luca scialò
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venerdì 11 febbraio 2011
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colossal moderno
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Il Generale Massimo guida l'esercito dell'Impero romano alla vittoria anche nella fitta foresta di Germania contro i barbari, facendo allargare geograficamente ancor di più l'Impero. Le sue gesta, il suo coraggio, i suoi sani ideali lo fanno preferire agli occhi dell'Imperatore Marco Aurelio perfino al figlio Commodo, più codardo e incapace. Quest'ultimo non accetta questa preferenza, e saputo che il padre vuole lasciare a Massimo addirittura la guida dell'Impero, decide di soffocarlo. Massimo però sa bene che il suo Imperatore non è morto per cause naturali e dunque non riconosce Commodo come suo erede, al punto che quest'ultimo gli distrugge la famiglia e vorrebbe ucciderlo.
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Il Generale Massimo guida l'esercito dell'Impero romano alla vittoria anche nella fitta foresta di Germania contro i barbari, facendo allargare geograficamente ancor di più l'Impero. Le sue gesta, il suo coraggio, i suoi sani ideali lo fanno preferire agli occhi dell'Imperatore Marco Aurelio perfino al figlio Commodo, più codardo e incapace. Quest'ultimo non accetta questa preferenza, e saputo che il padre vuole lasciare a Massimo addirittura la guida dell'Impero, decide di soffocarlo. Massimo però sa bene che il suo Imperatore non è morto per cause naturali e dunque non riconosce Commodo come suo erede, al punto che quest'ultimo gli distrugge la famiglia e vorrebbe ucciderlo. Massimo però riesce a scappare, diventando un gladiatore clandestino. Ma i destini dei due finiranno per incrociarsi di nuovo...
Ridley Scott propone un Colossal in chiave moderna, con diversi effetti speciali offerto dalla tecnica digitale. Non siamo certo ai livelli dei classici prodotti tra gli anni '50-'60, ma il film è comunque avvincente ed epico. Il montaggio moderno forse lo rende un pò freddo e distaccato, e solo la bravura degli interpreti principali ovvia quasi del tutto a questa pecca.
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muttley72
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giovedì 16 maggio 2013
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la battaglia iniziale del film è da 5 stelle
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Tutte le volte che vedo un film su "Roma Antica" (non intendo i "Peplum" made in Italy di Cinecittà con Ercole, Ursus o Maciste a Roma, ma una grande produzione americana, quelle un tempo dette "Kolossal") mi viene in mente un loro noto "cliche" (assai prevedibile): in questi film ci saranno sempre i legionari romani (con le loro armature, che sono sempre il "pezzo forte" del film), ci saranno i barbari e/o i cristiani (i primi con pelli e spadoni, i secondi nelle catacombe o bruciati nel circo), oppure gli ebrei oppressi dalle legioni che gli rovineranno l' "idillio" (che viene descritto come una meravigliosa pace e libertà religiosa preesistente alla venuta dei "feroci conquistatori italici" in Palestina.
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Tutte le volte che vedo un film su "Roma Antica" (non intendo i "Peplum" made in Italy di Cinecittà con Ercole, Ursus o Maciste a Roma, ma una grande produzione americana, quelle un tempo dette "Kolossal") mi viene in mente un loro noto "cliche" (assai prevedibile): in questi film ci saranno sempre i legionari romani (con le loro armature, che sono sempre il "pezzo forte" del film), ci saranno i barbari e/o i cristiani (i primi con pelli e spadoni, i secondi nelle catacombe o bruciati nel circo), oppure gli ebrei oppressi dalle legioni che gli rovineranno l' "idillio" (che viene descritto come una meravigliosa pace e libertà religiosa preesistente alla venuta dei "feroci conquistatori italici" in Palestina....), oppure le lotte "intestine" di palazzo tra romani (con i senatori annessi), gli schiavi (frustati), ma sopratttto ci sarà immancabilmente un Imperatore pazzo (....tipo Nerone) avvezzo a balli di corte ed esecuzioni sommarie. Tavolta c'è di mezzo anche Gesu ed i miracoli....
Effettivamente questi sono tutti fatti storici (o quasi), ma essi vengono sempre trattati (nei film in questione) in modo "pecoreccio", tanto che molti "kolossal" made in USA, pur essendo produzioni ricche e appariscenti contenevano quasi sempre inesattezze, anacronismi o "esagerazioni storiche" (queste ultime talvolta "a senso unico" e cioè contro i Romani, paragonati ad una sorta di "terzo reich ante-litteram" e mai valutati nel contesto storico dell'epoca, che era molto più crudele e meno tollerante dei latini, come ricordatoci dai comici di "Monty Phyton" in un loro celebre film).
Malgrado i suddetti "difetti" sono sempre stato attirato da questi "giocattoloni molto spettacolari" dei quali ricordo: "La Tunica" del 1953 (con R. Burton e J Simmons, alle prese col feroce imperatore Caligola), "Quo Vadis" (del 1951) con R. Taylor, D. Kerr e Peter Ustinov (un ottimo Nerone), "Spartacus" di S. Kukrick (del 1960), con K. Douglas e ancora P. Ustinov, un film particolare e non proprio "totalmente" hollywoodiano ed il celebre "Ben-Hur" con C. Heston, del 1959.
"Il gladiatore" di R. Scott (film del 2000) è una moderna versione di questi precedenti film, ma sicuramente migliore, perchè è un film più dinamico e moderno come regia e sceneggiatra. Nel cast troviamo: R. Crowe (generale e gladiatore), J. Phoenix (Commodo) , R. Harris (il vecchio Marco Aurelio prossimo alla morte, come lo stesso Harris morto di li a poco), O. Reed (che interpreta l'impresario dei gladiatori, anche lui morto durante la lavorazione del film). Film INDUBBIAMENTE bello, spettacolare, con bellissimi costumi ed armature (bellissime le "loriche segmentate" dei legionari), con una meravigliosa scena di battaglia iniziale (.....forse la migliore in assoluto nella storia del cinema con i Romani per protagonisti). Rimane però la solita "ricerca a tutti i costi" dell'aspetto negativo di Roma (es. schiavitù, gladiatori, Commodo pazzo e sanguinario, ecc), che nei film di questo genere è sempre immancabilmente rimarcato "a prescindere".
Si parla anche qui di qualche errore storico, che va però, a mio avviso, perdonato paradossamente, perchè anche questo è un "must"...degli "americani del kansas city" e perchè ripeto il film è bello.
Giudizio: 4 stelle piene, che diventano 5 stelle per alcuni aspetti del film (es. armature, colonna sonora, alcune scene di battaglia) veramente notevoli...
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nicolò
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sabato 2 giugno 2007
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il kolossal di ridley scott
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Il generale Massimo (Russell Crowe), vincitore di una dura battaglia contro i Britanni, è designato dall’imperatore Marco Aurelio (Richard Harris) come suo successore al posto dello scapestrato figlio Commodo (Joaquin Phoenix) che, commesso il patricidio, ne ordina, geloso, la morte del generale e della sua famiglia. Dopo una fuga in Africa, Massimo, diventato gladiatore, torna a Roma dove si distingue nelle violente lotte del Colosseo. Avrà la sua vendetta. Con a disposizione un’accurata sceneggiatura di David Franzoni, John Logan e William Nicholson, Ridley Scott mette nel frullatore tutti i più grandi kolossal hollywoodiani ("La tunica", "Ben Hur", "Quo Vadis", ma soprattutto "Spartacus") e ne cava uno spettacolo nel perfetto stile della mecca del cinema: esagerato e violento eppur memorabile, anche se computerizzato.
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Il generale Massimo (Russell Crowe), vincitore di una dura battaglia contro i Britanni, è designato dall’imperatore Marco Aurelio (Richard Harris) come suo successore al posto dello scapestrato figlio Commodo (Joaquin Phoenix) che, commesso il patricidio, ne ordina, geloso, la morte del generale e della sua famiglia. Dopo una fuga in Africa, Massimo, diventato gladiatore, torna a Roma dove si distingue nelle violente lotte del Colosseo. Avrà la sua vendetta. Con a disposizione un’accurata sceneggiatura di David Franzoni, John Logan e William Nicholson, Ridley Scott mette nel frullatore tutti i più grandi kolossal hollywoodiani ("La tunica", "Ben Hur", "Quo Vadis", ma soprattutto "Spartacus") e ne cava uno spettacolo nel perfetto stile della mecca del cinema: esagerato e violento eppur memorabile, anche se computerizzato. La storia antica diventa un vero intrattenimento, capace di attirare il pubblico in massa, anche se Scott se ne infischia della realtà storica, tantoché nel film, ad esempio, si leggono scritte latine sbagliate e gli attori indossano costumi del tutto fasulli. Non è questo che conta, in un prodotto del genere, ma l’alto budget capace di fornire l’entertainment che, comunque, è garantito. Facile, quindi, capire perché il film ha avuto tanto successo. Musiche: Hans Zimmer e Lisa Gerrard; montaggio: Pietro Scalia. Come figlio e moglie di Massimo si notano Giorgio Cantarini, lo straordinario ragazzino de "La vita è bella" di Benigni, e la bella Giannina Facio, moglie del regista. 5 Oscar: film, Crowe, costumi, effetti speciali e suono.
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[+] non è contro i britanni la battaglia
(di emilio)
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weach
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sabato 2 giugno 2012
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il generale massimo sospeso fra perdono e gloria
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generale massimo in bilico fra perdono e sangue
di weach illuminati
Ho rivisitato "Il Gladiatore" di Ridley Scott per cercare di decifrare una lettura più equilibrata. La versione che ho preso in esame la versione " più lunga " con alcune scene assenti nel film commercializzato .Il generale Massimo Decio Meridio è il condottiero dell esercito romano prediletto dall imperatore Marco Aurelio, ,appunto per questo odiato da Commodo figlio dell imperatore.
Russel Crowe e il generale Massimo;Ioaquin Phoenix è Commodo: due grandi attori che mettono in scena il conflitto fra due anime alimentate da valori contrapposti.
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generale massimo in bilico fra perdono e sangue
di weach illuminati
Ho rivisitato "Il Gladiatore" di Ridley Scott per cercare di decifrare una lettura più equilibrata. La versione che ho preso in esame la versione " più lunga " con alcune scene assenti nel film commercializzato .Il generale Massimo Decio Meridio è il condottiero dell esercito romano prediletto dall imperatore Marco Aurelio, ,appunto per questo odiato da Commodo figlio dell imperatore.
Russel Crowe e il generale Massimo;Ioaquin Phoenix è Commodo: due grandi attori che mettono in scena il conflitto fra due anime alimentate da valori contrapposti.
Sono stato attento spettatore e questa volta ho visto cose che non avevo notato:quel concetto strumentale della violenza è sempre accompagnato dal contrappasso di valori ideali quali l'onore tributato agli avi,la preghiera,la famiglia , la fedeltà , l'amore, la fede in Roma .
Il generale Massimo sintetizza i valori ideali ; da questi è ispirato ed a traverso questi costruisce la sua forza ; in lui è anche chiaro un desiderio di sostituire il pathos dell' azione di sangue con il perdono .
Quando ho parlato di film ,come apparentemente storico, volevo semplicemente dire che "Il Gladiatore" non ha la pretesa di essere ricostruzione storica fedele ma che è romanzo liberamente tratto.
Ridley Scott ,da buon inglese, sa quanto forte sia i richiamo del sangue, ed anche su questo ha costruito il suo film ;non perderà la faccia per questo lavoro , per altro godibile,cinematografico ,spettacolare ,molto energetico e di alto profilo ,ma ci si aspettava, da lui che ha tanto navigato e fatto cinematografia di alto livello, forse maggiore autonomia decisionale , meno spirito di cassetta.
Ma in più occasioni Scott ha parlato delle sue scelte di fare spettacolo come finalità fine a se stessa.
Parafrasando alcuni contenuti di più interviste ci è parso di capire che la sua volontà fosse quella di celebrare la grandiosità di Roma per tutto quello che è stata ,con gli intrighi, con la vita vissuta , l'ars pugnandi , l'inizio della decadenza , il tutto non attingendo rigorosamente dalla storia ma dando forza al mito romano e rivivificandolo.
Non c'è ignoranza ma solo voglia di offrire un azione ,forte ,potente, risonante .
Chi esce vincente da questo film è Russel Crowe ,splendido gladiatore , combattente coraggioso con l'amore per sua moglie, la famiglia e la sua Roma; una recitazione incisiva, energica , dinamica ,coinvolta ,appropriata.
Scott è intelligente e lui sa che in questo film "si è scoperto troppo" e quindi non cerca scuse e a volte tace ...ed è meglio;poi sa di essere protetto da
da un film godibile,intenso e di alto profilo cinematografico .
Il gladiatore va ricordato anche per le tecniche cinematografiche di ripresa innovative ,vedi lo zoom suggestivo a 360°' del Colosseo e le riprese nella dinamica dell' azione di lotta traboccante ,esempio raffinato di gestione della tecnica dell'azione .
Film che resta negli occhi e nel cuore per le sue contraddizioni di voglia di guerra e pace come del resto è la vita .
Meritevole
buona visione
weach illuminati
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brunopepi
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lunedì 28 settembre 2020
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solo qualche curiosità
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Anche per questo film vale quanto detto per un altro, recensire quest'opera suprema della storia del cinema ai giorno d'oggi mi sembra un tantino superfluo così mi limiterò a riproporre il post con qualche interessante particolarità. Un genere che sembrava ormai morto ma che, con l'inizio del nuovo millennio, Ridley Scott riesce a riesumare alla grande.
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Anche per questo film vale quanto detto per un altro, recensire quest'opera suprema della storia del cinema ai giorno d'oggi mi sembra un tantino superfluo così mi limiterò a riproporre il post con qualche interessante particolarità. Un genere che sembrava ormai morto ma che, con l'inizio del nuovo millennio, Ridley Scott riesce a riesumare alla grande. Un film che appassiona sin dalla prima scena, dalla battaglia dei romani contro i marcomanni in Germania fino all'ultima, nonostante i tanti falsi storici che fanno rientrare l'opera in una grandiosità cinematografica nella quale un po' di fantasia non guasta, come del resto successe in altri precedenti kolossal. Curiosamente il figlio di Maximo che corre nei campi di grano nell'epilogo del film è lo stesso attore che ebbe il ruolo del bambino con "La vita è bella". L’immagine di Massimo Decimo Meridio è indissolubilmente legata a quella di Russell Crowe però al tempo venne prioritariamente preso in considerazione Mel Gibson ma fu l’attore a rifiutare la parte credendo a 43 anni di essere troppo vecchio per l'impegno. Le riprese degli esterni del film furono girate i diverse location fra Marocco, Tunisia, Malta, Gran Bretagna e nella nostra Italia dove la produzione e il regista chiesero al comune di Roma la possibilità di girare alcune scene all'interno del Colosseo, ma il permesso fu negato. Il Colosseo venne quindi ricostruito scenograficamente a Malta, ma solamente in parte poiché il resto fu aggiunto digitalmente. Oliver Reed venne a mancare poco prima della fine delle riprese ed a lui fu dedicato il film.
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paolo ciarpaglini
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domenica 31 dicembre 2006
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bel film
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La vita come la finzione, può essere tutto ed il contrario di tutto, quindi inutile stare a discernere su una pellicola che non vuol essere un documento storico, ma semplicemente un grandioso film d'azione. Il rispetto della storia, deve essere lasciato a chì la ha vissuta sulla propria pelle, solo essi ne conoscono il valore, la misura, e la piena portata. Noi siamo testimoni, e tanto più si va a ritroso nel tempo, tanto più la verità diviene solubile, probabile ma non provata, possibile ma anche incerta. Esistono migliaia di libri 'storici' ,che potrebbero essere gettati nella spazzatura per le nefandezze, che fino all'altro ieri erano assodate per 'verità sacrosante'. Tanto più se parliamo di cinema, ci possiamo prendere la licenza di spaziare fuori e dentro le verità, la realtà, altrimenti addio creatività.
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La vita come la finzione, può essere tutto ed il contrario di tutto, quindi inutile stare a discernere su una pellicola che non vuol essere un documento storico, ma semplicemente un grandioso film d'azione. Il rispetto della storia, deve essere lasciato a chì la ha vissuta sulla propria pelle, solo essi ne conoscono il valore, la misura, e la piena portata. Noi siamo testimoni, e tanto più si va a ritroso nel tempo, tanto più la verità diviene solubile, probabile ma non provata, possibile ma anche incerta. Esistono migliaia di libri 'storici' ,che potrebbero essere gettati nella spazzatura per le nefandezze, che fino all'altro ieri erano assodate per 'verità sacrosante'. Tanto più se parliamo di cinema, ci possiamo prendere la licenza di spaziare fuori e dentro le verità, la realtà, altrimenti addio creatività. Il cinema è sogno, il cinema non è la realtà riproposta, perchè essa vive solo nel momento storico in cui si manifesta. Il Gladiatore è un bel film, dove però a mio modo di vedere nonostante l'indiscusso talento di Crowe, giganteggia uno dei miei attori preferiti, Joaquin Phoenix. Una su tutte la scena in cui Cesare (il grande Richard Harris), non proprio ricco di tatto, comunica al figlio Commodo (Phoenix), che non sarà lui a succedergli, ma il condottiero Massimo (Crowe). A mio parere si tratta del momento più intenso del film, il più vero, il più tragico, umano. Phoenix è colossale, ma raramente 'il cattivo' vince l'oscar ad Hollywood, e Phoenix lo meritava tutto. Il Commodo creato da Scott, prende vita, trascende il tempo, si incarnifica nella persona di Phoenix come raramente capita di vedere. Tutto il film è un grande affresco di una Roma Scottiana, non vi è niente di medioevale, appare quasi nelle sue antichità, futuristica. Ma l'impatto sullo spettatore è imponente. Rischierò di essere noiosamente ripetitivo, ma è proprio la lucida ed a sprazzi giusta follia di Commodo, a rendere il film un contrasto epocale frà il male, che rasenta la ragione, ed il ripetitivo eroe hollywoodiano di Massimo. Crowe manca della ferocia giusta, di chì quando è tradito e colpito nel peggiore dei modi brucia di odio, e cerca vendetta. La sua è una buona interpretazione, ma spesso scontata. è Commodo il vero pilastro emblematico, di una Roma in decadimento, come il 'male interiore', il vuoto immenso che affligge il suo animo. Egli non è l'incendiario Nerone, non tradisce Roma. Il padre lo rende quasi folle, gli occhi di Phoenix brillano di una luce funesta ma anche disperata, in cerca di amore, un amore mai avuto dal padre. Massimo, generale integerrimo e fedele a Cesare, non compie niente di speciale, è un generale, un condottiero che guida il braccio barbaro di Roma verso la conquista, con la forza e la tirannia. Ascoltate attentamente le parole di Commodo, quando riunito ai Senatori romani, compara le loro 'comodità e privilegi', alla tanto diversa vita del popolo. Egli non vuole la fine per Roma. La fine di Roma avverrà storicamente, per la corruzione all'interno della politica e non per mano di un Cesare impazzito. è Commodo la vittima, non Massimo, che gode di tutta la fiducia di Cesare, la sua è una figura troppo 'facile'. Commodo, egli è il figlio, sà di non possedere le capacità di un condottiero, il suo animo è squarciato di dolore, tradito. Le parole che pronuncia Cesare: 'Sei pronto a servirmi figlio mio?', 'Sì padre', 'Bene, tu non diventerai Cesare, Massimo prenderà il mio posto'. Immenso Phoenix!
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shiningeyes
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giovedì 7 marzo 2013
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tra i migliori film degli anni duemila
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Ad inaugurare gli anni duemila ci pensa l'opera di Ridley Scott, “Il gladiatore, opera magnifica e ben congegnata, anche se non del tutto perfetta.
“Il gladiatore” è un kolossal di ottima fattura, ricolmo di storia e di epicità, e con un bel dosaggio di violenza e forza, mostrato in particolare sulle scene delle battaglie dei gladiatori.
Do ragione a chi dice che c'è troppa artificiosità digitale in quest'opera, che un po' rovina la patina dorata di una favolosa Roma imperiale, resa un po' grossolana nella pellicola; e do ragione anche a coloro che ne evidenziano gli errori storici.
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Ad inaugurare gli anni duemila ci pensa l'opera di Ridley Scott, “Il gladiatore, opera magnifica e ben congegnata, anche se non del tutto perfetta.
“Il gladiatore” è un kolossal di ottima fattura, ricolmo di storia e di epicità, e con un bel dosaggio di violenza e forza, mostrato in particolare sulle scene delle battaglie dei gladiatori.
Do ragione a chi dice che c'è troppa artificiosità digitale in quest'opera, che un po' rovina la patina dorata di una favolosa Roma imperiale, resa un po' grossolana nella pellicola; e do ragione anche a coloro che ne evidenziano gli errori storici. Ma “Il gladiatore”, va oltre queste piccolezze, rendendosi un piacere visivo di rara bellezza, tra le sospiranti e tese battaglie all'arena del Colosseo, tra gli affascinanti e interessanti intrighi di corte; ma soprattutto, tra il confronto di due uomini potenti e sanguinari: il gladiatore e l'imperatore Commodo.
La loro sembrerebbe una partita a senso unico, nella quale, l'imperatore, dotato di più mezzi del socialmente più basso Massimo, pecca nella mancanza di coraggio, onore e popolarità di un uomo ben più cosciente di questi valori, che alla fine prevarranno sul disonesto imperatore.
Discorso diverso sul discorso recitativo, dove un impressionante Joaquin Phoenix, che tratteggia in modo ottimo il subdolo imperatore, e si dimostra molto più bravo di un fin troppo omogeneo Russel Crowe (ottima prova la sua, comunque).
Poi, ad aggiungersi nel già ricco cast, ed a mettersi positivamente in mostra, ci stanno un cinico uomo d'onore come Oliver Reed, ed un selvaggio e potente Djimon Honsou.
Il film, errori storici a parte, si affida ad una sceneggiatura romanzesca, ma d'effetto, capacissima di attirarti dentro le vicende di una Roma corrotta, che man di mano perde i suoi valori, la cui, appunto, sceneggiatura, ne esalta la bellezza e curiosità, rendendo così il film, più appassionante.
Non sto troppo a spiegare l'imponenza tecnica effettuata nel film e la precisione chirurgica di Ridley Scott alla regia, le quali son decisamente visibili, forse anche troppo.
“Il gladiatore” è un trionfo di tecnica che prevale un po' troppo sulla storia, ma non si può dire che non può entrare di diritto tra i migliori film degli anni duemila.
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giorpost
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martedì 10 marzo 2015
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non c’è film più spettacolare negli ultimi 20 anni
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Sul finire degli anni cinquanta si sviluppò, tra Hollywood e Cinecittà, la grande passione per i colossal, pellicole caratterizzate da un budget illimitato, attori di primissima fascia, grandi scenografie e, soprattutto, un tema centrale e ricorrente: l’ Impero Romano.
Il fascino che la Roma antica ha avuto sugli americani è noto, ma per alcuni anni tale feeling dovette interrompersi a causa, presumibilmente, delle eccessive spese di produzione che non consentivano più la ricostruzione di un Circo Massimo e di una quadriga o di poter disporre di migliaia di comparse come in passato.
Inizia così l’ era digitale e della computer grafica la quale fa riaffiorare d’ impeto l’ interesse per il genere epico e storico grazie soprattutto al re-start eseguito dal regista britannico Ridley Scott.
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Sul finire degli anni cinquanta si sviluppò, tra Hollywood e Cinecittà, la grande passione per i colossal, pellicole caratterizzate da un budget illimitato, attori di primissima fascia, grandi scenografie e, soprattutto, un tema centrale e ricorrente: l’ Impero Romano.
Il fascino che la Roma antica ha avuto sugli americani è noto, ma per alcuni anni tale feeling dovette interrompersi a causa, presumibilmente, delle eccessive spese di produzione che non consentivano più la ricostruzione di un Circo Massimo e di una quadriga o di poter disporre di migliaia di comparse come in passato.
Inizia così l’ era digitale e della computer grafica la quale fa riaffiorare d’ impeto l’ interesse per il genere epico e storico grazie soprattutto al re-start eseguito dal regista britannico Ridley Scott. Siamo nell’ anno 2000 e già quando i trailer della sua nuova creatura iniziano ad impazzare in TV si ha la percezione di essere di fronte ad un film non qualsiasi, non comune, non banale.
Il gladiatore (USA, UK, Italia) risulterà essere un gioiello di tecnica pionieristica nella nuova idea di Cinema, una celluloide magari meno romanzata e poco artigianale ma molto più funzionale alle necessità del nostro tempo. La perfetta ricostruzione digitalizzata del Colosseo, a partire da una base fisica fatta di mattoncini, la presenza in scena di una tigre vera ma presente solo virtualmente all’ interno dell’ arena, le aree sterminate intorno ad una città della tipica provincia romana dell’ epoca, le mastodontiche architetture imperiali che fanno da sfondo: per l’ occhio umano è una festa. Ma poteva non bastare tutto questo ed allora il grande cineasta, autore di Blade Runner, riesce a convincere anche i più scettici sul fatto che sia ancora possibile produrre un colossal storico (e per certi versi biografico vista la presenza di personaggi realmente esistiti) di grande impatto visivo ed assoluta efficacia narrativa. La poetica e la filosofia che permeano la storia di questo film appartengono ad un filone certamente e fisiologicamente noto ma, in questo caso, ottimamente rivisto e rimodellato anche per un pubblico più giovane. Inoltre è la scelta del cast che farà la differenza, in quanto quel volto vissuto e da duro di Russel Crowe da questo momento in poi sarà indissolubilmente legato a doppio filo al personaggio di Massimo Decimo Meridio, in un vestito cucitogli addosso alla vecchia maniera, magari con qualche chilo di troppo ma dall’ efficacia innegabile.
I costumi, quelli certamente non digitali ma anzi strepitosi nella fedele riproduzione e meritatamente premiati con la statuetta, sono valorizzati da una fotografia che John Mathieson porta ad un livello sublime; alcune sequenze di lotta sono da antologia, come quella iniziale lanciata dal famoso grido “al mio via scatenate l’ inferno”, alternate a momenti di facile commozione provocata dalla drammaticità di un’ azione spesso culminante in violenza inaudita; le interpretazioni di Richard Harris e Joaquin Phoenix rasentano la perfezione stilistica ma Crowe raggiunge l' olimpo dei grandi interpreti in un crescendo che vede il suo apice con quel monologo, presente nella parte finale dell' opera, che resterà eternamente impresso nell’ immaginario collettivo allorquando, a cospetto del giovane imperatore patricida Commodo, gli preannuncia la sua vendetta.
Chi scrive ha avuto l’ onore di guardare Ben-Hur, Spartacus e svariati altri capisaldi del Cinema di genere ma questo, a mio modesto avviso, ne rappresenta l’ apoteosi e grazie ad una regia sapiente di un Ridley Scott finalmente tornato ai livelli che gli competono, è senza dubbio alcuno il film più spettacolare degli ultimi 20 anni.
Voto: 10
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aristoteles
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domenica 2 agosto 2015
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la grande arena del bene e del male
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Il buon Massimo buca lo schermo con le sue frasi ad effetto ,il suo carisma e con tutta la saggezza dell'uomo del popolo.
A tutte queste esaltanti virtu' fa da contraltare il viscido ed infame personaggio di Commodo.
Il film racconta allora un'epica battaglia tra il bene e il male, e lo fa attraverso lo spettacolo,che all'epoca raggiungeva la vetta piu' alta nell'arena dei gladiatori.
La trama e' semplice ma ben disegnata,le emozioni e i colpi di scena non mancano e nonostante le due ore e mezza di pellicola,non ci si annoia mai.
A volte si eccede nella "americanata" ma tutto sommato e' un prezzo che si puo' pagare.
Meravigliosa la colonna sonora e l'interpretazione di Russell Crowe.
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Il buon Massimo buca lo schermo con le sue frasi ad effetto ,il suo carisma e con tutta la saggezza dell'uomo del popolo.
A tutte queste esaltanti virtu' fa da contraltare il viscido ed infame personaggio di Commodo.
Il film racconta allora un'epica battaglia tra il bene e il male, e lo fa attraverso lo spettacolo,che all'epoca raggiungeva la vetta piu' alta nell'arena dei gladiatori.
La trama e' semplice ma ben disegnata,le emozioni e i colpi di scena non mancano e nonostante le due ore e mezza di pellicola,non ci si annoia mai.
A volte si eccede nella "americanata" ma tutto sommato e' un prezzo che si puo' pagare.
Meravigliosa la colonna sonora e l'interpretazione di Russell Crowe.
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cress95
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venerdì 14 agosto 2015
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le azioni compiute in vita riecheggiano nell'eternità!
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Allo stesso modo alcune pellicole, la cui stupefacente bellezza riecheggia ancora oggi, hanno lasciato un segno indelebile nella storia del cinema. Ecco, "Il gladiatore" è proprio una di queste.
Il superbo capolavoro firmato Ridley Scott (non me ne vogliano i fan di "Blade Runner", altra leggendaria opera realizzata dal medesimo regista, ma che non riesce a raggiungere a mio avviso, e rigorosamente sotto il profilo dell'epicità, i fasti de "Il gladiatore") fu capace, nell'ormai lontano anno 2000, di portare una ventata di innovazione, mediante la riscoperta e la reinterpretazione del genere storico-drammatico che, ahimè, fino ad allora non era stato in alcun modo trattato come meritava.
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Allo stesso modo alcune pellicole, la cui stupefacente bellezza riecheggia ancora oggi, hanno lasciato un segno indelebile nella storia del cinema. Ecco, "Il gladiatore" è proprio una di queste.
Il superbo capolavoro firmato Ridley Scott (non me ne vogliano i fan di "Blade Runner", altra leggendaria opera realizzata dal medesimo regista, ma che non riesce a raggiungere a mio avviso, e rigorosamente sotto il profilo dell'epicità, i fasti de "Il gladiatore") fu capace, nell'ormai lontano anno 2000, di portare una ventata di innovazione, mediante la riscoperta e la reinterpretazione del genere storico-drammatico che, ahimè, fino ad allora non era stato in alcun modo trattato come meritava.
Massimo Decimo Meridio, protagonista del capolavoro di Scott, si ritrova suo malgrado a vivere la peggiore delle paure di un genitore e di un marito, nei confronti del quale il vedersi ridotto da generale a schiavo non è che di sfondo. Egli riveste inoltre tutte una serie di caratteristiche che lo avvicinano maggiormente all'epica greca piuttosto che alla storia romana: le sue incorruttibili virtù fanno di lui esempio fulgido di eroe passato. Virtù, peraltro, che Massimo mantiene dalla scena di apertura sino ai titoli di coda, trasmettendo in modo palese il vero messaggio della pellicola, ossia che la grandezza di un uomo non è affatto legata alla sua posizione gerarchico-sociale.
Per quanto riguarda gli attori, nel complesso un cast d'eccezione, a proposito del quale però risulta impossibile non tessere le lodi di un Russel Crowe (il gladiatore Massimo Decimo Meridio), che regala al pubblico una performance che definire perfetta equivarrebbe a sminuirla (sicuramente la migliore della carriera intera del noto attore); e di un Joaquin Phoenix (il crudele Commodo), la cui recitazione minuziosamente ispirata rende vita pulsante al personaggio, peraltro magistralmente interpretato.
Circa il comparto sonoro, assistiamo al grande capolavoro senza tempo del maestro indiscusso Hans Zimmer (con la fondamentale collaborazione di Lisa Gerrard), che sarà capace di eguagliarsi (e solo parzialmente) solo dopo ben quattordici anni, lavorando per quella perla rara che è stata "Interstellar".
In conclusione (e senza inutili giri di parole) ritengo "Il gladiatore" la attuale migliore pellicola firmata Ridley Scott, nonché uno tra i migliori (se non addirittura il migliore tra i tanti) prodotti storico-drammatici che il panorama cinematografico ha oggigiorno da offrire.
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