gattorosso
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mercoledì 12 settembre 2007
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un film da vedere e rivedere
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Un film epico e commovente, visionario e psico-analitico, da vedere e rivedere più e più volte
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alex
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sabato 23 giugno 2007
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capolavoro ma kubrick lo avrebbe reso indimenticabile e con lui sarebbe stato un capolavoro assoluto...cmq è un film sorprendente,commovente ,profondo,poetico,kubrickiano,spielberghiano,da vedere e ricordare...
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senzabenza
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lunedì 23 aprile 2007
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intellgenza artificiale e noia mortale.
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Quasi peggio de "L'Uomo Bicentenario". Di una noia mortale. Ormai il caro Spielberg ha dato tutto, vedi Munich.
[+] stupendo commovente
(di romeodj)
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neurophobos
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giovedì 22 febbraio 2007
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astrarre!!
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Salve a tutti! Premetto che non sono un critico cinematografico, pertanto esprimo questo giudizio ignorando completamente molti vostri pareri. Tuttavia, se mi posso permettere, mi sembra che contiate troppo sul fatto che questo film sia basato su storie più vecchie e di successo già consolidato. E' vero che strutturare una storia su un'altra già "collaudata" può portare più facilmente al successo. Ma, sempre secondo me, qui dovremmo astrarre tutti questi pensieri e considerare semplicemente la trama per quella che è, senza considerare fattori esterni come registi e fonti di "ispirazione". Guardando il film in quest'ottica nono si può rimanere indifferenti alla sofferenza di David, perchè pur sapendo che è un robot, noi lo vediamo come l'innocenza incarnata, poco importa se in Orga o Mecca: potrebbe essere nostro figlio, o noi stessi da piccoli.
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Salve a tutti! Premetto che non sono un critico cinematografico, pertanto esprimo questo giudizio ignorando completamente molti vostri pareri. Tuttavia, se mi posso permettere, mi sembra che contiate troppo sul fatto che questo film sia basato su storie più vecchie e di successo già consolidato. E' vero che strutturare una storia su un'altra già "collaudata" può portare più facilmente al successo. Ma, sempre secondo me, qui dovremmo astrarre tutti questi pensieri e considerare semplicemente la trama per quella che è, senza considerare fattori esterni come registi e fonti di "ispirazione". Guardando il film in quest'ottica nono si può rimanere indifferenti alla sofferenza di David, perchè pur sapendo che è un robot, noi lo vediamo come l'innocenza incarnata, poco importa se in Orga o Mecca: potrebbe essere nostro figlio, o noi stessi da piccoli. Immedesimandoci in lui, non credo sia possibile frenare le lacrime,pensando a quanto amore sa dimostrare in antitesi alla crudeltà del mondo che gli riserva solo sventure. La sua unica colpa è di essere Mecca, ma starsene per 2000 anni di fronte ad una statua convinto che possa aiutarlo a farsi amare, rischiare la morte, volere a tutti i costi la madre anche se sa che sarà felice con lei solo per un giorno (nulla in confronto a tutto il tempo che ha aspettato quel momento), anche se l'ha abbandonato, colpisce sempre, e tanto. Una prova che secondo me è veramente veritiera è che se si vedono le scene finali di questo film senza audio, il nodo alla gola viene lo stesso, e violento. La stessa cosa non accade assolutamente (parlo sempre per me, ovviamente) con altri film, come "Il gladiatore". Secondo me molto fa l'audio, e in quel film esso gioca ruolo determinante,come se il significato da solo non bastasse a far partecipe lo spettatore della disgrazia del protagonista. In AI invece è diverso, perchè nonostante sia, in teoria, a lieto fine, in realtà può essere considerato senza troppi problemi una tragedia, perchè un essere, pensante come un bambino (indipendentemente dalla struttura sottostante i suoi pensieri...) soffre per l'abbandono della madre. Questo è un significato che va oltre i predecessori. Secondo me qui sta la genialità di questo film, e per questo rimane dentro...
Arrisentirci!
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(di giramintorno)
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rungat
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domenica 14 gennaio 2007
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fantascienza emotiva
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Un ottimo film di fantascienza che riesce anche a commuovere oltre che stupire
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tiziana stanzani
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venerdì 1 settembre 2006
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spielberg
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Da un'idea originale di Kubrick, il soggetto è basato su due racconti brevi, uno di Brian Aldiss, l’altro di Ian Watson. Il film è però firmato Spielberg. E si vede. Insomma; gradevole, ma – purtroppo - niente di nuovo. Il fatto è che mi ha un tantino stufato, Spielberg, con i suoi pistolotti finali, le lacrimucce a tutti i costi (se no il pubblico non si commuove). Mi ha pure stufato l'alieno toccafronte di bambini. Spielberg non ha più granché da dire (se non negli effetti speciali) e temo non ci sia davvero più speranza che Kubrick (in un modo o nell'altro) possa ritornare. Se Kubrick fosse stato vivo avrebbe coronato la sua stupefacente vita cinematografica con un capolavoro assoluto. Nel complesso il film è gradevole, ma in certi punti è terribilmente noioso: la prima parte è molto bella, (ed ecco il pennello di Kubrick); la seconda è banale, il finale è penoso.
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Da un'idea originale di Kubrick, il soggetto è basato su due racconti brevi, uno di Brian Aldiss, l’altro di Ian Watson. Il film è però firmato Spielberg. E si vede. Insomma; gradevole, ma – purtroppo - niente di nuovo. Il fatto è che mi ha un tantino stufato, Spielberg, con i suoi pistolotti finali, le lacrimucce a tutti i costi (se no il pubblico non si commuove). Mi ha pure stufato l'alieno toccafronte di bambini. Spielberg non ha più granché da dire (se non negli effetti speciali) e temo non ci sia davvero più speranza che Kubrick (in un modo o nell'altro) possa ritornare. Se Kubrick fosse stato vivo avrebbe coronato la sua stupefacente vita cinematografica con un capolavoro assoluto. Nel complesso il film è gradevole, ma in certi punti è terribilmente noioso: la prima parte è molto bella, (ed ecco il pennello di Kubrick); la seconda è banale, il finale è penoso. Non è con gli effetti speciali che si fanno i capolavori, e Spielberg ce lo ha sempre dimostrato; diciamo che ha fatto di meglio... e so che si rifara' presto con un nuovo gioiellino del cinema.
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francesca
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martedì 22 agosto 2006
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il suo amore è vero ma lui non lo è
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David sembra un bambino ma è un robot creato per amare incondizionatamente,quando viene abbandonato parte alla ricerca della Fata Turchina di Pinocchio,l'unica che secondo la sua idea potrà trasformarlo in un autentico bambino. Spielberg firma questa favola, un viaggio alla ricerca dell'umanità perduta attraverso l'occhio disperato di un robot,lo fa partendo da un'idea del grande Stanley Kubrick(tratta a sua volta da un libro di Brian Aldiss) che da 10 anni perseguiva il sogno di realizzare Artificial Intelligence con lui. Film di una complessità mostruosa,diviso in tre parti,con continui riferimenti al Pinocchio di Collodi,avrebbe avuto un esito diverso se lo avesse completato Kubrick ma possiede comunque scene memorabili nate proprio dai bozzetti che il regista di Shining aveva creato per Spielberg.
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David sembra un bambino ma è un robot creato per amare incondizionatamente,quando viene abbandonato parte alla ricerca della Fata Turchina di Pinocchio,l'unica che secondo la sua idea potrà trasformarlo in un autentico bambino. Spielberg firma questa favola, un viaggio alla ricerca dell'umanità perduta attraverso l'occhio disperato di un robot,lo fa partendo da un'idea del grande Stanley Kubrick(tratta a sua volta da un libro di Brian Aldiss) che da 10 anni perseguiva il sogno di realizzare Artificial Intelligence con lui. Film di una complessità mostruosa,diviso in tre parti,con continui riferimenti al Pinocchio di Collodi,avrebbe avuto un esito diverso se lo avesse completato Kubrick ma possiede comunque scene memorabili nate proprio dai bozzetti che il regista di Shining aveva creato per Spielberg. Stupefacente per quanto riguarda le scenografie e gli effetti speciali dell'impareggiabile ILM, il film è disomogeneo e a tratti non proprio chiarissimo proprio per la quantità di temi trattati.E'una fiaba sulla ricerca dell'amore effettuata con ogni mezzo,l'amore puro e stupefacente di un robot per la sua mamma, un robot che è capace di amare senza limiti,senza condizioni e senza fini egoistici a differenza degli umani (il prof.Hobby crea David ad immagine e somiglianza del figlio scomparso, Henry porta David a casa per compiacere i suoi capi, Monica non esita ad abbandonarlo dopo alcuni eventi spiacevoli)anzi il film azzarda l'ipotesi che ciò che definiamo "artficiale" forse è più caldo e ricco di emozioni di ciò che si suol dire umano. La pellicola, sin dall'inizio cela un pessimismo di fondo che nn lascia il film nemmeno per un attimo,son lontani i tempi di E.T. e Jurassic Park dove i bimbi erano l'arma segreta dell'umanità,la speranza per salvare il mondo,l'umanità oggi,secondo Spielberg,è destinata a fallire, a scomparire miseramente tra i ghiacci.Senza dubbio il (qui) piccolo Joel Osment/David/Pinocchio è l'autentica meraviglia della storia, sui suoi occhi vacui e l'espressione tenerissima si reggono le 2 ore di film aiutato anche da Jude Law quale simpatico Gigolò/Lucignolo,personaggio che avrebbe meritato più spessore se non altro per poter approfondire la natura del suo rapporto con il piccolo robot.Il finale tocca vertici del puro melò alla Spielberg( consiglio caldamente i kleenex!)con David/pinocchio finalmente umano perchè raggiunge il luogo dove nascono i sogni accanto alla sua mamma sottolineato dalla ninna nanna del Maestro John Williams che conclude l'opera.
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dylan
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giovedì 27 luglio 2006
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breve sintesi e critica al film
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Tre parole per definire questo film: un grande spettacolo. Ma fermarsi a questa denominazione sarebbe alquanto riduttivo. Spielberg racchiude nella sua opera elementi derivanti dalla sua sofisticata arte cinematografica fondendoli a elementi di quella altrettanto sublime di Kubrick.
Già dal titolo si intuisce la natura del film, palesemente fantascientifica. Così come viene subito confermata dalla prima scena del film: un inventore di robot, di mecca, parla di una sua nuova idea appena partorita di generare robots bambini che sappiano amare. Un’importante introduzione questa, perché racchiude in sé lo spirito e il tema principale del film. E’ così che un bambino robot chiamato David, che inaugura una nuova serie di macchine, entra a far parte di una famiglia, una coppia che a breve a vissuto il drammatica perdita, se pur momentanea, del figlio.
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Tre parole per definire questo film: un grande spettacolo. Ma fermarsi a questa denominazione sarebbe alquanto riduttivo. Spielberg racchiude nella sua opera elementi derivanti dalla sua sofisticata arte cinematografica fondendoli a elementi di quella altrettanto sublime di Kubrick.
Già dal titolo si intuisce la natura del film, palesemente fantascientifica. Così come viene subito confermata dalla prima scena del film: un inventore di robot, di mecca, parla di una sua nuova idea appena partorita di generare robots bambini che sappiano amare. Un’importante introduzione questa, perché racchiude in sé lo spirito e il tema principale del film. E’ così che un bambino robot chiamato David, che inaugura una nuova serie di macchine, entra a far parte di una famiglia, una coppia che a breve a vissuto il drammatica perdita, se pur momentanea, del figlio. Inizialmente la sua presenza non viene ben accettata dai due, in particolare dalla moglie. Essi inizialmente rimangono alquanto meravigliati dalla figura di David, un robot che ha sembianze perfettamente umane. Ma David apparirà ben presto che una simulazione di un umano. David è qualcosa di più. La sua capacità di amare la madre, il suo affetto ossessivo verso di lei supera quello di qualsiasi altro essere umano, più di qualunque altro bambino, come il vero figlio che da lì a poco tornerà a far parte della famiglia. Il ritorno del figlio segnerà per sempre il destino di David. Il giovane robot è stato programmato per amare e non per odiare, cosa che invece accadrà al vero figlio nei confronti di David. Egli infatti proverà ben presto un senso di rivalità verso il robot, e quando David scaraventerà l’altro in una piscina nella sola innocente intenzione di proteggersi da dei bambini curiosi che l’avevano considerato una nuova attrazione tutta da scoprire, David non verrà capito. “Se è stato programmato per amare, è ragionevole presumere che sappia anche odiare” dirà il padre, spaventato dalle ultime reazioni di David. I due non hanno altra scelta: il giovane robot viene abbandonato in un bosco dalla madre, che gli consiglia di scappare da qualsiasi persona non sia una macchina come lui. E mentre la faccia del robot si riempie di lacrime, incapace di accettare l’abbandono della madre, ella se ne va lasciandolo al suo ignaro destino. Qui termina la prima parte del film. Il robot non riesce a conquistare l’affetto della famiglia, ma non per la sua mancanza di affetto, ma per la gelosia e la rivalità del loro vero figlio, emozioni tipicamente umane. David non avrebbe mai provato niente del genere, non avrebbe tagliato una ciocca di capelli solo per dimostrare il suo affetto, ma il genere umano non era ancora pronto ad accettare quella realtà, poiché era troppo abituato alla malvagità dalla quale si erano sempre contraddistinti gli umani. E’ per questo che David viene abbandonato. L’uomo non è stato in grado di credere all’unica natura per cui il giovane robot è stato programmato: amare. Ma l’amore di David è tanto forte da dargli la forza di continuare a vivere. Da quel momento il solo ed unico scopo della sua vita è quella di ritornare ad abbracciare la madre e conquistare il suo affetto. Convinto che ella lo abbia lasciato per la sua natura meccanica, decide di cercare l’unica persona che secondo lui può farlo diventare un vero bambino, la fata turchina, di cui era venuto a conoscenza in delle tante volte che la madre gli leggeva le favole. Non gli importava quanto avrebbe dovuto cercare o quanto lontano sia. Il suo tragitto sarà infatti alquanto lungo. David dovrà prima passare attraverso una pericolosa fiera della carne, dove i robots vengono distrutti in nome del trionfo della razza umana su quella artificiale. Con l’aiuto di un mecca, gigolo Joe, David trova finalmente il suo inventore. E scopre di non essere l’unico bambino robot sulla terra. Lo scienziato ha infatti cominciato a produrre una serie di bambini come lui, programmati per amare. E David non lo accetta perché ha sempre pensato di essere l’unico nella sua specie. E questa sembra essere la prima vera reazione umana. David è cosciente della sua superiorità e della sua unicità e non ammette che ce ne siano altri come lui. Quando troverà la fata turchina nei fondali del mare, David gli rivolgerà infinite preghiere affinché diventi un bambino vero.. per tremila anni. David si ritrova così in una nuova era dominata dall’esistenza aliena. Lo sviluppo tecnologico ha compiuto grandi passi, tanto che gli alieni possono esaudire in parte il suo desiderio. David potrà rivedere la madre per un solo giorno. Ma per David quel giorno durerà per l’eternità. In quel solo giorno riesce ad essere un bambino felice, a conquistare l’amore della madre. “Ti ho sempre amato David” dirà la madre prima di riaddormentarsi definitivamente, seguita dallo sguardo affettuoso del robot. Il film si chiude con la fine della giornata vissuta con la madre e con la realizzazione del suo desiderio.
I.A. racchiude in sé molti temi, tra cui quello più classico dei film di fantascienza: la realtà dei robot. Ma qui la questione principale è: cosa succederebbe se un robot provasse emozioni tanto umane da poter quasi essere considerato un vero e proprio umano, o forse meglio? Come reagirebbe l’uomo a tale innovazione tecnologica?
La mano di Spielberg si rintraccia subito nella sua infinita fantasia di rappresentare il fantastico: non si può non notare il suo tocco nell’ultima parte del film in cui compaiono gli alieni, che hanno sempre giocato un ruolo fondamentale nei suoi precedenti film di fantascienza.
Ma si rintraccia anche la mano di Kubrick. L’opera inizialmente sarebbe dovuta appartenere a quest’ultimo e per questo I.A. è anche un omaggio al regista scomparso. L’uso sapiente dei colori, accesi nella prima parte, più cupi in quella centrale, per poi tornare a colori più vivaci nell’ultima parte quando David ritrova la madre, è un elemento particolare dei film di Kubrick, così come la palpabile lentezza e mistero che caratterizza tutto il film, come se ci muovessimo in una lenta e dolce favola, ricorda il capolavoro di fantascienza 2001: Odissea nello spazio.
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[+] questo bellissimo film non si vede mai in tv
(di sergioser)
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cineofilo92
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giovedì 6 aprile 2006
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rivive kubrick
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Si nota benissimo che il film è di Spielberg, ma in esso sono presenti diverse caratteristiche tipiche dei film kubrickiani, dalla cfiera della carne fino all'ultima sequenza che ricalca in modo pazzesco i vuoti e le senzazioni surreali di 2001: odissea nello spazio.
Non perdetevi quest'ultimo omaggio di un grande regista ad ancora un altro piu grande regista.
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sadman
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mercoledì 22 marzo 2006
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un film con un cuore grande così
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Il film mi ha fatto piangere nel finale e sarà sempre così per tutte le volte che lo vedrò!Pochi film sono riusciti ad emozionarmi in modo così sublime!Pensare che noi umani non riusciamo ad esprimere in modo adeguato il nostro amore mentre una macchina sì,ci farà riflettere per molto tempo!
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