Paolo D'Agostini
La Repubblica
È proprio Mikado, lo stesso produttore di Olmi e di infinite altre raffinatezze, a presentare l'ultimo panettone dell'attore e regista partenopeo. Due mondi distanti anni luce, uno dei due si sarà convertito bruscamente? Salemme sicuramente no, non rispetto alla sua più recente identità.
Coerente con la sequenza che per la quinta stagione quasi consecutiva (ha saltato il 2002) lo vede convertito dopo lunga militanza teatrale e nel cinema d'autore - appunto - in star cinematografica ogni volta al fianco di una bella ed esotica partner, il comico 46enne si cimenta con una variazione al rovescio, a suo dire, sul tema di Truman Show. Quello credeva di vivere nella realtà e invece era stato incastrato e immerso in un crudele artificio, il suo personaggio crede di recitare e che tutti recitino dentro un reality show e invece è tutto vero.
E grottesco, lo aggiungiamo noi: è infatti niente altro che un'imitazione delle parodie di Totò, con Salemme che fa Totò (non senza numerosi ammiccamenti a Troisi) e il fido Casagrande che fa Peppino o, a vostra scelta, Nino Taranto. Non si prova alcun piacere a troncare le gambe a un film, a un uomo di spettacolo ricco di esperienza. Che un film comico natalizio non sia portatore di chissà quali valori passi, ma quello che si richiede è almeno un po' di freschezza. E qui non c'è.
Da La Repubblica, 21 dicembre 2003
di Paolo D'Agostini, 21 dicembre 2003