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gioelegentile
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giovedì 5 marzo 2015
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capolavoro psicologico e grottesco
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Inutile mettersi a discutere della trama di questo capolavoro, semplice negli eventi ma incomprensibile nel complesso. Vorrei invece mettere l'accento su alcuni aspetti ricorrenti del Polanski fino a quel momento: fatta eccezione per il noir Chinatown, che ha sicuramente del polanskiano, ma è un prodotto differente (anche perchè è l'unico di questo primi 10 film di cui non ha scritto la sceneggiatura, a parte il finale), ritroviamo un'ambientazione circoscritta, atmosfere cupe, personaggi grotteschi ed intreccio realtà/allucinazione. Sono evidenti infatti i richiami alla follia di Carole Ledoux e l'appartamento stregato di Repulsion, così come i vicini invadenti di Rosemary eccetera.
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Inutile mettersi a discutere della trama di questo capolavoro, semplice negli eventi ma incomprensibile nel complesso. Vorrei invece mettere l'accento su alcuni aspetti ricorrenti del Polanski fino a quel momento: fatta eccezione per il noir Chinatown, che ha sicuramente del polanskiano, ma è un prodotto differente (anche perchè è l'unico di questo primi 10 film di cui non ha scritto la sceneggiatura, a parte il finale), ritroviamo un'ambientazione circoscritta, atmosfere cupe, personaggi grotteschi ed intreccio realtà/allucinazione. Sono evidenti infatti i richiami alla follia di Carole Ledoux e l'appartamento stregato di Repulsion, così come i vicini invadenti di Rosemary eccetera. Ogni suo film comincia lentamente con una situazione che pare normale, per poi precipitare lentamente nella follia, fino all'exploit finale. Questa volta Polanski non da punti di riferimento: appena sembra voler dare una spiegazione agli eventi, quando sembra voler dare una spiegazione, smentisce il tutto nella scena successiva, per poi tornare sui suoi passi, o cambiare versione ancora una volta. Tipo la caduta del dente: ciò accade solo nella sua testa perchè quel dente subito dopo glielo ritroviamo ancora. Non è lo stesso per la ferita alla manoche invece gli rimane. Fino alla fine non puoi affermare con certezza se sia lui ad essere pazzo, o se è tutto un complotto di chi gli è intorno (richiamo forte a Rosemary's Baby). Lo sdoppiamento della personalità è uno di quegli elementi che alimenta la confusione nella mente dello spettatore, così come il modo di porsi degli altri personaggi verso di lui, accusandolo costantemente di cose che Trelkowsi non sembra aver fatto, anche perchè non viste dallo spettatore. Per non parlare del finale in cui il tuo sembra riavvolgersi (come ne "Il seme della follia" di Carpenter). Cioè, capite? E' pazzo o non è pazzo? Siamo in un mondo reale o Trelkowski è rimasto incastrato nel tempo? Questo mischiare realtà e non realtà, conscio e subconscio è il vero punto forte del film, che lo eleva a capolavoro.
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toniozzo
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mercoledì 13 agosto 2014
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realtà o pazzia???
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L'inquilino del terzo piano è un film diretto e interpretato da Roman Polanski nel 1976, oltre che da Isabelle Adjani (sono loro due i personaggi di spicco nel film).
E' tratto da un romanzo (Le locataire chimérique) ed è uno dei 4 o 5 capolavori del regista polacco naturalizzato francese (gli altri sono, a parer mio: Chinatown, Rosemary's Baby, il Pianista e Tess).
La trama del film sembrerebbe nella prima ora circa molto semplice e banale (all'inizio sembra un altro film! ) ma col passare del tempo tutto si complica e il film stesso cambia completamente registro.
Infatti non capisco perché in alto, nella descrizione del film, c'è scritto: genere commedia, ma se è un film thriller psicologico con risvolti horror!!!!!
Mah.
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L'inquilino del terzo piano è un film diretto e interpretato da Roman Polanski nel 1976, oltre che da Isabelle Adjani (sono loro due i personaggi di spicco nel film).
E' tratto da un romanzo (Le locataire chimérique) ed è uno dei 4 o 5 capolavori del regista polacco naturalizzato francese (gli altri sono, a parer mio: Chinatown, Rosemary's Baby, il Pianista e Tess).
La trama del film sembrerebbe nella prima ora circa molto semplice e banale (all'inizio sembra un altro film! ) ma col passare del tempo tutto si complica e il film stesso cambia completamente registro.
Infatti non capisco perché in alto, nella descrizione del film, c'è scritto: genere commedia, ma se è un film thriller psicologico con risvolti horror!!!!!
Mah...
Continuando a parlare della trama, appunto, la prima parte scorre molto lenta, anche se compaiono ambienti molto cupi e "sporchi" , oltre che tetri all'inverosimile.
Ad iniziare da questo appartamento in cui lui, Trelkowski, classico impiegato alquanto buono e sempliciotto va ad abitare.
L'interazioni con i vicini (che sarebbero gli altri personaggi, insieme a lui e l'altra protagonista) sono già dall'inizio a senso unico e tragiche, infatti col passare del tempo gliene combineranno di tutti i colori.
Ecco, l'altra protagonista, la conosce appena viene a sapere che l'appartamento in cui vuole andare ad abitare la vecchia proprietaria si è suicidata, buttandosi dalla finestra.
Glielo racconta la portinaia (persona alquanto scorbutica e "strana") quasi sghignazzando durante l'esamina della disgrazia.
Dopo che va a parlare con il proprietario, per sapere se può ufficialmente traslocare in questo appartamento (altro vicino bizzarro è dir poco), si incammina all'ospedale, per andare a trovare questa Simone Chule (la suicida, ancora viva per miracolo) e qui incontra la sua amica Stella (Isabelle Adjani) ovviamente scossa e incredula dalla notizia.
Qui c'è una scena in particolare, ovvero l'urlo della moribonda, dopo i tentativi vani di essere riconosciuti da parte dell'amica, la telecamera si avvicina sempre più, quasi a inquadrare sempre più da vicino il primo piano della faccia.
Ora non sto a continuare la trama passo per passo, basta guardarsi il film per quello, oltre finirei domani mattina... dico solo che col passare degli eventi il protagonista inizia sempre più ad impazzire e da segni di squilibrio mentale, oltre lo sentirsi morbosamente ossessionato dai vicini.
Ma tutto ciò, appunto... è realtà o frutto della sua presunta pazzia???
Chissà...
In conclusione, se amate i thriller psicologici con risvolti horror questo film fa per voi! altro che stron... (non voglio essere volgare) stile Sinister che usano gli stessi generi!
Grazie a dio registi come lui o lo stesso Eastwood "odiano" l'uso dei computer, ergo nei loro film non ne vedrete mai di scene computerizzate!
Che, secondo il mio punto di vista sono solo d'apprezzare!!
Nota di margine: il regista addirittura si ridoppiò sia per la versione inglese, che per quella italiana (cosa vista raramente).
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ugogigio
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venerdì 14 febbraio 2014
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distillato di puro polanski
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Se volessimo disporre l'intera filmografia del maestro polacco secondo un gradiente per così dire di "polanskianita" intrinseca, senza alcun dubbio Le Locataire andrebbe a collocarsi tra i suoi film più rappresentativi. E, sì, ci accorgeremmo anche che il polanskiano va volentieri a braccetto con il kafkiano, e questo film ne rappresenta la prova manifesta.
Intrecciato a doppio filo con quelli che sono i due motivi conduttori e al contempo le due chiavi di lettura principali del film, ossia da un lato il tema della psicosi allucinatoria e dello sdoppiamento schizofrenico della personalità e dall'altro la componente simbolistica ed esoterica e i continui rimandi alle concezioni escatologiche dell'antico Egitto, si dipana infatti quel senso di inquietudine profonda, di tipo propriamente esistenziale, che costituisce l'ispirazione costante dello scrittore praghese e che qui come in Kafka trova espressione nelle forme di una straniante e grottesca (e non senza un tocco di humour) deformazione della realtà quotidiana, in grado di farne emergere l'angosciante terribilità e l'impenetrabilità a qualsiasi tentativo di comprensione che si basi esclusivamente sui mezzi della ragione.
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Se volessimo disporre l'intera filmografia del maestro polacco secondo un gradiente per così dire di "polanskianita" intrinseca, senza alcun dubbio Le Locataire andrebbe a collocarsi tra i suoi film più rappresentativi. E, sì, ci accorgeremmo anche che il polanskiano va volentieri a braccetto con il kafkiano, e questo film ne rappresenta la prova manifesta.
Intrecciato a doppio filo con quelli che sono i due motivi conduttori e al contempo le due chiavi di lettura principali del film, ossia da un lato il tema della psicosi allucinatoria e dello sdoppiamento schizofrenico della personalità e dall'altro la componente simbolistica ed esoterica e i continui rimandi alle concezioni escatologiche dell'antico Egitto, si dipana infatti quel senso di inquietudine profonda, di tipo propriamente esistenziale, che costituisce l'ispirazione costante dello scrittore praghese e che qui come in Kafka trova espressione nelle forme di una straniante e grottesca (e non senza un tocco di humour) deformazione della realtà quotidiana, in grado di farne emergere l'angosciante terribilità e l'impenetrabilità a qualsiasi tentativo di comprensione che si basi esclusivamente sui mezzi della ragione.
Tutto ciò è ovviamente molto inquietante, ma allo stesso tempo sprigiona un fascino e una suggestione davvero potenti, costruiti di piccoli particolari inspiegabili (notate i manifesti per strada e la cioccolata) che insinuano il mistero in una vicenda che per il resto potrebbe essere spiegata "semplicemente" come quella di un paranoico dalla latente doppia personalità che, sottoposto a condizioni particolarmente favorevoli, finisce col perdere il senso della realtà e di sé. Le scene e le idee memorabili si sprecano: l'urlo angosciato del(la?) suicida mummificata all'ospedale, la sparizione degli avanzi sparsi sulle scale, il macabro ritrovamento del dente nella parete, i vari incontri notturni con tutto un carosello di personaggi grotteschi, l'accennare continuo a qualcuno che fa rumore nel cuore della notte, il bagno ricoperto di geroglifici in cui gli inquilini trascorrono ore come presi da trance, la progressiva identificazione/reincarnazione di Trelkovsky e Simone Choule, la famosa riflessione sul rapporto tra io e razionalità, la palla che diventa una testa mozzata ecc..
Da segnalare una colonna sonora davvero azzeccata, che contribuisce alla resa claustrofobica delle atmosfere, una fotografia magistrale con un sapiente utilizzo delle luci e delle ombre (data l'ambientazione in prevalenza notturna) e la bravura di Polanski, che qui si riserva più di un semplice cammeo, tratteggiando un protagonista goffo e minuto (novello Josef K. o Gregor Samsa), affiancato da una giovanissima Isabelle Adjani cui purtroppo non è dato abbastanza spazio. Della regia che dire? Ogni inquadratura e ogni movimento di macchina sono studiati alla perfezione, fin nei minimi dettagli.
In conclusione, Le Locataire è uno di quei rari film il cui significato non si esaurisce nella singola visione e che necessitano di un approccio interpretativo da parte dello spettatore, senza peraltro poter mai essere perfettamente compresi e sciolti in tutti i loro nodi: ed è proprio questo che ne costituisce l'enorme fascino e la portata culturale. Polanski vi si dimostra in ottima forma, riuscendo a rendere inconfondibilmente personale il romanzo di Topor, e anzi a trarne uno dei suoi film migliori (arduo in realtà decidere tra tanti capolavori!). 9
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antonio tramontano
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giovedì 7 febbraio 2013
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frattura tra uomo e società
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L’inquilino del terzo piano è un’inquietante storia di follia, quella di un semplice impiegato (che a tratti ci ricorda il Josef K. kafkiano), figura identificabile nell’immaginario collettivo quale “uomo comune” ed in cui tutti possono rappresentarsi.
Trelkovski è un eroe moderno, un personaggio dotato di una particolare sensibilità, circondato da un’umanità indifferente che si rispecchia principalmente negli inquilini del palazzo in cui egli, straniero (polacco, (solo)naturalizzato francese) in una Parigi triste e cupa, affitta un piccolo appartamento.
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L’inquilino del terzo piano è un’inquietante storia di follia, quella di un semplice impiegato (che a tratti ci ricorda il Josef K. kafkiano), figura identificabile nell’immaginario collettivo quale “uomo comune” ed in cui tutti possono rappresentarsi.
Trelkovski è un eroe moderno, un personaggio dotato di una particolare sensibilità, circondato da un’umanità indifferente che si rispecchia principalmente negli inquilini del palazzo in cui egli, straniero (polacco, (solo)naturalizzato francese) in una Parigi triste e cupa, affitta un piccolo appartamento.
L’appartamento al terzo piano era, prima, occupato da Simon Chule, una donna che per ragioni apparentemente inspiegabili ha tentato il suicidio gettandosi dalla finestra, ed è proprio l’idea della morte e del suicidio come morte (auto)indotta una delle chiavi di lettura di questa straordinaria opera, dove un Polanski in grandissima forma sia come autore sia nelle vesti del timido e sensibile impiegato, mostra allo spettatore la frattura tra l’uomo, alla ricerca di una solidarietà umana sentita come elemento ordinario del suo modo di vivere, ed una società distante che si trasforma sempre più, con lo scorrere delle vicende e nelle visioni deliranti di Trelkovski, come nemico da cui difendersi.
Nemmeno l’amore fortemente ricambiato per una donna (amica di Simon) che comprende spontaneamente il suo disagio, riuscirà a salvare l’uomo da un’angosciante disgregazione psichica mostrata sapientemente anche attraverso un surreale parallelismo tra due figure, quella di Trelkovski e quella di Simon, che arrivano però addirittura a fondersi, in mente al protagonista, nella fase estrema della propria follia...
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painno
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lunedì 4 febbraio 2013
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salta trelkovski !
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Cara dolce Simone Chule, Chule come Trelkovski. La stessa persona , forse. Un condominio che diventa terrore, mille occhi di spia che affliggono la vita di questo povero impiegato immigrato in Francia. Persino fuori dal condominio, al bar , il gioco di oppressione e di nera burla continua. Nemmeno la bellezza e la sensualità di Isabelle Adjani riesce a togliere il cupo alone di mistero e di incomoda trasparenza delle pareti. Con quel bagno, poi, quella toilette piccolissima dalla quale strani individui si mettono ad osservare la misera vita del nostro Trelkovski. E in quello che fu l'appartamento di Simone Chule le sorprese non finiscono mai. Come il buco dietro l'armadio nella quale si ritrova un dente, o gli strani rumori che disturbano il sonno notturno.
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Cara dolce Simone Chule, Chule come Trelkovski. La stessa persona , forse. Un condominio che diventa terrore, mille occhi di spia che affliggono la vita di questo povero impiegato immigrato in Francia. Persino fuori dal condominio, al bar , il gioco di oppressione e di nera burla continua. Nemmeno la bellezza e la sensualità di Isabelle Adjani riesce a togliere il cupo alone di mistero e di incomoda trasparenza delle pareti. Con quel bagno, poi, quella toilette piccolissima dalla quale strani individui si mettono ad osservare la misera vita del nostro Trelkovski. E in quello che fu l'appartamento di Simone Chule le sorprese non finiscono mai. Come il buco dietro l'armadio nella quale si ritrova un dente, o gli strani rumori che disturbano il sonno notturno. E quel tetto di cristallo sotto la finestra , già attraversato dal corpo di Simone che non aspetta altro che una nuova succulenta vittima. Non è solo Varsavia a cadere ma anche i nervi di Polanski. Il grande intuito di Chopin nel suo pezzo è il finale. Non un finale trionfale come vorrebbe questa energica composizione guidata dalla mano sinistra, ma una caduta rovinosa verso il basso per scaricare tutta l'energia nervosa accumulatasi durante il componimeneto per poi frantumarsi in un lancinante unisono a due mani. Prologo e previsione di quello che sarà il corpo di Trelkovski che il destino salverà dalla morte la prima volta solo per rendere ancora più amara la sua fine, per poter assistere alle facce terrifiancti dei condomini che colti da falsa pietà sembrano quasi spingerlo a saltare di nuovo. Salta , salta, salta Polanski. Salta sui tasti neri e bianchi, salta sulla vetrata, salta sui nervi di cristallo mentre Stella fuma, seduta e nuda, sulla sedia impagliata. Il corridoio è buio adesso, tutti fanno finta di dormire, ma sono tutti con l'orecchio alla porta in attesa del passaggio del nuovo agnello da sacrificare. Simone e Trelkovski in un unico corpo. In un unico salto.
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gisele
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domenica 22 gennaio 2012
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senza fine
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Il tutto è ambientato a Parigi,ma non nella Parigi che siamo abituati a vedere,ma in una Parigi claustrofobica.
Il regista,Roman Polanski,riesce ad occludere anche le riprese girate all'aperto,non dando allo spettatore la possibilità di riprendere fiato,neanche per un istante.
Il protagonista della pellicola è Trelkovski,impiegato polacco,che si trasferisce nell'appartamento che era stato precedentemente occupato da una certa Simone Chule,giovane donna gettatasi dal terzo piano. Da questo momento il giovane polacco,naturalizzato francese,dovrà fare i conti con dei vicini a dir poco grotteschi.
Quei 50mq di pura follia rappresentano la psiche stessa del protagonista. E' proprio attraverso l'appartamento che Trelkovski assiste,dapprima in modo del tutto passivo,più tardi sempre più attivamente,al fagocitamento del suo stesso io.
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Il tutto è ambientato a Parigi,ma non nella Parigi che siamo abituati a vedere,ma in una Parigi claustrofobica.
Il regista,Roman Polanski,riesce ad occludere anche le riprese girate all'aperto,non dando allo spettatore la possibilità di riprendere fiato,neanche per un istante.
Il protagonista della pellicola è Trelkovski,impiegato polacco,che si trasferisce nell'appartamento che era stato precedentemente occupato da una certa Simone Chule,giovane donna gettatasi dal terzo piano. Da questo momento il giovane polacco,naturalizzato francese,dovrà fare i conti con dei vicini a dir poco grotteschi.
Quei 50mq di pura follia rappresentano la psiche stessa del protagonista. E' proprio attraverso l'appartamento che Trelkovski assiste,dapprima in modo del tutto passivo,più tardi sempre più attivamente,al fagocitamento del suo stesso io.
Con un elaborato ed elegante gioco di specchi Polanski non solo ci tiene bramosi ed allarmati per tutto il film,ma ci mette di fronte alla morte di Trelkovski ed alla "reincarnazione" di Simone.
La prigionia è spesso presente in questo capolavoro psicologico. Lo stesso Trelkovski è prigioniero di se stesso;è un uomo impacciato e rigido che possiede un'indole fortemente remissiva. Egli ci dice tutto di sè: chi è,chi sono i suoi amici,qual è il suo lavoro,che sigarette fuma (o fumava?!?),prima di scomparire in un urlo.
La scena finale è una ripetizione schizoide che ci catapulta in una ciclicità reiterata e crudelmente infinita.
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fedeleto
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domenica 31 luglio 2011
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l'inquilino polanski
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Dopo l'epico chinatown ,polanski firma un altro capolavoro ,dove l'atmosfera malsana ricorda quella di rosemary's baby.Un inquilino si stabilisce in una casa dove poco prima si e' suicidata una donna .Incontrera' un'amica della medesima, e ricostruira' la sua vita ,convincendosi che gli inquilini siano ossessivi e tentino di portare anch'egli al delirio,e travestendosi da donna l'inquilino fingera' di essere la donna morta prima,arrivando a compiere un gesto di puro delirio.Chissa' che la spiegazione non si trovi in una scrittura egiziana?un vero capolavoro del regista polacco che colpisce e incolla alla poltrona ,non vedendo l'ora di arrivare all'inaspettato finale.
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Dopo l'epico chinatown ,polanski firma un altro capolavoro ,dove l'atmosfera malsana ricorda quella di rosemary's baby.Un inquilino si stabilisce in una casa dove poco prima si e' suicidata una donna .Incontrera' un'amica della medesima, e ricostruira' la sua vita ,convincendosi che gli inquilini siano ossessivi e tentino di portare anch'egli al delirio,e travestendosi da donna l'inquilino fingera' di essere la donna morta prima,arrivando a compiere un gesto di puro delirio.Chissa' che la spiegazione non si trovi in una scrittura egiziana?un vero capolavoro del regista polacco che colpisce e incolla alla poltrona ,non vedendo l'ora di arrivare all'inaspettato finale.Un gioiello del cinema di polanski che ancora una voltafirma la sceneggiatura insieme a brach,creando un'atmosfera tra il grottesco e il giallo .Un capolavoro.
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ipno74
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lunedì 7 marzo 2011
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metamorfosi di un uomo
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Il film inizia con un timido ritmo, dove un Polansky giovanissimo, interpreta un ruolo di persona buona in cerca di un appartamento.
Proprio in questo appartamento avverrà la sua metamorfosi psicologica, con scene che toccano l'horror, il thriller, il giallo.
Dopo averlo visto vi verrà voglia di rivederlo per poter capire alcune scene che nella visione del film non avete dato la giusta interpretazione o semplicemente non le avete capite.
Stupenda la scena che passeggia nell'appartamento e ad ogni passo i mobili diventano sempre più grandi.
I film di oggi avrebbero realizzato tutto al computer, ma quella volta hanno costruito tutto a mano, e devo dire che la visione è stata ancora più angosciante.
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Il film inizia con un timido ritmo, dove un Polansky giovanissimo, interpreta un ruolo di persona buona in cerca di un appartamento.
Proprio in questo appartamento avverrà la sua metamorfosi psicologica, con scene che toccano l'horror, il thriller, il giallo.
Dopo averlo visto vi verrà voglia di rivederlo per poter capire alcune scene che nella visione del film non avete dato la giusta interpretazione o semplicemente non le avete capite.
Stupenda la scena che passeggia nell'appartamento e ad ogni passo i mobili diventano sempre più grandi.
I film di oggi avrebbero realizzato tutto al computer, ma quella volta hanno costruito tutto a mano, e devo dire che la visione è stata ancora più angosciante.
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chriss
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giovedì 9 settembre 2010
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delirio mentale paranoico...
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Prendete un uomo qualunque: Trelkovski, per esempio. Un tipo così fa proprio al caso nostro. Di lui sappiamo tutto: modesto impiegato polacco, naturalizzato francese, in cerca di un appartamento a Parigi. Quest' uomo di mezza età ha tutte le caratteristiche di una personalità fragilissima. Mettetelo dentro un palazzo abitato da vicini grotteschi ed assillanti; rinchiudetelo, per buona parte del suo tempo, dentro 'la fogna che ha affittato' per parecchi franchi. Ora aggiungete un dramma sociale: Simone Choule. Questa ragazza, che prima abitava proprio lì, si è da poco gettata dal terzo piano per motivi affettivi od instabilità mentale.
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Prendete un uomo qualunque: Trelkovski, per esempio. Un tipo così fa proprio al caso nostro. Di lui sappiamo tutto: modesto impiegato polacco, naturalizzato francese, in cerca di un appartamento a Parigi. Quest' uomo di mezza età ha tutte le caratteristiche di una personalità fragilissima. Mettetelo dentro un palazzo abitato da vicini grotteschi ed assillanti; rinchiudetelo, per buona parte del suo tempo, dentro 'la fogna che ha affittato' per parecchi franchi. Ora aggiungete un dramma sociale: Simone Choule. Questa ragazza, che prima abitava proprio lì, si è da poco gettata dal terzo piano per motivi affettivi od instabilità mentale. Agitate, ma non mescolate il tutto ed ecco che avrete quello che io chiamo, molto ingenuamente, un delirio mentale paranoico (lo chiamo così per il fatto che non sono un esperto di malattie mentali). 'Ho detto agitate e non mescolate' per un motivo: i fatti del film vanno analizzati separatamente e non tutti insieme. Io credo che Trelkovski soffrisse di schizofrenia paranoide. Ci sono diverse scene incontestabili che lo provano. La scena della Chiesa (il sacerdote si burla della defunta Simone) è un' allucinazione visiva che dimostra già che Trelkovski ha un quadro clinico alterato. La seconda scena avviene sul letto di Stella. Trelkovski dice: "Me e la mia testa, me ed il mio corpo; che diritto ha la mia testa di chiamarsi me?". Rileggete: " Che diritto ha la mia testa di chiamarsi me?". Questo strano fenomeno si chiama dissociazione mentale o disgregazione del proprio io. Per Trelkovski ogni parte del suo corpo diventa un organo a sé stante, non più facente parte della sua persona (del suo io). La terza scena capita quando, affacciato alla finestra, vede gli operai che riparano la vetrata sottostante. Dice: "E' per me!" Trelkovski ci sta già dicendo (siamo solo a metà film) che si getterà da questo maledetto terzo piano, proprio come Simone Choule. La quarta scena succede dalla finestra del bagno. Trelkovski si vede riflesso nel suo appartamento: questo dimostra che è avvenuto uno sdoppiamento di personalità. La quinta scena, che inizialmente mi aveva ingannato, la chiamerò 'delirio'. E' molto importante, perché rappresenta il fatidico colpo di grazia. Trelkovski, vestito da Simone Choule, viene assalito da una mano alla finestra. La mano c' è e pure la ferita che si ritrova sul braccio il giorno dopo. La mano, in realtà, è il frutto del suo fantasticare. Forse si sarà tagliato da solo immaginando che ci fosse una mano. Se ci fate caso, proprio qualche momento prima, aveva visto gli inquilini che torturavano la signora con la bambina. Anche il dente che perde e che poi, il giorno dopo si ritrova in bocca, è il frutto di un delirio. Così come gli inquilini affacciati dalle finestre che lo esortano a gettarsi o il pallone e la testa che volano. Attenzione, però, a non confondere il delirio con l' allucinazione. Le allucinazioni (il prete in Chiesa, la signora che lo strozza o i volti dei vicini che si deformano) si verificano quando è ancora lucido e non vestito da Simone. I vicini di casa, l' appartamento con il suo dramma (il suicidio di Simone Choule) e la stessa Stella non fanno altro che scatenare la malattia già presente nel suo corpo: sono, cioè, solo dei pretesti. I vicini che lo tormentano per i rumori non sono dei mostri come vuol farci credere. Tutto sommato sono solo vecchi un pò fissati. A quell' età, probabilmente, ci diventeremo tutti un pò assillanti. Non proprio così, ma insomma. A chi non piacerebbe star tranquilli la notte? O dormire in santa pace? PS. I vicini di casa che si deformano (che si trasformano in altre facce) sono solo il riflesso della sua immaginazione e personalità malata. I geroglifici, invece, sono elementi fuorvianti, inseriti cioè per depistarci. Ora che penso di aver trovato la soluzione, spero sia finito il mio incubo-Trelkovski. Capolavoro immane. Christian Palmieri...
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[+] il senso profondo del film è un'altro
(di emaspac)
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chriss
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martedì 7 settembre 2010
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the tenant...
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The tenant (l' inquilino) è un' opera d' arte: un incubo psicologico che colpisce profondamente nell' anima. A me ha lasciato un forte senso d' amarezza, inquietudine e smarrimento interiore. Il dramma comincia con l' inquadratura di un uomo (Trelkovski?) affacciato alla finestra; l' inquadratura si sposta in basso (vetrata rotta da una caduta), poi ancora in alto: l' uomo diventa misteriosamente una donna (Simone?). Infine si muove esternamente nel bagno: stavolta la donna diventa stranamente un uomo! E' il primo segno dell' incubo che stà per abbattersi sul protagonista. E' come se ci dicesse che qualcosa andrà storto.
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The tenant (l' inquilino) è un' opera d' arte: un incubo psicologico che colpisce profondamente nell' anima. A me ha lasciato un forte senso d' amarezza, inquietudine e smarrimento interiore. Il dramma comincia con l' inquadratura di un uomo (Trelkovski?) affacciato alla finestra; l' inquadratura si sposta in basso (vetrata rotta da una caduta), poi ancora in alto: l' uomo diventa misteriosamente una donna (Simone?). Infine si muove esternamente nel bagno: stavolta la donna diventa stranamente un uomo! E' il primo segno dell' incubo che stà per abbattersi sul protagonista. E' come se ci dicesse che qualcosa andrà storto. Inizialmente non ci avevo fatto caso, ma poi tanti misteri si sono chiariti da soli: Trelkovski, fondamentalmente, è un uomo emarginato dalla società. E' un modesto impiegato senza compagnia, senza un hobby o uno svago. E' un uomo umile e senza un futuro! Solo Stella è una speranza per la sua vita: un piccolo bagliore di luce nel buio. Proprio il buio è uno dei protagonisti principali. Polanski ha girato buona parte del film sfruttando l' oscurità e la notte. E cosa ci opprime fin da bambini? L' oscurità, la notte e la casa in cui viviamo se non offre adeguati comfort (o confort). L' appartamento (2 stanze senza bagno) che affitta Trelkovski è al limite della decenza: talmente al limite che un amico orina dentro il lavandino. Nell' immaginario collettivo la casa rappresenta il nostro nido, ideale per viverci: accogliente, caldo e funzionale per i nostri scopi. Qui non c' è nulla di tutto ciò. Trelkovski paga profumatamente per un appartamento stretto, buio e soffocante. Per buona parte del film il protagonista rimane isolato, trincerato e quasi ghettizzato in un luogo angusto senza luce, senza vita: smorto come i colori di una Parigi totalmente indifferente al dramma cha stà per compiersi. Quando Trelkovski esce di casa, va nello stesso bar o lungo l' argine della Senna; o a fissare bambini indifesi in un parco. La sua vita si complica con la morte di Simone Choule, 'la ragazza posseduta dall' appartamento'. E' qui che il film cambia registro. I vicini di casa iniziano ad assillarlo (per i rumori), invece di aiutarlo. Qualunque persona di buon cuore aiuterebbe un estraneo ad inserirsi in un nuovo appartamento. Invece persino il suo nome verrà storpiato da un vicino. Trelkovski crolla miseramente a livello psichico. Pian piano comincia a vedere 'cose dell' altro mondo': allucinazioni, geroglifici nel bagno e complotti da tutte le parti. A casa di Stella scambia una persona normale per un suo vicino. La realtà si distorce, come se qualcuno gli avesse fatto un malefico incantesimo. Ad un certo punto anche noi spettatori non sappiamo più cosa sia veramente reale. E' come se la realtà si fosse disgiunta in altrettante realtà. Il corto-circuito, nella testa di Trelkovski, diventa la sua realtà. Per noi è uno shock: un banale shock, ma solo per il motivo che non siamo lui. Anche noi vediamo solitudine, follia e forse malattia. Il doppio salto nel vuoto è inevitabile davanti al suo pubblico (c' è persino Stella ad incitarlo). Diventa, paradossalmente, una liberazione dall' incubo che lo attanagliava. Cos' ha di tanto speciale questo film? E' una beffa, una bestemmia contro Dio, un insulto ed una stilettata all' uomo: uno strazio infinito! I lumi della ragione si vanno a far benedire in quell' appartamento sgraziato. Perseguitato dall' inizio alla fine, il buon Trelkovski non avrà scampo. E quell' urlo gigantesco somiglia tanto al quadro di Edvard Munch. Il film mi piace tanto così: amaro, beffardo, drammatico, malato ed un pochino incompreso. Un inno al delirio ed alla follia. Ad ognuno il suo incubo. Complimenti Signor Roman Polanski.
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