Josh Klausner ha(in gran parte giustamente)una concezione architettonica del cinema. Anche prendendo alla lettera l'etimologia della parola cinema, per cui esso è=movimento e la definizione deleuziana di"image-mouvement", si tratta comunque di movimento nello spazio, nelle dimensioni spaziali, dove spazio non vuol dire, kantianamente, una categoria diversa dal tempo ma spazio-tempo, appunto. IN gran parte ispirato da"Rear Window"(La finestra sul cortile)di Hitchcock, maestro insuperabile, le"visioni dalla finestra"si riveleranno in gran parte"altro"rispetto al fulcro della vicenda, ribadendo, però, una"questione di spazio", quasi(volendo parafrasare una teoria politica notoriamente dagli esiti tragici e criminali)di"spazio vitale".
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Josh Klausner ha(in gran parte giustamente)una concezione architettonica del cinema. Anche prendendo alla lettera l'etimologia della parola cinema, per cui esso è=movimento e la definizione deleuziana di"image-mouvement", si tratta comunque di movimento nello spazio, nelle dimensioni spaziali, dove spazio non vuol dire, kantianamente, una categoria diversa dal tempo ma spazio-tempo, appunto. IN gran parte ispirato da"Rear Window"(La finestra sul cortile)di Hitchcock, maestro insuperabile, le"visioni dalla finestra"si riveleranno in gran parte"altro"rispetto al fulcro della vicenda, ribadendo, però, una"questione di spazio", quasi(volendo parafrasare una teoria politica notoriamente dagli esiti tragici e criminali)di"spazio vitale". E su ciò si gioca il tutto, talora un po'fragile nel plot(nella prima parte Klausner contamina Hitchcock con il grande polanskiano"Rosemary's Baby",), ma comunque inquietante e perturbante, fino alla"sequenza bloccata"finale... UN'efebica(allora)Juliette Lewis, un WIlliam Hurt e una Shelley Duvall "di grandi tradizioni"e un AUstin Pendleton certamente efficace"si giocano"la vicenda con indubbia intelligenza. El Gato
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