Anche se conosciuto principalmente per "Quel pazzo venerdì", Mark Waters esordì con questa sorta di dramma-commedia modaiola, in perfetto stile Hollywood kitsch anni 90, anche se ambientata nel 1983. Waters transpone quasi integralmente il testo teatrale di Wendy McLeod al cinema, con risultati piuttosti buoni, astenendosi dai virtuosismi registici di erudizione, per mantenere una certa continuità di stile con l'opera teatrale (spezzata solamente dagli intermezzi girati in video, in cui Parkey Posey imita Jacqueline Kennedy-Onassis), affidando il peso di tutto al film ai soli cinque attori. Pur non essendo nè Russell Boyd, nè John Alcott, Micheal Spiller sfrutta bene l'illuminazione con candele (grazie all'escamotage narrativo del temporale che fa mancare l'elettricità in casa), creando un ambientazione casaligna, che ricorda più un vecchio maniero che una casa ben piazzata di Washington D.
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Anche se conosciuto principalmente per "Quel pazzo venerdì", Mark Waters esordì con questa sorta di dramma-commedia modaiola, in perfetto stile Hollywood kitsch anni 90, anche se ambientata nel 1983. Waters transpone quasi integralmente il testo teatrale di Wendy McLeod al cinema, con risultati piuttosti buoni, astenendosi dai virtuosismi registici di erudizione, per mantenere una certa continuità di stile con l'opera teatrale (spezzata solamente dagli intermezzi girati in video, in cui Parkey Posey imita Jacqueline Kennedy-Onassis), affidando il peso di tutto al film ai soli cinque attori. Pur non essendo nè Russell Boyd, nè John Alcott, Micheal Spiller sfrutta bene l'illuminazione con candele (grazie all'escamotage narrativo del temporale che fa mancare l'elettricità in casa), creando un ambientazione casaligna, che ricorda più un vecchio maniero che una casa ben piazzata di Washington D.C., mentre le adeguate musiche originali di Rolfe Kent fanno da macabro commento alle situazioni sempre più "incestuose".
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