ivan91
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lunedì 8 gennaio 2018
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intimista
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Film straordinario che racconta in maniera sublime la storia di un sedicenne alle prese con i propri sensi di colpa ler non aver fatto abbastanza per poter salvare suo fratello in un incidente in barca. Eccezionali gli interpreti
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il befe
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domenica 8 marzo 2015
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capolavoro
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luca scial�
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lunedì 8 settembre 2014
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esordio impegnato per redford
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Primo film per Robert Redford, che sceglie un Drammatico dall'alta carica emotiva. Ci racconta la vita dei Jarret di Chicago, tipica famiglia medio-borghese americana, la cui tranquillità viene spezzata dalla morte del figlio primogenito e dalla schizzofrenia sopraggiunta del secondo figlio. Il quale vive nel tormento di non aver salvato il fratello nella tempesta. Una storia non facile e non raccontata dal regista con il giusto calore e coinvolgimento costante che meriterebbe. Fortunatamente ha fatto di meglio, ma va comunque apprezzato questo esordio anche come sceneggiatore. Poteva scegliere una commediuccia, ma ha rispettato la sua ottima carriera da attore.
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ivan91
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mercoledì 27 agosto 2014
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starodinario
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Un film straordinario, che dipinge in maniera realista, un ritratto di famiglia lacerata dllla tensioni e dalla tragedia.
Eccezionali glia attori SPECIALMENTE tIMOTHY HUTTON
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omanoc_laod
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giovedì 12 giugno 2014
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emozioni come rifiuti.
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Quando gli ordini nucleari d'una famiglia vengono a varcare la soglia di emozioni sgradite e, di certo, non consone al tipo di ambiente borghese cui si fa riferimento, ogni cosa diventa mutevole, catastrofica e naturalmente al vaglio di indagini che come primo obbiettivo hanno quello di non far trasparire nulla.
Succede questo alla madre di Conrad. Una madre che prova sentimenti ambivalenti ma pure alienanti da quel maledetto giorno in barca, quando suo figlio Conrad dovette assistere non solo alla morte del fratello Buck ma anche a quella dei sentimenti di lei che conseguirono e che, a detta del marito, l'hanno recisa, l'hanno condotta a un mutismo affettivo che, tuttavia, è stato avvertito costantemente come forma d'odio proprio dall'altro sopravvissuto al drammatico evento, proprio il fratello che da sempre è stato una spanna sotto al fratello morto Buck, quello che avendo interiorizzato l'odio covato dalla madre, cercherà di suicidarsi più volte, e per così dire, sistemare le cose dando la possibilità al mondo di fare a meno di quel eterno "fratello di Buck".
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Quando gli ordini nucleari d'una famiglia vengono a varcare la soglia di emozioni sgradite e, di certo, non consone al tipo di ambiente borghese cui si fa riferimento, ogni cosa diventa mutevole, catastrofica e naturalmente al vaglio di indagini che come primo obbiettivo hanno quello di non far trasparire nulla.
Succede questo alla madre di Conrad. Una madre che prova sentimenti ambivalenti ma pure alienanti da quel maledetto giorno in barca, quando suo figlio Conrad dovette assistere non solo alla morte del fratello Buck ma anche a quella dei sentimenti di lei che conseguirono e che, a detta del marito, l'hanno recisa, l'hanno condotta a un mutismo affettivo che, tuttavia, è stato avvertito costantemente come forma d'odio proprio dall'altro sopravvissuto al drammatico evento, proprio il fratello che da sempre è stato una spanna sotto al fratello morto Buck, quello che avendo interiorizzato l'odio covato dalla madre, cercherà di suicidarsi più volte, e per così dire, sistemare le cose dando la possibilità al mondo di fare a meno di quel eterno "fratello di Buck".
Dopo i tentati suicidi e il conseguente ricovero nell'ospedale psichiatrico, di ritorno a casa, Conrad decide, tuttavia, di intraprendere delle sedute psicologiche con un esperto che per egli si rileverà indispensabile affinché desse luce ai sentimenti di impotenza, mischiati all'ossessione di doversi obbligatoriamente sentire inutile, fuori posto, ingombrante, responsabile dei malesseri di ella e tanto insicuro da doversi “esercitare” prima di incontrare lo psicologo, prima di uscire con una nuova ragazza, prima di mettere in scena qualcosa di gradito agli altri. Ma, ancora una volta, da una parte abbiamo la madre che si dimostra impenetrabile, silenziosa e desiderosa di dimenticare “serenamente” la morte di Buck, e dall’altro capo, suo marito che rilevandosi più sensibile verso Conrad, le ricorda che non si può pensare di dover passare un "buon natale" dimenticandosi quelli che verranno, quelli che seguiranno dopo gli autunni e le stagioni, senza rivolgersi ad uno specialista, a qualcuno che possa contenere la negatività delle sue emozioni, a qualcuno che non debba farla fuggire e vergognare dell’apatia provata verso Conrad. Per Conrad, allora, è il ricordo dell’ospedale psichiatrico a ripuliro dalle emozioni, o meglio, dai rifiuti che gli scaglia addosso la madre, come anche gli amici e chi rimarca ancora quanto suo fratello fosse migliore di lui e delle sue capacità. E’ Karen, una amica dell’ospedale, e gli altri pazienti, a rasserenarlo, a fargli percepire che gli umani hanno emozioni che non sono così difficili da cogliere e addirittura in grado di rassicurarlo.
L'iniziale disaccordo con lo psicologo si tramuterà in quel aiuto tanto sperato, venendo a far sentire Conrad non più come responsabile, non più l'elemento destabilizzante come s'è sempre pensato e come l'hanno pensato, tutti. Tuttavia questo stravolgimento di cose sembra scuotere, ancora una volta, la madre che a un abbraccio del figlio ritrovato e coscienzioso di accettare i suoi limiti, non reggerà questo confronto emotivo e non sapendo rispondere alle incalzanti domande del marito circa il loro amore, circa la sua apatia verso Il ri-nato Conrad, deciderà di andare via in silenzio, timorosa dei tumulti che ricoprono i centimetri di pelle posseduti. Vergognandosi del suo analfabetismo emotivo e concedendosi, come unico guaritore, il tempo necessario per annulare se stessa e redimersi, dal niente provato.
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vic fontaine
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martedì 20 maggio 2014
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toccante e commovente
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Un bellissimo film, emotivamente coinvolgente, forse un po' patinato nella sua struttura estetica (specie la fotografia), anche se ciò era forse voluto per fare da controcampo ai momenti difficili vissuti dalla famiglia protagonista. Conrad (un eccellente Timothy Hutton, premiato con l'Oscar come attore non protagonista causa la sua giovanissima età, nonostante fosse il personaggio maggiormente presente nel film) si sente inconsciamente responsabile della morte del fratello maggiore Buck, avvenuta durante una spericolata gita in barca a vela, ha tentato il suicidio e cerca di tornare alla normalità (amici, attività sportive ed extrascolastiche ecc.) dopo mesi di cura in un ospedale psichiatrico, grazie anche all'aiuto di uno psichiatra (un ottimo Judd Hirsch); il padre Calvin (un bravissimo ed intenso Donald Sutherland) cerca di essere presente e di preoccuparsi in modo positivo per le sorti della famiglia; la madre Beth (Mary Tyler Moore, bravissima a tratteggiare i lati alquanto sgradevoli del suo personaggio) incolpa inconsciamente Conrad di aver fatto morire Buck, che adorava e al quale si sentiva molto più vicina, camuffando le proprie latenti debolezze (non riesce a dialogare con Conrad e a trasmettergli alcun affetto materno) con un'esistenza fatta di perbenismo high-class e ipocrita rispettabilità sociale (in una scena, ella rimprovera il marito di essersi fatto sfuggire, durante un party con amici e colleghi di lavoro, che Conrad è in cura da uno psichiatra).
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Un bellissimo film, emotivamente coinvolgente, forse un po' patinato nella sua struttura estetica (specie la fotografia), anche se ciò era forse voluto per fare da controcampo ai momenti difficili vissuti dalla famiglia protagonista. Conrad (un eccellente Timothy Hutton, premiato con l'Oscar come attore non protagonista causa la sua giovanissima età, nonostante fosse il personaggio maggiormente presente nel film) si sente inconsciamente responsabile della morte del fratello maggiore Buck, avvenuta durante una spericolata gita in barca a vela, ha tentato il suicidio e cerca di tornare alla normalità (amici, attività sportive ed extrascolastiche ecc.) dopo mesi di cura in un ospedale psichiatrico, grazie anche all'aiuto di uno psichiatra (un ottimo Judd Hirsch); il padre Calvin (un bravissimo ed intenso Donald Sutherland) cerca di essere presente e di preoccuparsi in modo positivo per le sorti della famiglia; la madre Beth (Mary Tyler Moore, bravissima a tratteggiare i lati alquanto sgradevoli del suo personaggio) incolpa inconsciamente Conrad di aver fatto morire Buck, che adorava e al quale si sentiva molto più vicina, camuffando le proprie latenti debolezze (non riesce a dialogare con Conrad e a trasmettergli alcun affetto materno) con un'esistenza fatta di perbenismo high-class e ipocrita rispettabilità sociale (in una scena, ella rimprovera il marito di essersi fatto sfuggire, durante un party con amici e colleghi di lavoro, che Conrad è in cura da uno psichiatra). Solida e convincente la sceneggiatura di Alvin Sargent, che riesce a dosare con equilibrio e misura i vari momenti di evoluzione delle dinamiche sia familiari che personali, soprattutto di Conrad (l'apparente ritorno alla normalità, la tenera amicizia con la compagna di scuola, il rapporto con lo psichiatra, i tentativi di approccio affettuoso con la madre sempre da questa respinti, lo sconvolgimento per la morte dell'amica di ospedale Karen, la disperata richiesta di aiuto allo psichiatra, l'abbraccio finale con il padre).
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filippo catani
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sabato 24 dicembre 2011
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un dramma familiare
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Un giovane adolescente assiste alla morte dell'amato fratello durante una pericolosa uscita in barca a vela. Non riuscendo a resistere ai sensi di colpa tenta il suicidio. Uscito dall'ospedale psichiatrico cerca di tirarsi fuori dai guai con l'aiuto di uno psicologo e all'amore per una ragazza del coro dove canta. Nel frattempo il padre prenderà le difese del figlio mentre la madre, eccessivamente affezionata al figlio scomparso, finirà per allontanarsi sempre di più da loro.
Film intenso e doloroso con cui Robert Redford esordì alla regia vincendo quattro Oscar. La storia è assolutamente verosimile e coinvolgente e lungo l'intera durata della pellicola seguiamo il tentativo di un giovane ragazzo di tornare alla normalità.
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Un giovane adolescente assiste alla morte dell'amato fratello durante una pericolosa uscita in barca a vela. Non riuscendo a resistere ai sensi di colpa tenta il suicidio. Uscito dall'ospedale psichiatrico cerca di tirarsi fuori dai guai con l'aiuto di uno psicologo e all'amore per una ragazza del coro dove canta. Nel frattempo il padre prenderà le difese del figlio mentre la madre, eccessivamente affezionata al figlio scomparso, finirà per allontanarsi sempre di più da loro.
Film intenso e doloroso con cui Robert Redford esordì alla regia vincendo quattro Oscar. La storia è assolutamente verosimile e coinvolgente e lungo l'intera durata della pellicola seguiamo il tentativo di un giovane ragazzo di tornare alla normalità. Soprattutto egli dovrà superare quella che è la sindrome del sopravvissuto e cioè quel senso di colpa per essersi salvati al posto del proprio caro. Il padre che cerca di tenere insieme i cocci della famiglia e una madre gelida e distaccata che non riesce a comunicare con il figlio superstite non riescono a offrire appigli al ragazzo che finirà per trovare una ciambella di salvataggio nel suo terapeuta. Ottima l'interpretazione corale degli attori.
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[+] folgorazione
(di massimo coacci)
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uaua26
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sabato 17 novembre 2007
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un film splendido!!!
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uno dei film più teneri e sinceri sulla profondità e difficoltà dei sentimenti tra genitori e figli davanti ad una tragedia comune. E' vero, lacrimevole, perchè rievoca emozioni come l'incomprensione che tutti hanno provato almeno una volta all'interno della vita familiare. Assolutamente raccomandato!!
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luk
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venerdì 7 settembre 2007
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il morandini questo sconosciuto
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Se avessi dovuto attenermi alle recensioni del morandini mi sarei perso tutti i film più belli che ho visto...
Quando penso a quei poveri alberi abbattuti per nulla....
[+] beh
(di maipago delpoco)
[ - ] beh
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marco e 91
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venerdì 19 gennaio 2007
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redford molto meglio come attore
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Gente comune è un prodotto cinematografico di buon livello, diciamo un film di consumo. Non può essere considerato un grandissimo film e tantomeno un capolavoro, ma va sicuramente visto. Per essere un esordio alla regia non c'è male, anche se non considero Robert Redford un grandissimo regista.
Le interpretazioni poi sono buone.
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