laulilla
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mercoledì 20 ottobre 2010
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la fine di un'epoca nell'ultimo film di bunuel
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Mathieu Faber, ricco e attempato signore, si sta spostando da Siviglia a Parigi in treno, insieme ad altri viaggiatori che come lui sono diretti nella capitale francese. I viaggiatori, tutti di elevata condizione sociale, non si conoscono, ma scoprono di avere in comune amici e conoscenti, che, come spesso accade, condividono anche il sistema di valori cui ispirano modi e comportamenti. Con meraviglia generale, Mathieu lancia un secchio d’acqua sul capo di una donna che sta per salire sul treno e, richiesto di una spiegazione, sembrando a tutti incredibile un comportamento così violento in una persona così per bene, racconta la tormentata vicenda amorosa che lo ha legato a quella donna, la bella Conchita.
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Mathieu Faber, ricco e attempato signore, si sta spostando da Siviglia a Parigi in treno, insieme ad altri viaggiatori che come lui sono diretti nella capitale francese. I viaggiatori, tutti di elevata condizione sociale, non si conoscono, ma scoprono di avere in comune amici e conoscenti, che, come spesso accade, condividono anche il sistema di valori cui ispirano modi e comportamenti. Con meraviglia generale, Mathieu lancia un secchio d’acqua sul capo di una donna che sta per salire sul treno e, richiesto di una spiegazione, sembrando a tutti incredibile un comportamento così violento in una persona così per bene, racconta la tormentata vicenda amorosa che lo ha legato a quella donna, la bella Conchita. La giovane, molto seducente, di modestissime condizioni sociali, per lungo tempo lo aveva illuso, fingendosi innamorata e devota, accettando i suoi regali e addirittura la convivenza con lui, senza però mai concedergli completamente il suo corpo, mettendo anzi in atto un crescendo di scuse e rinvii che lo avevano umiliato vieppiù, perché, pur essendo stato sempre respinto, aveva continuato a credere alle promesse lusinghiere e alle bugie di lei. Gli accadimenti raccontati da Mathieu costituiscono la parte centrale del film e avvengono su uno sfondo inquieto e minaccioso, fatto di attentati di crescente violenza, in Spagna e anche in Francia. L’ultima scena del film ci fa assistere proprio all' esplosione che distruggerà la galleria parigina nella quale si trova a passeggiare Mathieu, che, di nuovo insieme a Conchita, è intento a guardare, come ipnotizzato, una vetrina, all’interno della quale una rammendatrice sta riparando un prezioso pizzo che si è strappato, in un bianco tessuto macchiato di sangue. L’occhiata sprezzante e disgustata di lei, dinanzi a tale e tanta morbosa fascinazione, chiarisce le ragioni della sua fuga definitiva, ma anche del suo apparentemente inspiegabile rifiuto dell’amore.
L’ottima educazione e le buone maniere, che contraddistingono i comportamenti di Mathieu, non sono infatti sufficienti a celare il suo classismo, il suo orgoglioso senso di appartenenza sociale (il cameriere lo segue in viaggio, ma confinato in una modesta seconda classe), che implica la generosità alquanto pelosa, nei confronti della madre di lei, l’innamoramento che è anche intento di profanazione e possesso del corpo femminile, la pretesa che la riconoscenza per quanto Conchita riceve da lui si traduca in abbandono di sé, smemoratezza delle propria umana dignità. Nel corso del film Conchita cambia, non solo perché è diversa l’attrice che la interpreta, ma soprattutto perché a poco a poco diventa emblema di tutte le donne che proprio negli anni del film erano diventate coscienti della necessità spazzare via definitivamente (gli attentati sono simbolo delle cose che stanno cambiando) le ambiguità che un tempo facevano loro accettare un ruolo subalterno al potere maschile. Il film, che è ricchissimo di implicazioni simboliche, racconta con molta levità questa vicenda, non tacendo i risvolti dolorosi e le sofferenze che sempre accompagnano i mutamenti epocali di cultura e di mentalità ed è comunque, anche al di là dei suoi numerosi significati, bellissimo da vedere, geniale nella sua realizzazione, divertente e feroce nella rappresentazione di un’ epoca al tramonto. Perfetta l’interpretazione di Fernando Rey, uno degli attori più adatti ai personaggi maschili borghesi di Bunuel, ma tutto il cast, è comunque ottimo, dalle due Conchita, al cameriere, ai curiosi compagni di viaggio, che in vario modo sono interessati al racconto di Mathieu.
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paul.
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mercoledì 7 settembre 2011
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un'impossibile "accoppiamento"
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Il protagonista del film e' sempre un borghese;l'eterno elemento di quella classe sociale odiata da Bunuel.Ogni tanto appare un sacco rozzo,pare di iuta,quindi resistente anche se logoro.Viaggia sulle spalle di Mathieu e non solo.Cosa contiene?Questo fardello contiene le convenzioni,la tradizione,le abitudini,le perversioni,la staticita',la chiusura della borghesia.Forse dentro sta marcendo,si sta putrefando qualcosa;forse Mathieu trasporta i suoi escrementi o quelli del suo "Mondo".questo sacco e' essenziale x lui ne trae nutrimento.Attentati,spari, esplosioni, la radio gracchia,Mathieu ignora tutto.L'aria che respira e'piena di egocentrismo;il prossimo non gli appartiene.Una vetrina di un negozio:un vestito strappato ,logoro, macchiato di sangue.
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Il protagonista del film e' sempre un borghese;l'eterno elemento di quella classe sociale odiata da Bunuel.Ogni tanto appare un sacco rozzo,pare di iuta,quindi resistente anche se logoro.Viaggia sulle spalle di Mathieu e non solo.Cosa contiene?Questo fardello contiene le convenzioni,la tradizione,le abitudini,le perversioni,la staticita',la chiusura della borghesia.Forse dentro sta marcendo,si sta putrefando qualcosa;forse Mathieu trasporta i suoi escrementi o quelli del suo "Mondo".questo sacco e' essenziale x lui ne trae nutrimento.Attentati,spari, esplosioni, la radio gracchia,Mathieu ignora tutto.L'aria che respira e'piena di egocentrismo;il prossimo non gli appartiene.Una vetrina di un negozio:un vestito strappato ,logoro, macchiato di sangue.Bisogna saper vedere il sangue,quindi anche la morte, in definitiva la realta';non lasciare il tutto nel retrobottega.L'abito strappato viene rammendato,riparato.La borghesia che vacilla!?La borghesia,l'osessione,il nemico da schiaffeggiare.Luis la combatte con il sarcasmo, ironia,provocazione,fantasia.Nel fascino discreto i borghesi non riuscivano a mangiare;percorrevano una strada senza fine che porta all'oblio, al "niente".Qui Luis e' piu provocante, allucinante, aggressivo.Mathieu non avra' mai fisicamente la sua amata Conchita!Il denaro,la violenza per comprare l'"oggetto";il pube ,il ventre di una donna.la comunione delle menti non interessa...Io credo che con i film di Luis bisogna aver coraggio di osare, azzardare,vedere oltre..Conchita puo essere simbolicamente il "Nuovo",le nuove generazioni,il progrsso,la liberta' di pensiero,la comunicazione fra gli umani,uno sciogliere le catene dalla staticita',dalle convenzioni sociali arrugginite.Mathieu ha troppi "lacci" da slegare....Il vecchio, sornione Luis non permette questo accoppiamento;la sua ferocia su questo e' infinita....
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greatsteven
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domenica 13 agosto 2017
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surrealismo e pathos magnificamente amalgamati!
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Mathieu Favère è un ricco borghese cinquantenne, che ha perso la moglie sette anni prima dell’inizio della storia, un uomo posato e di abitudini parche che si è ormai rassegnato alla vedovanza… finché non entra in servizio in casa sua Conchita, ragazza diciottenne dalle indecifrabili voglie sessuali, come cameriera. Una scintilla scatta quasi immediatamente fra i due: Mathieu s’innamora di lei e crede di esserne ricambiato, ma la ragazza, pur accettandolo in veste di amante, si fa sempre desiderare, lo tiene costantemente sulle spine e con sadica puntualità manca di soddisfarlo e lo lascia inappagato. La vicenda è narrata da Mathieu stesso nello scompartimento di un treno durante un viaggio da Madrid a Parigi.
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Mathieu Favère è un ricco borghese cinquantenne, che ha perso la moglie sette anni prima dell’inizio della storia, un uomo posato e di abitudini parche che si è ormai rassegnato alla vedovanza… finché non entra in servizio in casa sua Conchita, ragazza diciottenne dalle indecifrabili voglie sessuali, come cameriera. Una scintilla scatta quasi immediatamente fra i due: Mathieu s’innamora di lei e crede di esserne ricambiato, ma la ragazza, pur accettandolo in veste di amante, si fa sempre desiderare, lo tiene costantemente sulle spine e con sadica puntualità manca di soddisfarlo e lo lascia inappagato. La vicenda è narrata da Mathieu stesso nello scompartimento di un treno durante un viaggio da Madrid a Parigi. I capricci di Conchita provocano frustrazione e smarrimento all’uomo e sono causa di una catena di rotture. Intenzionato a chiudere una volta per tutte questi tira e molla sentimentali senza scopo, Mathieu chiede aiuto ad un amico che vanta una posizione influente nella Polizia di far espellere Conchita e la madre spagnola dalla Francia. La ritrova poi a Siviglia, dove lei lavora come ballerina di flamenco in un locale, in quanto possiede come unica capacità la danza. Durante una pausa, Conchita si scusa dicendo all’amante che deve salire a riposarsi mezz’ora, quando in realtà, come scopre lo stesso Mathieu in seguito, intrattenga un pubblico maschile ballando nuda. Imbestialito, l’uomo scaccia via tutti gli astanti, ma poi le moine di Conchita lo inteneriscono e lui promette di acquistarle una casa a Siviglia. Ottenuto l’edificio, Conchita gli rivela di odiarlo e di averlo trovato sempre ripugnante, e quando poi Mathieu scopre di esser stato beffato con un presunto amante della giovanotta che in verità è omosessuale, la picchia. Terminato il racconto ai compagni di viaggio (una madre con figlia al seguito, un magistrato accidentalmente amico del cugino di Mathieu e uno psicologo nano), Mathieu vede giungere la ragazza che gli restituisce il favore di versargli un secchio d’acqua addosso come lui aveva fatto con lei rudemente poco prima di montare in carrozza. Ma, ancora una volta, ben presto è pace fatta e i due si prendono mano nella mano e camminano per i boulevards sotto i porticati parigini, finché un altoparlante non avverte di un nuovo possibile attentato politico da parte di una compagine terroristica chiamata Gruppo Armato Rivoluzionario del Bambin Gesù, quando infine esplode una bomba, forse uccidendo i due protagonisti. Liberamente tratto dal romanzo francese La donna e il burattino (1898) di Pierre Louys, convince benissimo nella narrazione delle delusioni sessuali e dei continui fallimenti amorosi di un facoltoso uomo maturo che s’infatua di una diciottenne rivelatasi estremamente furba nel condurre un gioco erotico a suo completo piacimento, senza mai darsi al momento opportuno e vanificando le pretese corporee dell’uomo più anziano, ma non più esperto, di lei nel risolvere con un atto pratico qualunque approccio. Ha la particolarità di far interpretare a due attrici un solo ruolo, quello di Conchita appunto, alternando A. Molina a C. Bouquet senza uno scopo preciso, facendo risaltare anche le evidenti differenze fisiche e fisionomiche per avvolgere in un alone di mistero e incomprensibilità questo interessante e intrigante personaggio femminile, di donna castissima, addirittura ancora vergine, ma in grado di reggere i fili di un piano architettato con obiettivi drastici e ben chiari nella sua mente un po’ diabolica. Ma non si deve credere che il sesso femminile sia qui esposto esclusivamente come la superiorità di una femme fatale ai danni di un inetto: Mathieu, col volto impassibile ma pur sempre efficiente di un F. Rey in forma smagliante, riesce a tenerle testa e non demorde nei suoi intenti fatidici, rivelandosi un giocatore accanito che procede nel rincorrere il suo ambitissimo oggetto del desiderio passando sopra tutti e tutto, valicando pure ostacoli col ricorso a mezzi scorretti. Giocare sporco è una caratteristica che accomuna entrambi i protagonisti, come si nota per esempio dalla rapina simulata nel parco dall’erba verde, dal corpetto inestricabile che indossa Conchita per scoraggiare una probabile copula con l’amante, dai numerosi quattrini prestati da Mathieu per garantire una sicurezza economica alla famiglia della fanciulla e anche dalla lunga sequenza nel buio della stanza spagnola in cui il volto di Conchita diventa una maschera di sangue per colpa degli schiaffi dell’uomo. Sullo sfondo, le deprecabili imprese di terrore portate avanti dai gruppi armati criminali aggiungono una feroce tensione drammatica alla vicenda, condendola sagacemente di suspense e attesa di una rottura finale del precario equilibrio. Contributi tecnici di qualità lodevole che raffigurano i paesaggi urbani dell’Europa occidentale, alternando la Francia alla Spagna (le lingue originali della pellicola sono infatti tanto il francese quanto lo spagnolo) e ritraendo ambienti con un dosaggio di colore che dona ricchezza cromatica alle riprese. Buñuel effettua con questo suo ultimo film il suo perfetto canto del cigno, ponendo un mattone sopra il suo vastissimo repertorio visionario con un’opera che abbraccia tout court il surrealismo, trasformandolo nel quadro corale di una passione sfegatata che non trova mai il suo decisivo appagamento. È anche una discesa nei meandri psicologici dell’amore e dei motivi che lo scatenano: quasi un’indagine psicoanalitica, che però fin da subito mette in chiaro che abolisce i toni accademici per concentrarsi invece, e più giustamente, sui canoni di un racconto con personaggi statici nel modo più perfetto ed assoluto che mira a stuzzicare lo spettatore mediante riflessioni su temi importanti quali i giochi erotici, i rifiuti reiterati, l’amore non corrisposto (o corrisposto per finta), il modo della società di inquadrare la vita privata dei cittadini, l’oppressione dell’universo urbano sulla personalità di ciascuno, le critiche spietate nei confronti della borghesia e in generale un esame accorato e inflessibile sul perbenismo, in certo qual modo pure anticlericale, non soltanto quel moralismo imperante contro cui il regista spagnolo s’è sempre schierato, cercando con immane successo di liberarlo a piene mani dalle costruzioni eccezionali, e mai ripetitive o incomprensibili, delle sue opere cinematografiche. Cet obscur objet de désir è e rimarrà un caposaldo di un regista fortemente innovativo e rivoluzionario che ha saputo apportare al cinema europeo una ventata di clamore artistico capace di penetrare negli anfratti del cervello umano con precisione e veridicità, restituendo lo scettro della creatività all’irragionevolezza. Un sistema assai originale per raccontare i vizi e le storture di una società burocratizzata che Buñuel da sempre rigettò, ma dalla quale ebbe molto da imparare perché ne trasse gli spunti per inventare il suo meraviglioso mondo di non-sense, che in fin dei conti è il nucleo centrale del suo testamento spirituale e in particolar modo la stella incapace di spegnersi attorno alla quale ruotano i suoi pianeti popolati da individui in tutto e per tutto umani che vorrebbero ottenere scopi valorosi, ma rimangano sempre impigliati e irrealizzati da impedimenti che dipendono dalla loro volontà più di quanto essi stessi vorrebbero ammettere.
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luca scialò
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giovedì 17 marzo 2011
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costose illusioni di mezza età
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In una Parigi di fine anni '70 insanguinata dal terrorismo politico, un ricco signore di mezz'età, Mathieu Faber perde la testa per un'affascinante cameriera di origini spagnole, Conchita. Illuso dalle sue promesse e sempre a un passo da un rapporto d'amore completo, Mathieu le fa molti regali, aiuta economicamente anche la madre vedova. Le regala perfino un appartamento, ma lei continua a negarsi ne momento clou. Ma lui continua a cascarci...
Ultimo capitolo di quel lunghissimo e interessante libro qual è stato la carriera di Luis Bunuel. In coerenza con tutti i suoi film contro la borghesia e/o il clero, il regista spagnolo ripudiato dal suo Paese, irride ancora una volta i ricchi; questa volta servendosi del corpo di donne affascinanti.
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In una Parigi di fine anni '70 insanguinata dal terrorismo politico, un ricco signore di mezz'età, Mathieu Faber perde la testa per un'affascinante cameriera di origini spagnole, Conchita. Illuso dalle sue promesse e sempre a un passo da un rapporto d'amore completo, Mathieu le fa molti regali, aiuta economicamente anche la madre vedova. Le regala perfino un appartamento, ma lei continua a negarsi ne momento clou. Ma lui continua a cascarci...
Ultimo capitolo di quel lunghissimo e interessante libro qual è stato la carriera di Luis Bunuel. In coerenza con tutti i suoi film contro la borghesia e/o il clero, il regista spagnolo ripudiato dal suo Paese, irride ancora una volta i ricchi; questa volta servendosi del corpo di donne affascinanti. Per l'interpretazione della "crudele" Conchita, Bunuel si serve di ben due stupende attrici, Carole Bouquet e Angela Molina, alternate sapientemente dal regista nella loro diversità estetica; mentre sullo sfondo c'è una Francia che, come tanti altri Paesi degli anni '70, è lacerata dal terrorismo politico.
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fedeleto
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domenica 23 settembre 2012
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bunuel,quell'oscuro regista del desiderio..
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L'amore tormentato e' da sempre un problema che tormenta l'uomo,e la donna,colei che possiede l'oggetto del desiderio e' particolarmente difficile da comprendere.Questo lo sa bene Mathieu,un ricco borghese di mezza eta' ,che si innamore di una cameriera di nome Conchita.La ragazza pero' e' terribilmente difficile da capire e trovare,sfuggevole,provocatoria,castratrice,e anarchica incline all'ipocrisia piu' ponderante,tanto da prendersi delle belle sberle e forse e' proprio questo che la fara' innamorare.Luis Bunuel(i figli della violenza,Viridiana,Bella di giorno)dirige un soggetto tratto dal libro di Pierre Louys,ne esce un film masochista,in quanto il protagonista (un buon Fernando Rey) accetta supinamente ogni volere di questa donna,che potremmo definire per certi aspetti una carne y demonio (in riferimento alla Susanna di adolescenza torbida),ma il suo non concedersi e' ben piu' radicato di principi logici meditati (una volta che mi avrai non mi vorrai piu'),il non ottenere diventa per l'uomo la necessita di dover ottenere,forse proprio perche' l'uomo e',e vuole essere un masochista.
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L'amore tormentato e' da sempre un problema che tormenta l'uomo,e la donna,colei che possiede l'oggetto del desiderio e' particolarmente difficile da comprendere.Questo lo sa bene Mathieu,un ricco borghese di mezza eta' ,che si innamore di una cameriera di nome Conchita.La ragazza pero' e' terribilmente difficile da capire e trovare,sfuggevole,provocatoria,castratrice,e anarchica incline all'ipocrisia piu' ponderante,tanto da prendersi delle belle sberle e forse e' proprio questo che la fara' innamorare.Luis Bunuel(i figli della violenza,Viridiana,Bella di giorno)dirige un soggetto tratto dal libro di Pierre Louys,ne esce un film masochista,in quanto il protagonista (un buon Fernando Rey) accetta supinamente ogni volere di questa donna,che potremmo definire per certi aspetti una carne y demonio (in riferimento alla Susanna di adolescenza torbida),ma il suo non concedersi e' ben piu' radicato di principi logici meditati (una volta che mi avrai non mi vorrai piu'),il non ottenere diventa per l'uomo la necessita di dover ottenere,forse proprio perche' l'uomo e',e vuole essere un masochista.In un mondo dove vige il terrorismo(che apre e chiude il film con l'esplosione),il film e' circondato dall'imprevisto,dalla violenza,dall'inganno di una societa' apparentemente buona eppure marcia al suo interno,cosi e' per Conchita,bella fuori ma malvagia dentro.Lo scopo di Mathieu rimane quell'oscuro oggetto del desiderio ,incomprensibile,imperscrutabile,dunque non conoscibile,eppure cosi necessario probabilmente per via di un istinto animalesco.Il simbolismo che usa Bunuel e' chiaro,il treno su cui sale Mathieu e racconta la sua storia ai passegeri,e' un ingresso,o comunque un percorso dentro il suo incoscio(da notare anche la galleria in cui passano,simboleggia sempre piu' chiaramente un lato interno oscuro),ma il regista spagnolo non manca anche di ironia (la cintura di castita' che va' slegata in modo troppo complesso e stanca Mathieu al punto da rinunciare al suo oggetto del desiderio)ma il lato masochistico in cui incappa Mathieu e' dei piu' frustranti nella filmografia Bunueliana,umiliato non nel corpo ma nella mente,e nel finale in cui trova una donna che rammenda( un chiaro simbolo di ricucire un rapporto) trovera' nel fuoco( un fuoco generatore o rigeneratore) la fine o un nuovo inziio,ma ad ogni modo un cambiamente radicale.Bunuel e' sempre Bunuel,e i suoi film meritano una lode dal primo all'ultimo.
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