mariabetta
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sabato 20 marzo 2010
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esercizio di ammirazione
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Eka é vecchia ormai, ma non finita. Il suo spirito vive e si alimenta di un passato cocente e temerariamente custodito e delle notizie che le manda da Parigi l’adorato figlio Otar.
Marina non é ancora vecchia ma é come se lo fosse. La disillusione che ha ucciso il suo entusiasmo non ha azzerato però il suo coraggio di donna. Vive per sua figlia e per sua madre con cui ha un rapporto di amore/odio per la perdurante gelosia infantile per il fratello Otar.
Ada é giovane ma strafatta di pessimismo e di cultura. Ha un rapporto di odio/amore con la madre. Adora la nonna che la capisce e mitizza il fantomatico zio Otar.
Otar perde la vita in Francia in un incidente sul lavoro, un lavoro clandestino, da povero emigrante.
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Eka é vecchia ormai, ma non finita. Il suo spirito vive e si alimenta di un passato cocente e temerariamente custodito e delle notizie che le manda da Parigi l’adorato figlio Otar.
Marina non é ancora vecchia ma é come se lo fosse. La disillusione che ha ucciso il suo entusiasmo non ha azzerato però il suo coraggio di donna. Vive per sua figlia e per sua madre con cui ha un rapporto di amore/odio per la perdurante gelosia infantile per il fratello Otar.
Ada é giovane ma strafatta di pessimismo e di cultura. Ha un rapporto di odio/amore con la madre. Adora la nonna che la capisce e mitizza il fantomatico zio Otar.
Otar perde la vita in Francia in un incidente sul lavoro, un lavoro clandestino, da povero emigrante.
Dirlo ad Eka? No, ne morirebbe! Meglio una pietosa bugia! Ada scriverà per sette mesi finte lettere di Otar.
Ada diverrà lentamente, e non si sa quanto consciamente, l’alter-ego dello zio che non c’é più.
Ma, durante una breve assenza della figlia e della nipote, Eka vende tutta la biblioteca di famiglia e compra tre biglietti per Parigi...
(Non proseguo con il racconto della trama perché il finale sorprende per la sua acuta imprevedibilità.)
Quest’opera prima di Julie Bertucelli ha riscosso numerosi e meritati riconoscimenti (Gran Premio della Settimana Internazionale della Critica di Cannes, il Premio Michel D'Ornano, assegnatole nell'ambito del Festival du Cinema Americain di Deauville, e, non da ultimo, il Premio Margherite Duras).
Il film, girato e ambientato a Tbilisi (capitale della Georgia), é un commosso e devoto omaggio della giovane regista a Ioseliani: la reverenza verso il maestro la spinge fino ad attribuire il suo nome all’invisibile protagonista della pellicola, Otar.
“Depuis qu’Otar est parti” é un apologo dell’assenza come alimento dei sentimenti (positivi e negativi); un pacato tributo al coraggio delle donne; una sottile operazione di ripristino del senso della perdita.
La visione di questo frangibile e titanico universo femminile é, tuttavia, gelida e permeata di una cinica volontà di perfezione che inibisce la comunicazione di un qualsiasi pathos.
La Georgia é fotografata come se fosse la Francia (in un susseguirsi di sublimi e distaccati quadri impressionisti) e Parigi é una nebulosa cartolina che balugina di luci, facendo da sfondo alle figure delle protagoniste.
L’originalità della storia e il disincanto dell’analisi sono la forza del film.
L’eccessiva ricerca di compiutezza formale, seppur pienamente raggiunta, é la sua debolezza.
Un’opera che sarebbe limitativo definire diligente: l’intelligenza che sprizza dal film é tale e tanta da non meritare una simile severità. Un opera che lascia, tuttavia, lo spettatore freddamente ammirato e deliziosamente scettico.
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stefano capasso
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martedì 18 agosto 2020
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bugie d''amore
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Nella Tibilisi postcomunista, vivono in un appartamento modesto tre donne, tre generazioni diverse. Ada, giovane donna di 25 anni con la made Marina e la nonna Eka. Le tre donne vivono il rapporto con Otar, fratello di Marina emigrato a Parigi in cerca di fortuna, in modo diverso e a volte conflittuale. Quando Marina viene avvisata da un amico della morte di Otar, con Ada decidono di celare la notizia all’anziana donna, per preservarla da possibili brutte conseguenze. Cominciano a scrivere letterea nome di Otar, finchè Eka decide di viaggiare a Parigi per verificare di persona le condizioni del figlio.
Julie Bertuccelli ex assistente di Otar Ioselliani mette insieme due temi delicati: la morte e la necessita di nasconderla.
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Nella Tibilisi postcomunista, vivono in un appartamento modesto tre donne, tre generazioni diverse. Ada, giovane donna di 25 anni con la made Marina e la nonna Eka. Le tre donne vivono il rapporto con Otar, fratello di Marina emigrato a Parigi in cerca di fortuna, in modo diverso e a volte conflittuale. Quando Marina viene avvisata da un amico della morte di Otar, con Ada decidono di celare la notizia all’anziana donna, per preservarla da possibili brutte conseguenze. Cominciano a scrivere letterea nome di Otar, finchè Eka decide di viaggiare a Parigi per verificare di persona le condizioni del figlio.
Julie Bertuccelli ex assistente di Otar Ioselliani mette insieme due temi delicati: la morte e la necessita di nasconderla. Il ricorso alla bugia, travagliato e mai completamente accettato, si risolve nella comprensione famigliare per quello che è: un gesto d’amore. In questo senso è fondamentale la capacità di comprensione della vittima, capace di comprendere il fine ultimo. È grazie all’amore che, al di là delle conflittualità, lega le tre donne, che diviene possibile aprire una nuova possibilità di futuro. Un film che si muove sulla delicatezza dei sentimenti e lascia spazio ad un finale imprevisto e commovente.
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