yanez
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sabato 4 dicembre 2004
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capolavoro almodovariano
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Film intenso e umano, in equilibrio sul sottile filo che sta tra la religiosità e la laicità, interamente al femminile anche se le due protagoniste vivono il coma e sono gli uomini ad agire, imperniato sul balletto e sulla corrida, deve entrare di diritto nell'olimpo dei classici. I tempi sono ottimamente scanditi, passato e presente si giustappongono formando un unicum di straordinario effetto, dialoghi e sceneggiatura sono di eccellente fattura, regia incomparabile. Le musiche spagnoleggianti (struggente la "Paloma" di Caetano Veloso!) sottolineano la magica atmosfera. Almodòvar può piacere o non piacere ma è fuori dubbio che sa creare emozioni intensissime.
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anna.b2003
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drammatico ma anche positivo
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Almodovar un po' diverso dal solito, piu' avvicinabile dal grande pubblico...credo comunque migliore
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vekkiofrank
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domenica 14 luglio 2002
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una poesia di pedro
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Stasera stessa ho visto quest'ultimo lavoro di Almodovar:per una "recensione" mi sembra troppo presto, come prima impressione parlerei di una (bella) poesia. Del linguaggio poetico mi sembra sia presente la "scansione", una certa musicalità.PARLARE, certo, ma anche TOCCARE (non a caso Marco dice di non riuscire più ad avvicinarsi a Lidya, di non riconoscerne il corpo). Concordo con Stellina: è l'amore (qualsiasi cosa significhi...) che si trasforma, quasi un soffio vitale che in fondo nemmeno ci appartiene. Non mi piace invece Anguria quando dice: "Benigno,infermiere SUBNORMALE". La parola è usata nel film dal direttore della clinica,l'unico personaggio che nel film stesso appare superfluo. Che la normalità sia superflua? Forse.
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Stasera stessa ho visto quest'ultimo lavoro di Almodovar:per una "recensione" mi sembra troppo presto, come prima impressione parlerei di una (bella) poesia. Del linguaggio poetico mi sembra sia presente la "scansione", una certa musicalità.PARLARE, certo, ma anche TOCCARE (non a caso Marco dice di non riuscire più ad avvicinarsi a Lidya, di non riconoscerne il corpo). Concordo con Stellina: è l'amore (qualsiasi cosa significhi...) che si trasforma, quasi un soffio vitale che in fondo nemmeno ci appartiene. Non mi piace invece Anguria quando dice: "Benigno,infermiere SUBNORMALE". La parola è usata nel film dal direttore della clinica,l'unico personaggio che nel film stesso appare superfluo. Che la normalità sia superflua? Forse.Magari.
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anguria
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giovedì 11 aprile 2002
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quando la passione per la vita... passa da uno stupro
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Non è la miglior prova del cineasta spagnolo.
L'uso dell'ironia, tutta almodovariana,
sullo sfondo di tremendi accadimenti è
veramente notevole e resta, a mio giudizio,
il miglior pregio di questa pellicola.
Ci si commuove e si riflette ma non vi è
intenzione da parte dell'autore di flagellare
lo spettatore con un elogio della tristezza.(Meno male).
Benigno, infermiere subnormale, vive nel suo
mondo ancora infantile, scopre il sesso al
cinema e nelle sue ingenuità esprime tuttavia la
comunicazione come mezzo d'amore. Marco non ne
è capace, per lui parlare con una persona in
coma è come parlare con una pianta. È su questo
piano che si stringe un legame indissolubile,
che nemmeno un atroce stupro, rappresentato
con molta leggerezza, ma efficacia, dal regista,
riesce a scalfire.
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Non è la miglior prova del cineasta spagnolo.
L'uso dell'ironia, tutta almodovariana,
sullo sfondo di tremendi accadimenti è
veramente notevole e resta, a mio giudizio,
il miglior pregio di questa pellicola.
Ci si commuove e si riflette ma non vi è
intenzione da parte dell'autore di flagellare
lo spettatore con un elogio della tristezza.(Meno male).
Benigno, infermiere subnormale, vive nel suo
mondo ancora infantile, scopre il sesso al
cinema e nelle sue ingenuità esprime tuttavia la
comunicazione come mezzo d'amore. Marco non ne
è capace, per lui parlare con una persona in
coma è come parlare con una pianta. È su questo
piano che si stringe un legame indissolubile,
che nemmeno un atroce stupro, rappresentato
con molta leggerezza, ma efficacia, dal regista,
riesce a scalfire. Manca però qualcosa e la votazione
che mi sento di dargli è più un 2 stelle e mezzo
che 3, ma non sono previste mezze misure,
al contrario di questa pellicola almodovariana, dentro la quale
abbondano.
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stellina
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giovedì 4 aprile 2002
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quando la passione per la vita e l'amore per il cinema si incontrano
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Se il cinema rifugge dalla spettacolarità per raccontare la normalità, e scopri che solo la normalità può racchiudere ogni imprevedibilità... Se pensi che l'amore può assumere forme diverse, ma sempre fedeli al concetto stesso di amore... Se guardi un uomo che non si vergogna di piangere, ed un altro che non si vergogna di provare ad amare ciò che la donna amata ama... Allora stai guardando l'ultimo film di Pedro Almodovar.
Prima Lidya e El Nino, poi Lidya e Marco, poi Beninho e Alicia, e poi forse Marco e Alicia, a raccontarti che l'amore non muore mai, magari si trasforma, magari ti riempie, magari ti svuota ma sempre ti attraversa: in mezzo alla disperazione, è l'unica cosa che ti permette di vivere ( o di morire) con onore.
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