stefano capasso
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giovedì 23 giugno 2016
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la capacità di sognare come manifestazione d'amore
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Will Bloom è da anni arrabbiato col padre Ed, per la sua inarrestabile mania di raccontare sempre storie fantasiose. E’ cresciuto ascoltando sempre racconti incredibili e sente di non aver mai potuto conoscere la vera identità del padre.
Dopo 3 anni di rottura, Will, torna con la moglie, dal padre anziano che sta vivendo la fase terminale di una malattia. E’ l’occasione per tornare in contatto con quei racconti che fanno parte del loro mito familiare.
Un racconto grottesco con momenti commoventi questo di Tim Burton che lavora sul rapporto padre figlio, e più in generale sul rapporto figlio genitore, visto questa volta dalla parte del padre.
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Will Bloom è da anni arrabbiato col padre Ed, per la sua inarrestabile mania di raccontare sempre storie fantasiose. E’ cresciuto ascoltando sempre racconti incredibili e sente di non aver mai potuto conoscere la vera identità del padre.
Dopo 3 anni di rottura, Will, torna con la moglie, dal padre anziano che sta vivendo la fase terminale di una malattia. E’ l’occasione per tornare in contatto con quei racconti che fanno parte del loro mito familiare.
Un racconto grottesco con momenti commoventi questo di Tim Burton che lavora sul rapporto padre figlio, e più in generale sul rapporto figlio genitore, visto questa volta dalla parte del padre. E’ il figlio che fatica ad accettare il padre, che le sue aspettative vorrebbero diverso e che compirà il suo percorso di crescita. E il tema della fantasia, della capacità di sognare e creare è il filo conduttore di tutto il film. Una capacità che altro non è che una grande manifestazione di amore. Sognare e fantasticare e inventare per se e per gli altri è un grande frutto di quell’amore che aiuta a far vivere tutti una vita migliore
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bracchetto58
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venerdì 22 gennaio 2016
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un volo nel fantastico e surreale
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PER CHI DESIDERA VOLARE CON LA FANTASIA, E PER DUE ORE FINALMENTE RITROVARE IL MONDO FANTASTICO DELLA TRANQUILLITà DELLA FANCIULLEZZA DOVE TUTTO ERA POSSIBILE. PURA ADRENALINA PER STACCARSI DAL REALE.
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floyd80
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venerdì 27 novembre 2015
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uno dei miei film preferiti
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Il miglior film di Tim Burton. Un dipinto in movimento. Una pellicola che diverte e che commuove. Il tutto impreziosito dal carattere assurdo dei personaggi. Dai circensi ad un pesce gigante, il film ha in se tutta la leggerezza degli americani e la profondità del mitico Fellini.
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aristoteles
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martedì 15 settembre 2015
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delizioso
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Incantevole.
Un complicato rapporto padre figlio viene raccontato attraverso avventure fantastiche,tanti buoni sentimenti e un'immaginazione fuori dal comune.
Una bellissima favola moderna sulla vita,sulla morte e sugli affetti piu' cari.
Chi vive nei nostri cuori e noi nostri racconti non muore mai.
A parte l'anima poetica del film,la regia e' ottima,la trama surreale e' convincente,l'ambientazione semplice ma visivamente efficace e tutti i personaggi fanno grande simpatia.
I protagonisti sono bravissimi sopratutto McGregor e Finney
Se tutti riuscissimo a vivere con quel pizzico di magia in piu' il mondo sarebbe sicuramente un posto migliore per tutti.
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Incantevole.
Un complicato rapporto padre figlio viene raccontato attraverso avventure fantastiche,tanti buoni sentimenti e un'immaginazione fuori dal comune.
Una bellissima favola moderna sulla vita,sulla morte e sugli affetti piu' cari.
Chi vive nei nostri cuori e noi nostri racconti non muore mai.
A parte l'anima poetica del film,la regia e' ottima,la trama surreale e' convincente,l'ambientazione semplice ma visivamente efficace e tutti i personaggi fanno grande simpatia.
I protagonisti sono bravissimi sopratutto McGregor e Finney
Se tutti riuscissimo a vivere con quel pizzico di magia in piu' il mondo sarebbe sicuramente un posto migliore per tutti.
Burton,che ammiro molto,talvolta eccede nelle sue creazioni,in questo caso e' stato impeccabile,pochi effetti speciali ma in compenso tanta sostanza.
Consigliatissimo.
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jackiechan90
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sabato 22 agosto 2015
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le favole esistono, le ho viste
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La morale di questo film è che la fantasia e la magia esistono e si nascondono nei fatti più quotidiani e improbabili. E questo ce lo racconta Tim Burton, uno che queste cose ce le ha sempre mostrate e raccontate attraverso i suoi mostri e i suoi fantasmi di plastilina, ombre di quelle persone reali con cui sempre abbiamo a che fare. Così in questo film assistiamo alle mirabolanti imprese di Edward Bloom, rappresentante di commercio americano in un periodo che va dalla Grande Depressione ai giorni nostri, una rilettura della grande epopea del sogno americano. "Sogno", per l'appunto. O realtà? Fino all'ultimo non ci è dato sapere se le storie pazzesche e avventurose vissute dal protagonista sono vere o false.
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La morale di questo film è che la fantasia e la magia esistono e si nascondono nei fatti più quotidiani e improbabili. E questo ce lo racconta Tim Burton, uno che queste cose ce le ha sempre mostrate e raccontate attraverso i suoi mostri e i suoi fantasmi di plastilina, ombre di quelle persone reali con cui sempre abbiamo a che fare. Così in questo film assistiamo alle mirabolanti imprese di Edward Bloom, rappresentante di commercio americano in un periodo che va dalla Grande Depressione ai giorni nostri, una rilettura della grande epopea del sogno americano. "Sogno", per l'appunto. O realtà? Fino all'ultimo non ci è dato sapere se le storie pazzesche e avventurose vissute dal protagonista sono vere o false. Il patto singolare che l'autore fa con lo spettatore (come nella migliore tradizione delle narrazioni) è che tutto quello che ci viene mostrato è reale, ed è reale proprio perché ci viene mostrato e lo vediamo. Per questo motivo Burton in questo film riduce al minimo gli effetti speciali in CGI, tipici della sua filmografia, e la computer graphic preferendo quelli più tradizionali, più desueti come le inquadrature storte e le gradazioni di colore dando alla storia un effetto di realismo che risulta inconsueto e, proprio per questo, credibile. Lo stesso Tim Burton, dunque, ci vuole dimostrare che le storie raccontate da Bloom sono reali e ce lo dimostra con forza. Un film che è uno spartiacque nella carriera dell'autore di "Nightmare Before Christmas" e "Edward mani di forbice", il più grande racconta-storie della sua epoca. Che ci dimostra come le favole esistono, perché lui le ha viste, e d è qui per raccontarcele.
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ginger snaps
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domenica 1 febbraio 2015
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rivisto per dedicarlo a mio padre
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e per ricordare i racconti fantasti e a volte surreali, in famiglia spesso ci guardavamo tra di noi per capire se il racconto corrispondeva a verita o fantasia o via di mezzo. Ogni volta che rivedo questo capolavoro lo associo inevitabilmente a mio padre e mi commuovo. Grande Tim Barton per avercelo regalato e per farci sempre sognare
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blasiusack
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domenica 12 ottobre 2014
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big movie.
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Capolavoro assoluto del cinema... Di solito tim burton non mi fa impazzire... ma questo film è davvero incredibile.
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theophilus
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giovedì 20 marzo 2014
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il film più bello di tim burton?
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BIG FISH
La vita come arte, il tendere all’autorealizzazione attraverso un’esistenza reinventata; la sfida all’essere per trarne quanto ha di più bello, per stanarlo. La ricerca della via più difficile e pericolosa per non sfuggirgli, non rifiutarlo, ma aprirsi ad esso, sfidarlo per esserne baciato. Tutto diventa così più bello. Tutto cresce. Cresce il personaggio dentro al mondo e insieme al mondo. Questo ci è parso il generale quadro filosofico di Big fish, entro cui la vita non scorre mai monotona: è un lasciarsi vivere, non nel senso di vegetare all’interno di una vuota quotidianità, ma in quello di seguire le proprie inclinazioni e pulsioni, di permettere alla vita di sgorgare liberamente senza la paura del vivere.
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BIG FISH
La vita come arte, il tendere all’autorealizzazione attraverso un’esistenza reinventata; la sfida all’essere per trarne quanto ha di più bello, per stanarlo. La ricerca della via più difficile e pericolosa per non sfuggirgli, non rifiutarlo, ma aprirsi ad esso, sfidarlo per esserne baciato. Tutto diventa così più bello. Tutto cresce. Cresce il personaggio dentro al mondo e insieme al mondo. Questo ci è parso il generale quadro filosofico di Big fish, entro cui la vita non scorre mai monotona: è un lasciarsi vivere, non nel senso di vegetare all’interno di una vuota quotidianità, ma in quello di seguire le proprie inclinazioni e pulsioni, di permettere alla vita di sgorgare liberamente senza la paura del vivere. Una storia fantastica: Peter Pan ripensato e, in parte, compiuto; l’isola che non c’è forse veramente trovata. Ancora, prospettive rovesciate sulla vita e sulla morte.
Edward Bloom passa la sua esistenza a raccontare storie: a poco a poco diventa le cose che effettivamente racconta, è le sue storie. I personaggi che incontra, i fatti che gli accadono Bloom li vede con gli occhi della sua mente: ma non è un mitomane o un millantatore, né si può dire che si inventi una sua realtà; semmai la vede più grande, come una grossa iperbole. Il gigante dei suoi racconti, smisuratamente alto, nella realtà è comunque altissimo; le gemelle siamesi da lui trovate in Cina esistono, anche se sono divise; la città di Spectre è la proiezione fantastica di un Paradiso terrestre abitato da personaggi reali che la sua mente colloca là, in un posto cioè in cui non divengono, ma continuano ad essere, con l’unica eccezione di una bambina che s’innamora di lui, lo aspetta una seconda volta dopo che Edward decide inopinatamente di andarsene, ma lo rivedrà troppo tardi al suo ritorno, perché avrà già sposato un altro. Queste finestre aperte su un mondo distonico, alterato da una fantasia febbrile, potrebbero essere gli sguardi dapprima di un bambino che ha visto dentro un prisma l’evoluzione di una vita poi vissuta da adulto, il quale serba nel cuore e negli occhi quelle immagini. La bambina di Spectre fa parte di una favola che si svolge prospetticamente nel futuro e che quindi viene da un passato, un tempo immaginario che Edward Bloom o la bambina stessa, sembrano percorrere alla rovescia, dal mito alla realtà. Lei è la strega alla cui porta lui busserà bambino per carpire i segreti della propria vita fantastica, che tale sarà perché lui oserà vedere la propria morte. Lei è ancora la bambina che lui incontrerà adulto a Spectre e che rivedrà, lei cresciuta, lui immutato, al suo ritorno. Il grosso pesce, la bestia che egli tenta di prendere usando come esca un anello, non è altri che lui stesso: è il ricongiungimento con il mistero delle sue origini, ma è anche la metafora del suo incontro con l’unica donna della sua vita, la bambina che Edward, al primo sguardo, ha già stabilito che sarà sua moglie (perché ha visto la scena nel prisma o per un colpo di fulmine?) e che per alcuni anni non vedrà più, avendola smarrita fra la folla.
Bello il rapporto che, alla fine, il nostro riesce a realizzare col figlio (Billy Cudrup), riuscendo a vincerne lo scetticismo, a scioglierne la scorza, a fare udire la sorda e amara sua lucidità: al momento della morte del padre, il figlio sa entrare nel suo mondo e sa svelargliene gli ultimi misteri. Magnetico il contatto con la nuora, che ama sentire quell’affabulatore con la stessa magica attenzione di un bambino che ascolti avidamente qualcuno raccontargli le fiabe: Edward Bloom ha il potere di fare sentire bambini gli adulti che restano rapiti in silenzio alle sue parole. Toccante il sentimento che lo lega alla moglie, che lo accompagna come contrappunto delizioso della sua vita. Lui invecchia insieme a lei - protagonista ma anche spettatrice e ascoltatrice delle sue narrazioni - e al figlio, che le sue storie le ha sempre solo sentite narrare, senza capirle né amarle. La bambina, donna, strega è il motore di tutta quella girandola fantastica e muterà a modo suo. Tutti gli altri personaggi non invecchiano, perché sono appunto i suoi personaggi, che lui li abbia dapprima avuti in sogno, visti nell’occhio della strega o attraverso il caleidoscopio: vengono, come abbiamo già visto, solo deformati dalla sua fervida, infantile fantasia.
Big fish è un racconto bagnato nella magia. Il reale e il surreale si sfiorano continuamente: un travaso fra vasi comunicanti in cui il ricordo e il mito si alimentano a formare la figura di Edward Bloom, venuto chissà da dove, chissà da chi. Vediamo solo che esplode, al momento della nascita, come un tappo di bottiglia di spumante e che sguscia via come un’anguilla dalle mani di coloro che vorrebbero afferrarlo, mentre fugge scivolando lungo il corridoio dell’ospedale. In uno dei racconti che Edward fa alla nuora, viene alla luce un’ascendenza imprevista, illegittima: il lattaio che muore sulla soglia della porta della sua casa – poco tempo dopo che Edward Bloom ha avuto in sogno l’annuncio della prossima morte del genitore – è, in effetti, suo padre: le cose non sono quelle che sembrano, parrebbe così volerci dire il regista; un ammonimento a sapere ben guardare, una giustificazione e la chiave di lettura del film.
Di tutta la vita del padre si appropria il figlio, che, alla fine, riesce a vedere la morte di lui, gliela fa compiere, compie il viaggio finale con lui, con tutti i personaggi della sua vita che gli sorridono e fanno ala al suo passaggio, fino a condurlo al funerale del fiume, che poi diventa uno sposalizio dell’acqua, una metamorfosi nella bestia, il big fish, il mito rigenerato, il sogno che si svela e si materializza. Solo questa conquista renderà possibile la partecipazione di tutti al funerale vero di Edward Bloom. La realtà ridimensiona il gigante, le gemelle, l’uomo del circo, gli abitanti di Spectre: tutti, però, esistono.
Racconto delicato e fantastico in cui la grandiosa ricostruzione e la potenza americana sono, una volta tanto, al servizio di una efficace immagine poetica e riescono a mettere saldamente nelle mani del regista Tim Burton la chiave di un equilibrio tra reale e surreale, fantastico e fantasioso, sentimentale e vitale, là dove, altri, meno dotati, avrebbero fatto, con ogni probabilità, un polpettone.
Una certezza, Ewan McGregor nella parte di Edward Bloom giovane; altrettanto si può dire di Albert Finney, che impersona in modo assai convincente il ruolo non facile dell’uomo che ha la comprensione, l’intuizione e l’amore del figlio al prezzo della propria morte. Suggestiva la strega di Helena Bonham Carter, mentre poco più di un’affascinante fata turchina la moglie impersonata da Jessica Lange.
Enzo Vignoli,
18 marzo 2004.
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gigigante
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giovedì 14 novembre 2013
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metafore di vita
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Realtà o fantasia?
La storia presentata è quella classica di un classico uomo americano: cresciuto in una piccola realtà cittadina, ambizioso, marito, padre di famiglia dal modesto lavoro.
Eppure quest'uomo è diverso, ha qualcosa di speciale rispetto agli altri uomini, qualcosa che lo distingue dalla massa: la sua testa, o meglio, ciò che essa contiene.
Quest'uomo non si limita a raccontare la sua standardizzata vita di uomo dell'Alabama, non si piega alla monotonia della società, non è ciò che vuole per il figlio.
In fondo ciò che quest'uomo si immagina di vivere è semplicemente ciò che egli stesso ha sempre auspicato al suo unico figlio: vivere una vita incredibile, piena di qualsiasi avventura, una vita che si nutra di ambizioni e di coraggio.
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Realtà o fantasia?
La storia presentata è quella classica di un classico uomo americano: cresciuto in una piccola realtà cittadina, ambizioso, marito, padre di famiglia dal modesto lavoro.
Eppure quest'uomo è diverso, ha qualcosa di speciale rispetto agli altri uomini, qualcosa che lo distingue dalla massa: la sua testa, o meglio, ciò che essa contiene.
Quest'uomo non si limita a raccontare la sua standardizzata vita di uomo dell'Alabama, non si piega alla monotonia della società, non è ciò che vuole per il figlio.
In fondo ciò che quest'uomo si immagina di vivere è semplicemente ciò che egli stesso ha sempre auspicato al suo unico figlio: vivere una vita incredibile, piena di qualsiasi avventura, una vita che si nutra di ambizioni e di coraggio.
Ed Bloom è un magnifico sognatore che non usa la sua fantasia per immaginarsi ricco, dietro alla scrivania di una qualche multinazionale, con la moglie modella e il figlio campione di football. No. Lui si immagina un uomo diverso che viene ricordato per quello che è, che usa le sue doti per aiutare gli altri, per strappare sorrisi anche sul letto di morte ricordandoci che alla fine i pesci più grossi sono quei piccoli pesci che si sono resi grandi per le persone che amano e che per questo non verranno mai dimenticati,
Sognare non costa nulla, eppure in pochi lo sanno fare e ciò che Ed riesce finalmente a lasciare a suo figlio in punto di morte è proprio questa immensa fortuna che da quel momento gli cambierà la vita.
La vera bellezza di questo film è riuscire a capirlo, magari anche soggettivamente, ma capirlo.
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viktor von doom
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giovedì 5 settembre 2013
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meraviglioso...
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film strepitoso.uno di quei film che vorrei vedessero tutti.ok,tutti no,ma almeno tutte le persone che apprezzo.perchè vederlo è una gioia.vederlo arricchisce.vederlo è sognare.magari non sogni tuoi ma comunque sogni.una girandola di situazioni che uniscono la verità alla finzione.la realtà al sogno.la normalità al fantastico...perchè big fish nel suo essere in sospeso è più magico di qualunque film di magia.quella magia che dovrebbe essere nella vita di tutti noi senza ingombrare ma semplicemente condendola in modo unico e creativo.non c'è il solito johnny depp ma troviamo un più adeguato(a mio parere) ewan mcgregor.
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film strepitoso.uno di quei film che vorrei vedessero tutti.ok,tutti no,ma almeno tutte le persone che apprezzo.perchè vederlo è una gioia.vederlo arricchisce.vederlo è sognare.magari non sogni tuoi ma comunque sogni.una girandola di situazioni che uniscono la verità alla finzione.la realtà al sogno.la normalità al fantastico...perchè big fish nel suo essere in sospeso è più magico di qualunque film di magia.quella magia che dovrebbe essere nella vita di tutti noi senza ingombrare ma semplicemente condendola in modo unico e creativo.non c'è il solito johnny depp ma troviamo un più adeguato(a mio parere) ewan mcgregor.il film è ricco di personaggi singolari e simpatici alcuni interpretati da attori bravissimi come danny de vito e steve buscemi che arricchiscono un cast già di altissimo livello e donano ancora più apprezzabilità all'opera di burton che per stavolta a lasciato da parte il suo stile,rendendolo più luminoso e meno dark in modo da poter rendere al meglio l'adattamento dello splendido romanzo di daniel wallace.il film è apprezzabile ogni minuto e rimane tale anche dopo averlo visto più volte.non ci sono scene che si attendono più di altre e gli effetti speciali sono sempre piacevoli e mai invasivi.il film migliore di tim burton e uno dei miei preferiti in assoluto.l'ho consigliato a tante persone e ognuno lo ha come minimo apprezzato.quindi lo consiglio a tutti voi.
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