vic fontaine
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martedì 20 maggio 2014
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toccante e commovente
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Un bellissimo film, emotivamente coinvolgente, forse un po' patinato nella sua struttura estetica (specie la fotografia), anche se ciò era forse voluto per fare da controcampo ai momenti difficili vissuti dalla famiglia protagonista. Conrad (un eccellente Timothy Hutton, premiato con l'Oscar come attore non protagonista causa la sua giovanissima età, nonostante fosse il personaggio maggiormente presente nel film) si sente inconsciamente responsabile della morte del fratello maggiore Buck, avvenuta durante una spericolata gita in barca a vela, ha tentato il suicidio e cerca di tornare alla normalità (amici, attività sportive ed extrascolastiche ecc.) dopo mesi di cura in un ospedale psichiatrico, grazie anche all'aiuto di uno psichiatra (un ottimo Judd Hirsch); il padre Calvin (un bravissimo ed intenso Donald Sutherland) cerca di essere presente e di preoccuparsi in modo positivo per le sorti della famiglia; la madre Beth (Mary Tyler Moore, bravissima a tratteggiare i lati alquanto sgradevoli del suo personaggio) incolpa inconsciamente Conrad di aver fatto morire Buck, che adorava e al quale si sentiva molto più vicina, camuffando le proprie latenti debolezze (non riesce a dialogare con Conrad e a trasmettergli alcun affetto materno) con un'esistenza fatta di perbenismo high-class e ipocrita rispettabilità sociale (in una scena, ella rimprovera il marito di essersi fatto sfuggire, durante un party con amici e colleghi di lavoro, che Conrad è in cura da uno psichiatra).
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Un bellissimo film, emotivamente coinvolgente, forse un po' patinato nella sua struttura estetica (specie la fotografia), anche se ciò era forse voluto per fare da controcampo ai momenti difficili vissuti dalla famiglia protagonista. Conrad (un eccellente Timothy Hutton, premiato con l'Oscar come attore non protagonista causa la sua giovanissima età, nonostante fosse il personaggio maggiormente presente nel film) si sente inconsciamente responsabile della morte del fratello maggiore Buck, avvenuta durante una spericolata gita in barca a vela, ha tentato il suicidio e cerca di tornare alla normalità (amici, attività sportive ed extrascolastiche ecc.) dopo mesi di cura in un ospedale psichiatrico, grazie anche all'aiuto di uno psichiatra (un ottimo Judd Hirsch); il padre Calvin (un bravissimo ed intenso Donald Sutherland) cerca di essere presente e di preoccuparsi in modo positivo per le sorti della famiglia; la madre Beth (Mary Tyler Moore, bravissima a tratteggiare i lati alquanto sgradevoli del suo personaggio) incolpa inconsciamente Conrad di aver fatto morire Buck, che adorava e al quale si sentiva molto più vicina, camuffando le proprie latenti debolezze (non riesce a dialogare con Conrad e a trasmettergli alcun affetto materno) con un'esistenza fatta di perbenismo high-class e ipocrita rispettabilità sociale (in una scena, ella rimprovera il marito di essersi fatto sfuggire, durante un party con amici e colleghi di lavoro, che Conrad è in cura da uno psichiatra). Solida e convincente la sceneggiatura di Alvin Sargent, che riesce a dosare con equilibrio e misura i vari momenti di evoluzione delle dinamiche sia familiari che personali, soprattutto di Conrad (l'apparente ritorno alla normalità, la tenera amicizia con la compagna di scuola, il rapporto con lo psichiatra, i tentativi di approccio affettuoso con la madre sempre da questa respinti, lo sconvolgimento per la morte dell'amica di ospedale Karen, la disperata richiesta di aiuto allo psichiatra, l'abbraccio finale con il padre).
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luca scial�
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lunedì 8 settembre 2014
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esordio impegnato per redford
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Primo film per Robert Redford, che sceglie un Drammatico dall'alta carica emotiva. Ci racconta la vita dei Jarret di Chicago, tipica famiglia medio-borghese americana, la cui tranquillità viene spezzata dalla morte del figlio primogenito e dalla schizzofrenia sopraggiunta del secondo figlio. Il quale vive nel tormento di non aver salvato il fratello nella tempesta. Una storia non facile e non raccontata dal regista con il giusto calore e coinvolgimento costante che meriterebbe. Fortunatamente ha fatto di meglio, ma va comunque apprezzato questo esordio anche come sceneggiatore. Poteva scegliere una commediuccia, ma ha rispettato la sua ottima carriera da attore.
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