egle67
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lunedì 14 gennaio 2008
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amore e morte
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E'un film che parla d'amore e della potenza delle parole come espressioni di desideri e terapia contro la morte.L'amore in questo film è completa dedizione al corpo e al cervello dell'altro, come venerazione, un'amore che si sviluppa attraversoil completo annullamento di se'e un divenire l'oggetto della propria ossessione.Il tutto si svolge contornato dal teatro, metafora delle bugie che i personaggi rifilano principalmente a loro stessi per rendere la vita più meritevole di essere vissuta.La vita di quattro persone vissuta sull'orlo dell'abisso; le loro azioni non sono classificabili come del tutto buone o del tutto cattive.Marco e Benigno sono i pali di un'amicizia virile non priva di tenerezza.
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E'un film che parla d'amore e della potenza delle parole come espressioni di desideri e terapia contro la morte.L'amore in questo film è completa dedizione al corpo e al cervello dell'altro, come venerazione, un'amore che si sviluppa attraversoil completo annullamento di se'e un divenire l'oggetto della propria ossessione.Il tutto si svolge contornato dal teatro, metafora delle bugie che i personaggi rifilano principalmente a loro stessi per rendere la vita più meritevole di essere vissuta.La vita di quattro persone vissuta sull'orlo dell'abisso; le loro azioni non sono classificabili come del tutto buone o del tutto cattive.Marco e Benigno sono i pali di un'amicizia virile non priva di tenerezza. L'ambiguità e' impalpabile, sussurrata, si insinua nelle conversazioni e subito si dilegua. La relazione che forse inizia nel finale è il frutto dell'assimilazione dei desideri dell'altro e quindi diventa un doppio atto d'amore. Grandissima poesia.
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egle67
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lunedì 14 gennaio 2008
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amore e morte
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E'un film che parla d'amore e della potenza delle parole come espressioni di desideri e terapia contro la morte.L'amore in questo film è completa dedizione al corpo e al cervello dell'altro, come venerazione, un'amore che si sviluppa attraversoil completo annullamento di se'e un divenire l'oggetto della propria ossessione.Il tutto si svolge contornato dal teatro, metafora delle bugie che i personaggi rifilano principalmente a loro stessi per rendere la vita più meritevole di essere vissuta.La vita di quattro persone vissuta sull'orlo dell'abisso; le loro azioni non sono classificabili come del tutto buone o del tutto cattive.Marco e Benigno sono i pali di un'amicizia virile non priva di tenerezza.
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E'un film che parla d'amore e della potenza delle parole come espressioni di desideri e terapia contro la morte.L'amore in questo film è completa dedizione al corpo e al cervello dell'altro, come venerazione, un'amore che si sviluppa attraversoil completo annullamento di se'e un divenire l'oggetto della propria ossessione.Il tutto si svolge contornato dal teatro, metafora delle bugie che i personaggi rifilano principalmente a loro stessi per rendere la vita più meritevole di essere vissuta.La vita di quattro persone vissuta sull'orlo dell'abisso; le loro azioni non sono classificabili come del tutto buone o del tutto cattive.Marco e Benigno sono i pali di un'amicizia virile non priva di tenerezza. L'ambiguità e' impalpabile, sussurrata, si insinua nelle conversazioni e subito si dilegua. La relazione che forse inizia nel finale è il frutto dell'assimilazione dei desideri dell'altro e quindi diventa un doppio atto d'amore. Grandissima poesia.
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lisa
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mercoledì 21 novembre 2007
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fantastico
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Avrei dato 5 stelle se la fotografia fosse stata migliore,ma mi ha incantata.Semplicemnte straordinario.
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leonardo g.
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lunedì 4 settembre 2006
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parlare, ascoltare, percepire, comunicare
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Un film complicato. Che può lasciare assolutamente interdetti.
Non vorrei soffermarmi solo su gli splendi accordi cromatici e sul montaggio tutto almodovariano, soprattutto perchè questa storia rappresenta un'originale storia di comunicazione.
L'infermiere Benigno ama la sua ballerina Alicia, conosciuta prime del suo coma apparentemente irreversibile.
La lava; la veste; la cura; non come fosse una bellissima bambola...infatti le parla, le spiega la sua vita, le fa domande.
E ovviamente tutto questo ci sembra assurdo.
Poi trova in Marco un compagno di sventura, la cui amata torera Lidya versa nelle medesime condizioni.
I due si confortano. Si confrontano.
Ma poi Marco scopre che Lydia, poco prima di morire stava per lasciarlo, e allora si allontana per cercare di dimenticare.
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Un film complicato. Che può lasciare assolutamente interdetti.
Non vorrei soffermarmi solo su gli splendi accordi cromatici e sul montaggio tutto almodovariano, soprattutto perchè questa storia rappresenta un'originale storia di comunicazione.
L'infermiere Benigno ama la sua ballerina Alicia, conosciuta prime del suo coma apparentemente irreversibile.
La lava; la veste; la cura; non come fosse una bellissima bambola...infatti le parla, le spiega la sua vita, le fa domande.
E ovviamente tutto questo ci sembra assurdo.
Poi trova in Marco un compagno di sventura, la cui amata torera Lidya versa nelle medesime condizioni.
I due si confortano. Si confrontano.
Ma poi Marco scopre che Lydia, poco prima di morire stava per lasciarlo, e allora si allontana per cercare di dimenticare.
Invece Benigno persiste. Mette in cinta Alicia. Finisce in carcere, ma Alicia si risveglia.
La trama è apparentemente tutta qui.
Ma, in realtà, cosa può signi ficare tutto questo?
E' come se Almodovar volesse spiegare che in taluni casi la morte è parte di noi, come la vita.
Lidya, senza le cure di Marco, muore; Alicia risorge.
Quanto la nostra volontà di sopravvivere, quanto la percezione dell'amore esterno può impedirci di morire e bloccarci in vita sulla terra?
Dopo tutto c'è chi si lascia vivere a stento ed inspiegabilmente muore, e chi sopravvive perchè di tempra forte.
In sintesi, siamo in minima parte partecipi della nostra morte, oppure avviene tutto per caso?
E' un film fatto di tragedie e miracoli, di politica (apparentemete contrario all'eutanasia)e poesia (il coma è solo un pretesto d'amore gratuito).
Un film che può non piacere per niente. Può non piacere subito. Ma sicuramente porta a riflettere.
leonardo g.
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anonimo
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venerdì 7 luglio 2006
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parla con lei (ma non pretendere di più)
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il film è lento, ma profondo: esprime l'importanza del dialogo che non sempre prevale nelle relazioni(esempio quella di Marco e Lidia). l'unica pecca del film è il protagonista, Benigno (che secondo me è un maniaco psicopatico), un infermiere innamorato di Alicia, una ragazza che entra in coma e viene poi messa incinta da Benigno stesso (durante il coma, orribile).
Considerando il significato morale del film è vero e importante, ma considerando benigno, c'è da inorridire.
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cineofilo92
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mercoledì 21 giugno 2006
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anche questo un colpo centrato
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Anche stavolta Almodòvar ha fatto centro con un film grottesco e toccante, ricco di carisma e originalità, come la scena del film muto in cui l'uomo rimpicciolito entra nella vagina della donna. I personaggi sono assolutamente caratteristici, basta vedere Benigno che si capisce che è un tipo mite e portebbe essere facilmente considerato "sfigato".
Il tutto con qualche pennacchio di houmor e suspance sopra le righe.
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alberto 86
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sabato 7 gennaio 2006
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la svolta di pedro
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chi si aspettava dal debordante,eccessivo e passionale almodovar uno originalissimo e splendido melodramma come"parla con lei"?forse uno dei maggiori pregi di almodovar è proprio quello di riuscire sempre a stupire e con questa pellicola ci riesce alla grande!"parla con lei"rappresenta uno dei vertici della filmografia almodovariana,una svolta verso un cinema più intimista,sincero,raffinato,elegante ma pennellato di straordinari tocchi di passionalità e sentimento tipici del vecchio almodovar.seguito ideale del già bellissimo"tutto su mia madre","parla con lei"è un'esaltazione prodigiosa della vita e dell'amore.la speranza non abbandona mai la pellicola e la morte non vince mai sulla vita,nonostante la maggior parte del film sia ambientato in un ospedale con 2 donne in coma.
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chi si aspettava dal debordante,eccessivo e passionale almodovar uno originalissimo e splendido melodramma come"parla con lei"?forse uno dei maggiori pregi di almodovar è proprio quello di riuscire sempre a stupire e con questa pellicola ci riesce alla grande!"parla con lei"rappresenta uno dei vertici della filmografia almodovariana,una svolta verso un cinema più intimista,sincero,raffinato,elegante ma pennellato di straordinari tocchi di passionalità e sentimento tipici del vecchio almodovar.seguito ideale del già bellissimo"tutto su mia madre","parla con lei"è un'esaltazione prodigiosa della vita e dell'amore.la speranza non abbandona mai la pellicola e la morte non vince mai sulla vita,nonostante la maggior parte del film sia ambientato in un ospedale con 2 donne in coma.ma parla con lei è ank il film di un'amicizia virile,capace di rendere forti i 2 protagonisti,di nn fare mai abbandonare loro la voglia di sperare e di vivere.suggestiva la sequenza del cortometraggio in bianco e nero,raffinatissimo escamotage del regista per sottolineare la violenza di benigno su alicia.ed è così ke la vita e la morte si intrecciano in maniera inseparabile tanto da non far apparire il brutale gesto di benigno non una violenza da condannare,bensì un profondo atto d'amore...per benigno si prova compassione,simpatia,affetto...il bellissimo finale che si svolge,come la sequenza iniziale in teatro,è ancora una volta una sorpresa,un inno all'amore che pervade tutta la pellicola e che giunge a compimento.ed il teatro è per almodovar metafora di VITA...e come dargli torto!
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(di selena)
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mario conti
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martedì 22 febbraio 2005
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pedro lo chef (2)
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Almodovar ci regala soltanto un piccolo respiro finale, un modesto sospiro di sollievo. La vita può dare emozioni. Meglio: sono i dolori e i rimpianti a farcele apprezzare.
Il regista spagnolo è un meraviglioso chef dei sentimenti: solo lui è capace di impastare temi gravi e grevi con il tocco soffice dell’artista. Solo lui può sviluppare un plot da romanzetto rosa con immagini e dialoghi che sono un inno alla leggerezza. C’è da ringraziarlo.
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mario conti
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martedì 22 febbraio 2005
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pedro lo chef (1)
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L'amore è l'incontro di due corpi vivi. Nel capolavoro di Almodovar l'assunto è totalmente rovesciato: si ama, si può amare un corpo che non c'è, si può desiderare l'anima immota di una donna che non ci ascolta, anche se ci si ostina a parlare con lei. Di più: l'amore dell'uno esclude la vita dell'altra; la vita (ritrovata) dell'altra cancella, pur inconsapevolmente, quella dell'altro, elide la possibilità di un amore finalmente spendibile.
Benigno e Alicia: un rapido incontr, poi il nulla che assume le vesti di un destino che non sa, o forse troppo bene conosce le leggi dell'ostinazione, la regola che fa di un uomo innamorato un essere immemore della realtà, un candido animale smarrito che nella violenza ad un corpo arreso ritrova ed afferma il proprio bisogno di darsi.
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L'amore è l'incontro di due corpi vivi. Nel capolavoro di Almodovar l'assunto è totalmente rovesciato: si ama, si può amare un corpo che non c'è, si può desiderare l'anima immota di una donna che non ci ascolta, anche se ci si ostina a parlare con lei. Di più: l'amore dell'uno esclude la vita dell'altra; la vita (ritrovata) dell'altra cancella, pur inconsapevolmente, quella dell'altro, elide la possibilità di un amore finalmente spendibile.
Benigno e Alicia: un rapido incontr, poi il nulla che assume le vesti di un destino che non sa, o forse troppo bene conosce le leggi dell'ostinazione, la regola che fa di un uomo innamorato un essere immemore della realtà, un candido animale smarrito che nella violenza ad un corpo arreso ritrova ed afferma il proprio bisogno di darsi.
Intendiamoci: in "Parla con lei" lo stupro è sotteso, tollerabile, quasi dolce. Gli fa da prologo una enorme vulva di gomma che si apre (viene aperta) ad accogliere un uomo, piccolo fallo in un mondo di giganti, tenero feto che riscopre le origine, proprie e della specie. E' una scena surreale, eppure bellissima e straziante, con cui il regista comunica che l'assoluto è l'unica forma di amore possibile. L'assoluto che non esclude prepotenze e soprusi, che anzi li contiene e li coltiva. Parla con lei: e se lei non vuole o non può ascoltarti, amala nell'unico modo che sai.
Benigno e Alicia. E poi Marco e Lydia. Altri due esseri soli che vivono nel passato e per il passato, e che in esso rimarrano. Lydia uccisa dalla sua unica vera passione, Marco senza compagnie come è sempre stato, a viaggiare per il mondo, a conoscere posti e a perdere se stesso.
E ancora: Marco e Benigno. La razionalità e la follia, la razionalità che, nell'amicizia, diventa compartecipe pazzia, quindi identificazione, la follia che si fa ragione e metodo nella scelta di abbandonare un mondo che non regala amore, e disprezza il tuo.
Marco e Alicia, infine. C'è uno sguardo di dolcezza inspiegabile a legare i due superstiti. E' un incontro di quelli che cambiano la vita. Forse. C'è un passato da dimenticare, ma anche da dipanare; ci sono parole da dire e da tacere; ci sono ricordi e sofferenze da far affiorare. Almodovar non ce lo dice: non dice se i due si ameranno. Troppo facile chiudere così un film disperato e bellissimo, un film di solitudini e amori, di amori che sono anche solitudine, di speranze e disinganni, di amicizie virili e lacrime non consolatorie, di corpi nudi, inermi o inutili a se stessi e agli altri
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