suxbo
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giovedì 26 agosto 2010
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la fine di un..maschione!che lacrime
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il genere lo adoro fantastico ma..con trama. non so che cavolo di corde mi tocca ma 'sto film (e ne ho visti migliaia) e' l'unico che riesce a farmi piangere o almeno stracommuovermi i nel finale (anzi ci metto pure L'olio di Lorenzo,ma ero piccolino). super il bambino e la mamma. visto infinite volte ma..ahime' il risultato non cambia..ma ci ho pianto solo io? maschione..adios
[+] non sei l'unico
(di andaland)
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superboi
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mercoledì 7 luglio 2010
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fantastico
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2 GRANDI REGISTI!! GRANDE KUBRICK!! R.I.P
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superboi
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mercoledì 7 luglio 2010
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fantastico!!!!
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che film,che emozione,i 2 grandi registi hanno messo insieme un film fantastico,un omaggio al grande kubri,grazie di averci fatto sognare con i tuoi film!!!anke se in ritardo R.I.P GRANDE KUBRICK!!!
[+] il trionfo della sensibilita'
(di umbro)
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keanu
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domenica 18 aprile 2010
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straordinario !!
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Un film Meraviglioso e Straordinario.
Un'opera d'arte, una fiaba struggente ... veramente molto emozionante, intenso e commovente.
Bravissimi gli attori. Straordinaria regia.
Fatti molto bene sotto ogni punto di vista: bellissima scenografia, effetti speciali perfetti, colonna sonora strepitosa, fotografia ottima e sceneggiatura originalissima !!!!!
Da non perdere !!!!!!!!!!!!
Grande grandissimo Spielberg ... ... ... forse non il suo miglior film, ma cmq uno dei più belli degli ultimi anni !
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giorpost
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sabato 7 novembre 2009
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intelligenza artificiale, emozioni vere
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Il congedo di Stanley Kubrick dalla scena cinematografica ha coinciso con la coraggiosa interpretazione del suo ultimo progetto da parte di Steven Spielberg.Quest'opera non può essere incastonata solo nel genere fantascientifico,essa sfiora, infatti, varie sensibilità della vita, a tratti in modo metafisico,raggiungendo sfere poetiche di assoluto rilievo.Inutile chiedersi come sarebbe stato se il film l'avesse diretto il geniale Kubrick,data la qualità espressiva di quest'opera. I riferimenti alla favola di Pinocchio sono evidenti,come chiaro è l'intento di "avvisare" il mondo da un futuro fatto di clonazioni e robot dalle fattezze umane(mecha):ottenere un figlio in provetta è un conto, averne uno ritagliato "su misura" è un altro (vedi anche"Gattaca").
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Il congedo di Stanley Kubrick dalla scena cinematografica ha coinciso con la coraggiosa interpretazione del suo ultimo progetto da parte di Steven Spielberg.Quest'opera non può essere incastonata solo nel genere fantascientifico,essa sfiora, infatti, varie sensibilità della vita, a tratti in modo metafisico,raggiungendo sfere poetiche di assoluto rilievo.Inutile chiedersi come sarebbe stato se il film l'avesse diretto il geniale Kubrick,data la qualità espressiva di quest'opera. I riferimenti alla favola di Pinocchio sono evidenti,come chiaro è l'intento di "avvisare" il mondo da un futuro fatto di clonazioni e robot dalle fattezze umane(mecha):ottenere un figlio in provetta è un conto, averne uno ritagliato "su misura" è un altro (vedi anche"Gattaca").
David è un figlio "sostitutivo" di quello naturale,gravemente malato ed ibernato in attesa di nuove cure.I genitori attendono un pò prima di acconsentire all'"imprinting",una sorta di accettazione,e da quel momento il robot amerà imprescindibilmente la sua nuova famiglia.
E' logico scovare il classico difetto di "fabbrica" di questo film (l'ologramma di Einstein si poteva evitare),come ovvio è notare similitudini con pellicole precedenti,ma sarebbe troppo banale e riduttivo a cospetto di una sagace prova registica fatta di effetti speciali all'antica,un'interessante prova di una star in voga quale Jud Law(nei panni del mecha seduttore seriale) oltre che del confermato talento del giovanissimo Haley Joel Osment.Il tutto condito da una meravigliosa storia fiabesca che finisce con la fine di tutto, causata dall'inevitabile nuova era glaciale, con l'itervento di una razza aliena avanti anni luce rispetto alla tecnologia terrestre ma che di quest'ultima ne resta traccia unica proprio il mecha David ritrovato,ibernato,1000 anni dopo.
Ed è a questo punto che si raggiunge l'apice, allorquando il robot-bambino chiede agli ospiti come ultimo desiderio, prima di cessare di esistere definitamente, di rivivere quelle emozioni che aveva provato quando i genitori erano in vita 1000 anni prima,in un finale emozionante che, purtroppo, in pochi hanno apprezzato.
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lisadp
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domenica 13 settembre 2009
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ho pianto...ma lo riguarderei
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ho pianto ma riguarderei questo film! tralasciando la storia tristissima e bellissima, riguarderei qualsiasi film con l'attore che interpreta david, è davvero bravissimo!! anche se fa solo parti così malinoniche. davvero bel film, non ci si poteva aspettare diversamente da spielberg
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eymann
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martedì 25 agosto 2009
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s come straordinario, s come spielberg
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Un viaggio avvincente fra fantascienza, favola e i sentimenti più dolci che un bambino possa provare.
Assistere a quest'opera vuol dire immergersi completamente in un mondo parallelo, in cui le immagini del film permettono di fantasticare nelle possibili evoluzioni che la nostra vita e quella nel nostro futuro possano esserci.
La sobrietà con cui queste raltà future ci vengono sottoposte permettono all'osservatore di potercisi affidare, essendo credibili e misurate. L'argomento trattato è così delicato, e improbabile ad una risoluzione, da tenere incatenato lo spettatore, in attesa di una straordinaria e credibile trovata che possa dare pace al desiderio del protagonista e quindi anche a noi.
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Un viaggio avvincente fra fantascienza, favola e i sentimenti più dolci che un bambino possa provare.
Assistere a quest'opera vuol dire immergersi completamente in un mondo parallelo, in cui le immagini del film permettono di fantasticare nelle possibili evoluzioni che la nostra vita e quella nel nostro futuro possano esserci.
La sobrietà con cui queste raltà future ci vengono sottoposte permettono all'osservatore di potercisi affidare, essendo credibili e misurate. L'argomento trattato è così delicato, e improbabile ad una risoluzione, da tenere incatenato lo spettatore, in attesa di una straordinaria e credibile trovata che possa dare pace al desiderio del protagonista e quindi anche a noi.
Il finale è degno del film.
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heineken606
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lunedì 25 maggio 2009
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il delirio di uno.. anzi due psicolabili
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Film inquietante, mi verrebbe da dire "troppo brutto per essere vero".
Il tema portante del film, l'intelligenza artificiale, offre al film un potenziale enorme. Troppo ci sarebbe da dire sulle nuove tecnologie e su quanto queste possano essere gestite da una creatura piuttosto limitata qual'è l'uomo. Il film invece spreca solo una mezzoretta scarsa nella presentazione dei personaggi, nei vari aspetti psicologici di una madre che si ritrova ad "amare" una creatura meccanica pur di riversare un po' di quell'amore materno di cui era satura. In questa parte viene affrontato tutto in modo molto sbrigativo e superficiale fino ad arrivare all'abbandono del mecha, punto dal quale avviene il delirio: calamite giganti, robots gigolò, Mangiafoco moderni, fate e alieni, a quel punto mi sarei potuto aspettare di tutto senza alcuno stupore.
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Film inquietante, mi verrebbe da dire "troppo brutto per essere vero".
Il tema portante del film, l'intelligenza artificiale, offre al film un potenziale enorme. Troppo ci sarebbe da dire sulle nuove tecnologie e su quanto queste possano essere gestite da una creatura piuttosto limitata qual'è l'uomo. Il film invece spreca solo una mezzoretta scarsa nella presentazione dei personaggi, nei vari aspetti psicologici di una madre che si ritrova ad "amare" una creatura meccanica pur di riversare un po' di quell'amore materno di cui era satura. In questa parte viene affrontato tutto in modo molto sbrigativo e superficiale fino ad arrivare all'abbandono del mecha, punto dal quale avviene il delirio: calamite giganti, robots gigolò, Mangiafoco moderni, fate e alieni, a quel punto mi sarei potuto aspettare di tutto senza alcuno stupore. Avrebbero anche potuto sparare la marmotta che confezionava la cioccolata da un buco di culo interstellare e fargli fare 12 volte il giro della Terra prima di centrare l'enterprise in gita turistica su Urano beach.
Non riesco a capire come registi del calibro di Spielberg e Kubrick possano aver realizzato qualcosa di così orrendo. In realtà la regia è anche molto ben curata, il film da questo punto di vista riesce ad essere anche un buon prodotto, tant'è che nel finale, malgrado l'oblio in cui era precipitata l'intera pellicola il film riesce ad essere anche a tratti toccante. Evidentemente il merito di ciò va spartito con quel portento di miniattore che impersona David, l'allora piccolo quanto grande Haley Joel Osment.
Per concludere, non lo etichetterò mai come "film da non vedere" perchè secondo me ogni film, anche il più malriuscito merita di essere visto almeno una volta e poi caso mai criticato, però vi consiglio di guardarlo senza grosse aspettative e come se fosse una favoletta in chiave moderna.
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domenico argondizzo
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venerdì 13 marzo 2009
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una recensione fuori tempo e luogo
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La prima domanda che mi ponevo, subito dopo averlo visto, era come sarebbe stato se a girarlo fosse stato S. Kubrick. In effetti domande così banali sarebbe il caso di lasciarle fare ai tanti cialtroni del giornalismo televisivo, ma oramai me l’ero posta ed ho trovato un giusto compromesso con il mio snobismo rispondendo che probabilmente, se a girarlo fosse stato Kubrick, avrei versato meno lacrime o non ne avrei versate affatto.
A parte questo, il film mi ha colpito come succede una, al massimo due volte in una stagione cinematografica (a volte, purtroppo, meno di una volta per diverse stagioni…).
Non voglio raccontarvi della trama ma delle riflessioni diciamo pure filosofiche che spinge a fare.
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La prima domanda che mi ponevo, subito dopo averlo visto, era come sarebbe stato se a girarlo fosse stato S. Kubrick. In effetti domande così banali sarebbe il caso di lasciarle fare ai tanti cialtroni del giornalismo televisivo, ma oramai me l’ero posta ed ho trovato un giusto compromesso con il mio snobismo rispondendo che probabilmente, se a girarlo fosse stato Kubrick, avrei versato meno lacrime o non ne avrei versate affatto.
A parte questo, il film mi ha colpito come succede una, al massimo due volte in una stagione cinematografica (a volte, purtroppo, meno di una volta per diverse stagioni…).
Non voglio raccontarvi della trama ma delle riflessioni diciamo pure filosofiche che spinge a fare.
Prima di tutto, l’ambientazione futura e fantascientifica (neanche tanto) pone come risolte in maniera drammaticamente negativa tutte le problematiche ambientali a cui ancora oggi potremmo dare una risposta diversa dalla noncuranza.
Vi è poi la questione della diversa velocità a cui evolve il pensiero etico rispetto alle realizzazioni tecnico-scientifiche. Mi riferisco, precisamente, alla mancanza di capacità dell’uomo di prevedere e metabolizzare le ripercussioni rivoluzionarie che la tecnica può avere sul suo orizzonte emotivo, sulla sua vita ideale e, non per ultima, sulla sua psiche.
L’incapacità di anticipare e quindi di sapere se e come affrontare queste interrelazioni pone l’uomo in un pericoloso ritardo che potrebbe raffigurarsi metaforicamente con l’immagine di un primitivo che, creata la fionda, si spari un sasso nell’occhio.
Nulla da meravigliarsi se in questi ampi spazi lasciati vuoti dalla cultura facciano breccia ed imperversino varie subculture, di varia a matrice, che, di fronte ai problemi del progresso tecnico, conoscono un grezzo strumento di non-analisi, quello del totale rifiuto in nome di una “morale”. Quanto questa chiusura contribuisca ad essere impreparati ai fatti che, comunque, l’evoluzione della tecnica produce, risulta del tutto evidente.
Vi è poi una terza questione che il film pone, quella della domanda di senso che da sempre connota il nostro relazionarci con il mondo che ci circonda. La prospettiva da cui si affronta, è quella del “cosa resterà di noi”, che tipo di testimonianza un eventuale essere del futuro potrà avere della nostra civiltà, una volta che questa si sarà estinta. Cosa le sopravvivrà?
La risposta data, coerentemente con il taglio privato-intimista di tutto il film, è che sarà l’amore, il sentimento più forte che l’uomo è capace di provare verso un altro umano, non importando che tale manifestazione emotiva sia “vissuta” (con totale identificazione) da un essere creato artificialmente della tecnica umana. Partendo da questo ultimo elemento, che potrebbe essere una emblematica ironia sul destino dell’uomo, può provarsi a dare una ulteriore risposta.
Allargando la visuale dalla storia del singolo, per ricomprendervi la sua interrelazione con gli altri, quindi la/e società, il conflitto scienza - etica può trovare la sua unica reale composizione, cioè quella politica. E’ in essa che l’etica ha trovato da sempre il banco di prova per le sue idealizzazioni: nella risoluzione non più solo del rapporto del singolo con la propria ricerca di senso, ma soprattutto del rapporto sociale inteso come creazione di un senso condiviso e comune. La politica può orientare la scienza e la tecnica nella risoluzione dei problemi umani ed anche dei problemi che le stesse realizzazioni tecniche pongono.
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sarettaa
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lunedì 9 marzo 2009
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Il film è stato bellissimo!!il finale stupendo..mi sn pure messa a piangere---
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