Big Fish - Le storie di una vita incredibile |
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Un film di Tim Burton.
Con Ewan McGregor, Albert Finney, Billy Crudup, Jessica Lange, Alison Lohman.
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Titolo originale Big fish.
Fiabesco,
Ratings: Kids+16,
durata 110 min.
- USA 2003.
MYMONETRO
Big Fish - Le storie di una vita incredibile
valutazione media:
3,38
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Vita di Edward Bloomdi KobayashiFeedback: 0 |
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sabato 20 settembre 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Certe vite sono belle anche da sentire raccontare. Alcune lo sono ancora di più, visto che il primo ad averle raccontate è il protagonista stesso. Edward Bloom, un uomo che ha fatto della sua vita una bellissima favola. Un uomo molto simpatico, gioviale, che parla di grandi pesci (Big Fish), città al centro della foresta, giganti, circhi, nani, giocolieri, donne, auto, finanza, wall street, poetica. Uno che da ragazzo era il migliore della sua città, campione di football, basketball, baseball e che a diciotto anni lascia la sua piccola Ashton, in provincia, in cerca della sua strada. Edward Bloom non è una persona comune e "nella sua vita non è sempre possibile distinguere la finzione dalla realtà". Tutto è metafora in Big Fish, tutto è trasfigurazione. Quando Edward se ne và dalla sua città in cerca della sua fortuna arriva a Spectre, il posto in cui tutti sono felici, un posto in cui tutto sembra avere il proprio posto naturale, ma nel quale tutto è immobile, fermo, morto. Spectre è il primo simbolo del film, il simbolo della fine della vita intesa come emozioni, come scoperta, come piacere quotidiano. Spectre è alienata dal mondo e per questo ferma: ospita un poeta, Norther Winslow, che da quando vi soggiorna non ha più trovato lo slancio per scrivere un bel nulla. Certo, prima di Spectre, cronologicamente rispetto allo scorrere del film c'è la Vecchia Strega, quella con "l'occhio in cui puoi vedere il futuro", nella quale Edward da bambino vede la sua fine, perchè "se sai già come và a finire è meglio, sai che in tutte le altre situazioni te la caverai". Bello, eh. Un favola. Sulla strada il cittadino più illustre di Ashton incontra un gigante, un nano direttore di circo, due gemelle che lo aiutano a tornare sano e salvo dalla guerra e lo stesso poeta Winslow, al quale Edward da una consulenza fondamentale che lo porterà a diventare un pezzo grosso di Wall Street. Insomma la vita che è narrata in questo film è spettacolare: vera o no che sia non importa. Che c'entra se le storie che Ed racconta sono state in gran parte gonfiate, cosa cambia? C'è da biasimare un uomo che ha tenuto la sua esistenza su di giri investendo nella scoperta, nell'avventura, nell'amore? Vi piacerebbe vedere Edward che muore in silenzio, oppure Edward che la racconta fino alla fine, la sua vita, cercando di non perdere il filo della sua allegria? C'è qualcosa di male nel raccontarla diversa da quella che è? Già, perchè Big Fish è incentrato sulla fine di questa vita, ed è tutto a flashback. Il figlio di Edward torna a trovare il padre morente e, nel tentativo di riallacciare un dialogo ormai interrotto da tre anni, capisce la grandezza del suo genitore, quelle storie che lo avevano annoiato e che, nel momento del funerale del padre, si riveleranno non essere così false (al funerale, in quanto a presenze, ci sono delle belle sorprese). Burton non delude mai lo spettatore, ha un senso di responsabilità nei confronti dei sogni che innesca nella gente, con le sue pellicole, e conduce con un genio inconfondibile a ragionamenti cristallini sull'esistenza, sulla morte, sulla fine e sull'inizio di tutto. Bloom, con questo nome da favola, ti fa pensare alla grandezza della vita, alla bellezza dei sogni e alla necessità di stare sempre e comunque allegri, senza farsi contagiare dalla malinconia, resistendo fino all'ultimo respiro. L'ho rivisto molte volte, e quando ero uscito dalla sala mi soffiavo il naso e mi asciugavo gli occhi. Bello. Veramente un bel lavoro.
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