Lietta Tornabuoni
La Stampa
In una campagna luminosa, non lontano da Tbilissi capitale della Georgia, tra i colori trasparenti e delicati dell’estate russa, un amico cinquantasessantenne cerca di spiegare a una ragazza: «Non devi prendertela con tua madre. Abbiamo vissuto nella menzogna tutta la vita, e credevamo fosse la felicità. Quando ci hanno detto “la ricreazione è finita”, ormai era troppo tardi». Ma alla ragazza venticinquenne non importa nulla del comunismo, mentre sua madre odia Stalin come un feroce assassino e la sua vecchia nonna lo rimpiange, «era davvero un grand’uomo». [...]
di Lietta Tornabuoni, articolo completo (2381 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 13 dicembre 2003