Perdiamoci di vista! |
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Un film di Carlo Verdone.
Con Carlo Verdone, Asia Argento, Aldo Maccione, Angelo Bernabucci.
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Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 113 min.
- Italia 1994.
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Un'opera gradevole centrata sul tema dell'handicapdi Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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venerdì 9 gennaio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
PERDIAMOCI DI VISTA! (IT, 1994) diretto da CARLO VERDONE. Interpretato da CARLO VERDONE, ASIA ARGENTO, ALDO MACCIONE, SONIA GESSNER, LUIS MOLTENI
Gepy Fuxas è un cinico presentatore televisivo che conduce un programma che sfrutta le disgrazie delle povere persone per fare audience, infischiandosene delle norme sulla privacy e lucrando sulle disgrazie umane. In una puntata è svergognato e provocato in diretta televisiva da Arianna, giovane paraplegica ribelle, e perde il posto per il suo comportamento irrispettoso verso di lei. Ma tra i due fiorisce a poco a poco un rapporto di amicizia amorosa, che giova soprattutto a Gepy, forse migliore di quel che sembra o di come il mestiere lo costringeva ad essere. Il conduttore capirà molte cose sulla vita di una persona costretta su una sedia a rotelle e allargherà il proprio bagaglio di sentimenti, arrivando addirittura a salvare la vita ad Arianna durante una gita in Repubblica Ceca. Tredicesimo film di Verdone nell’abituale duplice veste di attore e regista, risulta come uno dei più diseguali, incerto tra il versante satirico e quello sentimentale e appesantito da un moralismo troppo dimostrativo. Se non altro, però, il tema dell’handicap è raccontato senza manicheismi e affrontato con una lucidità assolutamente priva di caricature o forzature. Verdone, come interprete, si trova a suo agio nel ruolo di un artista mediocre che scopre la sua tenerezza segreta effettuando una metamorfosi interiore che lo fa maturare e lo porta a considerare aspetti importanti della vita di cui prima non s’era mai accorto. Accanto a lui, la Argento, figlia di Dario e di Daria Nicolodi, all’epoca appena diciannovenne, è una partner squisita ed energica, e c’è da dire che come attrice lei ha saputo affinare di film in film il suo talento naturale, decisamente migliorato e sviluppato nel corso degli anni. A. Maccione incide col vetriolo un impresario televisivo grezzo e maleducato. Le scene migliori: la riunione in sala regia dei collaboratori di Fuxas per la preparazione della nuova puntata; il primo incontro fra i due protagonisti nell’abitazione di lei; la visita ai parenti di Arianna nell’immenso cascinale di campagna; lo scherzoso gioco amoroso ai piedi del letto; il passaggio sul ponte di Praga e la cacciata dalla chiesa durante la funzione eucaristica. I momenti spassosi non mancano, ma qui la consueta carta “malincomica” non cede facilmente il passo al divertimento e punta un po’ di più sugli aspetti drammatici di una storia che non disdegna una lieta fine pur veicolando significati alquanto pessimistici e tristi. Poco espressivi e assai fiacchi gli attori di contorno. David di Donatello alla regia.
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