vale
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martedì 11 aprile 2006
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se è la verità fa paura,ma xkè no dovrebbe esserlo
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voto 10 al coraggio di scrivere una storia che scotta...come già avvenne con Purzus.Bhè onore al merito di questo regista che ..l'unico in italia.. non mette la testa nella sabbia e che invece di preoccuparsi di fare i miliardi ai botteghini, denncia e palesa i momenti più drammatici della ns Italia...indaga su ferite aperte e scava su episodi sepolti...
filma dalla trama sbalorditiva, avvincente e da rimanere incollati allo schermo fino alla fine xkè è li che si trova la risposta a tutto e dove si vede come tutto è valso niente!!!
niente è lasciato al caso...e niente è fatto per caso come ad esempio la collocazione e Siena...ma questa è storia e forse chi non ha apprezzato questo capolavoro tanto complesso è proprio perchè non ha basi storiche o forse perchè ha idee talmente radicate da non poter osservare con lucidià.
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voto 10 al coraggio di scrivere una storia che scotta...come già avvenne con Purzus.Bhè onore al merito di questo regista che ..l'unico in italia.. non mette la testa nella sabbia e che invece di preoccuparsi di fare i miliardi ai botteghini, denncia e palesa i momenti più drammatici della ns Italia...indaga su ferite aperte e scava su episodi sepolti...
filma dalla trama sbalorditiva, avvincente e da rimanere incollati allo schermo fino alla fine xkè è li che si trova la risposta a tutto e dove si vede come tutto è valso niente!!!
niente è lasciato al caso...e niente è fatto per caso come ad esempio la collocazione e Siena...ma questa è storia e forse chi non ha apprezzato questo capolavoro tanto complesso è proprio perchè non ha basi storiche o forse perchè ha idee talmente radicate da non poter osservare con lucidià...
tutti noi sappiamo che è una storia vera, a riprova di quanto il vero sia più inverosimile della fantasia!
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irene
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giovedì 1 settembre 2005
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film narrativo
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Per i giovani che spesso non conoscono quasi nulla sul caso Moro può rivelarsi un buon film, almeno per conoscere a grandi linee un evento che ha segnato la storia italiana.
La tecnica cinematografica, invece, lascia abbastanza a desiderare. Se Martinelli avesse scritto un libro forse sarebbe stato più riuscito. Il cinema è fatto di immagini e sono quest'ultime a dover narrare la storia. Per gran parte di Piazza delle cinque lune, invece, lo spettatore deve ascoltare dialoghi lunghissimi che spiegano l'avvenimento del sequestro accompagnati, se va bene, da scene ricostruite degli attimi salienti, se no dalle inutili riprese dei tre protagonisti che parlano.
Inoltre, più volte mi sono chiesta perchè mai abbiano scelto Stefania Rocca.
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Per i giovani che spesso non conoscono quasi nulla sul caso Moro può rivelarsi un buon film, almeno per conoscere a grandi linee un evento che ha segnato la storia italiana.
La tecnica cinematografica, invece, lascia abbastanza a desiderare. Se Martinelli avesse scritto un libro forse sarebbe stato più riuscito. Il cinema è fatto di immagini e sono quest'ultime a dover narrare la storia. Per gran parte di Piazza delle cinque lune, invece, lo spettatore deve ascoltare dialoghi lunghissimi che spiegano l'avvenimento del sequestro accompagnati, se va bene, da scene ricostruite degli attimi salienti, se no dalle inutili riprese dei tre protagonisti che parlano.
Inoltre, più volte mi sono chiesta perchè mai abbiano scelto Stefania Rocca.
Stereotipata e fastidiosa la figura del genio del computer con manie di grandezza.
Alla fine, molte cose rimangono abbastanza confuse. Penoso il "colpo di scena" finale.
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[+] brava
(di ciclope strabico)
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giulio
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mercoledì 31 agosto 2005
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cinque lune di cui almeno una di troppo
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Frettoloso, enfatico e un po' troppo compiaciuto. La storia si dipana attraverso una ricerca prospettica elevata. Un punto alto da cui smascherare i demoni degli anni più bui che la democrazia italiana in subaffitto ha visto tra il 75 e l'80. Che la CIA sia dietro il delitto Moro è ormai cosa risaputa, come risaputo è il ruolo ambiguo di Moretti e dei servizi. Niente di nuovo quindi dal film di Martinelli, che indugia si intruppa e si avvita quando vuole scavare il personale dei protagonisti della vicenda. Una Stefania Rocca non credibile nei panni di un ancor meno credibile avvocato senese. Donald Sutherland ieratico come un imbonitore di paese in una delle sue peggiori interpretazioni. Giannini che, come sempre, si salva e aggiunge un'altro personaggio, quello del traditore spia alla sua galleria nutrita ed invidiabile.
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Frettoloso, enfatico e un po' troppo compiaciuto. La storia si dipana attraverso una ricerca prospettica elevata. Un punto alto da cui smascherare i demoni degli anni più bui che la democrazia italiana in subaffitto ha visto tra il 75 e l'80. Che la CIA sia dietro il delitto Moro è ormai cosa risaputa, come risaputo è il ruolo ambiguo di Moretti e dei servizi. Niente di nuovo quindi dal film di Martinelli, che indugia si intruppa e si avvita quando vuole scavare il personale dei protagonisti della vicenda. Una Stefania Rocca non credibile nei panni di un ancor meno credibile avvocato senese. Donald Sutherland ieratico come un imbonitore di paese in una delle sue peggiori interpretazioni. Giannini che, come sempre, si salva e aggiunge un'altro personaggio, quello del traditore spia alla sua galleria nutrita ed invidiabile. Poco l'aiuto della sceneggiature che già a metà film svela il ruolo doppio di Giannini nella vicenda attraverso la sequenza dela fondina speciale in uso alle forze americane. Si salva unicamente dal baratro dell'unica stella per via della sua valenza storica, benchè vista attraverso lo specchio deformante di una interpretazione comunque valida. un opera da consigliare far vedere a chi nel 78 non era ancora nato. Per chi c'era si può evitare la spesa.
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(di vik)
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(di ste 71)
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rachele
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mercoledì 9 marzo 2005
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cogito ergo sum
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Credo che un buon film debba
far pensare e Piazza delle cinque lune è un ottimo film
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anonimo
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venerdì 11 febbraio 2005
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efficace, innovativo
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La pellicola di Martinelli, passata completamente in sordina, è probabilmente quanto di più moderno sia stato girato sul caso Moro. Nonostante la forse eccessiva ricerca di inquadrature suggestive che poco o nulla aggiungono alla storia, e nonostante un'ambientazione senese che rimanda comunque a riferimenti non citati nel film, una sceneggiatura impostata sulle 'teorie' di Sergio Flamigni (La tela del ragno; Convergenze parallele, ed. Kaos) apporta alla complessa vicenda un contributo importante. Certamente superiore a quel 'Buongiorno, notte' di Bellocchio che, ben più reclamizzato (ma probabilmente mai troppo amato), in realtà si basa su interpretazioni probabilmente molto più soggettive.
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La pellicola di Martinelli, passata completamente in sordina, è probabilmente quanto di più moderno sia stato girato sul caso Moro. Nonostante la forse eccessiva ricerca di inquadrature suggestive che poco o nulla aggiungono alla storia, e nonostante un'ambientazione senese che rimanda comunque a riferimenti non citati nel film, una sceneggiatura impostata sulle 'teorie' di Sergio Flamigni (La tela del ragno; Convergenze parallele, ed. Kaos) apporta alla complessa vicenda un contributo importante. Certamente superiore a quel 'Buongiorno, notte' di Bellocchio che, ben più reclamizzato (ma probabilmente mai troppo amato), in realtà si basa su interpretazioni probabilmente molto più soggettive.
Non convincono, piuttosto, le interpretazioni dei vari comprimari che al fianco di due come Giannini e Sunderland (bravissimi, soprattutto il primo) impallidiscono. Apprezzabile piuttosto l'interpretazione di una Stefania Rocca che, bellissima, troppo spesso finisce però con l'essere una semplice voce fuori campo impiegata per spiegare quei passaggi della vicenda meno chiari ed evidenti. Una pellicola da vedere e reinterpretare che avrebbe meritato una platea certamente superiore e, probabilmente, una divulgazione ed una comunicazione ben migliore. Discutibile in tal senso l'etichetta ingannevole di 'thriller' con la quale è stato indicato il film.
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[+] d'accordissimo
(di molly)
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