luis23
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mercoledì 22 febbraio 2012
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basterebbe solo dire : ken russell
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Poi aggiungerei: una delle migliori interpretazioni di William Hurt...
Occorrerebbe avere avuto esperienze extra-ordinarie per comprendere la portata e le motivazioni del "viaggio" del curioso scienziato William Hurt del film.
Potrei anche essere d'accordo con chi ha ritenuto il film noioso. Lo si può ritenere noioso infatti se non si è mai neanche provato ad intraprendere un "viaggio attorno" all'uomo.
Nel film si tratta del desiderio di conoscere. Conoscere tutto: da dove veniamo , chi siamo, perchè ....
Nel 2012, anno in cui sto scrivendo di questo (bellissimo) film,sembra non abbiamo interessi di questo tipo; siamo molto piùinteressati a sapere tutto dell'ultimo smartphone o di un viaggio a disneyland Paris piuttosto che a Maiorca .
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Poi aggiungerei: una delle migliori interpretazioni di William Hurt...
Occorrerebbe avere avuto esperienze extra-ordinarie per comprendere la portata e le motivazioni del "viaggio" del curioso scienziato William Hurt del film.
Potrei anche essere d'accordo con chi ha ritenuto il film noioso. Lo si può ritenere noioso infatti se non si è mai neanche provato ad intraprendere un "viaggio attorno" all'uomo.
Nel film si tratta del desiderio di conoscere. Conoscere tutto: da dove veniamo , chi siamo, perchè ....
Nel 2012, anno in cui sto scrivendo di questo (bellissimo) film,sembra non abbiamo interessi di questo tipo; siamo molto piùinteressati a sapere tutto dell'ultimo smartphone o di un viaggio a disneyland Paris piuttosto che a Maiorca ..... e troviamo davvero demodè anche solo parlare di: un viaggio "attorno" all'uomo.
Invece, in questo film, nonostante la curiosità possa sembrare (in parte) appagata , la fame di conoscenza sembra non avere fine e nessuna soluzione sembra essere definitiva per la sete continua di conoscenza.
Il messaggio sembra essere che : se non si accetta di riconoscere che l'unica cosa che ci può emozionare davvero più di tutto, altro non è che la comunione tra gli individui, la sintonia tra gli esseri, che molti chiamano amore...
Se non si accetta questo hai voglia a girare attorno all'uomo. Si ridurrebbe a un viaggio infinito... senza pace e senza soluzione.
Questo credo Russel abbia provato a comunicarci.
Un po' come quando diciamo "conoscere il mondo? intanto vado a farmi un viaggio nel paese o in qualche bellissima città qui vicino".
Cosi nel film: cosa c'è oltre l'universo? qual'è l'origine e i primi sentimenti, i pensieri dei miei progenitori ? Trovo pace solo se vedo di scoprire cosa ha "dentro" il mio vicino...e questo può appagare la mia esistenza.
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sirgient
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venerdì 25 marzo 2016
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l'io profondo ci mette in contato con dio...
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Quando lo vidi per la prima volta, fui folgorato dalla visione di questa pellicola... Una storia che all'inizio sembra tutto il contrario di ciò che rappresenta.
Alla fine, si capisce l'analisi profonda, l'introspezione logica, l'accesso a pensieri profondi, radicati ed esprime, in un mix tra teologia, misticismo religioso e scienza quello che la genomica ha dimostrato anni dopo.
Tutto è contenuto dentro il nostro io e il nostro io è contenuto dentro il nostro DNA.
L'uso delle droghe psichedeliche, l'approccio scientifico portano il nostro studioso (William Hurt giovanissimo e bravissimo) a ritornare incosapevolmente indietro al nostro io primordiale fino a reintegrarlo attraverso una sorta di genetica modificazione strutturale del suo corpo, insomma torna ad essere un uomo primitivo, ma.
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Quando lo vidi per la prima volta, fui folgorato dalla visione di questa pellicola... Una storia che all'inizio sembra tutto il contrario di ciò che rappresenta.
Alla fine, si capisce l'analisi profonda, l'introspezione logica, l'accesso a pensieri profondi, radicati ed esprime, in un mix tra teologia, misticismo religioso e scienza quello che la genomica ha dimostrato anni dopo.
Tutto è contenuto dentro il nostro io e il nostro io è contenuto dentro il nostro DNA.
L'uso delle droghe psichedeliche, l'approccio scientifico portano il nostro studioso (William Hurt giovanissimo e bravissimo) a ritornare incosapevolmente indietro al nostro io primordiale fino a reintegrarlo attraverso una sorta di genetica modificazione strutturale del suo corpo, insomma torna ad essere un uomo primitivo, ma... non si ferma qui.. l'io sempre più profondo viene scoperto, rispolverato, portato alla luce fino ad arrivare a quella vera essenza dell'uomo, la creazione primordiale, scontrandosi con il misticismo religioso, fondendo il scaro e il profano in una massa informe.
Un film da stati di allucinazione... da vedere e rivedere e poi a distanza di anni riprenderlo ancora, ogni volta che si vuole cercare dentro di se la voglia di ritrovarsi e di ritrovare un pensiero che ci porti lontano ... lontano.. a provare a capire la nostra vera essenza.
Un'Ispirazione, non potete non vedere questo film.
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dandy
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giovedì 11 giugno 2020
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il trip dei trip.
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Dal romanzo ispirato alla vita di John Lilly di Paddy Chayefesky(che si firmò Sidney Aaron per gli screzi avuti col regista,subentrato ad Arthur Penn) uno dei primi esempi di cinema puntato in prevalenza agli special effects(sia di make up che digitali),dove si intravede una tematica che diverrà uno dei punti cardine del cinema anni '80,il body horror.Le suggestioni visive abbondano(con echi da Kenneth Anger nelle sequenze infernali,che sembrano contenere o ricreare gli stessi spezzoni usati dal regista underground per i suoi "Inauguration of the Plasure Dome" e "Invocation of my demon brother")e Hurt,al suo debutto,è bravissimo.Peccato che trama e sviluppi siano tirati via,a cominciare dal rapporto tra Eddie ed Emily,risolto in extremis nella maniera più scontata.
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Dal romanzo ispirato alla vita di John Lilly di Paddy Chayefesky(che si firmò Sidney Aaron per gli screzi avuti col regista,subentrato ad Arthur Penn) uno dei primi esempi di cinema puntato in prevalenza agli special effects(sia di make up che digitali),dove si intravede una tematica che diverrà uno dei punti cardine del cinema anni '80,il body horror.Le suggestioni visive abbondano(con echi da Kenneth Anger nelle sequenze infernali,che sembrano contenere o ricreare gli stessi spezzoni usati dal regista underground per i suoi "Inauguration of the Plasure Dome" e "Invocation of my demon brother")e Hurt,al suo debutto,è bravissimo.Peccato che trama e sviluppi siano tirati via,a cominciare dal rapporto tra Eddie ed Emily,risolto in extremis nella maniera più scontata.Diciamo che è un film in cui conta più il lato visivo del resto.Notevole colonna sonora di John Corigliano,candidata all'Oscar.Le sequenze in cui il protagonista mutato scorazza per le strade e arriva allo zoo sembrano anticipare quelle di "Un lupo mannaro americano a Londra",mentre le mutazioni finali in masse informi urlanti hanno qualcosa dei dipinti di Bacon.Oggi cult,e omaggiato tra gli altri da Rob Zombie in "Le streghe di Salem".Entrata nell'immaginario collettivo la vasca per privazione sensoriale.Debutto per la 5enne Drew Barrymore,che ha giusto qualche inquadratura nel ruolo di una delle figlie del protagonista.
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gus da mosca
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domenica 22 giugno 2008
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"magia" psichedelica e niente psichiatria
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Visto dal nuovo millennio questo film sembra dimostrare almeno 20 anni piu' di quelli che ha e sembra essere figlio degli anni 60, piu' che anticipatore visionario degli 80: antiquariato cinematografico (visto allora e visto oggi), piu' che frontiera delle nuove scienze. Il gruppo di medici, sembra muoversi nel gabinetto del dottor Frankenstein ed anche le loro alchimie e le loro "macchine sperimentali" danno al metodo di lavoro un sinistro approccio da "maniaci" piu' che da "psichiatri". La richerca dell'io diventa una "caccia primiiva", nei metodi e negli effetti. Cosi' finisce che invece di trovare il principio del "tutto" e dell'individuo metapsichico, i nostri "medici" danno l'impressione di trovare la fine della mente razionale e l'inizio dell'abisso della morte.
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Visto dal nuovo millennio questo film sembra dimostrare almeno 20 anni piu' di quelli che ha e sembra essere figlio degli anni 60, piu' che anticipatore visionario degli 80: antiquariato cinematografico (visto allora e visto oggi), piu' che frontiera delle nuove scienze. Il gruppo di medici, sembra muoversi nel gabinetto del dottor Frankenstein ed anche le loro alchimie e le loro "macchine sperimentali" danno al metodo di lavoro un sinistro approccio da "maniaci" piu' che da "psichiatri". La richerca dell'io diventa una "caccia primiiva", nei metodi e negli effetti. Cosi' finisce che invece di trovare il principio del "tutto" e dell'individuo metapsichico, i nostri "medici" danno l'impressione di trovare la fine della mente razionale e l'inizio dell'abisso della morte. Particolarmente puerile e completamente antiscientifica la scelta di far coincidere la regressione mentale con quella fisica ed addirittura evolutiva (un insulto alla psichiatria moderna che in quegli anni 80 trovava fondamento). La giovane psichiatra sembra schizoide, piu' che nevrastenica ed il suo "creativo" compagno un "cattivo" allievo di Albert Hofmann, per nulla un medico della mente. Dunque un film reazionario, nato "antico" e rivolto all'indietro, per alcuni versi ispiratore di quel Tagliaerbe che, 10 anni dopo affrontava "temi della mente" con l'approccio oppposto (ma altrettanto ascientifico): guardando avanti, come precursore di idee e grafica del decennio 90. Il film visto come opera "deviante" mantiene un suo fascino, seppur debole, ma certo non da film "maledetto o visionario". (Cronemberg, Kubrick, Jodorosky o Linch e tanti altri geniali visionari non li userei assolutamente come termini di paragone)
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paride86
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domenica 10 ottobre 2010
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insomma
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Uno scienziato cerca di sperimentare lo stadio iniziale dell'anima mediante esperienze metafisiche e allucinigene, incappando in risultati tanto insperati quanto imprevedibili.
Il film parte molto bene ed è ben argomentato; purtroppo si perde durante lo svolgimento: scene oniriche sorprendenti ma incoerenti con la trama, risvolti da film horror di serie B, effetti speciali invecchiati nel tempo...tutto per arrivare all'insulso finale che lascia a bocca asciutta.
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levo95
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venerdì 8 luglio 2011
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noioso e solo un po' interessante
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Eddie Jessup è uno scienziato che conduce esperimenti su se stesso alla ricerca di un se primordiale. La partenza è interessante, ma dopo i primi 20 minuti tutto comincia a perdere senso. Se il significato del film doveva essere il limite etico che uno scienziato si deve imporre, tutto scade in chiacchere al vento ed effetti speciali (bellissimi) messi a caso. Un risultato psichedelico per nulla interessante.
Bravissimo (sprecato) William Hurt, bravi anche Blair Brown e Charles Haid. Lascia perplessi la perenne nudità di Hurt. Chissà? l'avranno fatto tanto per far vietare il film (effettivamente v.m.14), o per attirare in massa il pubblico femminile?
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