Antartico. Un cane fugge dal campo norvegese e si rifugia presso quello statunitense, ma nella notte si trasforma in un essere tentacolato che tenta di uccidere gli altri animali. Spaventati, gli uomini lo bruciano, e un sopralluogo nel campo norvegese rende chiaro che la “cosa” era un essere proveniente dallo spazio…
Primo episodio della cosiddetta “Trilogia dell’Apocalisse” di John Carpenter insieme con Il Signore del Male e Il Seme della Follia, La Cosa è tratto dal racconto Who goes there? di John W. Campbell Jr, che già aveva ispirato La “cosa” da un altro mondo diretto da Christian Nyby e prodotto da Howard Hawks. Rispetto al film del ’51, Carpenter rispetta molto di più il materiale originale e crea grazie agli effetti speciali di Rob Bottin qualcosa di assolutamente inedito. Per gli standard cinematografici di inizio anni ’80, La Cosa è una pellicola indipendente (seppur prodotta dalla Universal) votata all’horror e dotata di una grande capacità di spaventare. Allo sguardo di oggi appare invece come un film d’azione violenta con un mostro extraterrestre al posto del classico cattivone. Ma è evidente fin dall’inizio come ciò che Carpenter voleva affrontare con questa pellicola era il concetto di “paranoia”. Non a caso se si esula la figura del mostro dal film, ciò che resta è una pellicola piuttosto intimista, estremamente claustrofobica, che fa della rottura della fiducia tra i personaggi il suo tema principale. Uscito negli Stati Uniti solo due settimane dopo E.T., e lo stesso giorno di Blade Runner, il film andò incontro ad un clamoroso insuccesso commerciale: costata 10 milioni di dollari, la pellicola ne incassò in patria poco più di 13, ma generò un fenomeno di culto che ancora oggi sembra in costante crescita. A questo certo non è estraneo il lavoro dell’allora ventiduenne Rob Bottin, cui si deve il concetto di “polimorfismo conglobante” della Cosa (che è in grado di imitare qualunque essere con il quale sia precedentemente entrata in contatto) e che ha nascosto a molti la precisione della sceneggiatura di Bill Lancaster, l’efficacia delle musiche di Ennio Morricone (e Carpenter), l’ottimo lavoro del direttore della fotografia Dean Cundey e soprattutto la capacità di John Carpenter di muoversi con facilità in un ambiente ristretto popolato però da molti personaggi. Riguardo l’aspetto visivo non si era mai vista una cosa del genere. Tutti gli effetti speciali sono realizzati con lattice e cavi elettrici – come il recente Alien vs Predator – e ci regalano degli alieni veramente spaventosi. Meglio di così non si poteva fare. La scena, inoltre, della creatura che si fa strada dalla bocca del cane, sventrando il povero animale, è sicuramente una delle più spaventose, se non la più spaventosa, della storia del cinema, fa proprio paura, si respira un’aria paranoica e claustrofobica quasi come in Alien di Ridley Scott. Un sanguinario gioco al gatto e al topo che culmina nella tragedia. E poi, lo ammetto, è un film di trent’anni fa, ma mi sono veramente cagato addosso. Poi ogni volta che lo rimettevano in TV, sul serio, avevo una fifa nera. Straordinario il cast, al primo posto un giovane Kurt Russell. Vietato ai minori di 18 anni. Capolavoro.
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