janet
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mercoledì 30 agosto 2006
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let's do the time warp again!
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Il Rocky Horror Picture Show è il musical per eccellenza. A più di 25 anni dalla sua nascita è ancora adorato dalle masse. Il grande successo è certamente dovuto agli ingredienti geniali che rendono l’opera, che non può nemmeno essere collocata in un preciso genere, unica. Si tratta di un misto tra un film horror e comico, un musical con dentro elementi riguardanti il sesso e la cultura, trasgressivo per essere datato 1975.
Il cast è composto da attori praticamente sconosciuti, a eccezione di una giovanissima Susan Sarandon che interpreta la pudica Janet Weiss e Tim Curry, nei panni del travestito Dr. Frank-N- Furter.
La storia ha inizio con la giovane coppietta, composta da Janet Weiss e Brad Majors (Barry Bostwick) che dopo aver subito un guasto all’automobile in pieno temporale, si imbattono nell’assurdo castello del Dr.
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Il Rocky Horror Picture Show è il musical per eccellenza. A più di 25 anni dalla sua nascita è ancora adorato dalle masse. Il grande successo è certamente dovuto agli ingredienti geniali che rendono l’opera, che non può nemmeno essere collocata in un preciso genere, unica. Si tratta di un misto tra un film horror e comico, un musical con dentro elementi riguardanti il sesso e la cultura, trasgressivo per essere datato 1975.
Il cast è composto da attori praticamente sconosciuti, a eccezione di una giovanissima Susan Sarandon che interpreta la pudica Janet Weiss e Tim Curry, nei panni del travestito Dr. Frank-N- Furter.
La storia ha inizio con la giovane coppietta, composta da Janet Weiss e Brad Majors (Barry Bostwick) che dopo aver subito un guasto all’automobile in pieno temporale, si imbattono nell’assurdo castello del Dr. Frank.
Il Dr. Frank nel frattempo è alle prese con una particolare creazione che vedrà la nascita dell’uomo perfetto: Rocky.
Nel castello i due fidanzatini scopriranno un ambiente totalmente diverso da quello a cui erano abituati e verranno iniziati al sesso. Uno degli argomenti trattati, per quanto riguarda il sesso, è anche l’omosessualità e abbiamo un Dr.Frank che si rivela essere un transessuale, proveniente dal pianeta Bisesso.
Non mancano nemmeno importanti riferimenti culturali, sparsi qua e là per tutta la pellicola. Abbiamo il salvagente del titanic e una piscina fenomenale, sul quale fondo c’è la Creazione di Michelangelo e vari quadri famosi.
Il tutto è accompagnato da una serie di musiche indimenticabili e che è impossibile non amare, da “Sweet Transvestite” a “Timewarp”.
Insomma, impossibile passare dalla storia del cinema senza vedere il Rocky horror che poi sa essere talmente cult da collocarsi in tutti i campi, che siano quello musicale, culturale o artistico.
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volevosolodiventare
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lunedì 27 settembre 2010
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don't dream it, be it...
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Tecnicamente i musical non mi piacciono. Tecnicamente i musical mi mettono a disagio. Il piedino che inizia a muoversi, il capo che inizia a ciondolare involontariamente a ritmo e i motivetti che mi restano in testa per giorni, che nemmeno Padre Karras può nulla per aiutarmi.
I musical mi causano sempre una particolare reazione epidermica, letteralmente, lasciandomi sospesa per due ore in uno strano limbo, che si estende titubante tra il disgusto e il piacere.
Ciononostante, venerdì sono andata al Cinema Mexico in via Savona per la Rocky Horror Night, a vedere – va da sé – The Rocky Horror Picture Show.
Meraviglioso.
Un Tim Curry imperdibile, superiore, eccessivo, isterico e istrionico, mi ha fatta inesorabilmente innamorare del Dottor Frank N Furter, il dolce travestito, il diavolo d’amante che sedurrà nottetempo una giovanissima, virginale Susan Sarandon e il suo iper-pudico fidanzatino Brad.
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Tecnicamente i musical non mi piacciono. Tecnicamente i musical mi mettono a disagio. Il piedino che inizia a muoversi, il capo che inizia a ciondolare involontariamente a ritmo e i motivetti che mi restano in testa per giorni, che nemmeno Padre Karras può nulla per aiutarmi.
I musical mi causano sempre una particolare reazione epidermica, letteralmente, lasciandomi sospesa per due ore in uno strano limbo, che si estende titubante tra il disgusto e il piacere.
Ciononostante, venerdì sono andata al Cinema Mexico in via Savona per la Rocky Horror Night, a vedere – va da sé – The Rocky Horror Picture Show.
Meraviglioso.
Un Tim Curry imperdibile, superiore, eccessivo, isterico e istrionico, mi ha fatta inesorabilmente innamorare del Dottor Frank N Furter, il dolce travestito, il diavolo d’amante che sedurrà nottetempo una giovanissima, virginale Susan Sarandon e il suo iper-pudico fidanzatino Brad.
Tim Curry è il pilastro di questo musical, con la sua sublime ambiguità, che incarna senza intelletualismo il fascino della libertà sessuale, ma anche umana ed emotiva, in un piccolo microcosmo isolato, racchiuso in un castello sperduto, nel quale bizzarri personaggi provenienti dal pianeta bisesso si vivono, si uccidono e si mangiano.
Ed è questa la bellezza maggiore di The Rocky Horror Picture Show: il chiaro messaggio che molti dei valori e delle categorie sociali nelle quali siamo abituati a muoverci, sono tutt’altro che naturali. Il chiaro messaggio che i limiti imposti dalla società non dovrebbero castrare l’espressione di ciò che siamo, espressione che, qualora diversa, non è detto sia sbagliata, tutt’altro. Nella fattispecie, poi, Frank N Furter si rivela un promiscuo Frankenstein, cannibale e omicida, ma è figlio di un ironico e geniale sovradosaggio di caratterizzazione, utile ad esprimere la delirante – e spassosissima – alienazione dei personaggi. Che, non dimentichiamolo, sono umani ma transilvani, hanno le nostre fattezze ma vengono da un altro pianeta, vestendosi e truccandosi come noi non avremmo il coraggio di vestirci né di truccarci, ed essendo ciò che “noi altri”, cosiddetti normali, non avremmo il coraggio d’essere.
Ma il bello è che il musical dice tutto questo con una tale, squisita, grottesca sobrietà che sembra quasi che non voglia assolutamente dire nulla di tutto questo. Fino alla fine. Quando qualcosa scende più giù, tra “The Floor Show” e “I’m going home”, quando l’urlo diventa narrazione di dolore e, insieme, invocazione, consiglio, suggestione: “Don’t dream it, be it”.
Una dolcissima esortazione, fatta 35 anni fa. E ancora attuale.
Fino alla fine, quando i corpi si uniscono, ondeggiando sinuosi, liberi, corrotti nella carne e puri nello spirito, in una rarefatta evoluzione, maturata per mezzo di qualche spargimento di sangue, laddove il fine giustifica i mezzi o forse no, ma in fondo è lo stesso.
Una trama che dosa spontaneamente reggicalze e posture sociali, umanità e disumanità, carneficine e sensibilità, con la leggerezza dell’intrattenimento dichiarato, rifuggendo sermoni e inneggiando alla più desiderabile e umana amoralità.
La colonna sonora è adorabile e resisterle sarebbe sacrilego, specie considerata l’ispirazione rock dell’opera nel suo complesso, che abbassa notevolmente la soglia del mio personale imbarazzo, causato dal genere musical in quanto tale.
Non c’è da stupirsi che The Rocky Horror Picture Show sia un must.
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simone tognarelli
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venerdì 1 febbraio 2008
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decisamente rock!
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Una coppia di ingenui fidanzatini (Susan Sarandon e Barry Bostwick) decide di andare, prima di sposarsi, a trovare colui che è stato l’artefice del loro incontro: il vecchio professore di scienze del college. Il caso tuttavia vuole che, nel tragitto per raggiungere l’abitazione del “galeotto” ex-insegnante, essi buchino una gomma della propria auto e, non avendo ruota di scorta, sono costretti a passare la notte in uno strano castello immerso nell’oscurità della foresta. Qui incontreranno il padrone di casa (Tim Curry): un alieno/vampiro/scienziato pazzo bisessuale, con tutto il suo seguito di inquietanti personaggi, il quale li condurrà verso l’eccitante parabola che li libererà dal blocco inibitorio imposto dal perbenismo e dalle convenzioni sociali.
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Una coppia di ingenui fidanzatini (Susan Sarandon e Barry Bostwick) decide di andare, prima di sposarsi, a trovare colui che è stato l’artefice del loro incontro: il vecchio professore di scienze del college. Il caso tuttavia vuole che, nel tragitto per raggiungere l’abitazione del “galeotto” ex-insegnante, essi buchino una gomma della propria auto e, non avendo ruota di scorta, sono costretti a passare la notte in uno strano castello immerso nell’oscurità della foresta. Qui incontreranno il padrone di casa (Tim Curry): un alieno/vampiro/scienziato pazzo bisessuale, con tutto il suo seguito di inquietanti personaggi, il quale li condurrà verso l’eccitante parabola che li libererà dal blocco inibitorio imposto dal perbenismo e dalle convenzioni sociali.
Il motivetto d’ingresso di Frank’n Furter (Curry) è scoppiettante: “I’m just a sweet transvestite from Trans-sexual Transylvania”, ed introduce in modo divertente il tema della bisessualità. Questo alieno, proveniente da un altro pianeta (la TRANSylvania) sarà colui che riuscirà a condurre i due pudici fidanzatini fuori dalla prigione delle inibizioni sessuali… Ed inoltre sarà sempre lui a dare vita al nuovo Frankensteyn, Rocky Horror: l’uomo vero e macho nel senso pieno del termine… In effetti il sensuale Frank’n Furter sarà capace di risvegliare il lato animalesco, primordiale di tutti i personaggi: nessuno di loro, vedremo, rifiuterà una fetta del suo “amore”.
Insomma, abbiamo a che fare con un musical dallo stile kitsch e accattivante, nel quale fa da sfondo il sogno di una tanto auspicata libertà sessuale e in cui si mette in evidenza l’ipocrisia insita nella discriminazione che la società ripone verso coloro che risultano diversi, alieni al nostro triste, grigio mondo. Le immagini sono poi condite da una colonna sonora indimenticabile, composta da Richard O’Brian (Vedi i motivi: “Time Warp”, “Damnit Janet”, “Sweet Transvestite”), interpretata magistralmente da una sensualissima Susan Sarandon e un irresistibile, intonato Tim Curry.
Tirando le somme, ci troviamo di fronte a quello che sicuramente è il più bel musical rock della storia del cinema e non c’è affatto da stupirsi se la cultura pop di “The Rocky Horror picture show” rivive ogni giorno sui palcoscenici dei teatri di tutto il mondo.
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renato volpone
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martedì 30 ottobre 2012
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emozione esplosiva
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Un film che dopo 40 anni è quanto mai attuale, resiste al logorio del tempo e riesce a dare la stessa carica di allora a quegli insetti, l'umana razza, che vagano per il mondo. Che strano effetto che fa rivedere Tim Curry e Susan Sarandon giovani e pieni di entusiasmo. Un film colmo di emozione, quell'emozione dolce e sentimentale, ma che può essere spietata, esplosiva e violenta. Emozioni per scoprirsi, per scoprire con pudore le mille facce della sensualità, come succede a Brad e Janet quando arrivano al castello popolato da alieni che provengono dal pianeta bisexual di Transilvania. Siamo nel rock puro, bellissime le musiche e le canzoni, che hanno fatto storia.
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Un film che dopo 40 anni è quanto mai attuale, resiste al logorio del tempo e riesce a dare la stessa carica di allora a quegli insetti, l'umana razza, che vagano per il mondo. Che strano effetto che fa rivedere Tim Curry e Susan Sarandon giovani e pieni di entusiasmo. Un film colmo di emozione, quell'emozione dolce e sentimentale, ma che può essere spietata, esplosiva e violenta. Emozioni per scoprirsi, per scoprire con pudore le mille facce della sensualità, come succede a Brad e Janet quando arrivano al castello popolato da alieni che provengono dal pianeta bisexual di Transilvania. Siamo nel rock puro, bellissime le musiche e le canzoni, che hanno fatto storia. Nella sala due ragazze giovanissime le conoscevano e le cantavano tutte, perchè questo è un film da vedere se non lo si conosce e da rivedere per chi, come me, ne è rimasto incantato ora come allora.
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mr.619
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domenica 4 luglio 2010
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patchwork edulcorato delle chimere visive
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Avendo avuto il puro piacere di assistere a cotale spettacolo policromatico inneggiante al "fetish" ed alla selezione idealistica grottesca più abbondante nella sua lingua originale, un inglese scorrevole e sciolto opportunamete rispetto alla pochevolezza dei dialoghi ed alla moltitudine delle bellissime parti cantate, posso sicuramente affermare di aver goduto per novanta minuti della pellicola certamente maggiormente rilevante nel suo genere, caposaldo stabile e resistente all'erosione apportabile dagli anni ( il film risale al 1976) dell'intero filone cinematografico di carattere avanspettacolistico, resosi, nella scena finale, persino metateatrale.La storia trae inizio da una giovane coppia, che, accidentalmente, si trova ad imbattersi nella notte certamente più bislacca ed offuscata della loro vita.
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Avendo avuto il puro piacere di assistere a cotale spettacolo policromatico inneggiante al "fetish" ed alla selezione idealistica grottesca più abbondante nella sua lingua originale, un inglese scorrevole e sciolto opportunamete rispetto alla pochevolezza dei dialoghi ed alla moltitudine delle bellissime parti cantate, posso sicuramente affermare di aver goduto per novanta minuti della pellicola certamente maggiormente rilevante nel suo genere, caposaldo stabile e resistente all'erosione apportabile dagli anni ( il film risale al 1976) dell'intero filone cinematografico di carattere avanspettacolistico, resosi, nella scena finale, persino metateatrale.La storia trae inizio da una giovane coppia, che, accidentalmente, si trova ad imbattersi nella notte certamente più bislacca ed offuscata della loro vita.Entrando nella realtà immaginifica del sadico, ma al contempo malinconicamente addolorato, dottor Frank-n-Furter, si appropinqueranno reciprocamente ad un mondo pseudo-parallelo in cui non è posto limite alcuno alla fantasia più fervida, alle ossessoni più morbose ed alle mutazioni più oscene e sfrenate: una costruzione all'interno della quale l'ossimoro diventa abitudine, il dissimile diventa simile, sino ad arrivare alla realizzazione dell'impossibile ( la ri-creazione della vita).Naturalmente, le citazioni a "Frankenstein", e a "La moglie di Frankenstein", di James Whale sono innumerevoli ( compresa l'abusata tematica dello scienziato folle e della perdita del limite razionale), con, quindi, rifacimenti di carattere artistico-estetico a "Dracula", adesso proiettato, come si vede nell'"ending" tipicamente fantascientifico, ad un'altezza celeste e galattica ( l'ascesa alla "Transilvania" e la triste caduta dell'antenna "RKO" nell'abisso dell'oblio).La suddetta opera non ha in sè peculiarità appartenenti ad una probabile corrente kitsch, nè tantomeno all'obbrobrio più aberrante: essa tutt'al più presenta un gusto per l'orrido, per il barocco ed insieme per il gotico squisitamente gradevole, soprattutto per coloro che, in un certo qual modo, sono cresciuti con i capolavori recanti i magniloquenti ed esimii nomi di attori quali Boris Karloff, Bela Lugosi, e Lon Chaney, veri maestri dell'antica tecnica dell'orrore e del terrore su celluloide.Ma, così come dettano i canoni imposti dal tempo, ogni generazione possiede una sua tendenza, una sua fase dell'istrionismo espressivo, cosa che, estremamente notabile, può essere appurata in questo bellissimo "The Rocky Horror Picture Show", dove non si ha riverenza alcuna nel ritrarre l'omo-transessualità come incidenza subinconscia al pensiero dell'uomo e, nella sua più grande escatologicizzazione, manifestabile alla stregua di inerte condizionalità della belluinità del proprio compotamento.Stupefacente.
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maria giorgia
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martedì 18 ottobre 2011
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un cult nel suo genere
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Questo film è divenuto un cult nel suo genere. In esso, tante sono le tematiche che hanno scandalizzato l’opinione pubblica, ma al tempo stesso, hanno attirato un pubblico di curiosi: sesso, violenza, sopraffazione, voyerismo, ambiguità, danza, musica rock e visioni oniriche. Tutto si racchiude in un’opera dark, proiettata in un teatro dell’assurdo. Il messaggio che emerge è chiaro, dalla messa in scena dei personaggi fino ai testi della colonna sonora. La trasgressione, incarnata dal grandioso Tim Curry, il quale si aggiudica l’etichetta di icona glam, calca la scena su tacchi vertiginosi, indossa (non più di tanto) guêpière, calze a rete nere, paillettes luccicanti e rossetto rosso.
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Questo film è divenuto un cult nel suo genere. In esso, tante sono le tematiche che hanno scandalizzato l’opinione pubblica, ma al tempo stesso, hanno attirato un pubblico di curiosi: sesso, violenza, sopraffazione, voyerismo, ambiguità, danza, musica rock e visioni oniriche. Tutto si racchiude in un’opera dark, proiettata in un teatro dell’assurdo. Il messaggio che emerge è chiaro, dalla messa in scena dei personaggi fino ai testi della colonna sonora. La trasgressione, incarnata dal grandioso Tim Curry, il quale si aggiudica l’etichetta di icona glam, calca la scena su tacchi vertiginosi, indossa (non più di tanto) guêpière, calze a rete nere, paillettes luccicanti e rossetto rosso. Questa pellicola non può rientrare in un unico genere perché contiene elementi che variano dall’horror alla commedia, dal documentario al b-movie, dal cabaret alla fantascienza. Inoltre, ci sono continui riferimenti cinematografici: l’antenna della RKO, che sovrasta il globo terrestre, è la celebre casa di produzione e distribuzione cinematografica statunitense, il castello ricorda quello di Dracula e Frankestein, i vari balli riportano alla mente le scene di Cabaret di Bob Fosse, sia per i lustrini, trucco e parrucco, che per la tematica erotica, infine, la creazione di Rocky rievoca Frankestein Junior.
Dal punto di vista semiotico, è straripante di significati. Ricorre, svariate volte, l’immagine dell’American Gothic che simboleggia l’atteggiamento puritano vigente in determinate zone degli Stati Uniti. Non a caso, la coppietta casta proviene da Denton, cittadina dello stato del Texas che, secondo un cartellone pubblicitario, in una scena del film, risulta essere the home of happinness. Per riflesso contrario, si evidenzia una continua denuncia del falso perbenismo e della morale ipocrita; difatti Jenet e Brad, senza troppa riluttanza, vengono iniziati alla lussuria grazie alla grande persuasione messa in atto da Frank. Appare, più volte, una riproduzione della Gioconda di Leonardo: ciò, forse, a manifestare, provocatoriamente, la riproducibilità dell’arte la quale perde il suo valore cultuale e diviene kitsch. Infine, nella scena della piscina, si può vedere, sul fondo, La Creazione di Michelangelo che, nella fattispecie, potrebbe essere la trasfigurazione del dottore nel momento in cui crea il suo bambolotto erotico (di fatto, il dottore soffre di delirio di onnipotenza, si sente essere Dio nel momento in cui dà vita a Rocky).
Cult è la colonna sonora, dal primo all’ultimo pezzo. E’ un inno alla liberazione e alla fantasia, soprattutto in ambito erotico: non a caso in Time Warp ci sono continui riferimenti sessuali (“..ma è la spinta pelvica che ti fa proprio impazzire..”). Magistrale interpretazione e ottima presenza scenica di un Curry a suo agio nel cantare Sweet Transvestite, dove si presenta affermando di essere un “demonio d’amatore”. Altra sorprendente interpretazione della Sarandon in Touch-A, Touch-A, Touch Me, la quale, in balia di eccitanti impulsi sconosciuti fino a quel momento, si lascia trasportare completamente dai sensi. Il vero show inizia quando quasi tutti i protagonisti, vestiti (travestiti) come Frank, si ritrovano su un palcoscenico e cantano Rose tint my world. Leggerezza a passi di danza introducono la star che, sulle note di Don’t dream, be it, invita a darsi completamente al piacere assoluto e a “nuotare nelle acque calde dei peccati della carne”. Non a caso si tuffa in una piscina insieme a Jenet, Brad, Rocky e Columbia. E in un abbraccio orgiastico, le parole che risuonano sono appunto: “non sognatelo, siatelo”. Dall’atmosfera onirica si passa ad un rock’n’roll selvaggio che porta tutti nuovamente sul palco esibendosi in un balletto strepitoso e coinvolgente. I toni cambiano quando entrano in scena gli ex servi del dottore, Rif Raff e Magenta, in veste di dominatori, provenienti “dal pianeta Bisesso, della galassia Transilvania”, che svelano la vera identità di Frank. Dietro la sua aria da cattivo, lussurioso e capriccioso, c’è in realtà un uomo solo che anela a tornare a casa, ma purtroppo non sarà possibile.
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alex41
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sabato 5 gennaio 2013
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non è un musical: è il musical!.....e non solo!
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"The Rocky Horror Picture Show" è forse il musical più affascinante, divertente, rockeggiante, scatenato e fantasioso mai realizzato. Già l'inizio è storia (la canzone Science Fiction). Segue poi una trama sempliciotta degna del miglior film horror anni '40, un misto di Dracula, Frankestein e La Mummia. Poi il film si sposta su un altro piano e diventa un musical rock con ottime coreografie, molto frizzante e movimentato, dove ci vengono presentati personaggi grandiosi (Riff Raff, Columbia, Eddie), ma la vera icona di questo immenso cult è Frank N'Furter, interpretato da un memorabile Tim Curry. Il film però non si mantiene solo su un genere, e infatti passa più volte verso la fantascienza anni '50, l'erotico (anche se più psicologico), il comico, il drammatico, il surreale, l'onorico, e chi più ne ha chi più ne metta.
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"The Rocky Horror Picture Show" è forse il musical più affascinante, divertente, rockeggiante, scatenato e fantasioso mai realizzato. Già l'inizio è storia (la canzone Science Fiction). Segue poi una trama sempliciotta degna del miglior film horror anni '40, un misto di Dracula, Frankestein e La Mummia. Poi il film si sposta su un altro piano e diventa un musical rock con ottime coreografie, molto frizzante e movimentato, dove ci vengono presentati personaggi grandiosi (Riff Raff, Columbia, Eddie), ma la vera icona di questo immenso cult è Frank N'Furter, interpretato da un memorabile Tim Curry. Il film però non si mantiene solo su un genere, e infatti passa più volte verso la fantascienza anni '50, l'erotico (anche se più psicologico), il comico, il drammatico, il surreale, l'onorico, e chi più ne ha chi più ne metta. Le canzoni sono tutte state scritte da Richard O'Brien (attore che interpreta Riff Raff, il maggiordomo) che dire? Un genio. Nel film abbiamo anche una indimenticabile Susan Sarandon, la rockstar Meat Loaf e altri attori non molto conosciuti ma di buon livello. TRHPS è la rappresentazione di un mondo che va contro i bigotti del periodo, contro i musical troppo buonisti, eppure il significato scandaloso che vuole dare non è altro che un messaggio umano e di sentimento sessuale ("non sognatelo, siatelo!"). Il finale poi è pazzesco, assolutamente da pietra miliare nel cinema. Ottima poi l'idea di non avere ridoppiato il film, perché avrebbe perso tutto il suo significato. Magistrale, stucchevole, e ancora non basta per descrivere questo film che ancora da 25 anni continua a sorprenderci e a farci scatenare.
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fedson
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martedì 19 febbraio 2013
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un vero e proprio show!
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Un musical scoppiettante e frizzante è quello che la coppia Sharman-O'Brien partorì nel lontano 1975. Sicuramente sottovalutato alla sua uscita per via delle pesanti tematiche sessuali e per il modo con il quale il regista le affronta, nonostante trovi un modo del tutto ironico e simbolico nel farlo, cosa che magari a quel tempo non veniva nemmeno presa in considerazione, trattandosi di un periodo dove le persone (e putroppo ancora oggi) riescono a vedere solo il "lato estetico" di ogni cosa. Questo è, infatti, uno dei tanti messaggi che questo musical, un po' horror e un po' commedia, conserva facendone un prezioso tesoro; lo si può capire soprattutto dai personaggi che popolano questa sorta di "mondo erotico" nascosto nelle sembianze di un tetro castello e dal modo in cui gli stessi vengono rappresentati e visti agli occhi delle persone "normali" che dominano il vero mondo.
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Un musical scoppiettante e frizzante è quello che la coppia Sharman-O'Brien partorì nel lontano 1975. Sicuramente sottovalutato alla sua uscita per via delle pesanti tematiche sessuali e per il modo con il quale il regista le affronta, nonostante trovi un modo del tutto ironico e simbolico nel farlo, cosa che magari a quel tempo non veniva nemmeno presa in considerazione, trattandosi di un periodo dove le persone (e putroppo ancora oggi) riescono a vedere solo il "lato estetico" di ogni cosa. Questo è, infatti, uno dei tanti messaggi che questo musical, un po' horror e un po' commedia, conserva facendone un prezioso tesoro; lo si può capire soprattutto dai personaggi che popolano questa sorta di "mondo erotico" nascosto nelle sembianze di un tetro castello e dal modo in cui gli stessi vengono rappresentati e visti agli occhi delle persone "normali" che dominano il vero mondo. Il Dr. Frank-N-Furter e la sua combriccola, di fatto, vengono visti in modo squallido, enigmatico e un po' beffardo (proprio nel modo in cui persone del genere: omosessuali, bisessuali, il travestitismo e le sue regole venivano visti negli anni '60-70). E quale storia migliore per rappresentare tutto questo se non quella di "Frankestein", dove la creatura resuscitata viene vista come un mostro, un qualcuno proveniente da un altro mondo, un essere immune alle regole che la rigida società impone, esattamente come gli abitanti del pianeta Transexual (nel film). Dinamico e scorrevole, per niente pesante e carico di simboli, significati ed elementi culturali (quadri famosi come "La Gioconda", il salvagente del Titanic, opere di Michelangelo, e chi più ne ha più ne metta), cosa che deve il suo enorme (ma purtroppo tardo) successo. Non si tratta di una storia da raccontare, ma di una tematica importante: quella della sessualità e dei suoi lati più nascosti, delle sue regole, delle sue tendenze, dei suoi desideri, delle sue stranezze e delle sue fantasie; tutto questo viene incarnato in un modo più unico che raro da un eccellente ed euforico Tim Curry (meritava almeno una nomination al Golden Globe) che canta, balla, parla e gesticola come un vero travestito, senza contare la bravura del resto del cast (ottime le prove canore di tutti). Uno dei pochissimi musical che viene apprezzato interamente non solo per il suo "lato estetico" ma anche per i suoi messaggi riflessivi che contiene. Un vero e proprio "show"!
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parsifal
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mercoledì 10 maggio 2017
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be it, don't dream it
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" Be it, don't dream it!" Questo era lo slogan del film , ripetuto in una delle canzoni cantate da uno dei protagonisti. L'invito era quello di abbandonare ogni remora e qualsivoglia convenzione sociale, per essere sè stessi fino in fondo , in ogni senso. IL riferimento era anche di carattere sessuale, senza distinzione di orientamento o identità di genere . Seguire sè stessi, senza alcuna paura. Nel 1975, Richard O' Brian, insieme a Jim Sharman , diede vita alla suddetta pellicola, tratta dal suo musical, fondato sulla cultura " Camp" dell'epoca. la colonna sonora, come in ogni musical che si rispetti , è ovviamente la colonna portante della narrazione ed inscindibile dalla stessa.
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" Be it, don't dream it!" Questo era lo slogan del film , ripetuto in una delle canzoni cantate da uno dei protagonisti. L'invito era quello di abbandonare ogni remora e qualsivoglia convenzione sociale, per essere sè stessi fino in fondo , in ogni senso. IL riferimento era anche di carattere sessuale, senza distinzione di orientamento o identità di genere . Seguire sè stessi, senza alcuna paura. Nel 1975, Richard O' Brian, insieme a Jim Sharman , diede vita alla suddetta pellicola, tratta dal suo musical, fondato sulla cultura " Camp" dell'epoca. la colonna sonora, come in ogni musical che si rispetti , è ovviamente la colonna portante della narrazione ed inscindibile dalla stessa. I due fidanzati Brad Majors ( B. Bowstick) e Janet Weiss ( S, Sarandon) , di ritorno da una festa di nozze, vengono nottetempo bloccati da un guasto all'auto, in concomitanza di un forte temporale. Camminando , come nelle fiabe, giungono ad un maniero e chiedono di poter entrare. Verranno accolti, certamente, ma secondo le usanze del bizzarro padrone di casa , lo scienziato Frank 'n Furter, androgino, affascinante e manipolatore. Capitano nel bel mezzo di una convention con ospiti provenienti dal pianeta Transylvania. I due, tipici esponenti della piccola borghesia americana , rimangono a dir poco attoniti di fronte alla esplicita sessulità multiforme del loro ospite e della corte che li circonda. Faranno conoscenza con Riff Raff (lo stesso O' Brien) maggiordomo inquietante con guizzi satanici, Magenta la sua incestuosa sorella, Columbia, servitrice briosa e mai doma e Rocky, creatura generata dal genio malsano del bizzarro scienziato. Poco a poco, si adegueranno alle regole che fino a poco prima detestavano, scorendo lati inusuali di loro stessi. IL serio narratore, il criminologo ( C, Gray) accompagna gli spettatori in questo turbine di emozioni senza freno , sino ad arrivare però ad una conclusione inaspettata per certi versi e prevedibile per altri. Tutti, comunque dovranno fare i conti con loro stessi, volenti o nolenti, e a ben vedere, non ci saranno vincitori nè vinti , ma solo esseri umani, sempre troppo imperfetti per mirare in alto come vorrebbero. Oggetto di culto da decenni, rappresentato in tutte le migliori sale del pianeta, continua a trasmettere il suo messaggio, ossia essere ciò che si desidera.
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killbillvol2
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giovedì 29 marzo 2012
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musical unico nel suo genere
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Tratto dal musical di successo di Richard O'Brien(che interpreta il malvagio maggiordomo Riff Raff), e scritto dallo stesso O'Brien insieme al regista Sharman, ne esce fuori un musical unico nel suo genere, che riesce a far ridere, anceh se ogni tanto lo fa ccon un gusto di amarezza. E' un film quasi completamente senza senso, ma con tanto sesso, e senza trama, ma con dei grandi attori, all'epoca quasi tutti misconosciuti, e questo film lanciò la carriera ancora agli inizi di Susan Sarandon. La musica è qualcosa di fantastico e caratteristico degli anni 70, nei quali il film è uscito proprio nel mezzo(75). Nessuno si aspettava niente, anche perchè è stato realizzato con il magro budget di un milione di dollari, eppure, dopo il flop iniziale, è riuscito ad incassarne centoquaranta, divenendo in poco tempo un film di culto, amato in tutto il mondo, esattamente come la travolgente colonna sonora.
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Tratto dal musical di successo di Richard O'Brien(che interpreta il malvagio maggiordomo Riff Raff), e scritto dallo stesso O'Brien insieme al regista Sharman, ne esce fuori un musical unico nel suo genere, che riesce a far ridere, anceh se ogni tanto lo fa ccon un gusto di amarezza. E' un film quasi completamente senza senso, ma con tanto sesso, e senza trama, ma con dei grandi attori, all'epoca quasi tutti misconosciuti, e questo film lanciò la carriera ancora agli inizi di Susan Sarandon. La musica è qualcosa di fantastico e caratteristico degli anni 70, nei quali il film è uscito proprio nel mezzo(75). Nessuno si aspettava niente, anche perchè è stato realizzato con il magro budget di un milione di dollari, eppure, dopo il flop iniziale, è riuscito ad incassarne centoquaranta, divenendo in poco tempo un film di culto, amato in tutto il mondo, esattamente come la travolgente colonna sonora. Tutti gli attori sono bravi, cantano e ballano bene, in questo delirante e malizioso film, che ancora adesso è proiettato nelle sale di tutto il mondo.
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