stefanocapasso
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martedì 22 aprile 2014
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il cammino che porta alla realizzazione di se
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“La settima stanza” della regista ungherese Márta Mészáros è un film dalle forti suggestioni, nei contenuti e nelle immagini, che fa un potente uso della simbologia. Immagini sacre, rappresentazioni oniriche e teatrali si alternano ad una narrazione di fatti drammatici e avvincenti.
E' il racconto del compimento di un percorso di vita, quello di Edith Stein, brillante filosofa ebrea, convertita al cattolicesimo, poi ordinata suora e morta nel campo di concentramento di Auschwitz
Un intreccio che si dipana lungo tre strade.
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“La settima stanza” della regista ungherese Márta Mészáros è un film dalle forti suggestioni, nei contenuti e nelle immagini, che fa un potente uso della simbologia. Immagini sacre, rappresentazioni oniriche e teatrali si alternano ad una narrazione di fatti drammatici e avvincenti.
E' il racconto del compimento di un percorso di vita, quello di Edith Stein, brillante filosofa ebrea, convertita al cattolicesimo, poi ordinata suora e morta nel campo di concentramento di Auschwitz
Un intreccio che si dipana lungo tre strade. Dalla filosofia, che è il primo nutrimento della ragione e dei sentimenti della Stein ci si sposta pian piano sullo spirituale, mentre sullo sfondo, la vita quotidiana, la politica e il potere, rappresentato dall’ascesa nazista, minaccia tutto e tutti.
I personaggi della storia si rincontrano più volte in diversi momenti della vita, e in una fase diversa del proprio percorso. Ognuno ha il compito di realizzare se stesso, secondo l'inclinazione alla quale intende dare vita. E' il concetto della filosofia fenomenologica di Husserl, dal quale la Stein parte nelle sue ricerche e che finisce per realizzare personalmente, cosi come fa ogni singolo personaggio della storia, dando vita consapevolmente alla realizzazione di se più rispondente al proprio bisogno. Ciò che accomuna tutti è la sofferenza e la difficolta che si incontrano lungo il cammino verso la realizzazione della propria verità. E’ necessario confermare più volte le scelte che fanno parte della realizzazione del proprio cammino e che molto spesso richiedono una chiusura con una parte di se, con una vita che non corrisponde più.
E questo vale per tutti, quale sia il valore etico-morale della strada presa.
Cosi ad un estremo Edit compie il suo percorso, che rappresenta simbolicamente quello di Cristo, come l'ultima immagine del film sigilla vedendola tra le braccia della madre come la Pieta di Michelangelo, all’altro il Prof. Heller suo compagno di studi e amante non corrisposto che diventa il gerarca nazista che finirà per condannarla, suo malgrado. Tra loro altre figure descrivono la loro traiettoria esistenziale.
Quello di Edith è un percorso di purificazione, è il percorso delle 7 stanze descritte da Teresa d'Avila, che portano ad un progressivo distacco dall'ego mondano, allo sconfiggere il fascino delle tentazioni per arrivare all'ultima stanza, quella della assunzione su di se della propria croce.
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stella
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martedì 10 marzo 2009
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edith stein:una pazza o una donna coraggiosa?
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..Io ho soltanto diciassette anni e della vita ancora non so molto..ho avuto la grande occasione di vedere questo film..beh..che dire..sono rimasta veramente colpita dalla storia di questa donna..una donna forte, determinata, caparbia, ma allo stesso tempo fragile e bisognoga di Amore..quell'Amore che solo in Cristo è riucita a trovare..Una parola soltanto basterebbe per descrivere Edith Stein: cristiana.In una notte, in una notte soltanto si è convertita al Cristianesimo. La domanda sorge spontanea: o era una povera pazza, e allora lo sarebbero tutti i cristiani, o in Quell'Uomo Edith ha veramente trovato la realizzazione di tutti i suoi desideri..perchè solo Gesù corrisponde esattamente a ciò che il nostro cuore vuole.
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..Io ho soltanto diciassette anni e della vita ancora non so molto..ho avuto la grande occasione di vedere questo film..beh..che dire..sono rimasta veramente colpita dalla storia di questa donna..una donna forte, determinata, caparbia, ma allo stesso tempo fragile e bisognoga di Amore..quell'Amore che solo in Cristo è riucita a trovare..Una parola soltanto basterebbe per descrivere Edith Stein: cristiana.In una notte, in una notte soltanto si è convertita al Cristianesimo. La domanda sorge spontanea: o era una povera pazza, e allora lo sarebbero tutti i cristiani, o in Quell'Uomo Edith ha veramente trovato la realizzazione di tutti i suoi desideri..perchè solo Gesù corrisponde esattamente a ciò che il nostro cuore vuole. Io sono ancora piccola e ho una strada lunghissima da percorrere..però..ho fede. E non in un dio qualsiasi, ma in Dio, in Gesù, in Cristo.
L'immagine che mi accompagna ogni giornata della mia vita da quando ho visto questo film è Edith che si getta a terra ed assume la posizione della croce, caricandosi di tutti i suoi fardelli, conscia del fatto che non potrà mai toccare il fondo, perchè Gesù, sulla Croce, l'aveva toccato per lei. La forza e il coraggio di abbandonarsi totalmente nelle braccia di Cristo..ecco..questo è ciò che più mi ha colpito di Edith perchè è ciò che vorrei fare anche io ogni singolo istante..Prendere la mia Croce che Cristo prima di me ha portato e seguirLo, aderire e cedere a Lui solo..
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frategiancarlo
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martedì 3 febbraio 2009
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il castello interiore
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LA SETTIMA STANZA
Di Marta Merzaros
Premio della giuria ecumenica a Venezia nel 1996.
TRAMA: la storia di Edith Stein, ebrea – atea – poi divenuta cattolica carmelitana e morta ad Aushwitz nel ( 9 o 12 agosto) 1942. Patrona d’Europa.
STRUTTURA: Il film è difficile, procede per salti e sbalzi stilistici ma avvincente corre verso il tragico finale. La protagonista è la stessa che ricopre il ruolo di Maria la madre di Gesù nel film THE PASSION di Mel Gibson.
Edith filosofa, assistente di Husserl (Fenomenologia), insegnate di lettere e filosofia, nonché ricercatrice universitaria, comincia a conoscere due tipi di persecuzioni:
la prima essendo di origine ebraica, religione che comunque lei non pratica più dall’adolescenza, (importante sottolineare, perché lei stessa dice, che la sua non è una conversione dall’ebraismo al cattolicesimo, ma dall’ateismo al cristianesimo), piano piano viene estromessa dalle leggi razziali dall’insegnamento e dalla vita pubblica.
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LA SETTIMA STANZA
Di Marta Merzaros
Premio della giuria ecumenica a Venezia nel 1996.
TRAMA: la storia di Edith Stein, ebrea – atea – poi divenuta cattolica carmelitana e morta ad Aushwitz nel ( 9 o 12 agosto) 1942. Patrona d’Europa.
STRUTTURA: Il film è difficile, procede per salti e sbalzi stilistici ma avvincente corre verso il tragico finale. La protagonista è la stessa che ricopre il ruolo di Maria la madre di Gesù nel film THE PASSION di Mel Gibson.
Edith filosofa, assistente di Husserl (Fenomenologia), insegnate di lettere e filosofia, nonché ricercatrice universitaria, comincia a conoscere due tipi di persecuzioni:
la prima essendo di origine ebraica, religione che comunque lei non pratica più dall’adolescenza, (importante sottolineare, perché lei stessa dice, che la sua non è una conversione dall’ebraismo al cattolicesimo, ma dall’ateismo al cristianesimo), piano piano viene estromessa dalle leggi razziali dall’insegnamento e dalla vita pubblica.
La seconda è la fatica della madre ad accettare la conversione – tradimento della figlia con bellissimi dialoghi presi dalla biografia della stessa Stein.
L’essere privata di ogni attività permette alla Stein ormai filosofa riconosciuta a livello europeo (ha girato l’Europa tenendo conferenze sulla dignità della donna), di non avere impedimenti per l’entratanel Carmelo di Colonia.
Ma la sua avventura continua, le persecuzioni incalzano fino quando lei stessa deciderà di assumere su di sé il sacrificio di Cristo per offrirsi in olocausto per i buoni e i cattivi).
Il film procede per stanze le mansione del castello interiore di Santa Teresa d’Avila che indicano il cammino della preghiera, la cui ultima stanza, la settima appunto, rappresenta l’unione dell’anima con Dio.
Ci sono lungo il film diversi portoni – porte che si chiudono con solennità e rappresentano il passaggio da una mansione all’altra. Ogni chiusura è una rinuncia – spogliazione a cui Edith si abbandona. Questo fino alla nudità cristologia dell’ultima sequenza con una bellissima icona della Pietà dove Israele regge tra le braccia il Cristo Morto.
La Settima stanza coincide con la Camera a Gas e l’accostamento è altamente significativo perché il luogo della morte, della violenza barbarica e dell’assenza – scandalo di Dio, diviene anche il luogo dell’unione mistica, dove il martire soffre come Cristo e diviene Cristo rendendolo presente dentro lo scandalo del male.
Intenso e difficile.
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[+] giusto che edith stein sia patrona d'europa
(di danimani)
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giuseppe
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mercoledì 17 settembre 2008
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e se non l'ha convertita dio chi?
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devo vedere a breve il film...mi permetto di dissentire sul tuo parere negativo riguardo la scelta della regista di far notare l'intervento divino nella conversione di edith...beh..se non fosse intervenuto il divino...chi le avrebbe dato la grazia di convertirsi? non credi?
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ale
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lunedì 18 febbraio 2008
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bellissimo
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A me è piaciuto molto. Ho trovato interessante la regia e le scelte di inserire scene teatrali e surreali. Procede per immagini più che per narrazione, per cui può deludere chi cerca una biografia oggettiva. Ma un personaggio come la Stein non si può raccontare in un film, è troppo complesso e stratificato. Ecco perché la regista riconosce che il suo lavoro non è altro che un'interpretazione.
Mi piace moltissimo l'impatto della Stein con il convento, così duro e diverso da come lo immaginava. Ma per raggiungere la vera unione con Dio bisogna rinunciare all'io, cosa ancora più difficile se l'io è quello ingombrante di una raffinata intellettuale.
Maia Morgenstern, poi, è bravissima.
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ugo villi
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venerdì 15 febbraio 2008
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l'imbarazzo
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la settima è la camera a gas? tutto qui il commento?
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roby1940
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lunedì 10 settembre 2007
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un mattone pazzesco
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Mi spiace dover dare un giudizio cosi' pesante ma il film e' un vero mattone. fatto malissimo. Eppure la storia e' interessante e piena di spunti.Tutto banale, tutto scenico e teatrale.Un film che stanca e porta a smettere di vederlo.Improponibile la scena dove la protagonista chiede all'ufficiale tedesco di far vivere la bambina!!!!!
Una delle musiche di sottofondo e' una marcia tedesca di un noto videogioco(WolfSP).
Pare che il film abbia vinto dei premi, come abbia fatto non riesco a capirlo.( e' proprio vero che a questo mondo non vi e' giustizia).
Penso che il regista ed ed i suoi collaboratori siano braccia sottratte all'agricoltura dove certamente avrebbero ottenuto miglior fortuna.
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Mi spiace dover dare un giudizio cosi' pesante ma il film e' un vero mattone. fatto malissimo. Eppure la storia e' interessante e piena di spunti.Tutto banale, tutto scenico e teatrale.Un film che stanca e porta a smettere di vederlo.Improponibile la scena dove la protagonista chiede all'ufficiale tedesco di far vivere la bambina!!!!!
Una delle musiche di sottofondo e' una marcia tedesca di un noto videogioco(WolfSP).
Pare che il film abbia vinto dei premi, come abbia fatto non riesco a capirlo.( e' proprio vero che a questo mondo non vi e' giustizia).
Penso che il regista ed ed i suoi collaboratori siano braccia sottratte all'agricoltura dove certamente avrebbero ottenuto miglior fortuna.
Roberto
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[+] è una regista... non un regista.... ungherese per
(di albi)
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shamela
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domenica 22 aprile 2007
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edith stein una grande donna
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se volete che ve lo dica con franchezza il film non mi ha fatto impazzire.
Edith Stein è una figura complessa e profonda, grande filosofa, psicologa, educatrice, sostenitrice della causa della donna, per arrivare fino alla figura di martire e santa. Ha una bibliografia che terrebbe testa a molto filosofi uomini molto più famosi come heidegger & co. Non basterebbe un film figuriamoci la mia striminzita pseudo-recensione.
La regista ha voluto rappresentare solo l'ultima parte della vita della Stein, dal convento al martirio. Non mi è piaciuto il modo con cui ha sottolineato l'estasi mistica della protagonista, la quale pare a volte che si sia convertita per intervento divino. Questi raggi di luce che passano attraverso le finestre delle stanze e che arrivano alla stein mi sembrano un po' banali.
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se volete che ve lo dica con franchezza il film non mi ha fatto impazzire.
Edith Stein è una figura complessa e profonda, grande filosofa, psicologa, educatrice, sostenitrice della causa della donna, per arrivare fino alla figura di martire e santa. Ha una bibliografia che terrebbe testa a molto filosofi uomini molto più famosi come heidegger & co. Non basterebbe un film figuriamoci la mia striminzita pseudo-recensione.
La regista ha voluto rappresentare solo l'ultima parte della vita della Stein, dal convento al martirio. Non mi è piaciuto il modo con cui ha sottolineato l'estasi mistica della protagonista, la quale pare a volte che si sia convertita per intervento divino. Questi raggi di luce che passano attraverso le finestre delle stanze e che arrivano alla stein mi sembrano un po' banali. Tralasciare tutta la parte filosofica del pensiero di questa figura sarà pure più popolar-cinematografico ma mi sembra una grande mancanza di delicatezza e tatto.
a proposito... leggete la bibiografia della stein è troppo bella ;-)
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