enzo70
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mercoledì 30 luglio 2014
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una magnolia da sfogliare petalo per petalo
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Magnolia è a metà tra l’America Oggi di Altman e Babel di Gonzalez Inarritu, tante storie che si sovrappongono, per poi, cercare di trovare una via di sintesi. Un santone del sesso (Tom Cruse), un infermiere al capezzale di un uomo in fin di vita (Philip Seymour Hoffmann), una donna alla ricerca di una dimensione, sono solo alcuni dei protagonisti di questo film cui non serve cercare di dare un senso, in quanto la narrazione, quasi improvvisamente si dirige verso un binario semplice. E la pioggia di rane del finale è il senso di un film che, come detto, va ben al di là degli schemi e che rappresenta un fiore all’occhiello per Paul Thomas Andersen, che aveva già ben fatto con Boogie Nights, l’altra Hollywood.
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Magnolia è a metà tra l’America Oggi di Altman e Babel di Gonzalez Inarritu, tante storie che si sovrappongono, per poi, cercare di trovare una via di sintesi. Un santone del sesso (Tom Cruse), un infermiere al capezzale di un uomo in fin di vita (Philip Seymour Hoffmann), una donna alla ricerca di una dimensione, sono solo alcuni dei protagonisti di questo film cui non serve cercare di dare un senso, in quanto la narrazione, quasi improvvisamente si dirige verso un binario semplice. E la pioggia di rane del finale è il senso di un film che, come detto, va ben al di là degli schemi e che rappresenta un fiore all’occhiello per Paul Thomas Andersen, che aveva già ben fatto con Boogie Nights, l’altra Hollywood. Magnolia è un film che andrebbe visto al cinema per sfogliare i suoi petali uno a uno .
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stefano capasso
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domenica 28 dicembre 2014
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il caso non esiste
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Due uomini malati di cancro vicini alla morte, e tutto il mondo delle storie che ruota loro attorno. Storie che si intrecciano, a volte per trame sottili e che si modificano tra loro. Un grande tessuto di persone e fatti che racconta il disagio di queste vite.
Un lavoro di grande respiro questo di Paul Thomas Anderson, con una sceneggiatura di altissimo livello che tocca diverse corde emotive, con forza e senza mai cadere nella retorica. Il tema centrale è il rapporto col passato che torna sempre a manifestarsi nella vita degli uomini. La vita e gli eventi hanno sempre una causalità che trova le origini nella storia precedente. E che si manifesta in diverse forme, dal forte senso di colpa alla reazione aggressiva di opposizione contro questo.
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Due uomini malati di cancro vicini alla morte, e tutto il mondo delle storie che ruota loro attorno. Storie che si intrecciano, a volte per trame sottili e che si modificano tra loro. Un grande tessuto di persone e fatti che racconta il disagio di queste vite.
Un lavoro di grande respiro questo di Paul Thomas Anderson, con una sceneggiatura di altissimo livello che tocca diverse corde emotive, con forza e senza mai cadere nella retorica. Il tema centrale è il rapporto col passato che torna sempre a manifestarsi nella vita degli uomini. La vita e gli eventi hanno sempre una causalità che trova le origini nella storia precedente. E che si manifesta in diverse forme, dal forte senso di colpa alla reazione aggressiva di opposizione contro questo. Un bel film, lungo, dura tre ore, che si fa vedere mantenendo sempre alto il pathos narrativo
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