appena iniziano a scorrere i nomi, infatti, scopriamo che la canzone che li accompagna è suonata e cantata dal nipote di Aldo Moro. Una ballata ed una voce strazianti, purtroppo solo in senso acustico. Voto: 3
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cic
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venerdì 9 maggio 2008
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da far vedere
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Dire che il film non aggiunge niente non è del tutto vero: di cose ne vengono aggiunte, rispetto alla vulgata tradizionale. Inoltre chi è che si aspetta che un film aggiunga qualcosa? Un film non è un'indagine, ma si basa su fatti già noti (a qualcuno di più, a qualcuno di meno). Risulta ormai chiaro che le brigate furono infiltrate, manipolate dai servizi segreti occidentali (USA, Israele, Italia): ma questo ancor oggi si ha vergogna di dirlo. Nel film questo è detto chiaramente e coraggiosamente: si poteva inoltre approfondire il ruolo di gente come Cossiga (o Prodi), ma il film non sarebbe neanche uscito. E' uscito, la famiglia Moro lo approva e questo sito gli dà 1 come giudizio: come dire "guardatevi vacanze di Natale" con Boldi-De Sica che è meglio.
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Dire che il film non aggiunge niente non è del tutto vero: di cose ne vengono aggiunte, rispetto alla vulgata tradizionale. Inoltre chi è che si aspetta che un film aggiunga qualcosa? Un film non è un'indagine, ma si basa su fatti già noti (a qualcuno di più, a qualcuno di meno). Risulta ormai chiaro che le brigate furono infiltrate, manipolate dai servizi segreti occidentali (USA, Israele, Italia): ma questo ancor oggi si ha vergogna di dirlo. Nel film questo è detto chiaramente e coraggiosamente: si poteva inoltre approfondire il ruolo di gente come Cossiga (o Prodi), ma il film non sarebbe neanche uscito. E' uscito, la famiglia Moro lo approva e questo sito gli dà 1 come giudizio: come dire "guardatevi vacanze di Natale" con Boldi-De Sica che è meglio. E' ovvio che ancora certi argomenti risultano scomodi, se dei miseri critici della rete stroncano su due piedi e senza firma questo film, che sicuramente brutto e noioso non è. Via Caetani: in questa via nel ghetto ebraico nel palazzo omonimo abitava Igor Markevitch, musicista assoldato dai servizi segreti; anche di questo non si parla.
Un bel film, da far vedere.
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giovanni pigozzo
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sabato 23 febbraio 2008
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un faro nella nebbia del caso moro
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Piazza delle Cinque Lune: qui fu ammazzato da ignoti il giornalista Mino Pecorella, direttore della rivista Osservatorio Politico, famosa per i suoi scoop e la pubblicazione di notizie riservate. Pecorella aveva promesso ai suoi lettori per il giorno successivo lo svelamento di un fascicolo in suo possesso, che avrebbe illuminato il caso Moro, dissolvendo la sua nebbia grazie al memoriale dello statista democristiano. Non potè mai il povero giornalista rivelare ciò che sapeva, dei suoi documenti non si trovò mai più traccia.
Il film Piazza delle Cinque Lune, unico film “approvato” dalla famiglia Moro (le altre riduzioni sono state tutte senza scampo stroncate dai familiari del presidente DC, contestando inoltre il fatto che i registi si siano sempre serviti di ex brigatisti come consulenti), narra la storia di Rosario Sarracini, piccolo procuratore di provincia: la vita sua e dei suoi collaboratori sarà sconvolta quando – mentre è ormai prossimo al pensionamento – un brigatista ignoto lo avvicina e gli consegna un microfilm con le riprese della strage di via Fani, rivelandogli di possedere il memoriale di Aldo Moro.
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Piazza delle Cinque Lune: qui fu ammazzato da ignoti il giornalista Mino Pecorella, direttore della rivista Osservatorio Politico, famosa per i suoi scoop e la pubblicazione di notizie riservate. Pecorella aveva promesso ai suoi lettori per il giorno successivo lo svelamento di un fascicolo in suo possesso, che avrebbe illuminato il caso Moro, dissolvendo la sua nebbia grazie al memoriale dello statista democristiano. Non potè mai il povero giornalista rivelare ciò che sapeva, dei suoi documenti non si trovò mai più traccia.
Il film Piazza delle Cinque Lune, unico film “approvato” dalla famiglia Moro (le altre riduzioni sono state tutte senza scampo stroncate dai familiari del presidente DC, contestando inoltre il fatto che i registi si siano sempre serviti di ex brigatisti come consulenti), narra la storia di Rosario Sarracini, piccolo procuratore di provincia: la vita sua e dei suoi collaboratori sarà sconvolta quando – mentre è ormai prossimo al pensionamento – un brigatista ignoto lo avvicina e gli consegna un microfilm con le riprese della strage di via Fani, rivelandogli di possedere il memoriale di Aldo Moro. Scatenerà così la curiosità dell'ex procuratore, la quale finirà per diventare morbosa, ossessiva, irrefrenabile e quasi irrazionale pulsione verso la Verità.
E’ proprio sul motivo della ricerca della Verità che si incunea tutto il film, simboleggiata dal memoriale introvabile. La Verità è il filo conduttore, la vera protagonista del film; ma il rapporto con lei è conflittuale: da una parte la si desidera ardentemente, con tutte le proprie forze, ci si tende verso di lei in uno spasmo, tentando disperatamente di raggiungerla, ma d'altra parte lei si cela a noi e si sottrae ai nostri sguardi; è il senso stesso che muove la vita umana.La Verità è ciò che cerca il giudice Saracini. Ma la meta sembra lontanissima, anzitutto perché si presenta come una catena di dubbi e di interrogativi, nella quale non appena verrà sciolto un anello subito altri cento se ne troveranno collegati; in secondo luogo per il travaglio che il percorso comporta, per la sofferenza e il dolore che continuamente rallentano il passo del giudice e dei suoi collaboratori; in terzo luogo per la complessità inconcepibile del disegno che sta sotto il mistero da svelare, per lo shock inevitabile che ogni nuova scoperta porta.
Alla fine, non si potrà tuttavia che rimanere delusi: proprio mentre Sarracini sta per aprire la porta della Verità, dopo essere riuscito con molte peripezie a procurarsi la chiave, quella porta gli si richiuderà addosso. Perché questo è l'insegnamento del film: non è vero che il tempo è sufficiente a dissolvere la nebbia del mistero, a squarciare il velo del segreto.In mezzo a tutto questo, il regista ripercorre tutte le ipotesi, tutte le sconvolgenti scoperte, le incredibili coincidenze e le tremende scoperte, facendo incarnare in Sarracini tutti i magistrati che si sono spesi per gettare luce sul caso. Ecco dispiegarsi allora davanti a noi la nebulosa del caso Moro.
Il risultato di tutto ciò? Poveri illusi: la Verità rimarrà chiusa dietro una porta che non potremo aprire, eterno supplizio di Tantalo. D'altra parte, non è forse vero che la giustizia è come una ragnatela, che cattura gli insetti piccoli, ma finisce rotta dagli individui più grossi?
Un film tremendo nelle sue conclusioni e nei suoi insegnamenti, condito da un’atmosfera di ansia e tensione, quella stessa provata da Sarracini. Colpi di scena a ripetizione, rivelazioni di realtà (o meglio, di ipotesi coerenti e verosimilissime) che vanno di pari passo con lo svolgersi cronologico della vicenda: un brivido lungo la schiena e un rivolo di sudore sulla fronte non vi abbandoneranno mai mentre guarderete questo film. Il quale sarebbe troppo semplice definire poliziesco, troppo riduttivo definire inchiesta.
La conclusione, pessimista, ci lascia intendere che troppi hanno interesse che la vicenda rimanga insabbiata, troppi lavorano per gettare altre ombre. Non ci resterà, quindi, che unirci al grido di Luca Moro, e rivolgendoci contro gli sconosciuti burattinai, urlare: «Maledetti voi, signori del Potere!».
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valvestino
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venerdì 25 gennaio 2008
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renzo martinelli, la ricerca nazional-popolare
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Dopo le critiche aspre ricevute con VAJONT - ma il film sulla tragedia della diga resta un contributo di valore su un periodo corrotto della storia italiana - Martinelli rimane autore perche' ispirato a vicende radicate nella cronaca e nella storia del paese; ora la memoria del sequestro e dell'omicidio di Moro viene sviluppata in modo diseguale ma con momenti di intensa ricostruzione storica: nel Super8, quasi fosse ispirato dal Provisionato dei MISTERI D'ITALIA, lancia un allar-me sul fenomeno del terrorismo che in Europa ha puntato spesso, come in quelle immagini, sul "travestimento"; vestiti appunto da impiegati dell'Itavia organizzano e gestiscono perfettamente l'omicidio dell'uomo politi- co.
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Dopo le critiche aspre ricevute con VAJONT - ma il film sulla tragedia della diga resta un contributo di valore su un periodo corrotto della storia italiana - Martinelli rimane autore perche' ispirato a vicende radicate nella cronaca e nella storia del paese; ora la memoria del sequestro e dell'omicidio di Moro viene sviluppata in modo diseguale ma con momenti di intensa ricostruzione storica: nel Super8, quasi fosse ispirato dal Provisionato dei MISTERI D'ITALIA, lancia un allar-me sul fenomeno del terrorismo che in Europa ha puntato spesso, come in quelle immagini, sul "travestimento"; vestiti appunto da impiegati dell'Itavia organizzano e gestiscono perfettamente l'omicidio dell'uomo politi- co. In un periodo carico di contraddizioni un film problematico con un accettabile Sutherland.
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